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    Da Stankovic a Xabi Alonso e Thiago Motta: gli allievi di Mou sfidano il maestro

    In Roma-Samp il portoghese si troverà di fronte il tecnico doriano, uno dei fedelissimi nell’Inter del Triplete. Ma tanti ex giocatori allenati da Mourinho sono diventati tecnici: ecco i “figli” di José Certe sfide hanno un sapore diverso. Di solito quelle contro i rivali di una vita “si preparano da sole”, amano dire gli addetti ai lavori, lasciando intendere come non ci sia bisogno di ricercare particolari motivazioni quando di fronte ci si trova davanti un nemico giurato. Ma quando dall’altra parte della barricata si trova un amico che succede? LEGGI TUTTO

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    Ostigard: “A Napoli gioco poco perché davanti ho due fenomeni. E Kvara…”

    Il difensore norvegese: “Qualsiasi calciatore vuole giocare il più possibile e al momento io non lo faccio granché. Devo solo cercare di mostrare a Spalletti ciò che posso fare”Dal nostro inviato Filippo Maria Ricci
    @filippomricci
    29 marzo
    – Malaga Leo Ostigard lotta, protesta e prova a pensare positivo. Cerca di godersi il fantastico momento del Napoli, e in attesa di trovare più spazio con Luciano Spalletti s’impegna per non perdere la fiducia di Staale Solbakken, il ct norvegese che, nonostante giochi pochissimo col club, continua a considerarlo titolarissimo per la sua nazionale. LEGGI TUTTO

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    Volante fa per due: storia di un uomo che diventò un ruolo

    Non è il solito regista: aiuta i difensori, costruisce il gioco, detta i tempi, da Luis Monti a Jorginho chi vince ne ha uno. Tutto iniziò dopo la guerra, con una nave su cui il giovane Carlos si imbarcò per l’Italia Se a un ragazzo sudamericano l’allenatore chiede di giocare davanti alla difesa, come classico centromediano metodista, gli dice: “Tu fai il volante”. Per intenderci bene sul ruolo: Pirlo era un volante, Falcao era un volante, Mascherano era un volante, Casemiro era (ed è) un volante, Busquets era (ed è ancora) un volante. Non il regista come è sempre stato inteso all’italiana: quello di solito è un compito che viene svolto dalla mezzala, destra o sinistra che sia, dotata di talento ma poco propensa a difendere. Il volante, al contrario, è innanzitutto un aiuto per il reparto arretrato, e in particolare per i due centrali, e poi costituisce il primo costruttore di gioco, l’uomo che dà inizio alla manovra. Una specie di architetto della squadra, per rendere meglio l’idea, che tuttavia deve possedere anche doti di incontrista e spirito di sacrificio da mediano. LEGGI TUTTO

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    Juve, è la carta Ronaldo la variabile di un intervallo lungo 44 giorni. Ecco perché

    CR7 unico giocatore non ancora sentito dalla Procura: fra il “primo tempo” di lunedì e il “secondo” del 10 maggio, la Procura di Torino cercherà di sentirlo anche per integrare gli atti in vista della prossima udienzaIl primo tempo dell’udienza preliminare si è chiuso lunedì mattina, il secondo si giocherà il 10 maggio. Il campo resterà lo stesso: la maxi aula 2 del Tribunale di Torino. Anche l’arbitro sarà il medesimo: il gup Marco Picco. Identici anche i protagonisti del Processo Prisma. Da una parte i pm Mario Bendoni e l’aggiunto Marco Gianoglio, i quali hanno messo nel mirino i conti della Juventus dal 2019 al 2021 (dalla contabilità delle ormai famose “plusvalenze fittizie” alle due manovre “stipendi”) e dall’altra il club bianconero e i 12 imputati, in maggioranza ex dirigenti e manager. LEGGI TUTTO

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    Quando solo la neve mandava Zaccagni in panchina

    Tornei estivi, tunnel per vendetta e ricordi di chi l’ha visto crescere, i primi passi della freccia di Sarri. Un ragazzo “a cui è impossibile non volere bene”L’unica strigliata se l’è presa quando ha tradito l’amato mare. Al posto della brezza, scarponi stretti e sci a noleggio. “Vai in settimana bianca? Allora non giochi”. Gelo. Dietro le quinte di Mattia Zaccagni si nasconde un ragazzo casa, campo e “scooterino”. Uno che una volta preferì la montagna alle spiagge di Bellaria, isola felice sulla riviera romagnola, finendo in panchina per punizione. “Avevo delle regole…”. LEGGI TUTTO

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    Non solo Romelu, anche Hojlund e Vlahovic super: ora la prova campionato

    Hanno segnato 12 gol: sarà vera gloria? Atalanta, Inter e Juve si godono le reti dei loro centravanti in Europa. Avversari morbidi, ma non per tutti…L’Europa fa bene ai centravanti. Le qualificazioni a Germania 2024 restituiscono alla Serie A tre numeri 9 carichi di gol. Hojlund, Lukaku e Vlahovic ne hanno accumulati 11 in tre: cinque il danese dell’Atalanta e tre ciascuno il belga dell’Inter e il serbo della Juve. LEGGI TUTTO

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    Gilardino al Genoa: un po' Prandelli, molto Bagnoli

    TORINO – Gilardino? Si dice che abbia il pragmatismo di Prandelli, che fu suo allenatore. No, si ribatte, assomiglia a Bagnoli, perché fa le cose semplicii e il calcio è una cosa semplice. Soprattutto, il Gila non ha dogmi tattici, il modulo non è un totem che viene prima delle caratteristiche dei giocatori e può cambiare di partita in partita ma anche nel corso della gara. Insomma, il terzino fa il terzino e il mediano fa il mediano, come predicava oltre 30 anni fa, proprio al Genoa, Osvaldo Bagnoli, portando il Genoa ai massimi storici del Dopoguerra, 4° posto in A nel 1991, semifinale (sfortunata con l’Ajax) di Coppa Uefa l’anno dopo. Di sicuro, non è sbagliato scomodare paragoni illustri per Alberto Gilardino, 40 anni, il più promettente allenatore lanciato in Italia in questa stagione, non solo in B. Un’ascesa, la sua, nel segno dell’umiltà. Quando smise di giocare, il Gila andò a imparare il mestiere di allenatore in Serie D nel Rezzato. Eppure, come certi altri Campioni del Mondo 2006 che si sono dati alla panchina, avrebbe potuto far valere il suo nome importante e cercarsi qualcosa di più nobile per cominciare. Ma la gavetta, alla lunga, paga sempre. E dopo un apprendistato in C per Pro Vercelli e Siena, Gilardino è arrivato con la preparazione giusta all’occasione della vita, quel Genoa che in estate doveva dominare in lungo e in largo la B e che invece, col suo predecessore, il tedesco Alexander Blessin, era arrivato a un passo dal naufragio. Già, il Gila il 6 dicembre scorso aveva ereditato una situazione piuttosto complicata. Blessin aveva perso il controllo dello spogliatoio quando dopo il ko di Perugia (in cui il volpone Castori gli aveva impartito una memorabile lezione tattica) aveva dato dei “dilettanti” ai giocatori che il turno successivo addirittura cadevano a Marassi col Cittadella. C’era insomma, innanzitutto, da rimettere insieme i cocci della squadra. E il Gila l’ha fatto in tempi rapidissimi: a due giorni dall’insediamento piegava 2-0 il Sudtirol che scendeva a Marassi imbattuto da 12 giornate (e in seguito, la rivelazione altoatesina di Bisoli, ha perso solo un’altra partita, col Modena). Già lì il Gila faceva intuire che aveva i mezzi per risollevare la squadra, nonostante la società, inizialmente, gli avesse dato solo una fiducia ad interim e avesse temporeggiato troppo nella sostituzione di Blessin, con la situazione che nel frattempo s’era incancrenita. Insomma, le condizioni di partenza erano tutt’altro che semplici. Ma il Gila s’è buttato anima e cuore sul Grifone e lavorando h24 per il Genoa ha capovolto la prospettiva stagionale, portando la squadra ai livelli che si prevedevano in estate. Con lui, il Genoa fa in media 2.27 punti a partita, un passo formidabile che ora permette di mettere nel mirino anche il 1° posto del super Frosinone, negli ultimi turni il Genoa ha dimezzato lo svantaggio dai ciociari da 12 a 6 punti. Dopo il 3-0 di Brescia di prima della sosta, il Gila ha spiegato l’ottimo momento dicendo che ora, nella squadra, c’è un senso di appartenenza, fattore fondamentale per portare il pubblico dalla propria parte. E la tifoseria unica del Genoa sa come fare la differenza, specie se in panchina c’è un ex giocatore rossoblù come lui, già amato a suo tempo da bomber e ora ancora di più da allenatore. Anche perché il Gila sa come superare le sconfitte. Sotto la sua gestione, ne ha persa una sola, a Parma. Dopo quel ko, il Gila si presentò in sala stampa prendendosi tutte le responsabilità (altro che dare dei dilettanti ai giocatori) e iniziando un minuto dopo a lavorare per ripartire più forti di prima. Infatti dalla gara successiva a quel ko del Tardini, il Genoa ha un passo ancora più impetuoso, da allora viaggia alla media di 2.42 punti a partita. Nel frattempo, la proprietà della 777 Partners manda segnali d’amore verso il Gila per il futuro: quando la A sarà in tasca (gli scommettitori pagano quasi nulla, 1.05, in ritorno nella massima serie del Grifone), il rinnovo sarà automatico. E probabilmente andrà così, anche se il “calcio del buonsenso” predicato dal Gila piace molto (non solo in Italia) e continuando di questo passo a fine stagione potrebbero arrivare diverse proposte allettanti per lui. Ma ad oggi, la storia fra il Genoa e Gilardino sembra piuttosto quella di un grande amore che è soltanto all’inizio. LEGGI TUTTO