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    AG4IN, il film sul quarto scudetto del Napoli sarà trasmesso dopo Napoli-Atalanta

    La 12ª giornata di campionato

    Da sabato 22 a lunedì 24 novembre, in scena la dodicesima giornata della stagione. Sabato alle 20.45 si parte con il big match Napoli-Atalanta (Sky Sport Uno, Sky Sport Calcio, Sky Sport 251 e Sky Sport 4K). Domenica alle 18, sarà la volta di Lazio-Lecce (Sky Sport Calcio, Sky Sport 251 e Sky Sport 4K); mentre lunedì, alle 18.30, toccherà a Torino-Como (Sky Sport Uno, Sky Sport Calcio e Sky Sport 251).

    AG4IN – Sabato al termine di Napoli-Atalanta da non perdere “AG4IN – Il film del quarto scudetto del Napoli”

    Dopo il grande successo nelle sale al debutto cinematografico di settembre, il documentario diretto da Giuseppe Marco Albano e prodotto da Filmauro arriva su Sky e in streaming su NOW per far rivivere ai tifosi partenopei la straordinaria stagione che ha portato alla vittoria del quarto tricolore azzurro, tra immagini già nella storia del club partenopeo, interviste, retroscena e momenti chiave. Un viaggio esclusivo nel cuore del Napoli campione d’Italia, che mostra dall’interno come il gruppo capitanato da Antonio Conte, tra sacrificio e orgoglio, sia riuscito a superare ogni ostacolo fino al trionfo del 23 maggio 2025. Appuntamento alle 22.45 su Sky Sport Uno, Sky Documentaries e Sky Cinema Due. Disponibile anche on demand.

    Studi e volti di Sky Sport

    Sky fornirà una copertura totale della stagione grazie alla sua squadra editoriale con pre e postpartita di tutte le sfide, gli studi e le rubriche dedicate. Venerdì sera si parte alle 23 con Friday Night, il programma condotto da Fabio Tavelli e Rachele Sangiuliano che saranno in compagnia di Massimo Marianella e Giancarlo Marocchi. Sabato pomeriggio analisi e commenti affidati a La Casa dello Sport – Day, dalle 14 con Mario Giunta insieme a Riccardo Gentile e Marco Bucciantini. Pre e postpartita dalle 20 e dalle 22.40 affidato a Saturday Night, con Giorgia Cenni in compagnia di Paolo Condò, Fabio Quagliarella, Stefano Borghi e Luca Marchegiani in collegamento da Napoli. 

    Domenica si riparte a mezzogiorno con La Casa dello Sport – Day condotto da Sara Benci, con Angelo Carotenuto e Michele Padovano ospiti in studio. Alle 15.30 spazio a Sky Sunday Football, con Leo Di Bello, Fernando Orsi, Marco Nosotti e Maurizio Compagnoni. Durante i match delle 20.45 nuovo appuntamento con Campo Aperto, con gli aggiornamenti live dai campi di gioco con Leo Di Bello in compagnia di Paolo Assogna, Luca Marchetti e Dario Massara. 

    Pre e postpatita affidato a Sky Calcio Club, il programma condotto da Fabio Caressa. Compongono la tavola rotonda Beppe Bergomi, Luca Marchegiani, Paolo Di Canio, Alessandro Costacurta e Marco Bucciantini. Lunedì, dalle 18 e dalle 20.30 sarà il momento di Speciale Campo Aperto, con Leo Di Bello in compagnia di Federico Zancan, Riccardo Montolivo e Massimo Gobbi in collegamento da Torino. Dalle 22.45 appuntamento con L’Originale. Alessandro Bonan sarà in compagnia di Veronica Baldaccini, Luca Gotti, Riccardo Montolivo, Gianfranco Teotino, Fayna e Gianluca Di Marzio.

    Inoltre, tutte e 10 le partite di ogni turno di Serie A saranno visibili nei bar, hotel e altri locali pubblici, con abbonamento Sky Business, sempre con la competenza e la qualità del commento della squadra di Sky Sport. LEGGI TUTTO

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    Paradosso Perciun: ride solo in nazionale

    TORINO – Mercoledì 23 aprile 2025: è una data, questa, che Sergiu Perciun ricorda con grande piacere. Quella sera, un po’ a sorpresa, Paolo Vanoli lo fece esordire in Serie A mandandolo in campo al 76’ di Torino-Udinese, quando il parziale era di 1-0. Pochi minuti dopo, in seguito a un’iniziativa proprio del fantasista moldavo, LEGGI TUTTO

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    Baroni a Casadei ora chiede i gol

    TORINO – Quattro gol su dieci, il 40% di quelli che il Torino ha realizzato in campionato, sono firmati Giovanni Simeone. Quello alla Roma – il primo dei granata dopo due partite a secco – valso tre punti, quello alla Lazio che ha contribuito al rocambolesco 3-3. Per non parlare di quello decisivo per il successo sul Napoli o di quello che col Pisa ha aperto la rimonta dopo l LEGGI TUTTO

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    Cristante l’ultimo degli antidivi

    Ci sono giocatori che la Curva sopporta e l’allenatore supporta: sino a quando, almeno, gli estremi non si mescolano. Sono cognomi da album Panini, nomi che scivolano alla lettura delle formazioni e si agitano prigionieri tra le scariche dello speaker. Invece no: saranno loro a farci prigionieri. Bryan Cristante ha 30 anni ed è uno di questi. Sbuffi di Milan, toccata e fuga al BenficaAbbonati per continuare a leggere- oppure -sottoscrivi l’abbonamento pagando con GoogleABBONATI CON LEGGI TUTTO

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    Momenti di Conte

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    Andrea Ranocchia incorona Chivu: “Parla come Mourinho, è perfetto per l’Inter”

    “No, grazie (ride, ndr). In questo momento sono impegnato in tv, collaboro con l’Inter fuori dal campo e va bene così. Non sono pronto, né ho quella passione che potrebbe spingermi a rimettermi in discussione. Almeno non adesso. Più avanti, chissà”.

    Bisseck centrale può rivelarsi una grande intuizione?

    “Diciamo che c’è una base, può lavorarci sicuramente. Questo ragazzo mi piace molto, per caratteristiche è un profilo internazionale. Può affermarsi anche in quel ruolo”.

    Da Pavard ad Akanji l’upgrade è stato più importante del previsto.

    “Ricordiamoci che viene fuori dalla scuola di Guardiola. Un allenatore di grande profilo come Pep ti fa crescere tantissimo, ti dà un bagaglio che porti con te sempre. Ma il vero vantaggio l’Inter l’ha trovato altrove”.

    Dove?

    “In attacco. Passare da Taremi e Arnautovic a Pio e Bonny ti dà un vantaggio importante. Lo si è visto durante l’assenza di Thuram, che ha recuperato in tutta tranquillità. L’anno scorso non sarebbe stato così”.

    Le pressioni su Esposito sono sproporzionate?

    “In Italia subito nascono i paragoni con i grandi del passato, funziona così. Anche qui però torna utile la sensibilità di Cristian: finora è stato bravissimo a gestirlo e lo sarà anche in futuro. Fece lo stesso con me: avevo poca esperienza quando arrivai a Milano, ma i suoi consigli mi aiutarono a superare il trauma del grande salto”.

    Lautaro rideva di più quando c’era lei?

    “Da come pressa, lotta ed esulta fa capire quanta fame abbia. Lauti è un giocatore internazionale, è un simbolo di una squadra che vuole sempre vincere e raggiungere obiettivi. Ho sentito ciò che è stato detto, ma è un suo modo di vivere le partite. È un bravissimo ragazzo, fuori dal campo ride eccome. Quando deve fare il suo dovere, il sorriso non gli serve granché. L’ambizione è il suo vero punto di forza: per questo continua a battere record. Non si accontenta mai”.

    Frattesi riuscirà a ritagliarsi spazio in questa Inter?

    “Normale che in nerazzurro la concorrenza sia tanta e agguerrita. Ma stiamo parlando di una squadra che ha basi solide e che continuerà a primeggiare, per cui spero per lui e per il club che questo matrimonio possa continuare. Le partite sono tantissime, credo che Chivu troverà spazio anche per lui. Ha caratteristiche che possono tornare sicuramente utili. Deve lavorare per farsi trovare pronto”. LEGGI TUTTO

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    Gasperini, uno shock salutare per la Roma: il ritratto di un eroe classico insensibile alle moine

    Sappiamo tutti, non come andrà a finire, ma come sta andando, e pazienza se dovesse finire. L’Antipatico sta facendo strage di cuori e non sembra la favola di Cappuccetto Rosso. Altro che cotta di stagione. Detto tra noi: siamo alle porte del miracolo, se non del cielo! La Roma oggi è prima lassù, sgambettando là davanti con uno struggente mosquito, il tenero Baldanzi, e una non meno struggente lastra di marmo, il non meno tenero Dovbyk. Due inoffensivi, per quanto chiamati a offendere, per gentilezza d’animo prima ancora che per limiti tecnici. 

    Cioè, vuoi dire che Gasperini alla Roma sta esagerando, più di quanto abbia esagerato a Bergamo? Beh, già che te lo chiedi vuol dire tanto. Oggi è così, e siccome conta solo l’oggi, qualcuno, centinaia di migliaia, sono autorizzati a esultare (e sognare, chiosa Gasp). Preso atto dello scudetto già vinto, in attesa di quello eventuale onirico, la domanda è un’altra: stiamo forse scoprendo un Gasperini che non sapevamo? Una diversa accezione del Gasp più che mai esclamativo? Io dico di sì e ci provo a dirlo. Il suo segreto. 

    Ogni uomo ha un segreto inconfessabile. Un segreto che nasconde anche a sé stesso. Perché troppo disturbante o perché troppo faticoso da decifrare. Negli allenatori di calcio il concetto è ancora più vero. Nella maggioranza, miracolati normodotati che si coricano la notte ringraziando Gesù Bambino o l’Emiro d’Arabia, a volte entrambi, e pizzicandosi a sangue per convincersi che è tutto vero. «Sono davvero io costui che imbarca ogni mese bonifici da paura per farneticare teorie astruse e strepitare amenità motivazionali a ragazzini più ricchi di me?». I più intelligenti e onesti di loro sanno bene che la loro fortuna dipende solo in modesta percentuale da se stessi. I buoni calciatori, sono loro che ti fanno vincere. Tutti gli altri maghi da panchina convivono (bene) con il loro (modesto) senso di colpa, confessano la loro inadeguatezza dando fuori di matto una volta a settimana, gesticolando come ossessi, scaraventando giacche e cappotti, meglio se a favore di telecamere. 

    Le eccezioni confermano la regola. Sono i Carismatici di diverse matrici. Gente che si farebbe probabilmente notare anche senza un pallone tra i piedi. Il più semplice da raccontare è Jose Mourinho, il suo Ego lo spiega e lo esaurisce, lo esalta o lo affonda. Pep Guardiola è in fondo del suo genere. Un narciso super intelligente. Meno sfrontato, trovando probabilmente inelegante l’esagerare con la prima persona. Antonio Conte, lui sì molto estremo. Un figlio del Salento, etnicamente e storicamente votato al furore («Io non accompagno i morti» è roba forte, eccesso puro). Luciano Spalletti è un bipolare quasi impossibile da maneggiare, ti affascina o ti deprime. Carlo Ancelotti è speciale. La sua semplicità è forgiata nel tungsteno, la sua bonomia ha qualcosa di micidiale, nel senso della determinazione. Un carro armato di marzapane. 

    E poi c’è Gian Piero Gasperini. Meglio dire, Gasperini a Roma. Lui, forse, è il più interessante da raccontare. Un grandissimo allenatore. Senza un ego smodato, non perseguitato da un’intelligenza imbarazzante, esente da patologie manifeste, non interessato a mostrarsi benevolo per nascondere la sua natura di ferro. Lui è quello che è. E sa essere quello che è senza mai confondersi, senza perdere mai la bussola o la battuta, senza mai sprecare un aggettivo, un gemito o un sorriso. Essenziale e implacabile. Dice quello che deve dire, non una parola di più. Come la colt di Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco o quella di Harrison Ford alias Indiana Jones. Niente spari superflui, ma solo quelli che uccidono. Nessuna concessione alla platea. Lo spettacolo non serve se non è crudele. Un eroe classico da vecchia frontiera, antipatico quando è necessario esserlo, simpatico solo se non nuoce all’impresa. Se apre la porta di un saloon sai che succederà sempre qualcosa. 

    Uno shock salutare, uno come Gasp, nella città che da Nerone a Petrolini reclama lo show piacione, il circo e l’applauso. Lui se ne frega delle moine. Lui è applicato a tempo pieno. Lui studia il suo calcio e i suoi calciatori come studia le sue vigne, senza sentimenti superflui. Ma il palato è fine, la dedizione totale. Il non essere fuorviato da esuberanze di ego, manie, simpatie e antipatie, lo aiuta a cogliere il massimo da quello che ha. E a prendere il meglio da quello che non ha. Tantissime le imprese che lo raccontano tra Genoa, Atalanta e ora Roma. Ne scelgo una, Sculli al Genoa. Lo cancella come modesto attaccante e lo reinventa come fondamentale stallone da portare in tutte le scorribande del suo calcio da trincea, dove vivi o muori. Ma sapendo che non vai mai allo scontro davvero da solo. Intorno a te, la solidarietà è assoluta. Se tu vai a vivere o morire a sinistra, c’è qualcosa che vive o muore a destra, dove lo sguardo non arriva, perché non ha bisogno di arrivare. 

    Da lui non arrivano mai calciatori conclamati. Troppo facile. Arrivano, piuttosto, calciatori che, senza di lui, non lo sarebbero mai stati. Un esempio tra i tanti? Josip Ilicic all’Atalanta. Un talento lunatico e irritante che diventa il calciatore più decisivo del calcio italiano. Devi solo seguirlo, il Gasp. Se sopravvivi, lui ti fa vivere. Da re. E scoprire che il pallone può diventare pazza gioia. Soulé, Pellegrini, Celik, Wesley, N’Dicka e compagni lo stanno scoprendo, Cristante e Mancini lo stanno riscoprendo. L’andare ebbri negli spazi, ma lucidi nell’essenza. Sapere sempre quello che devi fare. 

    Un Gasperini che non ha più nemmeno bisogno del tempo. Uno come lui, si diceva, gli devi dare tempo, quello che gli serve per plasmare, se non vuoi prenderne solo il peggio, cioè il caos. La sua Roma (merito anche del fondamentale passaggio di Ranieri) ha conosciuto giorni di mediocrità, ma mai un giorno di caos. E ora sembra libera anche dalla mediocrità.  LEGGI TUTTO

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    Torino, i tifosi sono da ritrovare: allo stadio -10%  

    TORINO – C’erano 20.034 spettatori sugli spalti dell’Olimpico Grande Torino per la partita contro il Pisa, l’ultima sfida in casa prima della pausa della Serie A per lasciare spazio alle nazionali. Ora che alla ripresa del campionato la squadra di Marco Baroni tornerà a giocare nel proprio stadio, dove dovrà affrontare il Como, l’obiettivo della società è quello di superare il numero di biglietti venduti ris LEGGI TUTTO