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    Analisi dei dati, fiuto per i talenti e… quell’appunto su Mbappé: l’ascesa di Moncada

    Riservato, con un database sconfinato e stimato dalla proprietà del Milan: il 36enne capo scouting rossonero colmerà parte del vuoto lasciato da Maldini e Massara e assumerà un ruolo più operativo sul mercatoLe foto reperibili sul web sono distillate col contagocce, non ha profili social – quanto meno, non pubblici e conosciuti –, non è mai comparso nemmeno accanto a Maldini e Massara. Discrezione e riservatezza prima di ogni cosa. Ecco, qualcosa ci dice che Geoffrey Moncada d’ora in avanti dovrà scendere a qualche compromesso mediatico, in termini d’immagine. Adesso che non ci sono più vie di mezzo, e che la sua figura dirigenziale è destinata a essere ampliata e gerarchicamente nobilitata, il suo volto acquisirà per forza di cose fattezze note alla gente comune. Era, e probabilmente rimarrà a capo dell’area scouting, ma l’upgrade con l’addio di Maldini e Massara è incontrovertibile. LEGGI TUTTO

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    Scacchi e record made in Usa: tutto su Pulisic, l’ultima idea del Milan

    L’esterno del Chelsea ha un contratto in scadenza nel 2024 e arriva da un anno complicato. Classe ’98, è il frontman del calcio statunitenseIntanto la pronuncia: si dice “PulisiC”. Con la “C” dura. L’ha specificato lui appena sbarcato in Inghilterra. Christian gioca al Chelsea dal 2019 e ha sempre vissuto in quel limbo tra il predestinato e il “bravino ma…”. Uno dai colpi veri fin da ragazzino, il più giovane straniero ad aver mai segnato in Bundesliga e il primo statunitense a giocare una finale di Champions, ma al tempo stesso mai davvero grande, ai livelli dei top player. LEGGI TUTTO

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    Bachini, la cocaina e la reintegrazione: “Ho sbagliato ma ho pagato. Ora voglio tornare nel calcio”

    La Procura Nazionale Antidoping ha tolto la squalifica a vita all’ex centrocampista: “Mi hanno voltato le spalle quasi tutti, ma sono diventato un uomo migliore”Si scrive reintegrazione, si legge redenzione. Jonathan Bachini l’ha inseguita a lungo, senza mai nascondere i suoi errori. Eppure, per diciassette, lunghissimi anni, ha vissuto dentro a un tunnel di umiliazioni. “Sono passato dalla fama del calciatore di Serie A a quella del giocatore radiato per la cocaina. Ho sbagliato, ho pagato, però non ho mai fatto male a nessuno”. LEGGI TUTTO

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    Sacchi: “Pressing alto o il City sfonda in mezzo. Ed Erling vola”

    Fermare Haaland è una priorità (“Ci vorrebbe un fucile…”), ma non l’unico problema: “Spesso i nerazzurri andranno in inferiorità numerica” Fermare Haaland è il tema che tiene banco in casa Inter, senza dimenticare che, una volta limitato il norvegese, il Manchester City ha a disposizione altri campioni in grado di far saltare l’equilibrio. Arrigo Sacchi si piazza davanti alla lavagna tattica e, considerando il modulo dei nerazzurri e quello degli inglesi, legge la sfida. LEGGI TUTTO

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    Pantani, l’interismo e quella volta contro la Juve: perché Cordaz non è un terzo portiere qualunque

    Contro il Torino, sfida in cui si è reso protagonista della grande parata su Sanabria, Alex ha giocato solamente la seconda partita in nerazzurro, a 19 anni dalla prima, dopo una carriera in salitaTorino è stata una promessa ed è ora vita vera, reale, sudata. Una città che per Alex Cordaz vuol dire occasione, riflettori finalmente puntati addosso. Il giugno 2023 in Serie A come il febbraio 2004 in Coppa Italia, quando Francesco Toldo venne espulso al Delle Alpi contro la Juve e il nativo di Vittorio Veneto si trovò catapultato in un derby d’Italia, per la prima volta a difendere la porta nerazzurra. LEGGI TUTTO

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    Dionisi: “Io e il Sassuolo vogliamo stupire. Questa stagione mi ha reso migliore”

    Il tecnico si racconta dopo il rinnovo: “Vogliamo far crescere il gruppo con la nostra filosofia e… ottenere risultati”La classifica va letta, certo. Ma poi va guardata in controluce, per cogliere i particolari che altrimenti rischiano di sfuggire. Il Sassuolo 2021-22 chiuse a quota 50, ma i 45 punti del 2022-23 dopo le cessioni di Scamacca, Raspadori, Traorè e le numerose assenze di Berardi hanno un valore maggiore. Al secondo anno di Serie A, Alessio Dionisi si è mostrato ancora più bravo perché è uscito dal solco precedente e si è trovato ad affrontare, risolvendoli, molti problemi. LEGGI TUTTO

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    Occhio a Viali, l’allenatore rivelazione

    TORINO – Faticava ad emergere dall’anonimato della C. Ora è uno degli allenatori più seguiti, non solo in Serie B. Si parla di William Viali, l’allenatore che il 2 novembre scorso al Cosenza subentrava a Davide Dionigi fra lo scetticismo generale che allora regnava nel capoluogo calabrese. Perché il primo avversario con cui ha dovuto combattere Viali era proprio questo: la scarsa fiducia nei mezzi della squadra, a iniziare da quella dei tifosi, che per parte della stagione hanno lasciato il Cosenza solo, disertando in massa gli spalti del San Vito-Marulla per protesta contro patron Guarascio. Ma grazie alla cura-Viali, i tifosi sono stati riconquistati con una salvezza prodigiosa, raggiunta grazie a vittorie eclatanti, come il successo in casa del Frosinone primo della classe o il trionfo nel derby con la Reggina, ribaltata con due reti nel recupero. Eppure, quando Viali arrivò, si faceva notare come la sua firma fosse arrivata soltanto dopo una lunghissima serie di rifiuti, allenatori che in B hanno un nome dicevano no al Cosenza, anche loro lo consideravano la squadra più debole, troppo rischioso accettare. Viali invece, ha saputo cogliere al meglio l’occasione della vita, per quanto difficile fosse la sfida: la salvezza guadagnata ai playout sconfiggendo il Brescia, è ancora più pesante di quella che conseguì allo stesso modo un anno fa Pierpaolo Bisoli. Perché nella scorsa stagione la lotta per salvarsi era meno incerta, con 2-3 squadre che erano già di fatto condannate in autunno. William Viali, 48 anni, era stato un difensore centrale più che discreto. Nel 1993, con la Primavera dell’Atalanta guidata da Cesare Prandelli, vinse il Torneo di Viareggio. Seguì una carriera quasi ventennale passata in gran parte per la provincia italiana: Fiorenzuola, Ravenna, Cesena, Monza, Ascoli, Lecce, Venezia, Palermo, Perugia, Ancona, Fiorentina, Treviso e Cremonese. E con un pedigree simile, logico che prima del novembre scorso, da allenatore potesse avere un nome soprattutto in C: inizi nel Fiorenzuola, come accadde da giocatore, e poi Allievi del Parma, Piacenza, Pro Piacenza, Sudtirol, Cuneo, Novara e Cesena. Coi romagnoli trascorre due anni e mezzo e inizia a farsi un nome in panchina, pur non riuscendo a riportare la squadra in B. Categoria che gli ha offerto solo il Cosenza. Ed è stata la vetrina giusta: Viali ha dimostrato di saper raccogliere risultati importanti nonostante il clima difficile e con mezzi ridotti. Il suo non è un calcio dogmatico ma pragmatico. Il modulo non conta, Viali in stagione praticamente gli ha esplorati tutti, a seconda di chi aveva a disposizione e della squadra che affrontava. Così facendo, ognuno ha potuto dare il meglio di sé fino alla prodigiosa salvezza. Chiusa la stagione, Viali ha salutato tutti e s’è concesso qualche giorno in giro per l’?Europa a bordo della sua Harley Davidson. Quando tornerà, potrà vagliare diverse offerte, non solo quella più nota dell’Ascoli. Anche perché col Cosenza va in scadenza e prima di rinnovare vorrà conoscere i progetti societari e valutarli con quelli degli altri club che lo cercano. Patron Guarascio proverà a rilanciare, parla di un Cosenza che per il medio termine possa puntare a quella A mai frequentata in precedenza dal club. Una cosa è certa per Viali.  Il calcio di Serie C, che fino a pochi mesi fa era il suo pane, presto potrebbe essere solo un ricordo, anche se un club prestigioso come la Triestina, in cerca di rilancio dopo l’ennesima stagione no, ha pensato anche a lui. Che però, dovrebbe avere altri obiettivi. LEGGI TUTTO

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    Juve-Uefa, dietro la svolta: Gravina e la Figc primi “tessitori” del riavvicinamento

    Nessuna reazione ufficiale da Nyon, ma per Ceferin le parole bianconere sulla Superlega sono una buona notizia. Il pericolo di sanzioni esiste ancora per la Signora, ma questo segnale può pesare Comprensibile prudenza. Nessuna reazione né ufficiosa né ufficiale. Ma è ovvio che per l’Uefa la decisione della Juve di fare un significativo passo verso l’uscita dal progetto Superlega con la lettera a Real Madrid e Barcellona per giungere a una posizione comune, è una buona notizia. Figlia anche di una riapertura di rapporti che sono stati a lungo, durante l’era di Andrea Agnelli, con Florentino Perez il front runner dell’impresa del super campionato, nel freezer dell’incomunicabilità. LEGGI TUTTO