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    Il Psg accelera per Osimhen, ma la clausola è ancora lontana

    NAPOLI – Il Psg si avvicina a Victor Osimhen. Però a piccoli passi, considerando le proporzioni, le intenzioni iniziali e il valore della clausola rescissoria inserita nel contratto del giocatore. I primi contatti, comunque, sono partiti, con una previsione di spesa che per il momento non si avvicina ai 130 milioni dell’escape: il club di Al-Khelaifi, per ora, sarebbe intenzionato a investire più o meno 90 milioni di euro tra base fissa e bonus. Quaranta milioni meno dell’opzione da accendere per liberare Victor, davanti al suo consenso, senza possibilità di opposizione del Napoli. Una storia destinata a proseguire e ad arricchirsi di altri capitoli, nuovi pretendenti, magari colpi di scena: Osi è corteggiato anche in Premier, con il Chelsea in prima fila e lo United e l’Arsenal che seguono a ruota. Ma certe posizioni di classifica rappresentano un notevole ostacolo: i Blues sono noni, a 16 punti dalla zona Champions, mentre il Manchester è sesto a -11.  
    I rapporti tra il Psg e il Napoli: tutti gli affari
    Nel frattempo, Nasser lavora. Forte anche di un rapporto consolidato con De Laurentiis: negli anni hanno viaggiato da Napoli in direzione Parigi prima Lavezzi, poi Cavani e infine Fabian Ruiz nell’estate precedente allo scudetto. Per un pelo è scappato via il quarto affare, ancora alla vigilia del trionfo: Keylor Navas in azzurro. Il Psg acquistò i due attaccanti accendendo proprio la clausola rescissoria, 31 milioni per il Pocho nel 2012 e 64 per il Matador nel 2013, mentre Fabian è stato preso versando 23 milioni: la somma di tutti e tre non copre il valore della clausola di Osimhen, uomo valutato 130 milioni di euro e soltanto per l’estero.  
    Napoli, il valore di Osimhen
    De Laurentiis, per il suo centravanti, non è intenzionato a fare sconti. O comunque non chissà quali e quanti: se Osi non andrà via per l’importo della clausola, la sua dovrà essere una cessione record. E ciò significa che 90 milioni non basteranno: si vedrà, si tratterà, la storia è soltanto al prologo e il grande giro dei centravati d’Europa non è ancora partito. In Premier, dicevamo, Osi annovera estimatori di lunga data: il Chelsea ci aveva provato anche un anno fa, ha intenzione di riprovarci ma al di là delle problematiche di classifica deve anche realizzare ingenti cessioni per soddisfare i parametri del fairplay ed evitare sanzioni in Premier; lo United alla fine investì su Hojlund; l’Arsenal osserva. E così, a conti fatti, toccò sempre al Psg fare la mossa più concreta nell’estate 2023: offrì 150 milioni, ma De Laurentiis rifiutò. Era il periodo del duecentino. Osimhen, tra l’altro, è molto legato a Parigi, alla città: ci va spesso, ha amici, affetti e non solo. È un ambiente che conosce perfettamente, anche dal punto di vista del calcio: è proprio in Ligue 1 che giocava quando nel 2020 lo acquistò il Napoli. All’epoca era del Lilla. Ed erano altri tempi: sono trascorsi anni e sono successe tante cose. E tanti sono stati anche i gol: l’ultimo domenica scorsa a Monza, volando a 223 centimetri da terra fino a dare il cinque al cielo. Un gesto atletico fenomenale, l’ennesimo. Del resto, è un centravanti speciale. Valutato come uno speciale: lo sanno tutti, da Napoli a Parigi.   LEGGI TUTTO

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    Buongiorno, voglia di big: sogna la Champions. Quanto lo valuta il Torino

    TORINO – Che Buongiorno sia un ragazzo onesto nei principi e refrattario alle bugie di comodo è risaputo, lo ha già dimostrato con i fatti e non solo con le parole. Che senta il sangue granata friggergli nelle vene è un valore che spesso ha declamato con rispetto, quando ha dovuto ripensare a se stesso ritto come un fuso, a Superga, mentre leggeva i nomi dei 31 caduti: «L’emozione più forte della carriera». E Alessandro ripeterà il rito il prossimo 4 maggio. Che Buongiorno abbia detto «no grazie» all’Atalanta, lo scorso agosto, è storia mandata a memoria: neanche due mesi prima aveva rinnovato il contratto in granata, così gli sembrava un tradimento anche se il Torino aveva già trovato un accordo con i vertici del club nerazzurro, come ammesso a posteriori dagli stessi Cairo e Vagnati. Alessandro non se la sentiva. Anche perché nelle settimane precedenti, dopo il prolungamento sino al 2028 (5 anni, il contratto più lungo possibile), si era pure speso in più interviste per sottolineare la sua felicità, la sua soddisfazione, il suo orgoglio di giocatore-tifoso granata, cresciuto nel vivaio del Torino da quando aveva 7 anni: «Felicissimo di restare!».
    No, sentiva di non avere scusanti nel cuore. No, non poteva cambiare idea dopo così poco e girare le spalle a tutto un popolo e pure ai propri principi, all’improvviso, “soltanto” perché l’Atalanta gli offriva più soldi e l’Europa League. «Voglio andarci col Toro in Europa!», avrebbe poi dichiarato tante volte davanti a taccuini e tv. E ai tifosi sembrò un gesto persino eroico quel no pronunciato anche a Cairo, che al telefono gli aveva chiesto se avesse intenzione di trasferirsi all’Atalanta. Tutto vero. Ma anche tutta acqua passata sotto i ponti. E adesso abbiamo un altro Buongiorno, davanti agli occhi. Senza rimpianti, ci mancherebbe! Ma con tutta un’altra statura, altre prospettive e anche un altro mercato. Giacché la sua stagione è stata fin qui monumentale. E sarebbe assolutamente riduttivo evocare soltanto i suoi innumerevoli salvataggi in difesa e i 3 gol (più un assist) segnati in campionato. Si è elevato ripetutamente (per non dire sempre) sulla media di rendimento di tutti gli altri compagni, ha dimostrato di saper essere anche un trascinatore in campo, oltreché un punto di riferimento nello spogliatoio. Ha conquistato la Nazionale, così facendo. Dopo Mancini (una presenza), Spalletti: altre due partite da titolare, l’ultima negli Usa con il Venezuela il 21 marzo. Andrà all’Europeo, è già scontato: deve solo continuare così, da qui a fine maggio. E in Germania a giugno potrebbe trovare spazi anche ampi, grande visibilità internazionale. E godere di una vetrina eccezionale. E Alessandro sa di piacere. E di piacere alle big, a ‘sto giro di mercato.
    Buongiorno, niente Juve: c’è la Premier
    Alla Juve (di cui nei mesi scorsi sottolineammo i sondaggi strategici di Giuntoli) non potrebbe trasferirsi per ragioni che suonano fin ovvie, per un fatto di rispetto nei confronti della sua storia di granata da sempre e per l’identico rispetto che deve ai tifosi del Toro, che hanno riconosciuto in Alessandro un simbolo, prim’ancora che un idolo. Ragionamenti ben chiari, ormai, anche sul fronte bianconero. Ma davanti al Milan (che sperava di mettergli le mani sopra a gennaio) e soprattutto all’Inter (che lo vorrebbe in estate) sarebbe tutta un’altra storia. La Champions («Il mio sogno», ha ammesso), la lotta scudetto, l’aura di una grande squadra. Una dimensione imparagonabile con quella granata. E ingaggi come minimo triplicati, se non di più, rispetto all’attualità. Anche in Nazionale, durante la tournée americana, è stato a dir poco corteggiato. Dagli interisti di sicuro.
    E poi c’è la Premier, terreno fertile soprattutto se l’Europeo porterà Alessandro ancor più sugli altari. Sondaggi anche da lassù: d’altra parte il suo agente ha un raggio d’azione ampio e internazionale, riconosciuto da tanti anni. Non solo ai piani alti dell’Inter, in tanti già hanno compreso che Buongiorno ormai coltiva dentro di sé l’affascinante speranza di giocare in un top club in corsa per la vittoria del campionato e in azione in Champions. Non solo da Milano riferiscono infatti che Alessandro abbia dato mandato al suo procuratore Riso di ascoltare eventuali offerte da big italiane o straniere: e poi si vedrà. Anche i vertici del Torino ormai lo sanno, hanno intuito, compreso l’antifona: Cairo, Vagnati. Il presidente sarebbe disposto a cederlo solo in presenza di una ormai celebre «offerta irrinunciabile», obbligatoriamente condivisa. Chiede 40 milioni, tanto per capirci: una cifra da Premier, più che da Serie A. Da noi, per via dei conti ballerini che ha il calcio italiano, una valutazione realistica potrebbe oscillare intorno ai 30. Ma forse sarebbe troppo anche per l’Inter, chissà, con i suoi paletti finanziari.
    Buongiorno non vuole fuggire da Torino, è la morale. Resterebbe anche volentieri, nel caso. E da capitano, nella prossima stagione. Ma Buongiorno non direbbe più no, in estate, se stavolta fosse una big a bussare alla sua porta, e pure a quella di Cairo. Ha voglia di crescere, di cimentarsi su palcoscenici sempre più competitivi, di lottare per un trofeo, pur portando per sempre nel cuore il suo orgoglio di «nato granata». Non sarebbe un tradimento, dal suo punto di vista: siamo nel 2024, non ai tempi di Ferrini o Pulici (purtroppo, aggiungiamo noi). E la cifra giusta (aggettivo in questo caso estremamente elastico sotto il profilo concettuale, per quanto decisivo per avviare o meno una cascata di decine di milioni) leverebbe gli ultimi dubbi anche a chi guida il Torino. LEGGI TUTTO

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    Tutto sul mercato di gennaio 2020

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