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    Inter, tentazione Kessie: per Inzaghi vale per tre

    MILANO – Franck Kessie è una tentazione che ritorna in casa nerazzurra anche perché l’ex mediano del Milan rappresenterebbe un’utilissima soluzione per Simone Inzaghi, senza trascurare i possibili risvolti di mercato. Il giocatore è un vecchio pallino del ds Piero Ausilio. Il centrocampista ivoriano era già stato cercato dall’Inter sia quando giocava nell’Atalanta che nel Milan. Adesso in Viale della Liberazione ripensano al centrocampista, approdato la scorsa estate a parametro zero al Barcellona dove però non ha convinto Xavi che lo ha schierato solo 5 volte da titolare per 485 minuti totali. Difficile, pensando all’esplosione di Pedri e Gavi, che Kessie possa trovare più spazio in futuro. Per questo già nelle scorse settimane sono circolati rumors sulla sua volontà di guardarsi attorno. Difficile che lo faccia già a gennaio – in fondo potrebbe vincere la Liga -, più semplice che aspetti fine stagione per capire quale ruolo avrà nel Barça che verrà.Sullo stesso argomentoDjidji a zero: occhio Torino, l’Inter ha un alleatoCalciomercato Torino

    Il contratto pesante

    L’Inter osserva. A gennaio la squadra nerazzurra potrebbe non avere urgenza di inserire un centrocampista: Inzaghi può contare sul trio Barella, Brozovic e Calhanoglu, con Mkhitaryan e Asllani primi cambi. Il sesto centrocampista, se non ci saranno novità, resterà Gagliardini fino a giugno, quando poi scadrà il suo contratto. Il centrocampista bergamasco, però, ha richieste e potrebbe cambiare idea nelle prossime settimane. Kessie per Gagliardini? Sarebbe un notevole upgrade per l’Inter e per Inzaghi che avrebbe così a disposizione un giocatore in grado di disimpegnarsi in tutte le posizioni: mezzala, a volte perno davanti alla difesa o addirittura trequartista d’assalto. Come detto, però, è difficile che l’ivoriano lasci subito Barcellona. Ieri il suo agente Atangana, per strategia ed evitare spiacevoli incomprensioni con la società blaugrana, sia al “El Mundo Deportivo” che a “Calciomercato.com”, ha smentito propositi di addio: «Franck è felice al Barcellona, non si muove e continuerà a lavorare per guadagnare un posto in squadra. Il suo ritorno in Italia è poco concretizzabile. Non è un giocatore che si arrende, ha avuto altre offerte in estate, ma ha scommesso forte su Barcellona». E su un contratto da 6.5 milioni di euro. L’ingaggio è proprio uno degli ostacoli alla trattativa: se da un lato al Barcellona farebbe addirittura comodo “scaricare” uno stipendio così pesante, dall’altro la stessa Inter difficilmente si accollerebbe in toto una cifra simile, concessa solamente ai titolarissimi come Brozovic e Martinez e che adesso offre come base a Skriniar (6 la proposta, bonus compresi). L’Inter potrebbe contribuire, come per Lukaku col Chelsea, a parte dell’ingaggio, proponendo inizialmente un prestito con diritto di riscatto. Di certo se l’operazione dovesse concretamente prendere vita, l’Inter si metterebbe in casa un’importantissima opzione tecnica in più e permetterebbe alla stessa società di poter eventualmente valutare offerte per uno dei big a centrocampo (Barella, Brozovic e Calhanoglu), visto che Marotta e Ausilio dovranno continuare a convivere con un saldo di mercato fra entrate e uscite da tenere in parità o addirittura in attivo.

    Sullo stesso argomentoInter, Mondiale amaro: i nerazzurri non brillano in QatarMondiali 2022Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Manovra salari: ecco cos’è e perché non piace ai pm

    TORINO – La Juventus dopo aver avviato la rivoluzione interna degli uomini – con le dimissioni collettive del consiglio d’amministrazione – non concede il bis con la rivoluzione ideologica. Resta la convinzione di aver operato in maniera corretta e in buona fede. Il comunicato del club di ieri pomeriggio, che potete leggere a pagina 2, ne è la testimonianza più chiara. Dunque da una parte cambio degli uomini, rispetto delle istituzioni con il recepimento delle correzioni richieste dalla Consob per poter prossimamente approvare il bilancio, ma convinzione piena di aver agito senza dolo, rispettando la legge. Le contestazioni principali arrivate da Consob e Procura di Torino riguardano le cosiddette plusvalenze e la manovra spalma stipendi. Bene, proprio perché è doveroso rispettare la giustizia possiamo concentraci sul secondo aspetto poiché, sul primo, la Procura Federale, indagando su undici club compresa la Juventus e 59 dirigenti, ha perso in due gradi di giudizio. E non parliamo dei tempi del codice Rocco, bensì del 15 aprile 2022 e del 17 maggio. Dunque veniamo al cuore del problema, la manovra stipendi. Di cosa si tratta? Dello slittamento del pagamento di alcune mensilità nella stagione successiva per mitigare la crisi finanziaria partorita dall’emergenza Covid con chiusura degli stadi e tutto il resto. Il problema è che lo slittamento del pagamento non avrebbe dovuto trovare corrispondenza nello slittamento dei costi. Detto male, se a un giocatore devo dare 10 euro e lo stesso accetta di prenderne 4 nel campionato successivo, il criterio civilistico prevede che io carichi comunque il costo di 10 euro nel bilancio che sto approvando e non in quello seguente. Come minimo si sarebbe dovuta registrare la particolarità a una voce: “fondo” o “accantonamento rischi”. Cosa che non è avvenuta. La Juventus, sulla questione, si difende dicendo che non vi era certezza dell’obbligatorietà di corresponsione della quota non ancora versata in quanto era subordinata alla ripresa o disputa dei campionati, in forse sempre per il Covid.La Procura, però, ha diramato un comunicato in cui spiega di aver sequestrato scritture private in cui vi era un impegno incondizionato da parte del club di pagare comunque la quota mancante. Ma in realtà qual è il peso specifico del tutto? Ovvero, data per acquisita l’irregolarità contabile – “si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio indipendentemente dalla data dell’incasso e del pagamento”, l’osservazione Consob -, in che misura c’è stata un’alterazione rispetto alla portata dei bilanci? Secondo la Consob, nel bilancio 2019/20 si sarebbero dovuti inserire 40.5 milioni di euro di emolumenti in più, nel 2020/21 18,8 milioni in più e nel 2021/22 51,4 milioni in meno, contabilizzando complessivamente circa 8 milioni in meno. Otto milioni che, rispetto ai tre fatturati – circa 1 miliardo e mezzo – rappresentano circa lo 0.5%. Questo dato non serve per capire se la Juventus ha sbagliato o meno, ma certo aiuta a comprendere la portata dell’eventuale misfatto. Chiedendo a un paio di commercialisti di primissima fascia il livello di gravità degli eventuali reati – il più pesante potrebbe essere una serie di irregolarità che sommate configurerebbero il falso in bilancio – abbiamo avuto come risposta “Niente di così impattante”. I reati gravi riguardano la distrazione di somme. Qui, invece, si sarebbe andati incontro a un mancato rispetto di conformità ai criteri civilistici nel redarre il bilancio. Solo per alcuni soggetti la contestazione potrebbe sfrangiare nel penale ma anche in questo caso con condanne difficilmente rilevanti. L’irregolarità sarebbe stata identica anche se la Juventus non fosse quotata in borsa. La differenza rilevante è che qui si potrebbe assistere a richieste danni da parte dei piccoli azionisti.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Centrocampo Torino: Sulemana si aggiunge a Touré

    TORINO – Il mercato del Torino alla voce centrocampisti dipende da una variabile dal notevole peso: se Sasa Lukic resterà, il regista delle trattative Davide Vagnati girerà una pellicola, diciamo un cortometraggio; se invece il serbo dovesse essere ceduto a gennaio, lo stesso dt si troverà al cospetto di tutt’altro lavoro, un film lungo e corposo, visto che l’eventuale sostituzione della mezzala adesso impegnata al Mondiale comporterebbe un impegno decisamente più gravoso. Allo stato dell’arte, il direttore tecnico granata si sta comunque guardando attorno “soltanto” nell’ottica di reperire un giovane che possa prendere il posto di Ilkhan o Adopo. Uno dei due dovrebbe infatti essere mandato in prestito, con il francese che prima, però, dovrebbe rinnovare il contratto in scadenza nel 2023.
    I nomi nuovi
    Vagnati, insomma, si prepara al cortometraggio, nel caso pronto a scrivere la sceneggiatura del film che si aprirebbe se Lukic dovesse partire. Dopo aver preso informazioni su Idrissa Touré, centrocampista di 24 anni di proprietà del Pisa, Vagnati apre gli orizzonti iniziando a sondare il terreno anche per un ragazzo di belle speranze sotto contratto con il Verona: al Toro piace Ibrahim Sulemana, il proverbiale uomo di sostanza che aumenterebbe il tasso fisico del reparto centrale granata. Non è altissimo – 180 centimetri – ma chi lo osserva da vicino dice che ha una qualità che è decisiva, per Juric: il “motorino”. Gioca cioè con quell’intensità che, per l’allenatore del Torino, è una tra le caratteristiche più importanti di un calciatore. Diciannove anni compiuti a maggio, il centrocampista ghanese ha l’età per essere già utilizzabile, e con Juric che ama lanciare i giovani potrebbe aumentare l’esperienza. Come, nell’anno trascorso in granata, fece Pobega. Il frangiflutti rientrato al Milan che nella squadra granata aveva un ruolo fondamentale. Sulemana non ha l’altezza del rossonero, però è prezioso nel lavoro di schermo davanti alla difesa. Ciò che in questa stagione è mancato, al Toro. Può invece crescere sul piano tecnico, spiega chi ne sta seguendo la promettente evoluzione. Il problema è che il talento del mediano del Verona è subito balzato agli occhi degli addetti ai lavori, il nome è circolato in fretta e tante sono le società che hanno iniziato le manovre di avvicinamento al gioiellino del club di Maurizio Setti. Difficile, in questo momento, fissare la cifra del cartellino di Sulemana: il giocatore fa ben sperare, ma fin qui ha anche disputato solo 6 gare, con il Verona (5 in campionato e una in Coppa Italia). Non si dovrebbero comunque superare i 3, 3 milioni e mezzo. Ne costerebbe invece 3 o meno Touré, il quale a differenza del ghanese ha un curriculum più corposo. Dopo gli inizi nel Lipsia è infatti passato allo Schalke, per poi giocare con le seconde squadre di Werder Brema e Juve. Quindi il passaggio nel Vitesse, e nell’estate del 2021 il trasferimento al Pisa. Dove, in questa stagione, sta confermando le buone impressioni emerse dopo la prima annata in nerazzurro.
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    Torino, il rinnovo di Juric fino al 2025 è la priorità di Vagnati

    Una settimana abbondante in Qatar, per seguire da vicino i granata nelle prime partite ai Mondiali (i serbi Milinkovic Savic, Lukic e Radonjic, il croato Vlasic, lo svizzero Rodriguez) e per visionare alcuni profili interessanti sia per il mercato di gennaio, sia per luglio. Quando, oltretutto, il Torino potrà di nuovo ingaggiare anche extracomunitari in arrivo dall’estero (tra un mese non sarà possibile: l’ultimo “buco” libero per questa stagione è stato occupato ad agosto dal giovane turco Ilkhan). Il blitz ai Mondiali di Davide Vagnati è stato utile al direttore tecnico anche per incontrare dirigenti di altre squadre, procuratori e intermediari di respiro internazionale. In ogni caso, ora il suo giro in Qatar è terminato. Vagnati è appena rientrato in Italia, per cui si aprono nuove priorità.

    Priorità Juric

    Certo, i rinnovi di contratto innanzi tutto dei giocatori in scadenza già a giugno, come Koffi Djidji, Ola Aina, Michel Adopo. Ma, prima di tutto e sopra a tutto, sull’agenda del dt compare un altro nome: Ivan Juric. Ecco il vero target dei prossimi giorni, delle prossime settimane. Con Urbano Cairo l’intesa è chiara. Lo si raccontava un paio di settimane fa abbondanti, subito dopo l’ultima partita di campionato dei granata a Roma. Erano i giorni che avrebbero poi portato alla luce l’ufficializzazione del prolungamento contrattuale di Vagnati, che era in scadenza al termine della stagione in corso: detto fatto, indiscrezioni confermate e rinnovo del dt sino al 2025. Appresso a questa scelta, comunque, era già emersa la volontà di Cairo, condivisa dal suo direttore tecnico, di proporre a Juric un prolungamento di almeno un anno, ovvero anche lui fino al ‘25 (l’attuale scadenza è infatti fissata per il ‘24). A Ivan, si scrisse all’epoca, Vagnati e Cairo avevano testimoniato le loro intenzioni ancor prima della trasferta nella capitale. Fu un’apprezzabile dichiarazione d’intenti. E vennero a galla anche quell’indicazione temporale e i paletti maggiori di natura economica: Cairo è disposto ad aumentare l’ingaggio di Juric sopra i 2 milioni netti più bonus (il tetto che regola il contratto attualmente in vigore) sino a una soglia oscillante intorno ai 2,3 milioni netti, con stipendio a salire nel tempo sino ai 2 milioni e mezzo, sempre senza considerare i bonus legati a eventuali qualificazioni a una Coppa europea, anno dopo anno. Le cifre in ballo, insomma, sono grossomodo queste.

    Non comprare ma convincere

    Ma non sarà tanto l’aspetto meramente economico a far pendere da una parte o dall’altra la bilancia: Juric non va… “comprato”, va convinto. Va rimotivato appieno, diciamo così. E sul lungo periodo, per forza di cose. Il tecnico nelle ultime settimane di campionato era anche stato abbastanza chiaro: lamentando delle lacune nella rosa, figlie del controverso mercato estivo con le sue luci (Vlasic, Schuurs, Radonjic, Miranchuk, Lazaro), ma anche le sue ombre (il centrocampista alla Pobega mai arrivato; il quarto trequartista non arpionato, e si sa bene quanto Juric avesse chiesto il ritorno di Praet; le difficoltà in attacco, con l’impalpabile Karamoh non in grado, per ruolo naturale e modeste caratteristiche, a surrogare in zona-gol Sanabria o Pellegri). Juric ha esposto ripetutamente le proprie ambizioni, a parole nelle conferenze come in privato con Cairo e Vagnati. La reale solidità del cosiddetto percorso di crescita durante il suo ciclo in granata è la vera posta in gioco al tavolo delle trattative per un rinnovo contrattuale. Cairo ha ben chiaro quanto sia importante ed efficace il lavoro di Juric, tra giocatori risorti e altri lanciati (o rilanciati): e uno venduto che meglio non si poteva, Bremer. Il tutto, ringiovanendo anche la rosa e abbassando sensibilmente il monte ingaggi.

    Cairo e Ivan

    E il fatto che in questa stagione il tecnico sia persino riuscito a migliorare il trend dell’anno scorso dopo lo stesso numero di incontri (3 punti in più dopo 15 giornate) rappresenta un ulteriore piedistallo su cui è appoggiata la volontà (necessità) del club granata di blindare il tecnico. Con la speranza di convincerlo se non già entro la partenza per il ritiro della squadra in Spagna, l’8 dicembre, al più tardi entro fine mese, in ogni caso prima del mercato di gennaio. Juric nelle scorse settimane aveva inviato segnali di disponibilità a discuterne. Sarà dirimente un suo nuovo incontro a Milano con Cairo, sull’onda del lavoro diplomatico di Vagnati che verrà ripreso da dt in questi giorni. La disponibilità a rinnovare il contratto da parte di Juric sarà anche una chiara cartina di tornasole: altrimenti comincerebbe già a suonare l’allarme in vista della prossima stagione, con il timore incombente che Ivan possa infine chiedere di essere lasciato libero con un anno di anticipo, come già ai tempi del Verona dopo la seconda stagione. Questo, più di ogni altro rischio, è ciò che può maggiormente turbare i sonni di Cairo, oggi come oggi LEGGI TUTTO

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    La lezione di Gravina a Tebas e la follia del giustizialismo anti-juventino

    Il fatto più triste è doversi rallegrare perché qualcuno, finalmente, si ricorda della presunzione di innocenza, un pilastro del diritto che l’informazione italiota ha ridotto a zeppa. Applaudire, cioè, Gabriele Gravina per la più ovvia e scontata delle prese di posizione che, tuttavia, diventa ossigeno nel tossico scenario ghigliottinaro, creatosi intorno alla Juventus. Due giorni fa, il rissoso e irascibile Javier Tebas, presidente della Liga, aveva esultato per le dimissioni di Andrea Agnelli e il CdA della Juventus, chiedendo immediate sanzioni dell’Uefa per irregolarità di bilancio. Irregolarità che non sono ancora state dimostrate. «Su questo caso siamo in stretto contatto con l’Uefa, ma anche qui vediamo alcune riflessioni e attacchi gratuiti da parte di chi dovrebbe guardare in casa sua. Aspettiamo cosa emerge dal processo e poi facciamo una riflessione sul sistema. Non colpevolizziamo e sanzioniamo i soggetti prima delle indagini», ha detto Gravina che sa bene due cose, ma signorilmente non le dice: nel 2016 sette club della Liga erano stati sanzionati dall’Unione Europea per un clamoroso caso di aiuti di stato e tuttora nel sistema spagnolo ci sono situazioni finanziarie ballerine.Sullo stesso argomentoLa Liga contro la Juventus: “Vogliamo sanzioni immediate”Juventus

    La lezione di Gravina

    In un calcio europeo che soffre di una crisi acuta sotto il profilo economico, se ognuno iniziasse effettivamente a guardare in casa propria avanzerebbe pochissimo tempo libero. Tant’è che Gravina, che si è dimostrato ancora una volta uomo delle istituzioni, invita a «riflettere sul sistema». Detto così è molto generico, ma comunque la si applichi è un’indicazione da non sottovalutare. Quanti club, in Italia, sottoposti alla medesima cavillosa radiografia imposta alla Juventus dalla Procura di Torino, ne uscirebbero indenni e quanti con le ossa rotte? Perché, per esempio, sulle plusvalenze – che tutti sanno essere una pratica universale del calcio italiano – solo la Procura di Torino ha approfondito (a Milano hanno aperto un fascicolo e archiviato, altrove non si sono presi la briga manco di aprirlo)?

    Sullo stesso argomentoJuventus, Gravina: Attenti al linciaggio di piazza. Stiamo calmiJuventus

    Quella frase decontestualizzata…

    Ieri circolava un frammento di intercettazione, ovvero la più odiosa delle indiscrezioni perché le intercettazioni non dovrebbero circolare, ma soprattutto perché una frase smozzicata e decontestualizzata è il peggior modo di spiegare le cose. Un dirigente juventino avrebbe detto qualcosa come: «Una cosa così si è vista solo a Calciopoli». Frase ottima per un titolo acchiappa-clic, irrilevante sotto il profilo penale. E così si alimenta l’ansia, l’indignazione, la sensazione che qualcosa di terrificante sia stato commesso, prima ancora che le richieste di rinvio a giudizio (uscite ieri) vengano accettate o meno. Quella frase, per la cronaca, è stata captata dagli inquirenti durante un pranzo in un ristorante. Ribadiamo: quale società potrebbe farsi registrare i pranzi fra i dirigenti e uscire indenne? Riflettiamo sul sistema, come suggerisce Gravina, tanto c’è tempo prima che i processi (quello sportivo e quello penale) inizio e, soprattutto, finiscano. Riflettiamo e alziamo il piede dal giustizialismo sfrenato, prima di andare a sbattere.

    Sullo stesso argomentoL’ultima di Tebas: “Dimissioni Agnelli grande notizia”JuventusIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Szczesny, il caos Juventus e le parole su Agnelli

    “Fortunato due volte sui rigori: è bello, sono dei momenti belli. Il Mondiale è il nostro massimo e vivere momenti come questo è bellissimo”. Così Wojciech Szczesny, ai microfoni di Rai Sport, dopo Polonia-Argentina. Il portiere ha parato un calcio di rigore a Messi (dopo il tiro dagli undici metri ribattuto contro l’Arabia Saudita) e, nonostante la sconfitta contro gli argentini, la nazionale polacca ha ottenuto la qualificazione agli ottavi: “Non solo fortuna anche lavoro, certo, ma per parare un rigore a Messi c’è bisogno anche di fortuna. Per passare il prossimo turno difendere così bassi non basterà, ma noi ci proveremo” ha spiegato Szczesny.

    Szczesny sul caos alla Juventus

    Poi, sulla Juventus, ha dichiarato: “Juve? Dispiace tantissimo perché il presidente Agnelli è un grandissimo uomo, ma la vita calcistica va avanti e noi daremo tutto nonostante il caos successo negli ultimi giorni”. LEGGI TUTTO

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    Inter: futuro Dumfries, c’è il Tottenham ma non è solo

    MILANO – Il suo Mondiale non è ancora decollato, però Denzel Dumfries continua ad avere numerosi estimatori in Premier. Al Chelsea si è infatti aggiunto il Tottenham dove Emerson Royal e Matt Doherty stanno deludendo Antonio Conte per il loro modesto rendimento. A prescindere dal futuro dell’allenatore, gli Spurs difficilmente manderanno all’aria l’identità tattica trovata nel corso dell’anno e mezzo con l’ex commissario tecnico azzurro in panchina e questo rende comunque interessante il profilo di Dumfries.
    In cerca di un Lazzari
    E proprio Dumfries tra i titolari dell’Inter è quello considerato più cedibile anche perché nell’anno e mezzo passato a Milano ha fatto vedere molti pregi (legati al suo strapotere fisico), ma non è mai migliorato nella correzione dei difetti: poca precisione nei cross, tendenza a fare sempre gli stessi movimenti e a risultare quindi prevedibile per gli avversari. Di tutt’altra pasta è Manuel Lazzari, il grande sogno di Simone Inzaghi che, a giudicare dal fresco rinnovo con la Lazio fino al 2027, è destinato a rimanere tale. L’Inter – qualora dovessero aprirsi spiragli per la cessione di Dumfries (30 milioni la base d’asta) – utilizzerà Lazzari come “prototipo” per scandagliare il mercato.
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