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    Ma tenere Allegri e pensare al bel gioco non è una contraddizione?

    La Juve ha giocato male e non ha vinto niente, è questa la realtà delle prime due stagioni dell’Allegri bis. Edulcorare i fatti non giova, anzi è dannosoMaurizio Scanavino, amministratore delegato della Juve, ha dettato le linee guida per la Juve che verrà: “Vogliamo ripartire con massima umiltà e totale autocritica per ritrovare risultati sul campo ed esprimere un gioco migliore rispetto agli ultimi tempi. Allegri non è mai stato in discussione, con lui c’è totale condivisione degli scenari futuri, dalla gestione della parte sportiva al mercato all’organizzazione all’interno del quadro economico-finanziario della società, ancora piuttosto complicato”. Tutto molto chiaro, ma la sequenza “gioco migliore”-“conferma di Allegri” ci sembra una dicotomia, le due cose paiono in contraddizione, come se una escludesse l’altra. Nel quadro di un’annata turbolenta, per non dire di peggio, va riconosciuto ad Allegri di aver tenuto insieme il gruppo e rabberciato un terzo posto sul campo – settimo di fatto, con la penalizzazione – e una semifinale di Europa League. Si è però avuta l’impressione di una Juve sempre in affanno e incapace di esprimere un gioco fluido e fluente, arroccata davanti a Szczesny e con il contropiede come soluzione principe. Non si può dimenticare che in autunno, prima dell’uragano plusvalenze, la Juve era stata umiliata nel girone di Champions League, ultima assieme al Maccabi Haifa, a undici punti dal Psg e dal Benfica. La Juve ha giocato male e non ha vinto niente, è questa la realtà delle prime due stagioni dell’Allegri bis. Edulcorare i fatti non giova, anzi è dannoso. Se alla Juve vincere è l’unica cosa che conta, allora la Juve di oggi non conta. LEGGI TUTTO

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    Percassi, 70 anni di un presidente-imprenditore dalle tre vite

    Il numero 1 dell’Atalanta è stato prima calciatore, smettendo a soli 25 anni, quindi imprenditore di successo e per ultimo proprietario e presidente Se c’è un uomo che nel mondo del calcio italiano riassume tre vite, quell’uomo è Antonio Percassi da Clusone Bergamasco che nella prima vita è stato calciatore – stopper di piede ruvido e spalle larghe – nella seconda imprenditore di successo e nella terza proprietario e presidente, insomma padre-padrone della squadra della sua città, l’Atalanta. LEGGI TUTTO

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    Pisa: lunedì il nuovo allenatore

    TORINO – Lunedì, o al massimo martedì, arriverà il nome del nuovo allenatore del Pisa che rileverà l’esonerato Luca D’Angelo, autentico totem della storia recente dei nerazzurri pisani, esonerato a fine campionato dopo aver mancato i playoff. Come successo per la scelta del nuovo ds, l’ex difensore Alexandar Kolarov, l’ultima parola sull’allenatore del Pisa l’avrà Alexander Knaster, l’imprenditore britannico, naturalizzato statunitense ma nato a Mosca 64 anni fa, che controlla il club toscano dal gennaio 2021, quando acquistò il 75% delle quote societarie. Il metodo è questo: gli si sottopone una rosa di nomi, lui sceglie. E’ successo pure con lo stesso Kolarov che faceva parte di una cerchia che comprendeva anche Carlalberto Ludi (dg del Como) e Luciano Zavagno (ex osservatore e talent scout per il Football City Group, fresco ds). Accadde anche un anno fa, quando dopo il precedente esonero di Luca ‘D’Angelo, la scelta di Knaster cadde su Maran, decisione sfortunata, per usare un eufemismo. Per il nuovo allenatore, la cerchia dei nomi comprenderà Eusebio Di Francesco, colui che portò la Roma in semifinale di Champions, in cerca di rilancio dopo i flop ed esoneri in serie collezionati per Sampdoria, Cagliari e Verona. E la piazza pisana, memore di ciò, vive l’eventuale scelta incrociando le dita, si teme tanto un Maran-bis. Fra i papabili che potrebbero entrare nella cerchia di nomi da sottoporre a Knaster, ci potrebbe essere Alberto Aquilani, onusto di gloria per i risultati raggiunti con la Primavera della Fiorentina e destinato al grande passo su una panchina di prima squadra. Anche su di lui però, qualche riserva c’è: proporre alla piazza un tecnico targato Viola,  è un po’ come prenderlo dall’odiatissima rivale Livorno. Il nome di Andrea Pirlo circola da tempo e pare che a Knaster piaccia parecchio. Ma si ha la sensazione che l’ex tecnico di Juve e Karagumruk aspetti qualcosa di più prestigioso. I nomi di De Rossi, Venturato e Diana sembrano avere poche possibilità, anche se sul primo si potrebbe fare qualche ragionamento. L’ultimo nome a spuntare è quello del portoghese Nuno Campos, ex centrocampista, per 15 anni assistente di Paulo Fonseca, da primo allenatore reduce da un esonero nel 2021 dopo sei partite al Santa Clara (A portoghese) e a una successiva esperienza infelice al Tondela, culminata con la retrocessione, ovviamente il nome lascia piuttosto perplessa la piazza. Insomma, anche se formalmente entrerà in carica solo il 1° luglio, per Kolarov (che ha rilevato l’esonerato Claudio Chiellini), il lavoro non manca. Intanto però, chi fra il clan pisano ha avuto modo di conoscere l’ex difensore di Lazio, Manchester City, Roma e Inter, inizia ad apprezzarlo: Kolarov sta facendo un buona impressione, persona molto concreta, si dice di lui. E chissà che, dopo aver agganciato Di Francesco, suo allenatore ai tempi della Roma, possa proporre a Knaster una figuracome Dejan Stankovic, serbo come lui, che ha appena concluso la sua esperienza alla Sampdoria e a cui non dispiacerebbe continuare ad allenare in Italia. Si cerca insomma un nome importante ma che dia anche garanzie. Il problema – nonostante Knaster paghi non poco – è convincere ad accettare una squadra che ha chiuso all’11° posto e che non sarà semplice riportare ai vertici della B, dopo il 3° posto del 2022 e la successiva sfortunata sconfitta contro il Monza nella finale playoff. E non va dimenticato che il Pisa ha a libro paga già due allenatori per ancora un anno: Luca D’Angelo (che se però trova chi gli fa un biennale allettante si sistema a breve) e Rolando Maran. Quest’ultimo, fra Genoa e Pisa, rimarrà sotto contratto, ininterrottamente, dall’agosto 2020 al giugno 2024, pur andando in panchina, fra i due club, per circa 7 mesi, visti i rapidi esoneri rimediati in entrambe le piazze. Nonostante i due flop, c’è chi lo invidia. LEGGI TUTTO

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    Zhang: “Inter, si può fare. La Champions non è un sogno impossibile”

    “Rispetto per il City, squadra magnifica, ma nessuna paura: abbiamo le qualità per affrontarli. La passione per il club mi travolge, amo Milano e vivo le gare come un tifoso”Tradizione e innovazione, serenità e passione, sostenibilità e ambizione, razionalità e sogni. In Steven Zhang convivono gli estremi, alla costante ricerca dell’equilibrio, se non perfetto, almeno migliore possibile. Alla vigilia dell’impegno più importante e prestigioso della sua carriera di presidente dell’Inter, come un Giano bifronte, Zhang guarda indietro per stilare bilanci e volge con ottimismo lo sguardo al futuro a partire dalla sfida di domani al City, ma non solo… LEGGI TUTTO