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Torino, Venturin: “Sì, Ricci è il futuro azzurro”

Giorgio Venturin, partita impossibile per il Torino contro il Napoli che domina in Italia e incanta in Europa?

«Di impossibile non c’è nulla, ma molto difficile sicuramente sì. Se la squadra di Spalletti si presenterà sui suoi soliti standard ci sarà poco da fare, ma questo vale per chiunque, in Italia. Kvaratskhelia e Osimhen sono tra gli attaccanti più forti in assoluto in Europa. Molto dipenderà dall’atteggiamento di Juric. Il problema è che se vai ad attaccare alto il Napoli rischi di non prenderlo, ma se lo aspetti a metà campo ti fa male…».

A proposito di metà campo, Lobotka è ormai tra i migliori playmaker al mondo? Chi può fermarlo domenica tra i granata?

«Non il migliore, ma tra i migliori sì. Spalletti l’ha fatto diventare il Pizarro che aveva alla Roma, so che ha anche cambiato alimentazione e questo gli ha dato ancora più forza. È il metronomo ideale nell’ingranaggio della capolista, anche perché al suo fi anco ci sono due mezzali che fanno tanto lavoro per metterlo nelle migliori condizioni di rendere: Anguissa e Zielinski. Il Torino però ha Samuele Ricci, che mi auguro di vedere in campo: perché è italiano, ma anche perché è bravo».

Ieri Ricci è stato chiamato nell’Under 21. Mentre Mancini seguite più lui o Pellegri?

«Entrambi. Pellegri finora è stato sfortunato, ma se gli infortuni lo lasciassero in pace potrebbe fare grandi cose. Prima però è giusto che faccia il suo percorso con l’Under 21 azzurra e, se Nicolato lo riterrà opportuno, lo valuteremo meglio al prossimo Europeo di categoria. Pellegri potrebbe diventare il vice Immobile, se riuscisse a giocare e segnare con un po’ di continuità».

Come valuta la stagione del Torino?

«Un po’ altalenante, ma i tifosi non devono essere scontenti. Ora mi aspetto un bel rush finale, in stile cuore granata. Si può pensare di fare la corsa sull’Atalanta per puntare all’Europa, in attesa di capire come finirà la vicenda dei punti di penalizzazione della Juventus. Piuttosto pensavo che quest’anno sarebbe stato l’anno buono per tornare a vincere il derby, e invece penso che stia diventando ormai un problema mentale. È stata persa una grande occasione. La Juve non è più “ingiocabile” come qualche anno fa, ma vince comunque. Negli anni scorsi si era creato un gap enorme, che quando giocavo io non c’era, prima di tutto dal punto di vista societario e di conseguenza anche tecnico. Ora non è più così ampio».

Non c’è la possibilità che domani il Napoli sia già con la testa allo scudetto virtualmente conquistato e al cammino finale di Champions League?

«Non credo proprio. Non è il modo di ragionare di Spalletti e di un gruppo di giocatori che ha da tempo acquisito una mentalità vincente. Solo la Lazio è riuscita a metterli in diffi coltà, giocando per altro una gara speculativa, in controtendenza al modo in cui di solito Sarri affronta le partite».

In Champions vede la strada spianata per il Napoli verso la finale dopo il sorteggio di ieri?

«Piano a dire queste cose. Il Milan è campione d’Italia, in Europa ha un’esperienza che il Napoli non ha. Anche se immagino già lo spettacolo della gara di ritorno al Maradona-San Paolo. Sono convinto che anche al Grande Torino ci sarà un bel clima sugli spalti per l’assalto alla capolista».

Che anni sono stati i suoi tra granata e azzurro?

«Bellissimi. Il Toro mi ha cresciuto, vi ho debuttato e ci sono tornato per vincere anche in B e arrivare a un passo dal sogno della vittoria in Coppa Uefa. Venni ceduto in comproprietà al Napoli, che poi decise di non riscattarmi. Fu l’ultimo anno di Maradona, quello in cui venne trovato positivo alla cocaina. Ricordo alla partenza per Mosca, prima della gara con lo Spartak: lo aspettavamo in aeroporto, ma non arrivò. Ferrara e De Napoli andarono a chiamarlo a casa, non c’era. Diego arrivò soltanto poche ore prima della gara con un charter personale. Era proprio un altro calcio…».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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