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    Juventus, Brambilla: “Iling così forte ha sorpreso anche me”

    VINOVO – La città di Torino l’aveva già vissuta da calciatore, tanto tempo fa, sulla sponda granata del Po. La Juventus, invece, l’ha incontrata per la prima volta quest’estate, dopo aver vinto tutto da tecnico del vivaio dell’Atalanta. Massimo Brambilla, sulla panchina della Next Gen, si è ora caricato sulle spalle il delicato compito di far sbocciare i nuovi talenti bianconeri. I risultati gli stanno strizzando l’occhio, le promozioni tra i grandi – da Iling in poi – anche. «E infatti il primo bilancio di è largamente positivo: mi sono subito trovato a mio agio con il direttore Manna, con lo staff e con i ragazzi», la premessa dell’ex centrocampista, campione d’Europa con l’Italia Under 21 nel 1996.   Sullo stesso argomentoJuve Next Gen allo Stadium: verso il grande eventoJuventus

    Massimo Brambilla, quanto ha impiegato in estate a dire di sì alla Juventus? 

    «L’intenzione di intraprendere una nuova esperienza l’avevo maturata già da un po’, l’Atalanta ne era al corrente. Avevo ricevuto diverse proposte da prime squadre, ma quando hanno chiamato i bianconeri non ci ho pensato un solo attimo».

    Si parla tanto dell’importanza della Next Gen nel percorso di crescita dei giovani: vale lo stesso anche per la figura del tecnico?

    «Dopo cinque anni in Primavera, questa panchina rappresenta una tappa ideale: un campionato giovanile non è paragonabile alla Serie C, passaggio strategico per iniziare a comprendere le dinamiche degli adulti. Vale per i ragazzi, ma anche per me». 

     Ora che sta vivendo la realtà dall’interno: la seconda squadra rappresenta davvero uno step fondamentale? 

     «In Primavera ci sono tanti giovani bravi, che però devono ancora crescere tanto. Quello che avviene in Next Gen, dove impari a confrontarti con veterani che ogni domenica si giocano la vita. Ci si deve adattare, ovviamente, ma qui ci sono il tempo e il modo per farlo». 

    Guarda la galleryJuventus, Iling e gli altri: i 25 esordi bianconeri in Prima SquadraIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Inter-Lukaku, sale l'ansia: Wilmots e quelle verità non dette

    MILANO – «Lukaku a casa come Benzema? È diverso. Tanto per cominciare, la Francia ha ancora Mbappé, Griezmann, Giroud, Dembélé e Coman. Noi non abbiamo quel lusso. Come Lukaku non ne abbiamo due, quindi dobbiamo correre il rischio. Lui però è in buone mani, ovvero quella di Lieven Maesschalck. Inoltre il Ct della Nazionale ha stilato un protocollo con il giocatore e lo staff medico e, se tutto andrà bene, Lukaku sarà pronto già dalla terza partita. Certo, qualcosa può sempre andare storto». Marc Wilmots, dal 2009 al 2016 nello staff della Nazionale belga, prima da vice, poi come commissario tecnico, ha spiegato quello che nessuno alle latitudini di Doha ammetterebbe neanche sotto tortura: il Belgio non poteva fare a meno di Lukaku nel Mondiale che molti considerano il “canto del cigno” di una generazione splendida che però non ha raccolto niente. I Diavoli Rossi stasera faranno il loro esordio con il Canada ma l’orizzonte temporale per il centravanti è già spostato più in là, come pure spiegato ieri da Roberto Martinez: «Siamo molto contenti dei suoi progressi ma non sono in grado di dire se sarà disponibile per la 2ª o 3ª partita del girone: o meglio, se seguissi il consiglio dei medici, direi per la terza (con la Croazia il 1° dicembre, ndr); se invece seguissi le sensazioni del giocatore, probabilmente c’è una possibilità per averlo nella seconda (quindi con il Marocco, domenica ndr)». Nella speranza che nulla vada storto, Big Rom rimetterà piede in campo a poco più di un mese dalla gara con il Napoli, in calendario il 4 gennaio. Però, da qui al big match attraverso cui l’Inter vuole riaprire il campionato, manca un’era geologica se si parla di calcio. Perché innanzitutto bisognerà capire quanta strada farà il Belgio in Qatar, inoltre occorrerà capire come crescerà il minutaggio del centravanti in gare dove l’agonismo sarà ai massimi livelli.Sullo stesso argomentoBelgio, il ct Martinez: “Canada? Non è qui per caso. Lukaku ancora ko”Belgio

    Ferie ridotte al minimo per Lukaku

    Facile pensare che, anche nella migliore delle ipotesi (ovvero che Lukaku torni all’Inter senza aver accusato nuovi problemi muscolari), Simone Inzaghi e il suo staff dovranno ripartire da zero nella preparazione atletica funzionale alla seconda parte di stagione. Essendo il belga un grandissimo professionista, potrebbe anche decidere di tagliarsi le ferie (l’ha fatto in estate quando addirittura ha cominciato la preparazione insieme ad Onana in Sardegna prima di tornare ad Appiano) però agli atti restano gli strascichi del primo infortunio muscolare importante avuto in carriera (complicato da una ricaduta, sempre al bicipite femorale sinistro) e una prima parte di stagione in cui il belga ha giocato pochissimo (5 partite, ma appena 22 minuti in campo – con Plzen e Sampdoria – dopo il primo infortunio che risale al 28 agosto). Tutte incognite che vanno considerate in vista della gara col Napoli quando non ci sarà da stupirsi se Inzaghi ripartirà con Dzeko e Lautaro. In tal senso, la clessidra per Big Rom potrebbe essere spostata fino al derby di Supercoppa del 18 a Riad. Vincerlo, magari grazie a un Lukaku finalmente al 100%, potrebbe dare un senso diverso alla seconda parte di stagione.

    Guarda la galleryGli ‘italiani’ del Mondiale più preziosi: Vlahovic al top, Lukaku crollaIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Juventus, Ihattaren arrestato a Utrecht!

    UTRECHT (Paesi Bassi) – Nuovi guai per Mohamed Ihattaren, talentuoso fantasista di proprietà della Juventus, in prestito all’Ajax fino al prossimo 3 gennaio. L’olandese con cittadinanza marocchina ha iniziato a far parlare di sé quando, appena prelevato dai bianconeri nell’estate del 2021, si trasferì a titolo temporaneo alla Sampdoria senza pressoché mai mettere piede sul campo d’allenamento. Poi, i problemi con la giustizia e con la malavita, con la lussuosa auto data misteriosamente alle fiamme. In questa vicenda dai contorni particolarmente tristi, però, si aggiunge un nuovo capitolo che aggrava la situazione del calciatore, che a dispetto delle problematiche vissute ha soltanto 20 anni: dai Paesi Bassi, infatti, rimbalza la notizia del suo arresto a Utrecht.
    Ihattaren nei guai: vittima di minacce per una relazione
    Ihattaren arrestato: la ricostruzione
    Secondo la ricostruzione del Telegraaf, Mohamed Ihattaren sarebbe stato prelevato dalle forze dell’ordine – alcuni in divisa ed altri in borghese – mentre si trovava all’interno di un’abitazione ad Utrecht ed immediatamente trasferito in una stazione di polizia. Dalle prime indiscrezioni, il calciatore di proprietà della Juventus si sarebbe macchiato di alcune minacce, che avrebbero costretto la vittima a sporgere denuncia. 
    Juventus, a gennaio torna indietro Ihattaren!
    Guarda la galleryJuve, ‘tesoretto’ dai riscatti: i più importanti bianconeri in prestitoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Torino: Pellegri vuole bruciare i tempi

    TORINO – Cinque giocatori del Toro sono al Mondiale (il croato Vlasic, i serbi Milinkovic-Savic, Lukic e Radonjic e lo svizzero Rodriguez), tutti gli altri stanno godendosi i giorni di vacanza concessi da Juric (anche se da ieri tutti hanno iniziato un lavoro atletico personalizzato da svolgere in smart working). Tutti tranne Pietro Pellegri. L’attaccante, che ha riportato un trauma contusivo-distorsivo alla caviglia a Bologna – dopo appena due secondi di gioco -, era stato costretto a saltare la successiva partita con la Sampdoria e, pochi giorni più tardi, si era accomodato in panchina contro la Roma all’Olimpico ma non era stato utilizzato dal tecnico. Infortunio, tra l’altro, capitato in un momento ottimo, perché Pellegri era andato a segno contro il Cittadella in Coppa Italia e a Udine in campionato (con un tiro di potenza e precisione degno di Pulici) ed era poi stato protagonista di una convincente prestazione nella vittoria con il Milan. Adesso ha fretta di accelerare, per farsi trovare pronto quando la squadra andrà in ritiro a Murcia e soprattutto quando ci sarà la ripresa del campionato.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Frattesi: “Scamacca centravanti italiano più forte. Da Vlahovic deve imparare una cosa”

    TORINO – A brillare nel centrocampo del Sassuolo è sempre lui, Davide Frattesi. Miglior partenza stagionale per il centrocampista romano classe ’99 non poteva esserci: 4 gol in 15 partite (tutte da titolare), già eguagliato il bottino di reti della scorsa stagione in campionato. Frattesi ha toccato diversi temi durante la sua intervista con Cronache di spogliatoio, a partire dal suo rapporto con l’amico ed ex compagno in neroverde, Gianluca Scamacca: “Con lui mi sono divertito tanto, in particolare durante il lockdown per il Covid. Eravamo a pezzi, io peggio di lui. Ci alternavamo come medici. Siamo stati chiusi in casa per 10 giorni e abbiamo giocato per 18 ore alla PlayStation. Lui prova sempre a negare l’evidenza, ma sono troppo più forte. Gli facevo le foto con il filtro del pianto su Instagram. Abbiamo fatto 3 club insieme e dall’u-17 alla Nazionale maggiore. Sono stato 800 giorni insieme a lui in stanza, tra ritiri e partite. Per non contare l’extracalcio, insomma un fratello aggiunto”. “Gianluca sta mettendo la corazza nonostante abbia impatto, dato che è enorme e tatuato – continua Frattesi -. Prima era un pezzo di pane. Spero di giocarci ancora insieme, non so dove. Per me è l’attaccante italiano più forte, lo ha dimostrato nella scorsa stagione. Immobile segna tantissimo ma secondo me come qualità pura, sa fare tutto. Se avesse la cattiveria di Vlahovic quando va sul pallone, allora per i difensori si mette male. In alcune giornare era immarcabile. Deve migliorare con il sinistro, zappava per terra. Nonostante il gran fisico è forte tecnicamente”. 
    Frattesi: “Pinamonti è diverso da Scamacca ma entrambi difendono bene la palla” 
    Frattesi ha evidenziato le differenze nello stile di gioco tra Pinamonti e Scamacca: “Pinamonti fa più sponda di spalle, Scamacca esce più dall’azione per attaccare meglio la porta. Pinamonti è bravo a tenere la posizione, Scamacca ti manda più in verticale. Sono due giocatori diversi ma entrambi hanno la capacità di difendere bene la palla. Ad Andrea non arrivano palloni puliti, forse per questo è più difficile per lui.Fa un lavoro che non farebbero altri attaccanti. Ma ciò che sta facendo lo ripagherà in futuro. Chi semina, raccoglie”. 
    Frattesi: “De Rossi? Se si arrabbia…è davvero tosta. Da mister lo vedo bene”
    Si passa all’esperienza in azzurro con la Nazionale. Queste le parole di Frattesi: “La mia convocazione è stata il coronamento di un sogno, qualcosa che inseguivo da tanto tempo. Emozionante trovare De Rossi nello staff. Daniele da compagno a mister, come con Magnanelli. Mi interessava la persona, non il giocatore. Non rompere le scatole a un giovane se sbaglia una palla, come accade a tanti di 30-32 anni. Lui era un vero e proprio leader. Lo ascoltava Strootman come lo ascoltavo io. Da mister lo vedo bene perchè già ai tempi aveva idee, sapeva dove girarsi e cosa fare. Quando ci giocavo contro in allenamento non gli ho mai rubato una palla. Daniele è tranquillo ma se si incazza è tosta per davvero”. 

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    Renard a lezione da Allegri: quando il ct dell'Arabia Saudita studiava la Juve

    L’esordio mondiale dell’Arabia Saudita ha dell’incredibile: la squadra di coach Hervé Renard è riuscita nell’impresa di battere una delle favorite per la vittoria finale, l’Argentina di Messi. La squadra di Scaloni non ha saputo approfittare del vantaggio conquistato nel primo tempo e si è fatta clamorosamente rimontare dall’Arabia Saudita. Un risultato che ha scatenato anche moltissime ironie sul web.

    Renard e l’incontro con Allegri nel 2017

    Hervé Renard, l’eroe dell’Arabia Saudita, ha nel suo passato da allenatore un incontro speciale con il mondo Juve. Nel 2017 infatti, quando era ancora tecnico del Marocco, era stato ospite a Vinovo e aveva scambiato quattro chiacchiere con Benatia e Allegri. Una visita che i tifosi bianconeri non hanno dimenticato e dopo l’impresa mondiale, hanno scherzato sui social: “Ah ecco da chi ha imparato l’allenatore dell’Arabia Saudita” – ha scritto un tifoso postando la foto di Allegri e Renard. LEGGI TUTTO

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    Praet al Torino? Il Leicester deve decidere il prezzo

    TORINO – Dennis Praet ha perso i Mondiali, per colpa del Leicester. Di Brendan Rodgers, in particolare. L’allenatore della squadra inglese non ha mai considerato l’ex granata come un vero rinforzo, una volta che Dennis era rientrato Oltremanica per fine prestito al Toro. E durante questi primi mesi di campionato lo ha utilizzato a dir poco col contagocce. Sette presenze in campionato (ma, di queste, solo 2 da titolare), per un totale di 263 minuti. Più un altro paio di gettoni in Efl Cup, condite da un assist-gol firmato da Praet. Le qualità del belga si conoscono bene. Ma Rodgers non le ha mai abbastanza riconosciute, e così ha confinato Praet in panchina, quasi costantemente. In questa maniera il ragazzo, ormai 28enne, ha finito per perdere anche i Mondiali, la convocazione in quella Nazionale belga di cui invece era stato un punto di riferimento per un paio di anni, fino allo scorso giugno.Sullo stesso argomentoTorino, grana Lukic, Adopo e Ilkhan: tutti già in bilico per gennaioTorino

    Praet-Torino, la situazione

    Le richieste esagerate del Leicester a fine agosto avevano nei fatti gambizzato le speranze di Juric, che ne aveva chiesto il ritorno. E Praet sarebbe stato felice di rientrare a Torino, dove aveva sempre giocato con continuità, a parte quando aveva dovuto alzare temporaneamente bandiera bianca per alcuni problemi fisici. A gennaio il Torino sarebbe anche disposto a riportarlo a casa. Non siamo più ai tempi di un diritto di riscatto da 15 milioni. La situazione di Praet, ai margini nel Leicester, e il contratto in scadenza già nel 2024 senza nessuna possibilità di rinnovo possono far crollare il prezzo. Ma di quanto? Sotto i 5 milioni? E’ quanto si augura Juric, in attesa di novità da Dennis. 
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    Torino, Rodriguez pronto per un Mondiale a tinte granata

    TORINO – Era stato marchiato a fuoco troppo frettolosamente. Perché la prima stagione di Ricardo Rodriguez con la maglia del Toro non ha certo fatto brillare gli occhi a società e tifosi, anzi. Nella gestione Giampaolo, che lo aveva voluto fortemente in granata, è stato uno dei primi ad affondare: emblema supremo di un progetto naufragato molto in fretta. Nemmeno l’approdo di Davide Nicola, che a fine campionato ha comunque condotto il Toro alla permanenza in Serie A, è riuscito a cambiare il destino del laterale sinistro svizzero. Al momento della firma di Ivan Juric, a maggio 2021, Rodriguez era un giocatore sopportato: ingaggio pesante, età non più verde, contratto lungo e rendimento rivedibile sul campo. C’erano tutti gli ingredienti per una cessione. Si era fatto vivo il Bordeaux di Vladimir Petkovic, suo ex ct nella nazionale svizzera, ma l’interesse è morto sul nascere. E Juric ha benedetto quel momento. Perché ha potuto constatare da vicino le potenzialità di un ragazzo che al Toro aveva ancora tutto da dare. In effetti è andata proprio così, sin da subito. Poco tempo fa il tecnico croato ha parlato così del primo incontro con Rodriguez: «È un professionista diverso, ha una preparazione tutta sua per le partite, la testa è sempre rivolta alla gara. Mi ha conquistato dal primo ritiro, quando doveva andare via. È un tipo silenzioso, non parla molto, ma la sua parola vale e gli altri lo ascoltano». Un vero e proprio colpo di fulmine.Sullo stesso argomentoTorino, grana Lukic, Adopo e Ilkhan: tutti già in bilico per gennaioTorino

    La nuova vita di Rodriguez, che dopodomani esordisce al Mondiale in Qatar affrontando il Camerun, è iniziata proprio con Juric. Il tecnico ha impiegato pochissimo a trovargli una collocazione: braccetto di sinistra della difesa a tre. Così l’anno scorso, in una posizione di fatto nuova per lui, ha disputato una stagione eccezionale. Ben oltre le aspettative, sebbene già ai tempi il tecnico si fosse stupito della scarsa considerazione di cui godeva l’ex Milan: «Dicevano fosse scarso, invece da anni è un punto fermo della nazionale svizzera e qui sta dimostrando di essere davvero forte». Titolare nello scorso campionato, mentre in questo torneo quando scende in campo indossa lui la fascia di capitano. Da quando è stato destituito Sasa Lukic, che Rodriguez ritroverà di fronte nel girone eliminatorio in Qatar, è toccato a lui. Scelto da Juric e approvato dallo spogliatoio. La sua autorevolezza fa bene a tutto il gruppo: non alza la voce, ma dispensa consigli e indicazioni. Non è istrionico, ma si fa vedere lo stretto necessario. Sa essere un leader calmo, che però tutti seguono. Anche con la Svizzera è così, ormai da tantissimi anni. Rodriguez ora vuole trascinare il suo popolo agli ottavi di finale del Mondiale: è il primo step da compiere, anche perché il raggruppamento è particolarmente insidioso. Oltre a Serbia e Camerun, infatti, c’è lo spauracchio Brasile. Contro i verdeoro ritroverà Gleison Bremer, a cui Ricardo ha insegnato tanto, soprattutto in fase di impostazione. In Qatar i pronostici dicono che sia più facile che l’allievo superi il maestro, ma mai dire mai. Rodriguez ha ancora nuove vite da scoprire.

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