consigliato per te

  • in

    Roma, la condanna alle invenzioni

    La Roma non conosce mezze misure, e così non si campa bene. Non è questa, però, la nota più stramba dell’intera faccenda. Andiamo con ordine. La Roma o vince oppure perde, non pareggia mai. Nove partite ufficiali in stagione: sei vittorie e tre sconfitte. Con un andamento singolare: quattro trasferte e altrettante vittorie; i tre ko tutti allo stadio Olimpico (e per zero a uno; due su due in campionato al ritorno dalla sosta: c’&eg LEGGI TUTTO

  • in

    Lazio, il fortino di Sarri

    Fort Sarri ha resistito sino alla fine, l’assalto degli indiani di Juric si è infranto sul palo di Zappacosta, sul Gila dalle dieci vite, sulle manone di Provedel che ha tolto il pallone dalla rete almeno in tre occasioni. Strano vedere le giubbe nordiste di Maurizione raccolte in un fazzoletto e tremebonde, lui era solito dominare, rimbambire gli avversari con una rete di passaggi e poi infilarli nello spiedino dei passaggi filtranti. Tempi grami, lui si &egrave LEGGI TUTTO

  • in

    Il cuoco Allegri fa con quello che trova nel frigo  

    Allegri è il cuoco – livornese, naturalmente – che fa con quello che trova nel frigorifero. Se tutt’in una volta gli vengono a mancare Rabiot, Pulisic, Nkunku, Estupiñan, Loftus-Cheek e Jashari, lui serve a tavola Saelemaekers a sostegno di Leão, Athekame ai lati e alla fine porta a casa il risultato pur senza fare spettacolo. Il conto lo paga Pioli, stavolta. 

    Sarebbe inopportuno trarre delle conclusioni dopo appena 7 giornate poiché la classifica è cortissima e alcuni valori parzialmente inespressi. Di certo, però, il primo posto di Allegri è un segnale tutt’altro che trascurabile, visto che il Milan ha già giocato a Torino, pareggiando – ma avrebbe meritato qualcosa di più – e battuto il Napoli. 

    Della partita con la Fiorentina c’è poco di conservabile: il primo tempo è stato orribile, nel secondo il ritmo si è alzato e s’è visto qualcosa di meglio. Leão si è acceso dopo il gol. La doppietta l’ha firmata su rigore, un rigore che non c’era: nutro parecchi dubbi sul contatto della mano di Parisi con il collo di Gimenez il quale è crollato a terra come se fosse stato colpito da un destro di Tyson.  

    I problemi, ora, sono tutti di Pioli “no fire” che ha incassato 3 soli punti su 21.  

    La Fiorentina è una squadra sospesa nei (suoi) vuoti. A San Siro Kean ha corso male e tenuto pochissimi palloni, il centrocampo di palleggiatori è sembrato troppo leggero e la difesa, al solito, poco protetta. 

    Questa crisi, lo confesso, mi sorprende. La campagna acquisti mi era piaciuta, sconcertante è ovviamente il rendimento generale: quasi tutti i giocatori – tra vecchi e nuovi – sono decisamente sotto il proprio standard.  

    La soluzione la può individuare – o indicare – solo Stefano. 

    Il calcio imperdibile di Paz e la finta grande di Torino 

    Fatti i necessari distinguo, Nico Paz è la versione mancina di Kakà con qualcosa di Fernando Redondo. È soprattutto uno spettacolo al quale non rinuncio mai. Per seguire lui, ma anche Da Cunha e Perrone, ho visto tutte le partite del Como da quando Fabregas l’ha portato in A.  

    Il lavoro di Cesc è intrigante; la crescita della squadra, costante. I principali difetti della stagione scorsa sono stati sostanzialmente ridotti: il Como non si butta più via negli ultimi venti minuti e adesso sa giocare anche la “partita sporca”.  

    L’ha dimostrato con la Juve che a mio avviso ha fatto di più ottenendo nulla: la squadra di Tudor è mancata totalmente negli ultimi sedici metri, mentre quella di Fabregas ha sfruttato le occasioni che le sono capitate, in primis l’errore che ha permesso a Kempf di trovare subito il vantaggio (splendido lo schema dall’angolo). 

    Nel primo tempo il vestito nuovo fatto indossare da Tudor (4-3-3) è risultato più rispettoso delle caratteristiche non solo tecniche dei giocatori: il 3-4-2-1 sul quale Igor aveva a lungo insistito era decisamente penalizzante. 

    La posizione del tecnico non è ancora in discussione, ma da giorni il nome di Spalletti viene accostato alla Juve e ultimamente anche quelli di Palladino e Mancini ricorrono con una certa frequenza: da qui alla prossima sosta Igor dovrà restituire credibilità e solidità difensiva alla Juve limitando notevolmente scelte di confusione e ansia (propria).  LEGGI TUTTO

  • in

    Cremonese-Udinese: orario, diretta, probabili formazioni e dove vedere in tv e streaming la Serie A

    Cremonese-Udinese: diretta e dove vederla

    L’incontro tra le formazioni di Nicola e Runjaic è in programma lunedì 20 ottobre presso lo Zini di Cremona. Sarà possibile assistere all’evento in diretta tv sui canali Sky Sport Calcio (201),  Sky Sport (251) e in streaming sulle piattaforme Now e Dazn.

    Segui Cremonese-Udinese sul nostro sito.

    Cremonese-Udinese: le probabili formazioni

    CREMONESE (3-5-2): Silvestri; Terracciano, Baschirotto, Bianchetti; Zerbin, Payero, Bondo, Vandeputte, Pezzella; Vardy, Vazquez. Allenatore: Nicola.

    A disposizione: Nava, Barbieri, Floriani Mussolini, Folino, Faye, Ceccherini, Sarmiento, Grassi, Lordkipanidze, Johnsen, Bonazzoli, Sanabria.

    UDINESE (3-5-2): Okoye; Goglichidze, Kabasele, Solet; Zanoli, Piotrowski, Karlstrom, Atta, Kamara; Zaniolo, Davis. Allenatore: Runjaic.

    A disposizione: Sava, Padelli, Venuti, Palma, Bertola, Zemura, Ehizibue, Zarraga, Miller, Rui Modesto, Lovric, Ekkelenkamp, Bravo, Gueye, Bayo, Buksa.

    Arbitro: Fabbri di Ravenna. Assistenti: Barone-Biffi. Quarto ufficiale: Zanotti. Var: La Penna. Ass. Var: Marini. LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, nuovo campionato: test per le ambizioni

    TORINO – Il «calendario terribile», come lo ha definito Marco Baroni dopo la vittoria sul Napoli, è finito. Ed è finito anche nel migliore dei modi possibile, con una vittoria contro i campioni d’Italia in carica che ha permesso al Torino di allontanarsi dalla zona retrocessione e allo stesso avvicinarsi anche alla zona Europa, considerato quanto sia corta la classifica. Ora per il Torino Abbonati per continuare a leggere LEGGI TUTTO

  • in

    Provedel e il palo, punto d’oro Lazio. Ma l’Atalanta c’è e resta l’unica imbattuta

    Primo tempo inconcludente sia per l’Atalanta sia per la Lazio, ripresa nettamente nerazzurra, ma la squadra di Juric è andata a sbattere contro un grande Provedel e contro il palo che ha negato all’ottimo Zappacosta la soddisfazione del quindicesimo gol in Serie A. Si aggiungano la conclusione aerea di Krstovic, provvidenzialmente neutralizzata dell’estremo difensore avversario, […] LEGGI TUTTO

  • in

    Maurizio Sarri, il resiliente

    È una storia di resilienza, la seconda avventura di Maurizio Sarri alla Lazio. Di capacità di assorbire colpi senza andare al tappeto. Il Comandante sta dimostrando di saper essere anche un ottimo incassatore. E si è messo lì, in trincea, a farsi forza e a infondere coraggio ai suoi. «In altre società, dopo quello che è successo, me ne sarei andato», ha detto ieri. Ma dalla Lazio LEGGI TUTTO

  • in

    Chi era Pivatelli, l’attaccante e mito del Bologna scomparso a 92 anni

    BOLOGNA – Se ne è andato il “Piva”. Gino Pivatelli, che ci ha lasciati venerdì sera con novantadue primavere sulle spalle, è stato uno dei grandi della storia del Bologna, gigante anche in tempi in cui la squadra non faceva più “tremare il mondo, ed era ancora di là da venire quella che poi avrebbe giocato “come solo in Paradiso”. Ma di quel periodo, tra il 1953 e il 1960, il “Piva” fu un eroe vero e indimenticabile. 

    La carriera di Pivatelli

    Veronese di Sanguinetto, classe 1933, giocava nel Cerea, in Promozione quando si guadagnò un provino con l’Inter. Fu bocciato e non si perse d’animo, trovando spazio nel Verona dove debuttò in Serie B a diciassette anni. Giocava “interno d’attacco”, una mezz’ala che non aveva perso il gusto di spingersi avanti, coltivato nelle sfide di ragazzo, sui campi di periferia. Nel 1953 Gipo Viani, con l’occhio lungo di chi sa riconoscere il talento, lo portò a Bologna insieme a Ugo Pozzan. In doppia cifra già alla prima stagione (26 presenze e 11 reti), andò in crescendo: 17 reti nel secondo anno rossoblù, poi la definitiva consacrazione nel terzo, il 1955-56: una stagione complicata per il Bologna, con l’avvicendamento in panchina tra Viani e Campatelli e un inizio stentato. Piva risolse la questione chiudendo il torneo con ventinove centri, da capocannoniere, davanti a un fenomeno come Gunnar Nordahl, che si fermò a ventitré. Grazie a quella vena da bomber, quel Bologna chiuse la stagione al quinto posto. 

    Un mito del Bologna

    Rimase rossoblù per sette stagioni, e mai una volta andò sotto le dieci reti, pur non ripetendo più quell’annata straordinaria. Alla fine dell’avventura collezionò 204 presenze (coppe comprese) segnando 109 reti. Per capire il valore di questi numeri, basta rileggere la classifica dei realizzatori di tutti i tempi in maglia rossoblù: ancora oggi Pivatelli è al quinto posto, davanti a lui solo Schiavio, Reguzzoni, Pascutti e Savoldi. Piva continuò a sparare bordate imparabili contro le porte e i portieri avversari fino alla stagione 1959-60, in cui fu ancora capace di andare in gol quattordici volte. Ma i rapporti con mister Allasio si erano fatti tesi e a farne le spese fu il giocatore, che finì a Napoli insieme a Bodi e Mialich, nell’operazione di mercato che portò Vinicio sotto le due torri e 122 milioni nelle casse della società. Poi Gipo Viani, l’estimatore della prima ora, lo volle al Milan. Ormai non era il Piva dei giorni più felici, ma in rossonero si tolse la soddisfazione di vincere lo scudetto nel 1961-62 e la prima storica Coppa dei Campioni del club: fu addirittura lui, arretrato a centrocampo e talvolta chiamato da Nereo Rocco a compiti difensivi, ad annullare nella finalissima contro il Benfica, allo stadio di Wembley, il pericolosissimo Mauro Coluna, “O monstro sagrado” dei portoghesi. 

    Il ritorno da vice di Maifredi

    Dopo quel trionfo continentale, Pivatelli ebbe la forza di chiudere e a trent’anni lasciò il calcio di vertice. Fece ancora per un paio di stagioni l’allenatore-giocatore al Baracca Lugo, poi guidò dalla panchina Rimini, Ravenna, Monza, Pro Vasto e Padova prima di tornare a Bologna, da vice di Gigi Maifredi, nella stagione 1987-88, quella del ritorno in Serie A. Al “profeta di Lograto” restò fedele, assistendolo negli anni del calcio champagne e anche nella stagione del ritorno in rossoblù. Oggi a Cagliari il Bologna giocherà con il lutto al braccio. Il minuto di raccoglimento sarà osservato nella prima partita casalinga, il 29 ottobre contro il Torino: La città gli darà l’ultimo saluto martedì prossimo, 21 ottobre, alle 14.30, nella basilica di Santa Maria Maggiore, in via Galliera.  LEGGI TUTTO