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    Da McKennie a Zakaria, così la Juve punta quota 80 milioni

    È così da anni, e ogni volta vale sempre più dell’anno precedente: il mercato della Juventus comincia dalle uscite. Almeno in ordine logico, al di là di quale sarà l’ordine cronologico. E le uscite cominciano dalle partenze che non rappresentano una perdita a livello tecnico, ovvero i giocatori di rientro dai prestiti. Per fissare, realisticamente attorno agli 80 milioni di plausibili introiti (a salire), un punto di partenza dell’asticella. Tirando poi le somme, a cascata, su quanto andrà intaccata la rosa di quei giocatori da cui invece non ci si vorrebbe separare. LEGGI TUTTO

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    Allegri, 8 errori da evitare per la prossima stagione

    RCS MediaGroup S.p.A.Via Angelo Rizzoli, 8 – 20132 Milano.Copyright 2023 © Tutti i diritti riservati. CF, Partita I.V.A. e Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n.12086540155. R.E.A. di Milano: 1524326 Capitale sociale € 270.000.000,00 ISSN 2499-3093 LEGGI TUTTO

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    Ecco come sarà la Sampdoria di Grosso

    TORINO – Come sarà la Sampdoria di Fabio Grosso? L’eroe del Mondiale 2006 è reduce da una stagione formidabile sulla panchina del Frosinone, coi ciociari che hanno dominato la B per due terzi del torneo, vincendo lil campionato a mani basse. Prima di questo exploit, Grosso era nel mirino della critica, quando nel marzo 2021 sbarcava a Frosinone, il prossimo tecnico blucerchiato era reduce da tre esoneri di fila per Verona, Brescia e Sion, ed era tutt’altro che un allenatore in rampa di lancio, come invece è adesso. Certo, a Frosinone è stato importante per Grosso incontrare, come dg, quel Guido Angelozzi che già fu decisivo nella sua ascesa da giocatore. Ma poi, decisivo soprattutto al termine della stagione 2021/22, quando il primo Frosinone di Grosso mancò all’ultima giornata la qualificazione ai playoff, preceduto in classifica da squadre sulla carta più deboli come Ascoli e Perugia. In un’altra piazza si sarebbe arrivatti alla separazione, non a Frosinone dove al contrario, da quella delusione si sono messe le basi per il sorprendente botto dell’ultima stagione, dove il Frosinone puntava ufficialmente a una salvezza tranquilla e invece è arrivato uno straordinario 1° posto con un organico che al massimo era accreditato di un piazzamento ai playoff. Ma come è stato possibile tutto ciò? Vediamo nel dettaglio il “metodo Grosso”. Il modulo, innanzitutto: il 4-3-3 è quello di riferimento ma non è un dogma. A seconda dell’avversario, Grosso ha mostrato una certa duttilità, anche a gara in corso se le cose non vanno per il meglio. Difficile, quasi impossibile, che si schiodi dalla difesa a quattro. Ma da metà campo in su, possono esserci variazioni a seconda del tipo di avversario. Però, la caratteristica vincente di Grosso, è la capacità di saper lavorare coinvolgendo tutta la rosa a disposizione. E’ come se Grosso, nell’arco della stagione, a ogni partita facesse un mini-turnover, dando sempre il cambio ad almeno 1-2 dei potenziali titolari. Tant’è che azzeccare la formazione di partenza diventa un’impresa perché di fatto non è mai la stessa. Così, spalmando al meglio il minutaggio dei giocatori in campo, al momento cruciale della stagione, la squadra si mostra più fresca della concorrenza. Il Frosinone che ha dominato l’ultima B, di fatto ha sbagliato la prima partita soltanto alla 30ª giornata, quando all’ultimo minuto perse in casa dal Cosenza. La concorrenza invece – ad esempio la Reggina che era partita fortissima – molto prima mostrava la corda perché più legata a un blocco di titolari e alla lunga non poteva competere per brillantezza e continuità di risultati. Non solo, tenendo coinvolta tutta la rosa, Grosso, nell’ultima B, è stato l’allenatore i cui cambi sono stati i più decisivi, spesso le vittorie dei ciociari sono arrivate con gol e assist dei subentrati. Insomma, col suo metodo si pensiona la figura dell’allenatore legatissimo a una ristretta cerchia di giocatori che vanno in campo a dispetto di tutto, talvolta perfino in condizioni fisiche precarie. Pure in questo Grosso è differente. Il suo ultimo Frosinone ha avuto un certo numero di infortunati, anche in figure cardine. Ma non si è mai affrettato il rientro: han giocato al loro posto le alternative (senza deludere) e quando, con molta calma, sono tornati i titolari, risultavano più decisivi di prima. E poi Grosso, giocando un calcio equilibrato, sa essere sia “giochista” che “risultatista”. Il suo Frosinone non soltanto è sempre stato bello a vedersi e di norma dominante in campo. Ma ha trovato fin da subito una continuità di risultati con la quale ha stroncato la concorrenza, incapace di tenere il suo passo. Certo, la Sampdoria sarà tutta un’altra storia. Grosso innanzitutto si troverà ad allenare una squadra che dovrà smaltire le scorie della caduta in B. Capita spesso, alle retrocesse dalla A, di avere grossi problemi in B, anche se nell’ultima stagione Genoa e Cagliari sono state capaci di riconquistare subito la massima serie (ma è stata un’eccezione: bisogna risalire al 2019, col Verona ai playoff, per trovare una retrocessa che risale subito).. Però, nella Genova blucerchiata c’è un clima diverso da quello di quando si viene da una retrocessione: nell’ambiente sampdoriano è prevalente l’entusiasmo per il salvataggio societario, dopo che si è convissuto per mesi con lo spettro della ripartenza dai dilettanti. La squadra che affronterà la B poi, sarà molto diversa da quella proveniente dalla A. Dunque vanno messi in preventivo iniziali problemi di amalgama? Forse no. Perché se guardiamo il Frosinone 2022/23 e lo confrontiamo a quello dell’annata precedente, troveremo nelle formazioni titolari delle due stagioni al massimo 2-3 giocatori in comune. Perché soprattutto questo è stato il Grosso capolavoro: dare fin da subito un’identità a una squadra che era stata completamente rifondata, proprio come accadrà a questa Sampdoria. Il Frosinone di Grosso giocava a memoria fin dalla prima amichevole estiva. Accadrà lo stesso anche in blucerchiato? Ce ne sarà ancora più bisogno, visto il più che probabile -4 in classifica con cui la gestione Radrizzani farò ancora i conti con la situazione ereditata dal Viperetta Ferrero. LEGGI TUTTO

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    Il Monza è appetibile. E non c’è solo Marinakis

    Il club di Berlusconi e Galliani è diventato un brand che fa gola: la ricerca di un socio, avviata da tempo, ne è la conferma La scalata sportiva della squadra ha fatto, di conseguenza, aumentare il valore del club: una crescita esponenziale che ha una data di inizio precisa. Settembre 2018: Berlusconi rileva la società, accompagnato dal fedele Galliani, per una cifra intorno ai tre milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Da Spalletti a Garcia, inno alla diversità: li unisce il bel gioco e sanno farsi amare

    De Laurentiis ha puntato sulla discontinuità, soprattutto filosofica e caratteriale. Ma in campo…Come arriva a imporsi il nome di Rudi Garcia nella vesuviana testa del presidente? Possibile che alla fine, tra tanti candidati di grosso calibro, la scelta sia stata anche suggerita dalla bio e psicodiversità dei due: il subentrante Garcia e l’uscente Spalletti. Scommettere sulla discontinuità. LEGGI TUTTO

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    Weah: “Io, il Milan, Berlusconi e la telefonata che ho fatto a Maldini”

    A casa del presidente della Liberia, ex bomber rossonero: “Ricordo gli scudetti in rimonta, se credi in un obiettivo e hai qualità poi lo raggiungi. Vorrei mio figlio Timothy in Italia. E della finale di Champions c’è una cosa che non ho capito…” Dalla nostra inviata Alessandra Bocci 19 giugno
    – MONROVIA (LIBERIA)C’era Springfield, aeroporto voli privati: da lì a volte decollava George Weah per tornare in Europa. Poi ci sono state macerie, terreni incolti, sempre più miseria. Ora sullo stesso suolo è steso il prato sintetico dei campi di calcio, ci sono spazi per giocare a basket, pallavolo, tennis. C’è una palestra per allenarsi. Ci sono case per qualcuno che non l’aveva. George Weah si guarda intorno orgoglioso. “Questi bambini che vede giocare possono studiare e fare sport. Prima non potevano”. LEGGI TUTTO

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    Cresciuti vicini, compagni di Germania: Thiaw e Bisseck, derby tra amici

    I due centrali tedeschi hanno un anno di differenza e hanno giocato con l’U21 contro l’Italia. Il prossimo anno si ritroveranno contro con Milan e InterIl filo che lega i due è il Reno. Malick Thiaw e Yann Aurel Bisseck sono cresciuti a un’ora di macchina l’uno dall’altro, sulle sponde del fiume che attraversa le città in cui hanno toccato il pallone per la prima volta : il primo è nato Dusseldorf, polo economico della Germania, il secondo a Colonia, snodo importante per i trasporti internazionali. Il prossimo anno si ritroveranno contro nel derby. Bisseck è il primo colpo del nuovo Inter, reduce da due trofei vinti e dalla finale di Champions persa contro il City. Lui e Thiaw si passano un anno di differenza e hanno giocato insieme in Under 21 per alcune partite LEGGI TUTTO

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    Salutato Di Maria, esigenze di bilancio impongono di rinunciare ad almeno uno tra Chiesa e Vlahovic. E forse non soloUn paio di punti fermi ci sono, la conferma in via di ufficializzazione di Arek Milik e quella che non ha bisogno di conferme di Moise Kean. Ma con l’addio già deciso, e annunciato dal giocatore, ad Angel Di Maria, e con la necessità che si è profilata di rinunciare ad almeno uno tra Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, in buona parte quello della Juventus è un attacco da rifare. E le possibili partenze non sono finite. LEGGI TUTTO