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    Rocco Ascone, il nuovo Rabiot che tifa Milan: “Francia o Italia? Non lo so”

    Il 19enne centrocampista gioca in Danimarca, in prestito al Nordsjælland dal Lilla con cui ha vinto il titolo francese nel 2021 a fianco di Maignan: “L’Italia non mi ha mai chiamato, ma se dovesse farlo valuterò la proposta. Lascio le porte aperte, sceglierò al momento opportuno” Il nuovo Rabiot tifa Milan e può essere convocato dall’Italia. Si chiama Rocco Ascone, ha 19 anni ed è la fotocopia del calciatore della Juventus. Stesso ruolo, quello di centrocampista moderno a tutto campo. E un look praticamente uguale, con capelli lunghi e barba scura. “In Francia mi hanno sempre paragonato a Rabiot, mentre in Italia qualcuno mi accosta a Locatelli: è un grande onore perché sono due centrocampisti fortissimi”. Ascone ha la doppia cittadinanza, figlio di un calabrese trapiantato Oltralpe, ed è una delle stelline del Lille, con cui ha vinto la Ligue 1 del 2021, a fianco di Maignan. Oggi gioca in Danimarca, in prestito al Nordsjælland, primo in classifica. “Sono venuto qui per crescere: ho già segnato due gol e puntiamo al titolo”, ci ha raccontato il classe 2003. LEGGI TUTTO

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    Da Balotelli a Tsadjout, storia dei talenti azzurri di seconda generazione

    Mario Balotelli nasce a Palermo da Thomas e Rosa, immigrati ghanesi. A pochi mesi dalla sua nascita, la famiglia si trasferisce in provincia di Brescia e qui Mario da i primi calci ad un pallone. In carriera ha vestito tante maglie prestigiose, dall’Inter al Milan, dal Liverpool al Manchester City, passandro per il Marsiglia. È stato anche protagonista con la Nazionale Italiana agli Europei del 2012, che ha visto l’Italia arrendersi soltanto in finale contro la Spagna. LEGGI TUTTO

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    Mancini: “Il 2023 che sogno, l'anno dell'Italia di Chiesa e Zaniolo. Scudetto? Dico Napoli”

    Il c.t. tra bilanci e futuro: “È stato un periodo per me molto triste. La morte di Sinisa, la malattia di Gianluca, sono le cose che pesano, alle delusioni sportive si rimedia”Triste. Come lo sguardo di Roberto Mancini quando pensa, o ripensa, a certe cose. “Se n’è andato un 2022 triste, per me molto triste: la morte di Sinisa, la malattia di Gianluca. Queste sono le cose che pesano sul cuore: quelle per le quali non puoi fare nulla. Dopo una delusione sportiva, invece, si può sempre rimediare”. LEGGI TUTTO

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    L’ordine di Hitler: voglio la Coppa dell’Italia. Ma un eroe la salvò

    1943: il Terzo Reich mette a soqquadro Roma. Il trofeo del Mondiale ha un valore esoterico, il Fuhrer lo vuole. Ma non lo trova: sta viaggiando in un luogo segreto, su un carro bestiame. Ce lo mise un insospettabile eroe di casa nostra L’uomo va in camera da letto, si inginocchia, allunga la mano sotto alla rete del materasso, sa bene cosa sta cercando, tira il manico della valigia e la trascina verso di sé. È lì, con le ginocchia piegate sul pavimento, quando apre la valigia: dentro c’è una scatola, una comune scatola da scarpe. L’uomo toglie il coperchio, sposta con le mani i trucioli che quasi traboccano e finalmente la vede. Se lo avessimo davanti ora sentiremmo un sospiro di sollievo. Ma l’uomo non ha nemmeno il tempo di sospirare, ha fretta ed è preoccupato, è molto preoccupato. Così – con fare furtivo, controllando che nessuno entri nella stanza – sistema i trucioli, rimette al suo posto il coperchio e chiude la scatola. È in quel momento che suonano alla porta della casa dove abita, in piazza Adriana, a pochi minuti a piedi da Castel Sant’Angelo. Siamo a Roma, ed è il tardo autunno del 1943. LEGGI TUTTO

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    Italia, i 20 giovani più forti da cui ripartire

    C’è una nuova generazione azzurra che chiede spazio: centrocampisti di talento, difensori duri, fantasisti, persino qualche bomber. Sono i ragazzi che ci riscatteranno, e non sono i soli. Tutto sta a dar loro fiducia, ve li raccontiamo su SportweekForse non sono supereroi, non salveranno loro l’Italia. Ma portarla a giocarsi la coppa del mondo 2026 quello sì, si può fare. Guardiamo alla tv il secondo Mondiale di fila, e mentre in Qatar i Gvardiol, i Ramos, i Bellingham fanno i fenomeni viene da chiederci dove sono i nostri, di giovani forti. Una prima notizia: li abbiamo. Magari non in tutti i ruoli, magari c’è chi non manterrà quanto promette, ma li abbiamo. Qui ve ne raccontiamo venti, tra quelli nati dall’1 gennaio 2002 in poi. Considerando un combinato di quello che già fanno e quello che potranno fare, sono le stelline più luccicanti d’Italia. Esterni che vanno forte, centrocampisti che fanno gol, trequartisti che pensano fuori dagli schemi, difensori tosti e bravi coi piedi, forse persino qualche centravanti di valore e un talento di quelli fuori scala. Tanti sono figli dell’immigrazione, anche italiana all’estero, tanti sono emigrati perché non li abbiamo capiti o ci siamo arrivati dopo: ci sta, è il mondo. Ma guardi i loro profili social e lì non si scappa: una foto in azzurro non manca mai, anche nel profilo, segno che il cuore batte lì. Buon segno, così come anche il fatto che non sono gli unici talenti azzurri. Viti, Coppola, Pirola, Missori, Faticanti, Mancini, Vignato, Oristanio, De Nipoti…. Arriveranno, e arriveremo. Se daremo loro fiducia. LEGGI TUTTO

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    Allarme: in Italia non lanciamo più i giovani. Le ricette degli esperti

    Non andiamo più ai Mondiali? I motivi sono anche in un modello di calcio giovanile che ha penalizzato il talento in nome di tattica e fisicità Da una parte ci sono loro, Bellingham, Musiala, Pedri e Gavi, tanto per dirne solo quattro. Il più vecchio ha 20 anni e tutti giocano o hanno giocato da titolari il Mondiale, e in squadre mica da ridere, Inghilterra, Germania e Spagna nell’ordine. Dall’altra stiamo noi, che al Mondiale non ci siamo per la seconda volta di fila, proviamo a ricostruire la Nazionale con la coppia Bonucci-Acerbi e ci ostiniamo a chiamare “giovani” i venticinquenni. LEGGI TUTTO

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    Papà Pafundi: “Piedi a terra, testa bassa, poca paura. Vi racconto Simone”

    Il padre del baby azzurro, napoletano a Udine per il lavoro ed ex calciatore: “ I paragoni con i grandi? Deve allenarsi bene e crescere ancora. E poi c’è anche la scuola…” Un’emozione indescrivibile. Ecco come Salvatore Pafundi ha descritto l’esordio di mercoledì in Nazionale del figlio Simone, il primo 2006 a indossare la maglia azzurra grazie al coraggio e all’intuizione di Roberto Mancini. “Non ero allo stadio a Tirana – ha raccontato in esclusiva a gazzetta.it -, ma a casa, sul divano insieme a mia moglie Luisa e all’altro mio figlio Andrea (due anni più grande di Simone, ndr). Non volevo credere ai miei occhi”. LEGGI TUTTO

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    Gaudino: “Ventrone è stato un maestro, ma il Mondiale del 2006 è mio”

    Il preparatore di Lippi: “Di Gian Piero ho bei ricordi, come dell’esperienza in azzurro: un grande orgoglio”La Rete dà, la Rete toglie. Dà notorietà, prestigio, consolida i ricordi; a volte quei ricordi li offusca e toglie meriti, può capitare addirittura che cancelli un titolo Mondiale. Nel caso di Claudio Gaudino, il Mondiale 2006: era stato lui e non Gian Piero Ventrone, che aveva accompagnato Lippi verso altre vittorie, a far correre l’Italia del c.t. di Viareggio fin sul tetto di Berlino. Schivo com’è, il Prof quasi ha pudore a dare spazio alla memoria, lucidissima: ma quel ricordo ce l’ha nel cuore, esattamente come quello del preparatore scomparso giovedì. LEGGI TUTTO