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    “Per me la Juventus è tutto. Ho sempre vissuto le vicende bianconere con un trasporto emotivo pazzesco, da grande tifoso. Appena ho qualche minuto libero prendo il telefono e cerco ogni notizia che riguardi la Juventus, soprattutto in un momento come questo in cui c’è il mercato che impazza. La vita mi ha portato a seguire il nuoto sin da bambino, ho smesso prestissimo di giocare, ma la Juventus è parte di me e sarà sempre così”.

    Lei ha ricevuto i complimenti da Giorgio Chiellini. Che effetto le ha fatto?

    “Il suo messaggio e quello di Max Allegri mi hanno colpito più di tutti. Per me sono degli idoli assoluti. Giorgio, che sono sicuro diventerà un grandissimo dirigente, mi ha invitato all’Allianz Stadium a nome di tutta la Juventus: non vedo l’ora di poter abbracciare tutto il mondo bianconero, condividendo con loro la gioia per la mia medaglia”.

    Ricorda l’ultima volta all’Allianz Stadium?

    “Devo dire una cosa, ma spero che i tifosi mi perdoneranno: quando ho visto la Juventus dal vivo non ha mai vinto. Mai. L’ho vista tre volte a Torino e due volte in trasferta: due volte contro il Bologna, due volte contro il Sassuolo e una volta contro il Napoli. Mai una gioia, insomma. La prossima spero sia quella buona: mi manca godermi dal vivo una Juventus vincente”.

    Quale partita attende più di tutte?

    “Quella contro il Napoli: in famiglia c’è una rivalità fortissima con mio padre, che ha sicuramente gioito di più per lo scudetto azzurro che per la mia medaglia d’oro (ride, ndr). Ma c’è sempre un trofeo che porto nel cuore, proprio in riferimento a questa rivalità”.

    Cerasuolo e lo sudetto Juve del 2018

    Quale?

    “Il tricolore del 2018. Il gol di Koulibaly a Torino mi aveva affossato. Poi, però, il 3-2 di San Siro contro l’Inter resta un momento indimenticabile: quando ho visto il mio Pipita segnare di testa su assist di Cuadrado sono esploso. Una goduria pazzesca: vale doppio perché ha sfilato via quello scudetto a mio padre che già lo pregustava”.

    Per lei che cos’è la Juventus?

    “Basta una sola parola: vita”.

    Eppure la sua vita è stata caratterizzata da un profondo legame col nuoto. Quali sacrifici le sono pesati di più in questi anni?

    “Onestamente nessuno: non sono mai stato un festaiolo, non mi sono mai pesate le rinunce che ho fatto. Ho sperato di vivere sempre grandi emozioni e a Singapore ci sono riuscito. Ora punto a Los Angeles”.

    Cosa le viene in mente quando ripensa a Singapore?

    “Il momento in cui tocco la piastra. Anche perché le cose successe dopo le ricordo in maniera sfocata. Ma quella gioia mi ha ripagato di una vita di sacrifici: ho pensato alla mia famiglia, alla mia fidanzata, ai miei amici, allo staff che mi segue quotidianamente e ai compagni: abbiamo messo tutti un mattoncino per questo oro mondiale”. LEGGI TUTTO

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