“La Juve ruba…”: Serie A, la classifica rigori a favore dal 2006 a oggi
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Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, Cuba, 1923- Siena, 1985) fu scrittore visionario, combinatorio, popolare e aristocratico. Con la città di Torino ebbe un legame formidabile, è qui nel 1945 che si iscrive alla facoltà di Lettere, laureandosi sullo scrittore anglo-polacco Joseph Conrad. A Torino, si avvicina alla casa editrice Einaudi, che gli offre possibilità di intensi scambi intellettuali con Pavese e Vittorini. Nel 1951 è redattore, diventandone direttore nel 1955 e fino al 1983 lavorerà per la casa editrice torinese come consulente. Quel palazzo di corso Re Umberto, con entrata da via Biancamano, fu un po’ la sua casa. Amava molto Torino e aveva in simpatia la squadra granata. «Torino è una città che invita al rigore, alla linearità. Allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre la via alla follia». Pavese, l’amico scrittore che in certo senso è suo scopritore, definisce Calvino “scoiattolo della penna”, per il piacere di scrivere di varia umanità, ma lo sport è elemento luminoso in cui l’animo di Calvino giornalista si fa straripante. Lo scrittore sarà inviato dell’Unità a tre edizioni delle Olimpiadi, nel 1952, nel 1956 e nel 1960 a Roma. Egli sa che le Olimpiadi assumono alto valore simbolico e non rinuncia all’esercizio di fantasia; ciascuno dei suoi articoli risulta una tessitura di parole per dire altro, assegnando alla sfida sportiva dignità della disputa “come cavalieri ad una giostra”.
Calvino ebbe dilezione verso le discipline sportive in genere e rivolse attenzione costante al gioco del calcio, che definiva “alchimia bizzarra tra sfera, campo di gioco, terra e cielo, coi ventidue in pantaloncini a “dannarsi l’anima” e tirare pedate ad un pallone”. Le sue cronache sportive non sono cronache, ma brevi racconti di forte suggestione. Helsinki, città dei giochi del 1952, finisce per essere “altrove”, perché le città in Calvino si fanno “invisibili”, spazzate via da un vento miracoloso. Egli scrive: “(…) città che sa di pesce e di prato, cresciuta com’è in mezzo ai boschi e all’acqua”. Vi è poi l’assunzione di forte senso critico e di un disancorarsi dal concetto di imparzialità. Lo scrittore ligure, torinese di adozione, autore della trilogia de“I nostri antenati”, di “Marcovaldo” e de “Le città invisibili”, dell’intricatissimo “Il castello dai destini incrociati” e del magnifico “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, supera se stesso in una pagina giovanile, che qui vogliamo ricordare. Guardava le partite della nostra Nazionale come i fanciulli, rapito da naturale empatia, a digiuno di nozioni tattiche. Ecco allora un “pezzo” che è magia, dal titolo “Una partita che non ho visto”, paradosso straordinario e ineccepibile.
Il futuro romanziere, redattore de L’Unità, edizione piemontese, è incaricato di seguire l’incontro di calcio Italia-Inghilterra, del maggio del ’48, e non varca i cancelli dello stadio Comunale di Torino. Attratto da quanto succede intorno allo stadio, è incantato dalle voci, dai cori, dai canti sgraziati e immondi dei tifosi, dai colori delle bancarelle come per un mercatino di sagra. Scrive: “Io la partita l’ho vista di fuori. Certo, anch’io avrei potuto comprare un biglietto all’ultimo momento, quando gli sfortunati bagarini facevano di tutto per dar via all’ultimo momento le loro rimanenze, ma ho preferito gustarmi l’atmosfera e assaporare questa domenica di festa tanto diversa dalle altre”. Domenica particolare per Torino, coscienziosa e operosissima, travolta da insolita allegria, con gli appassionati paragonati a “signori ben vestiti che escono dalla messa della domenica dalla chiesa di San Carlo”, tifosi provenienti da ogni regione d’Italia già dal sabato, coi loro modi e i loro dialetti, ai tavolini dei bar fino a notte, quando gli strilloni annunciavano i titoli dei quotidiani. Il giovane Calvino scrisse che Torino si era fatta metropoli, fuori dalla sua atmosfera settecentesca, oltre compostezza e grigio dei grandi viali e dei selciati. “Su tutte le vie correva la voce di Carosio, anche quelli che facevano gli indifferenti finivano per fermarsi ai crocchi ad ogni bar. “È in rete! È entrata! Ha segnato!”. (…) Macché quell’arbitro, lo maledicemmo anche noi di fuori stringendo i pugni. Certo la sera fu triste…” La partita finì 4-0 a favore degli inglesi, Nicolò Carosio come a volte gli capitava, da magnifico cantore di sport, preso dalla foga aveva riscritto l’epica dell’incontro. A spiegare la nostra sconfitta nasce osservazione sorniona: “Alla sera i nostri si fanno notare nelle sale da ballo e nei tabarin per le sgargianti giacche sportive, per i calzettoni multicolori e per le giacche eleganti”. Chissà cosa scriverebbe oggi Calvino sul calcio “globalizzato”, ma quante volte a ciascuno di noi è venuta voglia dinnanzi a spettacoli poco edificanti, di una fuga o una sparizione o magari semplicemente voler andar via per riparare altrove, “riparare” la vita e i destini. Ecco, questo insegna Calvino, raccontando anche di sport, cioè che tutto quanto è attorno consegna l’emozione più autentica della scrittura come della vita, suggerendo con grazia quanto questo incida e decida la realtà.
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La Juve ruba. È un mantra, un pilastro della filosofia tifoidea italiana, tecnicamente un postulato perché mai scientificamente dimostrato, ma creduto dalla maggioranza delle persone. La Juve ruba perché: gli Agnelli pagano gli arbitri, rappresenta il potere, può controllare le carriere degli arbitri, controlla la Federazione, controlla la Lega e perché… lo dicono tutti. La Juve ruba e basta, mica c’è bisogno di spiegarlo bene, basta accennare un po’ a casaccio a fatti del passato, ammiccando all’ovvietà della cosa.
L’inchiesta Calciopoli
Tipo: «Vabbè, Calciopoli ha dimostrato tutto, no?». Eppure la più grande e sconquassante inchiesta mai svolta sul calcio italiano, nota – appunto – come Calciopoli, ha finito sì per condannare due dirigenti della Juventus, ma ha anche certificato che, nonostante 171.000 intercettazioni: 1. Il campionato indagato non era «alterato» e, per usare le parole esatte della sentenza: «Il dibattimento in verità non ha dato la prova del procurato effetto del risultato finale del campionato 2004/2005». 2. Tutti gli arbitri sono stati assolti, tranne uno, De Santis, condannato per una partita che non c’entrava nulla con la Juventus (Lecce-Parma). 3. i comportamenti dei dirigenti della Juventus erano del tutto analoghi a quelli delle altre squadre (cfr. Relazione Palazzi). Il postulato, quindi, non è riuscito a diventare teorema neanche con 171.000 intercettazioni e un’indagine a senso unico (sempre dalla sentenza: «La difesa è stata in fatto molto ostacolata nel suo compito dalla mole delle telefonate, 171 mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura, emerso dal dibattimento»).
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Prosegue e si allarga, il casting della Juventus per l’alternativa ed erede di Juan Cuadrado. Anche perché non è detto che l’alternativa, da aggiungere alla rosa in questa stagione (in cui c’è comunque anche De Sciglio, al rientro dopo la sosta), e l’erede, da trovare per la prossima (quando quasi certamente il colombiano lascerà Torino alla scadenza del contratto), siano lo stesso giocatore. Anzi, è tutt’altro che improbabile che un esterno di fascia destra, capace di giocare anche terzino, arrivi a gennaio e un altro in estate. Come vi abbiamo raccontato martedì, in questo momento il principale indiziato per rafforzare la corsia destra bianconera a gennaio è Rick Karsdorp, visto che la rottura con la Roma provocata da Mourinho potrebbe portare i giallorossi ad accettare il prestito con diritto di riscatto a cui sta pensando la Juventus. Che però non pensa certo solo a Karsdorp. Ci sono anche le ipotesi Malo Gusto, diciannovenne del Lione, Odriozola, che il Real Madrid potrebbe cedere in prestito, Holm (Spezia), e Cambiaso, se il Bologna lo lasciasse rientrare a Torino in anticipo sulla scadenza del prestito (l’ex genoano dà il meglio a sinistra, ma se la cava anche a destra).Guarda la galleryJuventus, Soulé in prestito? Le cinque squadre di A interessate
La lista si allarga: Maehle e Singo
La lista, però, come detto si allarga: con i nomi di Wilfried Singo del Torino e Joakim Maehle dell’Atalanta. Nomi che al momento riguardano soprattutto la prossima estate, ma non è da escludere a priori che gli sviluppi del mercato possano portare a ragionarne a gennaio. Ventuno anni (ne compirà 22 il giorno di Natale), l’ivoriano del Toro convince per la giovane età e dunque per gli ampi margini di miglioramento, oltre che, ovviamente, per caratteristiche e qualità (che hanno attirato su di lui anche gli occhi di Inter, Milan e Napoli). La società granata ha esercitato l’opzione per prolungare il suo contratto dal 2023 al 2024, ma essendo la prossima l’ultima estate in cui potrà monetizzarne la cessione dovrà comunque essere disposta a trattare sulla cifra di circa 10 milioni a cui pensa di chiudere l’operazione una volta finita la stagione. E per trattare di meno, o farlo a proprio vantaggio, potrebbe anche essere disposta a discutere dell’operazione a gennaio. Nella rosa dei rinforzi di fascia destra sta emergendo anche il nome di Joakim Maehle, venticinquenne dell’Atalanta impegnato con la Danimarca ai Mondiali. Tra l’altro con il club nerazzurro la Juventus ha diversi discorsi aperti: dal portiere Carnesecchi (in prestito alla Cremonese) ai difensori centrali Scalvini e Okoli.
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Infinito Giroud. Chi pensava che il 36enne attaccante di Chambery, la vecchia capitale del Ducato di Savoia nel 1400, avesse già dato il meglio di sé nella scorsa stagione contribuendo al 19° scudetto del Milan con i gol decisivi contro Inter, Napoli, Lazio e Sassuolo, si è dovuto ricredere. Chi pensava che i 14 gol della stagione ’21-22 fossero il bellissimo canto del cigno di un attaccante ormai arrivato all’ultimo passo di una lunga e preziosa carriera, si sbagliava di grosso. Giroud, pronto a sfruttare l’occasione datagli dall’infortunio di Benzema, ha risposto presente nella notte del debutto mondiale della Francia. Una doppietta storica, quella realizzata all’Australia, servita per rinverdire ancora di più nella mente di Giroud una pazza idea: allungare ulteriormente la carriera in nazionale e puntare all’Europeo in Germania nel 2024, il trofeo mancante nella sua ricchissima bacheca dove risplendono già, oltre ai titoli nazionali, il Mondiale nel 2018, la Champions e l’Europa League vinte col Chelsea nel ’18-19 e ’20- 21. Giroud sogna in grande, il fisico lo sorregge, la testa è quella di un ragazzino, il rendimento quello di un trentenne in piena forma. Vuole continuare a giocare e vuole continuare a farlo da protagonista nel Milan. Il contratto scade a giugno 2023, ma non sarà un problema rinnovarlo. A fine Mondiale le parti si troveranno, c’è già un’intesa verbale per prolungare fino al 2024 con le stesse cifre attuali (3.5 milioni più bonus). Ma guai a pensare che Giroud si accontenterà di un ruolo alla Ibra: firmerà per continuare a essere il riferimento offensivo del Diavolo. Il Milan cercherà una punta la prossima estate, ma con questo Giroud potrebbe bastare un giovane da far crescere alle sue spalle. Lo stimolo Europeo – pesa il ricordo della finale persa in casa nel 2016 contro un Portogallo orfano dell’infortunato Cristiano Ronaldo -, oltre a quelli che avrà in rossonero, basteranno per dargli un’ulteriore carica.Guarda la galleryPagelle Francia-Australia: Theo ispira, Rabiot brilla e Giroud da record
L’uomo dei record
Giroud martedì con i due gol all’Australia ha raggiunto a quota 51 reti con la maglia della Francia il recordman della storia transalpina, Henry. E adesso il primato in solitaria è dietro l’angolo. Dopo il Mondiale 2018 vinto da “9” titolare, ma senza segnare neanche un gol, ecco ora la doppietta da record, visto che solamente il camerunese Roger Milla nel 1990 realizzò due gol in una partita del Mondiale con un’età più avanzata del francese: 38 anni e 34 giorni contro i 36 anni e 53 giorni di Giroud, diventato ovviamente il marcatore più anziano di sempre della Francia ai Mondiali (superato Zidane che nella finale del 2006 contro l’Italia fece gol a 34 anni e 16 giorni). Con i due gol alla prima in Qatar, Giroud ha già raggiunto quota 12 in stagione: 9 quelli in rossonero fra campionato (5) e Champions (4); 3 quelli con la Francia. E siamo solo al 24 novembre…
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TORINO – “Ogni partita porta diverse emozione. Questa è un po’ più speciale. Giocare contro una squadra di cui hai fatto parte e dove hai passato quattro anni… posso dire solo grazie. È un evento della mia carriera e sarà una notte speciale”. Joe Montemurro, tecnico della Juventus Women, è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida – da ex – contro l’Arsenal, valida per la seconda giornata della fase a gironi della Champions League femminile. Tra le fila dei Gunners, non sarà presente Lina Hurtig, fino alla scorsa estate in forza al club bianconero. L’allenatore italo-australiano, invece, perde Sara Gunnarsdottir: “Purtroppo è stata una sorpresa, perchè stava bene, ma ieri dopo il riscaldamento ha sentito qualcosa e abbiamo deciso di non rischiare. I rientri di Gama e Salvai ci danno positività”.
Montemurro sul successo della Juventus Women a Parma
“Non avevo paura contro il Parma, perchè noi andiamo per la nostra strada, cercando di giocare il nostro tipo di calcio. Succede a volte di vincere alla fine anche alle grandi squadre. Per me era più importante dominare la partita. Spero che le emozioni di Parma ci facciano andare avanti. Le ragazze hanno creato tanto in tante partite e a Parma c’è stato un piccolo sfogo. Domani è un altro livello di partita e le ragazze non vedono loro che arrivi questa partita”.
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SALERNITANA – Pasquale Mazzocchi si opererà. Dopo l’nfortunio riportato in Nazionale (trauma contusivo-distorsivo del ginocchio destro con interessamento del legamento collaterale mediale), i nuovi accertamenti hanno portato alla decisione dell’intervento. Questo l’annuncio del club granata: “L’U.S. Salernitana 1919 comunica che Pasquale Mazzocchi in seguito ad ulteriori approfondimenti diagnostici e visita specialistica ortopedica, si sottoporrà nella giornata di domani ad intervento di ricostruzione del legamento collaterale mediale del ginocchio destro. Seguiranno ulteriori aggiornamenti nella giornata di domani al termine dell’intervento”. LEGGI TUTTO
ROMA – Ora è ufficiale: Ola Solbakken è un nuovo giocatore della Roma. “Il club è lieto di annunciare di aver raggiunto un accordo a decorrere dal 2 gennaio 2023” si legge nella nota della società. Solbakken, infatti, arriverà in giallorosso dopo la conclusione del proprio contratto con il Bodo/Glimt (31/12) e dopo aver firmato un contratto che lo legherà alla Roma fino al 30 giugno 2027. “Ho spinto tanto per realizzare il mio desiderio: volevo davvero diventare un giocatore della Roma e finalmente ora è realtà”, ha dichiarato Solbakken nella sua prima intervista in giallorosso. “La Roma mi ha colpito da subito, credo molto nel progetto e nei piani del Club e desideravo farne parte” ha concluso. “La sua età, i suoi margini di crescita e le sue caratteristiche si sposano con il nostro progetto – ha invece detto il gm Tiago Pinto – Ola abbina qualità tecniche importanti a doti fisiche e atletiche che lo rendono un calciatore moderno. Diversi club si erano mossi sulle sue tracce, lui ha scelto la Roma: di questo non possiamo che essere estremamente soddisfatti”. LEGGI TUTTO
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