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    Bellemo, la Samp ritrova un protagonista: “Voglia di riscatto, tifosi fondamentali”

    Scusate il ritardo. Alessandro Bellemo era arrivato l’anno scorso alla Sampdoria come uno dei protagonisti più attesi ma si era perso un po’ per strada, come tutta la squadra. Il centrocampista veneto è stato tra i migliori in campo nella vittoria di dieci giorni fa col Pescara. Forse è iniziato un altro film. Bellemo, come si sta in questa Samp? “Io mi sento bene. Sicuramente la vittoria LEGGI TUTTO

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    Il Como invita 50 tifosi in Australia per la sfida con il Milan e spiega: “Perché vogliamo giocare a Perth”

    Milan-Como in Australia: “Non è una partita, è una dichiarazione d’intenti”

    La lettera aperta del Como ai suoi tifosi:

    “Cari familiari del Como, amici e sostenitori della Serie A,

    Se approvato dalla FIFA, il Como 1907 si recherà a Perth, in Australia, questo febbraio per affrontare l’AC Milan, prendendo parte a una missione condivisa per far sì che la Serie A torni ad essere al centro dell’attenzione del calcio mondiale e per garantire un futuro più forte a ogni club che rappresenta la Serie A.

    Sappiamo che questo percorso può richiedere sacrifici in termini di comodità, comfort e routine. Eppure, a volte, il sacrificio è essenziale, non per il bene individuale, ma per il bene comune, per la crescita e, soprattutto, per la sopravvivenza della lega stessa.

    Abbiamo visto tutti cosa succede quando un campionato non riesce a evolversi. In Francia, il fallimento dell’accordo per la trasmissione nazionale ha lasciato i club in subbuglio, i giocatori non pagati e i tifosi scoraggiati. Il calcio francese sta ancora lottando per riprendersi da quella battuta d’arresto.

    Nel frattempo, la Premier League continua a dominare la scena mondiale. I suoi ultimi accordi di trasmissione valgono oltre 12 miliardi di sterline per il prossimo ciclo dal 2025 al 2029, inclusi 6,7 miliardi di sterline dai diritti nazionali del Regno Unito e circa 6,5 ​​miliardi di sterline da accordi internazionali. Per la prima volta, i suoi ricavi esteri valgono ora più dei suoi diritti nazionali.

    A titolo di paragone, il contratto televisivo nazionale della Serie A è valutato circa 900 milioni di euro all’anno, e i suoi diritti internazionali generano meno del 10% di quanto la Premier League incassa all’estero. Questo squilibrio offre ai club inglesi un enorme vantaggio finanziario, consentendo loro di trattenere le proprie stelle, attrarre i migliori talenti ed espandere la propria influenza a livello globale.

    Dobbiamo chiederci onestamente come possiamo trattenere i nostri migliori giocatori, costruire squadre competitive e attrarre l’élite mondiale in Serie A se non ci adattiamo. Non è una questione di avidità. La maggior parte dei club in Italia non è redditizia. Si tratta di garantire la sopravvivenza e costruire un futuro in cui la Serie A rimanga competitiva, rispettata e ammirata a livello globale.

    Il nostro obiettivo è chiaro. Vogliamo riportare la Serie A ai fasti degli anni ’90, quando il calcio italiano era il campionato più seguito, rispettato e amato al mondo. Per riuscirci, dobbiamo evolverci, unirci e far sì che la Serie A torni ad essere un argomento di discussione in tutto il mondo.

    Proprio come abbiamo rappresentato con orgoglio il calcio italiano al Soccer Tournament (TST) negli Stati Uniti, ora portiamo avanti la stessa missione a Perth. Questa non è solo una partita. È una dichiarazione d’intenti, un movimento per riconnettere il mondo con la bellezza, la cultura e la passione del calcio italiano.

    E vogliamo che tu ne faccia parte.

    Invitiamo 50 tifosi a unirsi a noi in questo viaggio in Australia per essere al nostro fianco come ambasciatori del Como 1907 e della Serie A. Insieme, mostreremo al mondo cosa rappresenta veramente il calcio italiano: tradizione, cuore e speranza per il futuro.

    Insieme resistiamo. Insieme risorgiamo. Insieme sopravviviamo”. LEGGI TUTTO

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    Hojlund, il centravanti moderno con i muscoli di Vinicio e il fiuto di Jeppson

    Canto libero, inno, epinicio, oro, incenso e mirra per il nuovo condottiero azzurro, Rasmus Winther Hojlund, danese di Copenaghen, di anni 22, di centimetri 191 e di chili 86, miglior prodotto di papà Anders calciatore e di mamma Kirsten atleta, fratello maggiore dei gemelli Emil e Oscar che corrono anch’essi dietro a un pallone, innamorato di Laura Rhod Sondergaard, capelli biondi da accarezzare, ultimo ma non ultimo tra i calciatori danesi in Italia.

    Inno ai calciatori danesi del tempo antico, calciatori garbati che hanno lasciato ricordi cordiali, presenze di tecnica raffinata, Pilmark e Jensen che ressero il Bologna degli anni Cinquanta, Karl Aege Praest al quale Bepi Casari parò un tiro col sedere evitando che la Juve andasse sul tre a zero e così favorendo la clamorosa rimonta del Napoli (3-2) in una indimenticabile partita al Vomero, il delizioso Helge Bronée che il principe Raimondo Lanza di Trabia pagò 40 milioni nel 1950 per regalarlo al Palermo e perché palleggiasse nel suo giardino per la gioia degli occhi principeschi. Inno deferente ai fratelli John e Karl Hansen nelle striminzite magliette juventine del dopoguerra, a strisce sottili, ed ora, meglio nutrito e palestrato, Rasmus Hojlund segna un’epoca diversa di calcio atletico e prepotente, un danese di stazza e di furore fu certamente, a metà degli anni Ottanta, Preben Elkjaer che vinse lo scudetto col Verona e, dopo avere segnato un gol perdendo una scarpa, si prese il nomignolo di Cenerentolo. Ode, panegirico ed elogio di Rasmus Hojlund che ha i quadricipiti voluminosi di Vinicio e il piede da gol di Hasse Jeppson, per dire che Rasmus nelle sue solide sembianze ricorda i centravanti d’un tempo lontano, quando Berta filava e il Petisso fumava, i frombolieri dei resoconti fantastici del pallone di cuoio, guerrieri del gol, duellanti rusticani contro difensori arcigni e di pesanti risorse. 

    Elogio ed encomio della faccia larga e possente di Rasmus Hojlund che sembra scolpita nella roccia, una faccia da Arnold Schwarzenegger, occhi azzurri e grigi, i colori cangianti dei canali di Copenaghen, che ne esaltano la ferocia agonistica, occhi grandi quando la faccia di Rasmus si dilata nella gioia irrefrenabile del gol, Epaminonda che sbaraglia gli spartani, San Giorgio che abbatte il drago, Ercole che vince sul leone di Nemea. Celebrazione del caso e delle coincidenze infortunistiche del pallone che cambiano destini e centravanti nel ricordo del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro di Arkadiusz Milik che bloccò l’attaccante polacco e, al suo posto, rivelò al mondo Dries Mertens di un metro e sessantanove, centravanti tascabile e irresistibile, artista dei gol di fantasia e sentimento, cannoniere assoluto della storia azzurra, e dell’infortunio dell’immenso Romelu Lukaku quest’anno, a metà agosto, nell’amichevole contro l’Olympiacos, colpito alla coscia sinistra, che ha richiesto l’ingaggio immediato di Rasmus Hojlund, sottraendolo allo United, sulla sponda malinconica di Manchester, e, sopravanzando l’interesse di Juventus e Milan, l’ha catturato di là del fiume Volturno e tra gli alberi del Napoli Training Center.  Ode all’emergenza che produce sorpresa e meraviglia e che lanciò sulla scena Mertens nove anni fa e Hojlund nel primo giorno di settembre, a campionato iniziato, soluzioni urgenti e fortunate per andare avanti meglio di prima. Riepilogo lirico della carriera di Rasmus Hojlund nelle giovanili del Brondby e del Copenaghen a 17 anni, primi gol da professionista a 18 anni ingolosendo il club austriaco dello Sturm Graz che lo prese per 1,5 milioni di euro, facendo un grande affare perché, in capo a una stagione, lo girò all’Atalanta per 17 milioni (s’era fatto male Zapata, altro infortunio, altro giro di centravanti). Peana ed esaltazione dei trasferimenti clamorosi. Rasmus Hojlund è merce pregiata, vale oro e frutta plusvalenze da capogiro. L’Atalanta dopo solo un anno lo cede al Manchester United per 74 milioni. Ma nel vecchio Old Trafford, 115 anni di vita, definito il Teatro dei sogni all’epoca di Bobby Charlton, c’è la nebbia della decadenza dei diavoli rossi, i Red Devils di Manchester, che sprofondano in classifiche deludenti, ormai negati ad ogni gloria e trionfo. Ode alle difficoltà di Rasmus Hojlund a Manchester, fra allenatori che vanno e allenatori che vengono, Erik ten Hag, Ruud van Nistelrooy e Ruben Amorin, in un clima di follia del club di proprietà della miliardaria famiglia americana Glazer e di sir Jim Ratcliffe, azienda chimica britannica con patrimonio di 22,9 miliardi di dollari, che spendono e spandono e ignorano Rasmus Hojlund perché in un sol colpo acquistano tre nuovi attaccanti, lo sloveno Benjamin Sesko dal Lipsia per 85 milioni, il camerunese Bryan Mbeumo dal Brentford per 75 milioni e il brasiliano Matheus Cunha dal Wolverhampton per 74 milioni. Coro di esaltazione e giubilo nel golfo azzurro per l’arrivo di Rasmus Hojlund che non ha più spazio a Manchester e lo United accetta l’offerta del Napoli di prendersi il centravanti danese in prestito per 5 milioni di euro con riscatto fissato a 45 milioni, totale 50 milioni, quanto il Napoli non ha mai speso per un centravanti dopo Osimhen, Cavani dal Palermo nel 2010 venne pagato 17 milioni, Higuain dal Real Madrid nel 2013 costò 37 milioni.  Ode conclusiva ed epinicio sentimentale per Rasmus Hojlund che trova a Napoli l’occasione del rilancio, sottoposto da Conte ad allenamenti mirati per farne un centravanti completo, non solo un percussionista del gol, ma attaccante che lega nutrendo la manovra offensiva, rientra e attacca lo spazio, sfruttando come sa quella sua abilità di appostamento nell’area di rigore che lo trova sempre al posto giusto nel momento giusto per spingere la palla in rete, così com’era capace di fare Pippo Inzaghi, gatto magico nelle aree avversarie. Inchino devoto a Rasmus Hojlund che arriva e segna di forza e di abilità nel giubilo del Maradona, invitato al gol da De Bruyne e da un popolo festante, centravanti che ricorda i frombolieri del passato per esuberanza fisica, resistenza e contatti, duelli rusticani e quella faccia di Arnold Schwarzenegger che allarma i difensori avversari e li annichilisce nell’urto di muscoli prorompenti e l’inesorabilità delle conclusioni, Hojlund Hojlà.  LEGGI TUTTO

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    Pippo Inzaghi: “Qui a Palermo costruirò qualcosa d’importante”

    PALERMO – Una città ai suoi piedi, una squadra che lo segue come se fosse un messia. Presto per dire se Pippo Inzaghi ha vinto la sua scommessa (lasciare la A conquistata col Pisa e tornare in B), ma a Palermo è già un re. Nessun ko, 2° posto e la consapevolezza di avere messo in piedi una squadra che ha le carte in regola per LEGGI TUTTO

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    Gasperini, intervista esclusiva: “La Roma che ho in testa”

    Rigorosamente a uomo. Anche se rigorosamente è un avverbio che lo riporta a una serata assurda. «Vediamoci a Trigoria». Ma è nel buco del culo del mondo, Gian Piero! Ha vinto lui. A uomo, uno contro uno. Lo seguo ovunque, tra decine di corridoi, per finire nell’ufficio gentilmente prestatoci da Claudio Ranieri. Massara adesso è più leggero e si vede. Gasperini accetta il pressing alto, ha i risultati dalla sua:Abbonati per continuare a leggere- oppure -sottoscrivi l’abbonamento pagando con GoogleABBONATI CON LEGGI TUTTO

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    Gliozzi, il re dei bomber a sorpresa

    Non c’è solo la sorpresa del Modena in testa alla B, davanti alle corazzate Palermo e Venezia, le favorite dell’estate. Il club emiliano piazza anche il proprio centravanti davanti ai bomber di tutte le squadre e squadroni. Già, devono essere due settimane storiche, queste della sosta, per Ettore Gliozzi, 30 anni compiuti il 23 settembre, che le passa da re dei bomber della B. E il titolo di capo cannoniere della seconda serie &egrav LEGGI TUTTO

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    Napoli, nasce il modulo parallelepipedo

    Discussioni, opinioni, moduli al pettine, il Napoli come gioca, come dovrebbe giocare, come giocherà allo chalet di Peppino cameriere a Mergellina. Ragazzi, calmatevi, che cos’è questa agitazione, proclama don Ciccio portiere di palazzo, che cosa sono queste dispute. C’è questa spaccatura tra i fautori del 4-3-3 e i sostenitori del 4-1-4-1, chiarisce Salvatore pittore di alici. Ci siamo anche noi che vogliamo indicare una terza via, il 4-4-2, interviene Saverio Malaspina ragioniere. E perché non provare il 4-2-3-1, protesta Gennaro Piromallo salumiere.  

    Ma che ne sapete voi di moduli e strategie, si oppone don Ciccio portiere di palazzo. Se ne discute da appassionati, osserva Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Il campionato comincia a fare le sue scelte e ogni modulo viene al pettine, si intromette don Peppino parcheggiatore allusivo. D’altra parte, anche il mister ha detto voi che siete tanto bravi ditemi con quale modulo devo giocare, eccepisce Saverio Malaspina ragioniere. Adesso Conte aspetta le vostre indicazioni, ironizza don Ciccio portiere di palazzo.  

    Il 4-3-3 è fallito contro il Genoa, osserva Totonno Speranza direttore di centro commerciale. Ma non s’è vinto col 4-1-4-1, obietta Gennaro Piromallo salumiere. Il Napoli ha vinto da squadra asimmetrica, dichiara Peppino cameriere. Il Napoli vince soffrendo, chiarisce Enrico Pignatiello baritono mancato al San Carlo, il modulo è la sofferenza.  

    Il mister ha detto siamo in costruzione, osserva Pasquale Pazienza giornalista on-line. Siamo in piena fase Lego, sottolinea don Peppino parcheggiatore allusivo. Il mister ha detto che i nuovi non sono ancora pronti, comunica Pasquale Pazienza giornalista on-line. Quelli che sono pronti si infortunano, osserva Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia.  

    State facendo solo confusione, protesta don Ciccio portiere di palazzo, il Napoli è in testa, che cos’altro volete, lo stadio è sempre pieno e Conte canta oj vita mia. Lasciamo lavorare il mister, esorta Salvatore pittore di alici. Però il 4-3-3 era bello, insiste Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Era bello quand’era bello, osserva Saverio Malaspina ragioniere. Oggi abbiamo i Fab Four, devono giocare loro, sono quattro e gli altri attorno, espone don Peppino parcheggiatore allusivo. Allora andiamo col 4-4-2, De Bruyne vicino a Hojlund, coppia-gol e gli altri a macinare gioco, si esalta Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia. Io opterei per il 4-4-1-1, eccepisce Totonno Speranza direttore di centro commerciale. Scusate, signor Speranza, sempre giocando asimmetrici, chiede Salvatore pittore di alici.  

    Ma se Di Lorenzo va avanti e Spinazzola spinge a sinistra, in fase di possesso giochiamo 2-5-1-2, espone Peppino cameriere, con De Bruyne alle spalle di Hojlund e McTominay. E, in fase di non possesso, tutti dietro a inseguire, intercettare, disturbare, aggredire e ripartire, si entusiasma Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Una squadra a fisarmonica, tutti avanti, tutti indietro che bel divertimento, osserva Pasquale Pazienza giornalista on-line.  LEGGI TUTTO

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    Lazio, promesse e realtà

    Un’estate senza mercato è come un matrimonio senza il prete. Hanno provato anche questa pena i tifosi della Lazio, fedeli quanto pazienti stando ai trentamila abbonati, sugli spalti a sbertucciare Lotito e a soffrire per la squadra. La vecchia squadra, identica a quella dell’anno scorso. Un’esperienza nuova per i sostenitori di ogni età, non c’è l’assenza di un mercato nella memoria dei calciofili più LEGGI TUTTO