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    Slot coccola Chiesa: “Primo gol speciale, ha superato un periodo difficile”

    Le parole di Slot su Chiesa

    “Segnare il primo gol è speciale. Ha avuto un periodo difficile nella prima metà della stagione, non ha sempre potuto allenarsi con noi a causa della sua condizione fisica. Oggi è stato un buon passo, anche se non dobbiamo farci prendere troppo dall’entusiasmo, visto che abbiamo giocato contro una squadra della League Two”.Slot coccola Chiesa pur avendo messo in chiaro nei giorni passati che la concorrenza è tanta.

    LiverpoolChiesa si sblocca, primo gol con il Liverpool: la reazione dei compagni  LEGGI TUTTO

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    Poker Psg al Monaco: Dembele show, paura Donnarumma

    Al 18′ del primo tempo, Donnarumma è stato colpito in volto da un calcio dell’ex granata Singo, che non riesce ad evitare il portiere azzurro in uscita. Immediatamente soccorso, l’ex Milan ha riportato un brutto taglio sulla guancia destra. L’ex rossonero è stato sostituito da Safonov mentre Singo, già ammonito, è stato graziato dall’arbitro. LEGGI TUTTO

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    “Il mio corpo non ne poteva più e le mie ginocchia…”: Khedira, retroscena mai svelato

    Khedira e la sua nuova vita: “Non ho tempo per annoiarmi”
    “Non ho tempo per annoiarmi”, si apre così la lunga intervista ai microfoni di Marca. Ma cosa fa Khedira oggi e, soprattutto, come sta? “Mi sto preparando per una seconda carriera, studiando, facendo affari, viaggiando, sto prendendo la licenza di direttore sportivo…”. Sami racconta come stia viaggiando di più adesso rispetto a quando giocava: “Quasi, quasi. La differenza è che prima viaggiavo con la squadra e passavo l’intera giornata in hotel e ora sono io a gestire il mio tempo. È diversa dalla vita di un calciatore. Adesso non devo viaggiare, ma voglio viaggiare. Vado a vedere tanto calcio, studio, mi alleno. Cerco di avere un equilibrio tra vita personale e lavoro”.
    Su cosa si orienterà la nuova carriera? Possibile vedere Khedira in veste da allenatore? Lui smentisce, ma…: “Non dico mai no a qualcosa nella mia vita, ma non credo che diventerò un allenatore. Amo quel lavoro e stare in campo, ma mi vedo più in un ruolo da direttore sportivo. Mi rivedo di più in quell’area del calcio”. E aggiunge:  “Sono aperto a tutto. La Germania è il mio paese, ma amo la Spagna, passo molto tempo in Inghilterra, lì amo il calcio, ho anche un grande affetto per l’Italia. Sono aperto a tutto e non mi fermo ad un solo paese, perché il calcio è uno sport globale. Anche gli Stati Uniti, che stanno lavorando molto bene, stanno sviluppando molto bene lo sport. Non posso dire che lavorerò qui o là, perché amo la cultura di tutti i paesi”.
    Nella veste di commentatore ci si diverte? “Sì, lo adoro. E sai una cosa? Devo scusarmi con i giornalisti, perché da giocatore non hai questo punto di vista e non vedi come i giornalisti preparano le partite, come lavorano. E lo vedo adesso. Vedo che il giornalista prima della partita prepara la partita, la analizza, guarda i dati… Adesso la vedo diversamente. Come giocatore sei concentrato sul gioco e hai informazioni diverse. E stavo passando dai media e devo chiedere scusa. Non ho né apprezzato né capito il tuo lavoro! E ora capisco molto di più quello che fai. Certo gli errori ci sono, ma come in tutte le professioni!”.
    Khedira e la passione per altri sport
    La passione sportiva di Khedira non si ferma al solo calcio: “Amo tutti gli sport e ne pratico molti, anche se non sono bravo. Tutti gli sport hanno le loro caratteristiche ed emozioni, per questo cerco di imparare da tutti. I tennisti devono avere una mentalità molto forte, perché sono soli in campo. Nel football americano, se un giocatore fa un passo sbagliato, il lavoro tattico svanisce completamente. Cerco di imparare dalla filosofia e dalla mentalità di ogni sport. Ad esempio, mi piace vedere come è organizzata una squadra della NFL, come lavorano i tennisti…”.
    E confessa una passione per il coaching: “La cosa più importante è innanzitutto capire il gioco. E poi comunicare bene agli atleti. Questa è la chiave ed è ciò su cui mi sto concentrando. Devi essere un leader. Sto studiando molto a riguardo, ma poi va messo in pratica. Vedremo come e quando arriverà per me quel momento”. E sul miglior esempio di leadership: “Non si tratta di bene o male, ma dello stile di ogni persona. In fondo, essere leader è uno stile di vita e non può essere copiato. Non puoi copiare Mourinho, Guardiola, Klopp o Ancelotti. Puoi prendere nota di ciò che tutti fanno per migliorare, ma alla fine devi essere te stesso perché sia ??una leadership naturale”.
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    Skriniar, Luis Enrique chiaro: “È infelice? Ecco cosa deve farmi vedere”

    Novità importanti sul futuro di Milan Skriniar dalla conferenza stampa odierna di Luis Enrique. L’allenatore spagnolo, alla vigilia della sfida di Ligue 1 contro il Tolosa, ha fatto il punto sulla situazione legata al difensore slovacco. L’ex Inter ha raccolto infatti raccolto solo quattro presenze in questo inizio di stagione, con appena 291 minuti giocati in tutte le competizioni. Numeri che lo rendono tra i calciatori più chiacchierati in vista della sessione. LEGGI TUTTO

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    Valdano: “Ancelotti è responsabile della crisi del Real Madrid”

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    Non è City senza Rodri, non è Real se è una groviera: le big smascherate

    Dopo l’umiliazione subita martedì sera al Jose Alvalade, che ha fatto salire a tre il numero delle sconfitte subite dal Man City in una sola settimana, l’unica notizia positiva per Guardiola è che avrà molto presto l’opportunità di una rivincita personale, visto che fra una settimana Ruben Amorim si siederà sulla panchina dello United proprio con l’obiettivo di provare a ristabilire gli equilibri cittadini di un tempo. Per il resto, invece, Pep si porta via da Lisbona una sgradevole certezza: la sua squadra sta vivendo se non il peggiore, sicuramente uno dei peggiori momenti sotto la sua gestione. La settimana scorsa contro il Tottenham, in quella Coppa di Lega che Pep ha sempre un po’ snobbato e con con una formazione infarcita di ragazzini, la sconfitta tutto sommato poteva anche starci. Quella subita sabato in casa del Bournemouth aveva invece fatto accendere qualche spia in più, soprattutto perché arrivata a margine di una gara in cui le Cherries avevano dominato, mostrando alla Premier il volto di un City vulnerabile.
    City privo di energie e idee
    Martedì sera la maschera è caduta completamente, mostrando gli inconfondibili lineamenti di una squadra in crisi di gioco e in difficoltà fisica e mentale: contro lo Sporting, per la prima volta da quando Pep ha messo piede a Manchester, il City è apparso nella stessa gara privo di energie, di entusiasmo e di idee. Tutto questo nel calcio si riassume con una sola parola: crisi. D’altra parte, chi è stato chiamato a esprimersi dopo la sconfitta di Lisbona non si è nascosto dietro frasi fatte e paccottiglia verbale tipica dei post gara. Bernardo Silva, per esempio, ha ammesso: «È difficile trovare le ragioni di quello che ci sta succedendo, non ricordo di aver perso tre partite di fila in 7 stagioni e mezzo. Al momento siamo in un posto buio, e tutto sembra andare per il verso sbagliato». Un posto buio l’ha definito Silva, un luogo pieno di interrogativi a cui bisognerà velocemente trovare una risposta per non rischiare di farsi travolgere dagli eventi.
    City, ciclo finito?
    Perché le domande da porsi sono tante. La prima, che sorge quasi spontanea, è se il City abbia ancora fame o dopo anni di dominio stia mostrando i primi segni della fine di un ciclo? L’altra, invece, riguarda il peso di un’assenza: non è affatto un caso, infatti, che questo calo di gioco prima (anche con Wolverhampton e Southampton i Citizens avevano fatto fatica, trovando però la vittoria), e di risultati poi coincida proprio con l’assenza forzata dell’unico giocatore che Pep considera insostituibile, il neo Pallone d’Oro Rodri. Queste sono le due principali questioni a cui bisognerà trovare una risposta. Ma non sono le uniche. Intanto, il catalano si mostra tranquillo, e attende con fiducia che qualche pedina – De Bruyne per esempio – torni pienamente arruolabile: «Ora più che mai voglio sollevare questa squadra e riportarla al suo livello più alto», ha detto dopo la batosta di Lisbona. E se lo dice lui bisogna crederci.
    Il Real Madrid
    Il Real Madrid non vince due campionati di Liga consecutivi dal biennio 2006-2008. Trionfi che non diedero di certo stabilità né al club né ai tecnici protagonisti del trionfo, considerato che Fabio Capello fu esonerato subito dopo e Bernd Schuster durò in panchina solo qualche mese in più del suo predecessore. Per quanto riguarda la Champions League, invece, il triplete messo a segno dalla Casa Blanca tra il 2015 e il 2018, con Zinedine Zidane in panchina, ruppe una maledizione quasi trentennale che impediva alla stessa squadra di imporsi nella massima competizione continentale due anni fila. L’ultimo club a riuscirci, prima dell’impresa di Cristiano Ronaldo e compagni, era stato, infatti, il Milan di Arrigo Sacchi, campione d’Europa nel 1989 e nel 1990. Insomma, statistiche alla mano, il Real campione di Spagna e d’Europa in carica non ha molte probabilità di ripetersi. Tuttavia, c’è modo e modo di perdere o, se vogliamo, di non vincere, sebbene al Santiago Bernabéu i due concetti coincidano. E se c’è una cosa che i tifosi merengues non sopportano è di essere sbeffeggiati all’interno del proprio tempio. Ed è per questa ragione che le recenti sconfitte contro il Barcellona e il Milan fanno ancora più male. Sette gol incassati e solo uno segnato, su rigore. I numeri non sempre raccontano tutta la verità, ma quasi mai mentono.
    Ancelotti in crisi
    E già, perché, risultati a parte, a preoccupare è la sensazione di impotenza trasmessa da una squadra irriconoscibile, incapace di difendersi e di concretizzare le occasioni da gol che uno squadrone come quello a disposizione di Carletto finisce, inevitabilmente (e, a volte, involontariamente), per creare. E così, c’è poco da sorprendersi del fatto che il Bernabéu abbia già cominciato a fischiare la propria squadra perché, per dirla con Lucas Vázquez, «il pubblico è sovrano». Sono diverse le cause che spiegano l’incipiente crisi di una squadra che all’inizio di novembre ha già collezionato una sconfitta in più (3) rispetto a tutte quelle rimediate la scorsa campagna. Ma ce n’è una in particolare che è esplosa in mano a Ancelotti in tutta la sua evidenza: «Dobbiamo essere preoccupati. Prendiamo troppi gol (18 in 16 gare, ndr) per essere una squadra che ha sempre fatto della solidità il suo punto forte». E se i punti di distacco dal Barça in Liga sono già 9 (con una partita in meno), in Champions la classifica è, per certi versi, più preoccupante, soprattutto perché all’orizzonte ci sono quattro incontri tutt’altro che semplici, tre dei quali in trasferta: Liverpool, Atalanta e Brest. Affermare, qui e ora, che Carletto sia a rischio esonero sarebbe un’iperbole tutt’altro che affine alla realtà. Mettere un freno alle figuracce, però, è un imperativo categorico al quale nemmeno un mito del madridismo come lui può sottrar i. LEGGI TUTTO

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    Rodri vince il Pallone d’Oro 2024: Real Madrid assente e polemiche per Vinicius

    Il centrocampista ha voluto parlare in spagnolo ed ha dato il via ad una lunga lista di dediche: “Ringrazio tutti coloro che mi hanno votato, mia moglie e la mia famiglia (presenti in sala, ndr), i miei compagni di squadra, quelli della nazionale, Carvajal che ha avuto lo stesso infortunio e che meritava di essere qui in questo gruppo, a Lamine che merita di vincere presto, a Xavi, Iniesta e tutti coloro che non lo hanno potuto vincere, a coloro che hanno il ruolo di centrocampista”, ha detto ringraziando pubblicamente il padre che lo ha sostenuto “nei momenti in cui volevo lasciare e nei momenti di sconforto”.

    Pallone d’Oro: la top 10

    1 – Rodri2 – Vinicius3 – Bellingham4 – Carvajal5 – Haaland6 – Mbappé7 – Lautaro8 – Yamal9 – Kroos10 – Kane

    Pallone d’Oro femminile: Bonmatì

    Aitana Bonmatì ha vinto il Pallone d’Oro femminile 2024. La giocatrice del Barcellona, già vincitrice del trofeo dello scorso anno, è stata premiata dall’attrice statunitense Natalie Portman. Bonmatì ha ringraziato in catalano il suo club, la nazionale spagnola con cui si è laureata campionessa del mondo nel 2023 e la Nations League nel 2024 oltre a “tutte le compagne di squadra” che le hanno “permesso di aggiudicarsi il Pallone d’Oro” anche quest’anno. “Questo premio mi rende felice ma non cambio quello che sono”, ha detto la calciatrice del Barcellona..

    Miglior allenatore: Carlo Ancelotti

    È Carlo Ancelotti il miglior allenatore dell’anno nel calcio maschile. Il tecnico del Real Madrid, come tutta la delegazione dei blancos, ha disertato la cerimonia del Theatre du Chatelet di Parigi, dove sarà  assegnato il Pallone d’oro 2024. Erano candidati anche Xabi Alonso (Bayer Leverkusen), Luis de la Fuente (Spagna), Gian Piero Gasperini (Atalanta), Pep Guardiola (Manchester City) e Lionel Scaloni (Argentina).

    Miglior allenatrice: Emma Hayes

    È Emma Hayes la miglior allenatrice dell’anno nel calcio femminile. Al Theatre du Chatelet di Parigi vince la ct degli Stati Uniti ed ex storica allenatrice della squadra femminile del Chelsea.

    Miglior portiere: Emiliano Martinez

    Emiliano Martinez si aggiudica il “Trofeo Yashin” per il secondo anno consecutivo. Al Theatre du Chatelet di Parigi, nel corso del Gala per il Pallone d’Oro 2024, il portiere dell’Aston Villa e della nazionale argentina conquista il premio riservato al miglior estremo difensore dell’anno. A consegnare il premio è stato il centravanti dell’Inter e dell’Albiceleste Lautaro Martinez

    Marcatori più prolifici: Mbappé e Kane

    Kylian Mbappé ed Harry Kane sono i vincitori del trofeo Gerd Muller, riconoscimento consegnato nell’ambito della cerimonia del Pallone d’Oro a Parigi ai giocatori che nella scorsa stagione hanno segnato più gol fra nazionale e club. L’attaccante francese del Real Madrid (la scorsa stagione al Psg) e il centravanti inglese del Bayern Monaco hanno siglato 52 reti. Nella scorsa annata il premio è andato ad Erling Haaland.

    Miglior giovane della stagione: Yamal

    Lamine Yamal ha vinto il Trofeo Kopa, il primo riconoscimento assegnato nella cerimonia di premiazione del Pallone d’Oro in corso al Theatre du Chatelet di Parigi. La stella del Barcellona e della nazionale spagnola ha vinto il premio riservato al miglior giovane della stagione.

    Miglior club maschile: Real Madrid. Ma non c’è…

    È il Real Madrid il miglior club maschile dell’anno. Ma al Theatre du Chatelet di Parigi, i campioni d’Europa in carica hanno disertato la cerimonia. Tra i club candidati c’erano anche Borussia Dortmund (Germania), Girona (Spagna), Bayer Leverkusen (Germania) e Manchester City (Inghilterra).

    Miglior club femminile: Barcellona

    È il Barcellona a vincere il premio di miglior club femminile dell’anno. Al Theatre du Chatelet di Parigi, la squadra blaugrana supera la concorrenza di Chelsea (Inghilterra), Lione (Francia), NJ/NY Gotham (USA), Paris Saint-Germain (Francia).

    Premio Socrates a Hermoso

    Jenny Hermoso protagonista sul palco del Pallone d’Oro. Alla calciatrisce spagnola del caso Rubiales – il bacio ‘rubato’ alla premiazione del Mondiale che portò alle dimissioni del presidente federale – è andato il premio Socrates per il ‘calcio sociale’. “Mi sono ricordata – ha detto ricevendo il premio – di una bambina che un giorno mi disse che sognava di diventare una calciatrice, come me. Lei merita un calcio libero dalla violenza di genere. Dobbiamo agire per rendere il mondo un posto migliore”. LEGGI TUTTO