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    Ausilio: “Asllani ha bisogno di tempo, ma crediamo in lui. Brozovic ceduto per fargli spazio”

    Il direttore sportivo dell’Inter: “Inzaghi ha fiducia in Kristjan. Broja? Siamo contenti degli attaccanti che abbiamo”

    Kristjan Asllani deve avere fiducia e pazienza. Sembra questo il concetto che Piero Ausilio vuole indirettamente trasmettere al regista quando risponde alle domande dei giornalisti locali a margine della consegna dei diplomi del corso da direttore sportivo della Federcalcio albanese, nella quale era ospite. “È stato preso perché lo riteniamo importante per l’Inter – le parole del direttore sportivo nerazzurro -, anche se giovanissimo . Come tutti i giovani ha però bisogno di tempo”.

    Senza fretta—  Anche se spesso i tifosi contestano il ridotto minutaggio concesso da Simone Inzaghi, secondo il d.s. il classe 2002 non deve allarmarsi: “Crediamo in lui, anche l’allenatore. Nell’ultimo mercato abbiamo fatto uscire Brozovic per creargli più spazio, in quella posizione abbiamo Çalhanoglu. L’esperienza con la nazionale lo renderà più forte, crediamo molto in lui”. Insomma, complimenti a pioggia per Asllani che, dalle parole di Ausilio, in stagione beneficerà della cessione dell’ex compagno croato all’Al-Nassr.

    mercato—  C’è invece molta meno apertura per l’altro idolo dei tifosi albanesi, l’attaccante Armando Broja del Chelsea, che è stato accostato all’Inter come possibile occasione in prestito a gennaio. “Siamo contenti degli attaccanti che abbiamo. Conosco Broja e so che sta recuperando da un grave infortunio e che ha anche segnato un gol. Spero per voi (albanesi, ndr) che a partire da giovedì sarà importante per la Nazionale”. LEGGI TUTTO

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    Giuntoli architetto da scudetto per la Juve: domenica sarà al Festival

    Il Football director dei bianconeri interverrà alle 11.30 di domenica 15 ottobre

    Se non avesse fatto il direttore sportivo, Cristiano Giuntoli sarebbe diventato un architetto. Così avrebbe voluto mamma Cosetta, insegnante, che sognava di vederlo laureato. E lui per un po’ ci ha provato ma dopo 19 esami la passione per il pallone ha avuto il sopravvento. Così Cristiano da San Niccolò, frazione di Agliana, paese di 18 mila anime in provincia di Pistoia (dove Massimiliano Allegri ha chiuso la carriera di giocatore e iniziato quella da allenatore), un passato da difensore tra dilettanti e professionisti, invece di progettare case si è messo a costruire squadre vincenti: dalla Serie D alla A con il Carpi fino al miracoloso scudetto con il Napoli e ora la sfida con la Juventus, che in estate l’ha voluto fortemente per aprire un nuovo ciclo tricolore. 

    Spese sostenibili—  Giuntoli, che sarà al Festival dello Sport domenica 15 alle ore 11.30, è il profeta della rifondazione bianconera, l’uomo scelto dalla proprietà per coniugare competitività e sostenibilità. La Juventus è sempre stata il suo sogno, fin da quando da ragazzino si faceva 8 ore di pullman insieme a papà Tiziano, scomparso nel 2005, per andare a vederla dal vivo. I suoi idoli erano Boniek e Platini, adesso toccherà a lui scovare i campioni del futuro che sapranno far luccicare gli occhi dei piccoli tifosi bianconeri. Come ha fatto a Napoli, dove ha costruito il gioiello consegnato nelle sapienti mani di Spalletti. Il metodo Giuntoli è un mix di intuizioni e programmazione. E’ abituato a lavorare con le risorse che le società gli mettono a disposizione, il suo obiettivo è creare squadre autosufficienti: più incassi, più spendi. Giuntoli è maniacale e non lascia niente al caso: controlla tutto, dall’erba del campo all’alimentazione dei giocatori. Quando non è al campo, passa le giornate tra filmati e telefonate, la sua forza è uno scouting capillare grazie a una fitta rete di contatti e collaboratori. Così ha scovato Osimhen, Kim e Kvaratskhelia, grandi colpi con stipendi sostenibili, ma anche Lasagna ai tempi del Carpi. Chi lo conosce lo descrive come un amplificatore, capace di esaltare le qualità di chi lavora con lui o gioca nelle sue squadre. A Napoli ha lavorato con tanti allenatori, da Sarri a Spalletti, e con tutti ha instaurato un buon rapporto. A Torino ha trovato Allegri, toscano e ambizioso quanto lui. L’architetto dello scudetto è arrivato alla Juventus per rimettere i conti a posto e riportarla all’antico splendore. LEGGI TUTTO

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    Lautaro, rischio Argentina: altri minuti sulle gambe. Tornerà a sole 48 ore dal Torino

    Quanto l’Inter stia prendendo il Toro per le corna è chiaro ormai a tutti. Simone Inzaghi ha poggiato un’intera squadra sulle spalle larghissime del suo capitano Lautaro e i rischi di questa dipendenza sono assai pericolosi: cosa succederebbe se per caso l’argentino dovesse fermarsi, anche per poco, visto il sovraccarico di partite? Come se non bastasse aver sommato 12 presenze su 12 tra A e Champions, è probabile, anzi scontato, che Martinez aggiungerà altre fatiche in patria. C’è una sfida doppia di qualificazioni mondiali e l’Argentina difende il titolo: nella notte (italiana) tra giovedì e venerdì al Monumental di Buenos Aires arriva il Paraguay, poi la settimana prossima tra martedì 17 e mercoledì 18 a Lima per la partita col Perù. 

    CHE FORMA—  Finora in nerazzurro Lautaro ha lasciato solo 84’, mentre nei restanti 816 non si è fatto mancare nulla: 11 reti totali già a inizio ottobre. Gli servirebbe a volte anche solo guardare i compagni dalla panchina per ricaricare le pile, ma le rotazioni di Inzaghi davanti sono ormai ridotto all’osso. Certo, non è casuale che nell’unica partita in cui è potuto entrare a gara in corso Martinez sia stato perfino più letale del solito: il poker a Salerno in 27’ resterà negli almanacchi. Nel raggiungere la Selección ha portato con sé il nuovo arrivato della famiglia: il piccolo Theo nato ad agosto ha fatto con papà e mamma Agustina il primo viaggio intercontinentale. Dentro alla squadra campione del mondo si giocherà il posto di riferimento centrale dell’attacco con Julian Alvarez: è il solito dualismo offensivo che durerà chissà quanto. Stavolta la tentazione del c.t. Scaloni è di schierarli insieme con Messi, viste le tante assenze davanti (Di Maria su tutte). Insomma, i minuti di Lautaro cresceranno parecchio, senza scordare i tempi stretti per preparare il rientro in A: arriverà ad Appiano solo giovedì 19 e 48 ore dopo ecco la scivolosa sfida in casa del Torino. Dopo il pari col Bologna, vietato sbandare ancora, sia per l’Inter che per il suo capitano che non conosce il riposo. LEGGI TUTTO

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    I Friedkin e gli 800 milioni per la Roma: ora la squadra sia all’altezza delle spese

    Tanti soldi pompati nel club, un tecnico di primissimo livello, mai la ricerca di un alibi per gli obiettivi non raggiunti: adesso però i rapporti di forza si sono ribaltati: i giocatori dimostrino di meritare quello che la proprietà ha fatto per loro

    L’impresa è titanica: provare a parlare della Roma senza citare il suo allenatore, o almeno senza farne – come sempre succede – il centro del discorso. Ma provare a parlare della Roma da un punto di vista quasi sconosciuto: quello di Friedkin. Un presidente che non parla, non fa parlare, e di cui non si parla praticamente mai. Malgrado, nel suo caso, si possa già fare un primo bilancio triennale. Cominciando dal 20 agosto del 2020 a oggi.  LEGGI TUTTO

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    I grandi ex promuovono il Milan: “Più forte del 2022. Gruppo e talento: è da scudetto”

    Capello, Tassotti, Crespo, Albertosi e Costacurta concordano: questo Diavolo è superiore a quello che ha vinto il tricolore due stagioni fa. E può riconquistarlo

    L. Bianchin, A. Gozzini, M. Fallisi, A. Schianchi
    10 ottobre – MILANO

    Cinque ex, ma il voto in pagella è ben superiore. Il Milan di Stefano Pioli versione 2023-24 è superiore a quello che lo stesso tecnico ha guidato al tricolore nel 2021-22. E può riprendersi lo scudetto. Parola di Fabio Capello, Mauro Tassotti, Hernan Crespo, Enrico Albertosi e Billy Costacurta. LEGGI TUTTO

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    Garcia inadeguato per il Napoli: De Laurentiis deve cambiare subito

    Mancanza di carisma, sostituzioni surreali, distruzione sistematica del bel gioco dei campioni d’Italia: al Napoli ormai serve un altro tecnico

    Le leggerezze calcistiche di Rudi Garcia, i suoi cambi lisergici – con Jack Raspadori che sostituisce Anguissa e va a marcare Arthur –lle scelte tattiche contro la natura dei calciatori del Napoli, sono divenute insostenibili. A ogni partita scoppia una grana e se non scoppia in partita succede dopo. Se fosse un giorno sarebbe il quarto delle “Quattro giornate”, perché se Aurelio De Laurentiis ci sta pensando, la città l’ha già cacciato, come cacciò i tedeschi.  LEGGI TUTTO

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    Nell’ottobre ’73 il primo rosso in A. Un lungo romanzo nato da un semaforo

    Il giallo debuttò con Lodetti e Maraschi. Toccò a Nanni dare il via alle espulsioni

    Cinquant’anni fa l’arbitro Fernando Lazzaroni si frugò nel taschino dei pantaloni con una frenesia che i più – ancora ignari di quello che stava accadendo – ritennero sospetta e trovò finalmente quello che cercava. Raggiunto con passo marziale il colpevole, l’arbitro infatti puntò i piedi come solo gli arbitri di allora sapevano fare, ripescò dal suo repertorio di espressioni una ghigna dispotica e drizzò il braccio, stringendo tra le dita un cartoncino di colore rosso. Fu un gesto plateale, l’innesco di una rivoluzione.  LEGGI TUTTO