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    Vigilia Atalanta-Inter, Conte: “Lukaku convocato. Sensi? Non stiamo avendo risultati”

    APPIANO GENTILE – Archiviata la parentesi europea per l’Inter di Antonio Conte è tempo di rituffarsi in campionato per cercare di invertire una tendenza che non sta generando i frutti sperati. Difficoltà in Champions League con un cammino che diventa sempre più difficile e situazione non proprio felice in campionato dove – ad oggi – la vitta dista 5 punti. I nerazzurri domani faranno visita all’Atalanta, il tecnico dell’Inter risponde alle domande dei giornalisti in collegamento con il quartier generale di Appiano Gentile. FcInter1908 come di consueto vi riposta la diretta testuale della conferenza stampa.

    Queste le prime risposte dell’allenatore: “Arriviamo come arrivano le altre squadre alla settima partita in 20 giorni, c’è voglia di fare una buona gara, cercheremo di fare giusti calcoli per capire chi è maggiormente stanco”
    UMORE – “l’umore è quello che deve essere, Lukaku si è allenato con noi e molto probabilmente verrà convocato per la gara”

    SCORSA STAGIONE – “CI sono state diverse gare dove abbiamo fatto bene, ci si ricorda del 2 a 0 finale con loro, non è semplice affrontarli, negli anni Gasperini ha dato credibilità a questa squadra, sono bravi in fase offensiva e dovremo fare una buona gara per uscire indenni”
    PREOCCUPAZIONE PER IL DISTACCO DAL VERTICE – “Preoccupato di cosa? Dobbiamo fare il nostro percorso, se meritiamo e giusto che vinciamo le partite e la classifica migliora se non vinciamo rimarrà bassa”
    RACCOLTO MENO – “MEglio vincere e giocare male o il contrario? Le buone prestazioni portano i 3 punti, non posso pensare di giocare male per ottenere i tre punti”
    ACCORCIARE I TEMPI PER IL SALTO – “Come ribadito manca quel “poco”. Dobbiamo lavorare sodo in maniera intensa e cercare di annullare quel poco che diventa però determinante. Se c’è significa che non ci siamo ancora”
    INFLUENZA DEL MOMENTO – “Inutile dire che tutto questo non influisca. A differenza del passato oggi siamo molto più colpiti. I calciatori, le moglie i bambini, non puoi contare su alcuni giocatori e la situazione non ti consente di preparare al meglio tutto. Dobbiamo affrontare questa situazione, lo stiamo facendo. Spesso l’aspetto umano viene tralasciato in favore di altro, sicuramente non è semplice per chi deve gestire queste situazioni”
    GESTIONE GARA CON 5 CAMBI – “Fortunatamente anche Zidane ha cambiato solo tre giocatori, l’avessi fatto solo sarei stato etichettato come matto. Intanto devi avere gli uomini, avevamo non poche assenze e prima di ogni cosa si deve avere l’intera rosa per pianificare il tutto. Cambiare 5 giocatori possono cambiare la gara o fare il contrario, fa parte di una strategia e questa può essere attuata se ci sono i giocatori e sono disponibili. Avere tante assenze per qualunque allenatore diventa difficile”
    SENSI – “Bisogna parlare con i medici per il suo recupero e con l’area riabilitativa. Per il resto è da un po’ che stiamo facendo qualcosa per dare continuità ma questo non sta dando i risultati visto che è spesso indisponibile” LEGGI TUTTO

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    Kulusevski-Juve, un feeling perfetto: quando il ragazzo nasce per la vittoria

    Già con l’Atalanta, Dejan dimostrava una forte personalità: battuta l’Inter sul mercato, la Signora si coccola un potenziale top player. Grazie (anche) a D’Aversa

    La prima rete da allenatore? Pirlo, ovviamente, la ricorderà per sempre: come il primo allenamento, la prima vittoria, la prima sconfitta (che in Serie A deve ancora arrivare), la prima sostituzione e così via… Il primo gol, si diceva: roba da Kulusevski, al 13’ di Juventus-Sampdoria nel 3-0 del 20 settembre. Una perla: Ronaldo prova a sfondare sulla destra, il contrasto con Augello diventa un assist per Dejan, che con un piattone pulitissimo la mette là, sul secondo palo alla destra di Audero. Un colpo bellissimo, non da tutti. E in quel momento, quel famoso detto (“Il buongiorno si vede dal mattino”) a Torino l’hanno ripetuto in tanti. E le settimane successive non hanno fatto altro che confermare la bontà (e il coraggio, ben riposto) di un’operazione di certo non banale a livello economico: 44 milioni di euro (35 più 9 di bonus) non sono proprio “noccioline” per un ragazzo di 20 anni. LEGGI TUTTO

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    Gigi Riva compie 76 anni, gli auguri del Cagliari a Rombo di Tuono

    CAGLIARI- “A chent’annos, Gigi”. Si conclude così una lunga lettera sul sito del Cagliari in occasione del 76esimo compleanno del leggendario Gigi Riva, protagonista assoluto dello storico Scudetto nel 1970. Questo il testo integrale della lettera: “Buon compleanno, Gigi. Sono 76 ma non si vedono. Perché le leggende sono immuni al trascorrere del tempo, semmai acquistano ancora più forza e rispetto. Il mito di Gigi è stato tramandato negli anni da padre in figlio, da generazione a generazione. Chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare all’Amsicora e al Sant’Elia ne ha raccontate le imprese come si fa con i riti ancestrali, con i legami che si possono spiegare solo col richiamo del sangue, delle radici. Se qualcuno può pensare che la passione abbia addolcito o ingrandito alcuni dettagli, ci sono le immagini d’epoca a testimoniare la classe di un attaccante micidiale, che, per dirla con un suo ex allenatore, ‘metteva la testa dove gli altri non osano mettere il piede’.Gli allenatori avversari gli incollavano addosso il loro difensore più tosto con l’incarico di fermarlo, con le buone o con le cattive; lui accettava la sfida e vinceva il duello, dall’alto di un fisico spaventoso, forte di uno scatto veloce come un lampo. Il lancio nello spazio aperto era la miccia che lo accendeva, per far detonare la sua arma segreta, il piede sinistro di una violenza inaudita ma non solo: il tiro era sempre ad incrociare, il pallone finiva nell’angolo lontano, segno che la precisione non erano meno importante della potenza”.
    Cagliari-Sampdoria ore 15, streaming e dove vederla
    Di Francesco, chance a Ounas dal primo minuto
    “Protagonista di uno scudetto indimenticabile, che personalità”
    “E poi la personalità: coraggio, intraprendenza, leadership silenziosa, mostrata con i fatti e con l’esempio laddove altri si perdono in vuoti proclami. Tempra, resistenza e forza di volontà gli hanno permesso di superare crudeli infortuni; lealtà e correttezza dentro il campo, assoluta fedeltà ai colori sociali: tutte le principali squadre italiane avrebbero fatto carte false pur di assicurarselo, lui ha sempre detto di no, con la pervicacia di un innamorato fedele insensibile alle tentazioni.A Cagliari, in Sardegna, aveva trovato il suo eden, il suo porto definitivo; un paradiso bagnato dal mare, lui nato sulle rive di un lago. Al denaro e al successo ha anteposto altri valori, i suoi principi di ferro contrapposti all’effimero e alla vanagloria.E’ stato alfiere di uno scudetto indimenticabile, conquistato insieme ad altri grandi campioni; ha rappresentato l’Isola segnando un senso di identificazione speciale, felice testimonial di una terra che gli italiani hanno imparato a conoscere e amare anche grazie a lui. Le cifre dicono che è il più forte attaccante italiano di sempre: 35 gol in 42 partite con la maglia della Nazionale, record ancora imbattuto.Terminata la carriera, Gigi è rimasto con noi: dirigente di un’altra ottima squadra a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, prima di intraprendere una lunga e felice parentesi come team manager in azzurro, La carica di presidente onorario, che ricopre dal 2019, è la chiusura di un cerchio, il rinnovo dei voti matrimoniali col club rossoblù. Oggi accanto a lui a festeggiarlo ci sono tutti i sardi: un anno in più nella leggenda di Rombo di Tuono”.
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    Lotito si è dato per la prima volta lo stipendio, ma nessuno guadagna più di Paratici

    Ecco le remunerazioni di amministratori e dirigenti di Juventus, Lazio e Roma quotate in Borsa: il presidente biancoceleste ha percepito 600mila euro nel corso dell’ultima stagione

    Claudio Lotito ha percepito i primi compensi da quando è patron della Lazio ma nessuno, neanche lontanamente, riesce a raggiungere i guadagni di Fabio Paratici, tra gli amministratori e i dirigenti con responsabilità strategiche dei club italiani quotati in Borsa. LEGGI TUTTO

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    Tagliavento fa mea culpa: “La Var avrebbe evitato quel gol di Muntari…”

    VERONA, ITALY – APRIL 04: Referee Paolo Tagliavento reacts during the serie A match between AC Chievo Verona and US Sassuolo at Stadio Marc’Antonio Bentegodi on April 4, 2018 in Verona, Italy. (Photo by Dino Panato/Getty Images)

    Paolo Tagliavento ha accettato la nuova avventura da dirigente della sua squadra del cuore, dopo essersi lasciato alle spalle tante polemiche fra cui quella di una celebre sfida a San Siro (febbraio 2011 in campo Milan e Juventus, domani impegnata live e in esclusiva in trasferta contro la Lazio su DAZN, gara che è possibile seguire abbonandosi qui): “La prima partita della Ternana al Liberati l’ho vista a 4 anni e fino a 18 ho fatto tutte le trasferte con mio padre”, ha raccontato l’ex arbitro ad Avvenire. Cristiano Lucarelli oggi è il “suo” allenatore: “L’ho arbitrato diverse volte ma non ho episodi particolari da raccontare. Di sicuro da calciatore non era così collaborativo come invece lo è adesso da tecnico- Questa Ternana grazie a Cristiano, oltre al bel gioco che gli ha dato, è cresciuta molto sul piano della mentalità vincente… che è poi la sua, la stessa che metteva in campo da autentico trascinatore. La città oggi?  Terni è una città spaesata, prima la crisi economica, poi il Covid… Il calcio qui ha sempre rappresentato un deterrente alle tante problematiche sociali che spesso ricadono soprattutto sui più giovani. La frustrazione di non poter entrare allo stadio è tanta. Con un avvio di stagione così, almeno 7-8mila spettatori al Liberati li avremmo avuti. Per fortuna sta accadendo un mezzo miracolo: per la prima volta nella storia della serie C offriamo le dirette tv in chiaro delle nostre partite. Non è come assistere dal vivo, ma la qualità delle immagini in Hd, su Cusano Italia Tv, canale 264 del digitale terrestre online”.

    Paolo Tagliavento (Photo by Claudio Villa – Inter/FC Internazionale via Getty Images)
    Il Var in C non è contemplato, ma Tagliavento è favorevole alla tecnologia in campo? “Assolutamente sì – la risposta di Tagliavento ad Avvenire – Durante la fase di sperimentazione ero il più scettico fra i miei colleghi, poi mi sono bastati i primi 45’ di Inter-Fiorentina per capire cosa mi ero perso in tutti quegli anni… Se ne avessi beneficiato prima, sono certo che il Var mi avrebbe evitato i cinque peggiori errori della mia carriera: tipo il gol annullato a Muntari, palla dentro e non fuori di Buffon in Milan-Juventus (2012) e la rete in fuorigioco di Matip, non rilevato, nello “spareggio” Champions (2013) Schalke 04-Basilea 2-0…Del resto ogni arbitro che ha diretto ad alti livelli si porta dietro l’etichetta della svista d’autore che ha commesso in carriera… Oggi comprendo meglio la reazione dei calciatori quando protestano per l’errore arbitrale, mentre non capisco perché nel 2020 non si dia la possibilità agli arbitri di poter discutere e giustificare il loro operato a fine gara. Sarebbe utile, quanto meno ad abbassare i toni e a non creare “mostri”. In Germania è da anni che il direttore di gara al triplice fischio finale va in conferenza stampa e risponde direttamente della sua prestazione. In Italia questo non è ancora successo, ma solo perché a molti fa comodo strumentalizzare l’errore, in modo da aizzare la piazza e alimentare la polemica”. LEGGI TUTTO

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    Possesso palla e dominio del campo: così la Roma vinse lo Scudetto nel 1983

    L’8 maggio 1983, allo stadio Ferraris di Genova, è il giorno della gloria di Liedholm e dei giallorossi, Campioni d’Italia per la seconda volta

    Il campionato 1982-83, il primo dopo che gli azzurri di Bearzot hanno conquistato il titolo mondiale facendo rialzare l’orgoglio di un intero Paese, lo vince una squadra che non gioca all’italiana: la Roma di Nils Liedholm. LEGGI TUTTO

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    Quanto può durare l’eternità di Ibra?

    L’impatto di Zlatan sul calcio con il Milan, a 39 anni suonati, è una cosa inedita. Non c’è un simile precedente, in tempi recenti…

    Meglio non sottovalutare il modo che Ibra ha di curare e conservare il suo corpo, come se fosse una macchina d’epoca, una preziosa Ferrari che funziona perfettamente. L’impatto di Zlatan sul calcio con il Milan, a 39 anni suonati, è una cosa inedita. Non c’è un simile precedente, in tempi recenti. LEGGI TUTTO