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    Brescia, la salvezza non è più un miraggio

    TORINO – Una annata vissuta pericolosamente, in una parola pazzesca, che potrebbe chiudersi con un finale ancora più incredibile. Dopo le prime sei giornate il Brescia era in testa, guidato di nuovo da quel Pep Clotet che due stagioni prima, al suo sbarco in Italia, aveva mostrato buone cose, portando le rondinelle ai playoff da subentrato, ereditando una squadra che rischiava di retrocedere. In questa stagione gli era stata affidata una squadra competitiva, non molto dissimile ma sulla carta solo leggermente più debole di quella che nella scorsa stagione, con Pippo Inzaghi prima ed Eugenio Corini poi, aveva fatto le semifinali playoff. Questo perché al mercato estivo le disavventure giudiziarie di patron Cellino s’erano fatte sentire e a un certo punto avevano bloccato le operazioni in entrata, vista l’incertezza che c’era sulla situazione patrimoniale del patron, a cui erano stati bloccati i beni, in seguito riottenuti. Poi, nel cuore della stagione, il Brescia è precipitato finendo anche sul fondo della classifica. Una caduta libera che pareva irreversibile, mentre Cellino cambiava allenatori come calzini. Clotet veniva esonerato alla 18ª giornata, rilevato da Alfredo Aglietti che durava due turni. Stessa sorte per il ritorno di Clotet, altre due giornate ed era il turno di Davide Possanzini, promosso dalla Primavera. Identico destino anche per l’ex attaccante, altre due uscite ed era il turno di Daniele Gastaldello, da tempo collaboratore e uomo di fiducia di Cellino, al suo esordio da primo allenatore. Per l’ex difensore all’inizio non è stato semplice ma visto che dopo 4 cambi in panchina la situazione restava pessima, tanto valeva dargli fiducia. Così, piano piano, il Brescia ha iniziato a ritrovarsi, anche grazie al “soccorso” del Lecce che alla fine potrebbe rivelarsi decisivo: al mercato di gennaio, visti i buoni rapporti di Cellino con il dg Corvino, sono arrivati Rodriguez, Bjorkengren e Listkowski, elementi che in A coi salentini non trovavano spazio ma che in B possono dare una grande mano a una squadra quasi alla deriva. E dopo tanti schiaffoni, quando ormai si stanno per tirare le somme, il Brescia di Gastadello trova quel cambio di passo che mancava dall’autunno: 7 punti nelle ultime 3 partite (vittorie in casa della Reggina e al Rigamonti con la Ternana, inframezzate dal pari di Ferrara con la Spal), hanno riacceso la concreta speranza che i Gastaldello’s boys possano ancora salvarsi. Certo, il Brescia resta terzultimo, cioé oggi sarebbe retrocesso. Ma ha gli stessi punti del Perugia che al momento farebbe i playout col Cittadella. E soprattutto i lombardi hanno ora un’occasione d’oro: lunedì 1° Maggio alle 15 ospitano il Cosenza e sarà la madre di tutte le partite perché battere i calabresi vorrebbe dire acciuffarli in classifica e al momento il Cosenza è un punto sopra la zona playout. Quindi, il 7 maggio, il Brescia andrà a Parma (impegnato a scalzare il Sudtirol dal 3° posto, piazzamento chiave per i playoff), il 13 riceverà il Pisa (ancora in zona playoff ma col passo degli ultimi tempi rischia di non farli) e chiuderà la sera del 19 in casa del Palermo (per quella data i siciliani saranno ancora in lizza per gli spareggi promozione?). Prima però, non si deve fallire l’appuntamento col Cosenza. La città si sta mobilitando, il Rigamonti dovrebbe tornare a riempirsi come a inizio stagione, quando la squadra volava. La società ha varato un’offerta speciale: chi compra il biglietto per la gara di lunedì, aggiungendo un solo euro potrà esserci anche per la partita col Pisa. L’impresa si preannuncia complicatissima, certo. Ma almeno ora si spera, perché adesso la squadra c’è. E anche agganciare un posto ai playout e poi magari salvarsi dalla C attraverso di essi, per come a un certo punto s’era messa la stagione, sarebbe un risultato straordinario. LEGGI TUTTO

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    Juve, dov’è finito Pogba? A volte ritornano, stavolta finora no

    Un lungo infortunio, sei presenze per un totale di 78 minuti, mai titolare. Da metà aprile Allegri lo impiega nelle rotazioni, ma il suo livello di rendimento stenta a salireSei apparizioni in tutto, per un totale di 78 minuti, pagato ciascuno la bellezza di 102.564 euro, considerati “solo” gli 8 milioni netti di ingaggio che il contratto gli garantisce fino al 2026. Questa in sintesi la prima stagione juventina del Pogba.2. LEGGI TUTTO

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    Roma, dal Portogallo: giallorossi su Goncalo Ramos

    Per la Roma nella prossima stagione potrebbe innescarsi un valzer di attaccanti. Abraham, dopo la stagione nettamente al di sotto delle aspettative, è in uscita mentre il futuro di Belotti è ancora appeso ad un filo. Per questo motivo Tiago Pinto sta iniziando a guardarsi intorno e come riportato dal principale quotidiano sportivo portoghese A Bola, uno dei profili più interessanti è quello di Goncalo Ramos. L’operazione però è tutt’altro che semplice visto il rendimento stagionale del classe 2001 (25 gol e 11 assist in 42 partite) e il contratto ancora lungo con il Benfica (fino al 2026) nel quale è presente anche una clausola rescissoria da 120 milioni. LEGGI TUTTO

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    Giro d’Italia Champions, sprinta Guidolin: “Inter piena di passistoni, che gamba Tonali”

    L’allenatore ciclista commenta le sette tappe decisive che assegneranno tre dei quattro posti Champions: “Senza coppe la Lazio è in vantaggio. Roma-Milan partita per gli attaccanti potenti, come Leao e Abraham”Sette partite decisive come sette tappe di un ipotetico Giro d’Italia calcistico. In palio tre posti per la Champions, il Napoli quasi campione d’Italia si è preso il primo pass dei quattro disponibili. Per gli altri tre corrono sei squadre: Lazio, Juve, Milan, Roma, Inter e Atalanta. Abbiamo chiesto a Francesco Guidolin – allenatore ed ex talent Dazn, nonché grande esperto di ciclismo e ciclista amatoriale irriducibile – di accostare ciascuna di queste partite a una tappa. Guidolin si è prestato al gioco con un’avvertenza che facciamo nostra: impossibile sapere oggi come sarà la classifica tra un mese, quando si giocheranno le ultime due giornate. LEGGI TUTTO

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    Tra Oscar e Palme d’Oro: che sfida tra Friedkin e Cardinale, un cinema dell’altro mondo

    Tra rivoluzioni, trofei e metodi, fra i business delle due proprietà c’è quello hollywoodiano. Tanti nuovi progetti per volare ancora più in altoMassimo Cecchini-Marco Fallisi29 aprile
    – MilanoSe vi piacciono i presidenti che discettano di moduli, forse Dan Friedkin, 58 anni, (patrimonio stimato da “Forbes” pari a 5,5 milioni di dollari) e Gerry Cardinale, 53 anni (patrimonio gestito dalla sua Red Bird 8,6 miliardi di dollari), vi sembreranno provenienti da un altro mondo. In qualche modo è proprio così. E non solo perché entrambi hanno radici negli Stati Uniti. Il loro è un calcio diverso, da Terzo Millennio, che cerca di trovare un difficile equilibrio fra cuore e business. LEGGI TUTTO

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    Nesta e il derby del 2003: “Fu come togliersi un dente”

    L’ex difensore rossonero su Sportweek: “C’era grande tensione alla vigilia, perciò a qualificazione acquisita restai mezz’ora a rilassarmi in spogliatoio. Come dopo un intervento dal dentista” “La prima immagine che mi torna in mente di quei due derby? Io che corro ad abbracciare Abbiati dopo la parata su Kallon, all’ultimo minuto della partita di ritorno. Ci aveva salvato la vita”. Sandro Nesta è stato protagonista di alcuni dei Milan più forti e belli dell’epopea berlusconiana, certamente di quello che esattamente vent’anni fa, tra il 7 e il 13 maggio 2003, eliminò l’Inter nel primo derby italiano di sempre in Champions League. LEGGI TUTTO