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    2006, l’ultima finale Primavera tutta italiana

    Nell’anno in cui l’Italia alzava la Coppa del Mondo a Berlino, Fiorentina e Juventus si giocavano il trono delle giovanili con 22 calciatori italiani in campo. Tra questi Brivio e Lanzafame, che ci raccontano… Criscito in difesa, Marchisio e De Ceglie a centrocampo, Paolucci, Lanzafame e Giovinco trascinatori dell’attacco. A occhio, potrebbe essere la Juve di Ranieri o Delneri, invece è la formazione che ha vinto il campionato Primavera nel 2006. Dall’altra parte c’era la Fiorentina di D’Ambrosio, Brivio e Di Carmine, sconfitta 2-0 a Rimini in finale: segnarono Criscito e Paolucci, in campo, in quel match c’erano soltanto calciatori italiani. Un mese più tardi Cannavaro avrebbe alzato la Coppa a Berlino, mentre oggi la Nazionale è reduce da due mancate qualificazioni ai Mondiali. Sarà un caso, ma quella tra Juve e Fiorentina è stata l’ultima finale Under19 senza stranieri in campo dal 1’. LEGGI TUTTO

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    Chi è Landucci e com’è diventato l’angelo custode di Max

    Un rapporto nato quasi per caso, che poi si è cementato vittoria dopo vittoria. Così l’ex portiere è diventato uno dei punti fermi dello staff di AllegriMarco Landucci parla poche volte, quest’anno più che in altre stagioni passate perché ha dovuto sostituire in alcune circostanze Allegri (squalificato o influenzato). Ha utilizzato spesso frasi forti, piene di energia, per dare la carica alla squadra di fronte alle criticità che si sono presentate lungo il percorso. “Non molliamo”, “dobbiamo remare tutti sulla stessa direzione”, “c’è solo da lavorare e fare meglio”: sono alcune delle esternazioni fatte dal vice di Max. LEGGI TUTTO

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    Quando lo Sporting voleva scartare Leao. “Anarchico e libero, poi però…”

    Pedro Gonçalves, oggi c.t. dell’Angola, l’ha allenato due anni a Lisbona. “Spesso ti chiedevi a cosa stesse pensando, ma segnava già scartando tutti. Il Milan deve blindarlo”Gli slalom di Leao nascono da una strigliata. Da un allenatore capace di andare oltre le apparenze e vedere Rafa con occhi diversi. “Tutti gli altri, quando lo guardavano, vedevano un anarchico, io invece intravedevo potenzialità mai viste prima, così ho convinto i piani alti a non lasciarlo andare”. Rafa ha rischiato di salutare lo Sporting a quindici anni, dopo una stagione ombrosa nell’Under 15. Se è diventato il dribblomane del Milan lo deve anche a Pedro Gonçalves, oggi c.t. dell’Angola, uno dei suoi mentori. “L’ho allenato due anni. Vedevo lui in qualcosa che altri non vedevano. E ne vado fiero”. LEGGI TUTTO

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    Giovane, coraggioso e insaziabile: ecco perché il Napoli può aprire un ciclo

    La vittoria del terzo scudetto sarà solo un punto di partenza per gli azzurri: tra De Laurentiis e Spalletti c’è la sinergia per costruire qualcosa di importante E così ci siamo. Il Napoli è pronto a tagliare il traguardo, a festeggiare il suo meritatissimo scudetto, al termine di un cammino trionfale. In cui ha sbaragliato la concorrenza e messo fine allo stucchevole dibattito tra giochisti e risultatisti. LEGGI TUTTO

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    Dietro ai difensori spunta il “libero”: nasce il calcio all’italiana

    È il ruolo simbolo della nostra scuola il cui motto è prima non prenderle. Ci han sempre chiamati catenacciari, ma… Si sente spesso dire: “In Italia non c’è uno stile di gioco, si fa soltanto catenaccio”. Falso. Se nel mondo del pallone sono passate alla storia definizioni come “stile danubiano”, “stile olandese”, “modello brasiliano”, uno spazio se l’è preso anche il tanto vituperato “calcio all’italiana”. LEGGI TUTTO

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    Adani: “La Champions? Lazio al match point. L’Euroderby peserà. Voto Juve”

    L’opinionista sulla volata per l’Europa che conta: “Tutta Milano pensa alle semifinali. Come fanno Milan e Inter a puntare a un posto fra le prime quattro?” Uno sprint lungo 7 giornate. Sei squadre a caccia di un posto nell’Europa che conta. La volata per centrare la qualificazione alla prossima Champions entra nel vivo. La Lazio guida il gruppone alle spalle del Napoli con 61 punti, Juventus due gradini più sotto, Milan e Roma a quota 56, Inter 54 e l’Atalanta, rilanciata dal successo nel posticipo coi giallorossi, a sperare ancora con i suoi 52 punti. LEGGI TUTTO

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    Gudmundsson e il Genoa, storia di un grande amore

    TORINO – La scorsa settimana Albert Gudmundsson ha definitivamente conquistato i tifosi del Genoa che già sono in luna di miele con lui da mesi. L’attaccante islandese ha posato per un servizio fotografico indossando maglie del passato del Grifone, a iniziare da quella della stagione 1991/92, quando il Genoa si spinse, sotto la guida di Osvaldo Bagnoli, fino in semifinale di Coppa Uefa, in cui giocava perché nella stagione precedente i rossoblù avevano chiuso al 4° posto in campionato, il miglior risultato dal dopoguerra. I suoi fan a vederlo con quelle maglie che hanno fatto la storia del Genoa, sono letteralmente impazziti. Poi, sabato scorso, l’islandese nato a Reykjavík che il 15 giugno festeggia 26 anni, ha deciso la fondamentale vittoria del Genoa a Cittadella, è sempre più vicino il ritorno in A dei rossoblù dopo un anno. E alla fine, le reti di Albert, come tutti lo chiamano a Genova e come porta scritto sulla maglia, avranno un peso enorme: 9 in campionato (che diventano 12 con la Coppa Italia), più 5 assist. Una crescita continua, anche perché Gilardino, che di attaccanti di sicuro se ne intende, lo fa giocare da vera punta, più vicino alla porta, nell’ormai consolidato 3-5-2 in cui di norma l’islandese giostra con Coda, coppia davvero ben assortita perché entrambi sanno giocare anche per l’altro. Gudmundsson era sbarcato a Genova il 13 gennaio 2022, giorni difficili per i rossoblù, in cui il gm Spors cercava i rinforzi giusti per una salvezza in A che già allora risultava complicata. Nella massima serie, Albert, che vi arrivava dopo le esperienze in Olanda per Psv Eindhoven e Az Alkmaar, dimostra di poterci stare, lasciando intendere di essere il migliore dei colpi fatti da Spors 15 mesi fa, tanti ancora innervano la squadra attuale. In A raccoglie 12 presenze e 1 gol, segnato nella vittoria sulla Juve, anche se poi il Genoa retrocede. In B diventa subito un uomo chiave: in virtù di una superiorità atletica talvolta schiacciante, oltre a una buona tecnica, Albert è quello che può creare superiorità numerica e strappare le partite. Ma con Blessin giocava più lontano dalla porta, tant’è che nelle 15 partite sotto la guida del tedesco segna un solo gol (oltre ai tre di Coppa Italia). Con Gila invece, sono 8 in 18 gare, numeri niente male davvero. Ma tutto gira al meglio anche per il rapporto speciale che Gudmundsson ha instaurato con Genova. A differenza di tanti calciatori che sono alieni nelle città in cui vivono, lui la Superba se la gode tutta, spingendosi con la famiglia nei caruggi, i vicoli del centro storico, dove non ti aspetti di trovare un calciatore a spasso ma accade spesso, per la gioia della tifoseria rossoblù. E poi, a rendere ancora più forte il rapporto con la città, mettiamoci l’esclusione dalla Nazionale islandese, il cui ct, Vidarsson, il 15 marzo spiegava così la sua mancata convocazione: “Sono deluso da Gudmundsson, non vuole seguire le nostre regole”. A Genova ci hanno riso su: meglio così, grazie, Albert potrà pensare solo a noi e ci porterà in A. Quella A che da qualche tempo segue con interesse le prove dell’islandese. La scorsa settimana si è parlato di un sondaggio della Fiorentina. Nessuna apertura da parte del Genoa che valuta il giocatore non meno di 10 milioni. In realtà Albert è un giocatore internazionale e può avere offerte anche dall’estero, alla prossima sessione di mercato ne arriveranno per lui  da più parti. Il Genoa terrà duro e potrebbe capitolare solo di fronte a un’offerta monstre. Ma, in linea di massima, la società rossoblù, con l’avvento della 777 Partners, non dovrebbe essere più la fabbrica di plusvalenze che era con Preziosi. La musica dovrebbe essere cambiata, ma se ne riparla in estate. LEGGI TUTTO

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    Leao, no a Chelsea e Real Madrid. E ora spinge per il rinnovo col Milan

    Il risarcimento allo Sporting resta il nodo principale da sciogliere, ma a questo punto cresce l’ottimismo per la firma Prima il Chelsea, poi il Real Madrid. La tentazione è arrivata alle orecchie di Rafa Leao, ma la sua risposta è stata netta: “Avanti tutta con il Milan”. È un messaggio chiaro, forte, in una fase decisiva della stagione rossonera. Il portoghese ha preso tempo con chi soffia sull’idea di rinviare per il rinnovo e guardarsi intorno per l’estate. E questa determinazione è stata espressa con altrettanta chiarezza dal giocatore dopo l’impresa di Champions League, con quelle frasi molto eloquenti: “Il Milan è casa mia. Bisogna risolvere però altri problemi”. LEGGI TUTTO