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    Gotti: “Conosciamo il Sassuolo, Lasagna troverà spazio per attaccare”

    L’allenatore dell’Udinese, Luca Gotti ha parlato alla vigilia del match contro il Sassuolo. La gara contro i neroverdi andrà in scena domani alle ore 20:45 al Mapei Stadium di Reggio Emilia. Queste le parole del mister bianconero ai microfoni di Udinese Tv:
    La partita di domani peserà molto?“Sappiamo che tutte le sfide sono importanti, poi quando arrivano delle sconfitte la necessità di far punti cresce. Siamo consapevoli che la nostra classifica attuale è deficitaria”.
    Contro il Milan buona prestazione ma troppi errori in difesa. Avete lavorato su questo aspetto?“L’agonismo è imprescindibile nel calcio come negli altri sport. Noi lavoriamo per limitare il più possibile gli errori commessi in fase difensiva, nella marcatura in area, nella costruzione, nella rifinitura, in area di rigore, con lo scopo di migliorare centimetro dopo centimetro e dando per scontato che ci sia la cattiveria agonistica necessaria per vincere”.
    Lo scorso anno due vittorie contro il Sassuolo con uno schema ben preciso. Avete preparato la partita anche in funzione di questo?“Bisogna tenere in considerazione tanto le caratteristiche dell’avversario quanto le proprie, gli spartiti tattici si costruiscono sulla base dei giocatori a disposizione. Il fatto di avere diversi elementi nuovi rispetto allo scorso anno cambia questo aspetto: bisogna cercare di mettere tutti assieme nel miglior modo possibile”.
    Nuytinck è pronto al rientro??“Bram ha una settimana di lavoro in più nelle gambe e si sta lasciando alle spalle le scorie dell’infortunio”.
    Lasagna può essere importante in base alle caratteristiche del Sassuolo?“Premesso che considero Lasagna prezioso in qualsiasi partita, il Sassuolo tiene un baricentro abbastanza alto che lo porta a concedere degli spazi e questo dato potrebbe esaltare le caratteristiche del capitano”.
    Che avversario si aspetta?“È una squadra che lavora da più stagioni con lo stesso allenatore, con un gruppo che si è modificato gradualmente ma assorbendo sempre un certo tipo di caratteristiche molto precise. La sensazione è quella di una squadra in costante crescita, già vista nella scorsa stagione e proseguita all’inizio di quella in corso, permettendole di andare anche a vincere a Napoli. Chiunque scende in campo dà l’impressione di aver ben assimilato i concetti di gioco. Conosciamo i loro tratti caratteristici, noi a nostra volta di trovare le soluzioni per metterli in difficoltà”.  LEGGI TUTTO

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    De Zerbi: “L'Udinese ci ha sempre fatto soffrire, non pensiamo di essere più forti”

    De Zerbi, getty images

    Il Sassuolo domani proverà a difendere lo straordinario secondo posto conquistato nelle prime giornate, e perchè no, passare una notte in testa alla classifica: “Dobbiamo viverlo con felicità ed entusiasmo, senza tralasciare niente dell’attenzione – spiega De Zerbi in conferenza stampa – , non pensando di essere più bravi di quello che in realtà siamo perché questo mi farebbe perdere la testa. Dobbiamo però giocare con la gioia di sapere che tutto quello che ci stiamo conquistando lo stiamo meritando”.

    NAPOLI – De Zerbi è poi ritornato sulla sorprendente vittoria del San Paolo: “A Napoli abbiamo mantenuto la nostra identità. Poi ognuno può leggere le partite come vuole ma anche a Napoli abbiamo mantenuto un’identità fortissima, dobbiamo proseguire a questa strada senza pensare all’obiettivo finale ma pensando al percorso che dovrà comunque gratificarci”.
    EUROPA – Raggiungere il traguardo europeo però non è un obbligo per la squadra di De Zerbi: “Non abbiamo la spada di Damocle che dobbiamo arrivare per forza in Europa League o chissà dove – dichiara l’allenatore del Sassuolo – , dobbiamo essere felici durante il percorso, quanto miglioriamo e vederci così in alto in classifica è un bene non per la prima squadra, per i giocatori o per l’allenatore ma per tutto il Sassuolo calcistico perché quello che abbiamo seminato, sudato in questi anni, ci sta portando a qualcosa. Non abbiamo fatto ancora niente, lo sappiamo, ma la famosa crescita sta producendo qualche effetto”.

    UDINESE – L’allenatore del Sassuolo ci tiene a porre tutti sugli attenti in vista della partita contro i friulani: “L’Udinese è una squadra che in passato ci ha reso la vita difficile, per forza di cose è una squadra che soffri sempre. Ha giocatori di qualità, De Paul, Deulofeu, Pereyra, Pussetto, Lasagna, tutta gente di qualità di gamba. Noi consideriamo la partita di domani di difficoltà altissima”.
    BERARDI E CAPUTO – Il mister neroverde ha poi fatto il punto sulle condizioni di due giocatori chiave: “Sia Berardi che Caputo sono recuperati, quindi sono a disposizione e vedremo con che minutaggio schierarli”.
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    Rampulla: “Conte all’Inter si contiene per non dare fastidio”

    Getty Images

    Intervistato ieri da TMW Radio, l’ex portiere Michelangelo Rampulla ha parlato anche dell’Inter e soprattutto di Antonio Conte, suo compagno di squadra ai tempi della Juve: “Vorrei vedere anche io il bicchiere mezzo pieno: portare sul 2-2 il Real Madrid dal doppio svantaggio vuol dire che hai qualità e carattere, e che la squadra sta crescendo. Vero però anche che sei sempre a rincorrere, e questo dovrebbe far riflettere Conte. Noto comunque il fattore positivo della grande voglia di rivalsa e di recuperare il risultato”.

    Le sembra il Conte standard, questo?“Da ex juventino, in una squadra come l’Inter deve andare coi piedi di piombo. Anche io però vedo che si sta quasi contenendo nell’esprimere tutta la sua grinta, la sua voglia… Forse per non dar fastidio. A volte però basta un episodio, passare il turno in Champions o qualcosa di simile, per portare tutta la positività di questo mondo”. LEGGI TUTTO

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    Juve, il Morata-bis può puntare all’Olimpo dei bomber?

    La seconda edizione di Alvaro alla Juve non è affatto da quarta scelta: segna, apre spazi, si intende con Ronaldo, è un perno dei bianconeri. I signori del gol, da Lewandowski a Benzema, sono ancora ultratrentenni, tra i giovani urla solo Haaland, la sua generazione invece…

    E Morata? Il nuovo Morata juventino che ogni palla è un gol, ogni movimento uno smarcamento, come si colloca nella nuova graduatoria di centravanti mondiali? Lui che un vero 9 non era, piuttosto una punta di movimento, è diventato un goleador implacabile. Lui che dopo tante promesse di sfracelli al primo anno di Juve con Allegri, che gli aveva trovato un ruolo perfetto, sembrava normalizzato dal vagabondaggio tra Real, Chelsea e Atletico. I signori del gol al momento sono sempre altri, gli ultratrentenni, generazione irripetibile. Ma qualcosa sembra stia arrivando dalle retrovie e a Budapest se n’è avuta la conferma. Al netto del valore modestissimo del Ferencvaros, Morata ha fatto capire tutto quello che può fare e dare. LEGGI TUTTO

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    L'ex tecnico Cagni: “Il calcio è ruffiano. Lasciai l'officina per prendere cazzotti… “

    Gigi Cagni nel 2006 (Photo Getty Images)

    “Lo strappo c’è stato quando la televisione è diventata la padrona del calcio”. Lo dice Gigi Cagni, 70 anni compiuti nello scorso mese di giugno, che rincara la dose ad Avvenire: “Il calcio si è snaturato quando nella scala dei valori al primo posto ha messo i soldi. Se credi nel denaro, alla fine perdi. Succede nel calcio e succede nella vita. Ma lo dico quasi con affetto, ruffiano, perché è sparita la meritocrazia e perché mi sembra che questa nuova generazione di allenatori pensi più che altro ad apparire, vanno dietro alle mode. Stanno facendo passare l’idea che vince il sistema di calcio e non il giocatore: è una grossa fandonia, ma finisce che poi la gente ci crede”.

    “Faccio un esempio. Abito a Chiavari, sulla strada di casa c’è una scuola elementare, la mattina vedo i genitori che vanno a prendere i loro figli, si fanno dare lo zaino e lo portano loro. Ma dico: si può? Ma è così che educhiamo i nostri ragazzi? Parto da qui per arrivare al calcio: non ci sono più educatori e anche nel calcio italiano – eccolo il grande problema – stiamo tirando su una generazione di eterni ragazzini. Nel calcio non si insegna più la sofferenza, non si insegna più a perdere. Ogni sconfitta sembra un fallimento, invece è solo un passaggio, ma bravo chi lo capisce”.
    Luigi Cagni (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)
    Avvenire racconta che a 14 anni Cagni era in officina. Operaio specializzato in catena di montaggio. Lavorava alle testate dei camion: “Otto ore al giorno, sembravo Charlie Chaplin in quel film, Tempi moderni: prendevo 90mila lire al mese, erano soldi. Quando il Brescia mi ha preso mi sono licenziato dalla sera alla mattina, senza dirlo a casa. Mia madre l’ha saputo e mi ha dato una sberla che ancora mi fa male, solo a pensarci. L’allenatore Sandokan Silvestri mi teneva ore e ore al muro ad affinare la tecnica, si metteva dietro di me e mi dava certi cazzotti sulla schiena…È per il tuo bene, mi diceva. Altri tempi”. LEGGI TUTTO

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    Parla il c.t. della Svezia: “Ibra in nazionale? Macché, questione chiusa!”

    Ibrahimovic

    MILANO –  Sono passati più di quattro anni da quando Zlatan Ibrahimovic ha salutato la nazionale svedese: era l’Europeo del 2016, quello in Francia, quello del geyser sound della sorprendente Islanda. La Svezia di Lagerback puntava ad essere la rivelazione della competizione, nonostante un girone di ferro con Italia, Belgio e dell’Irlanda, dove i gialloblu conquistarono un solo punto. In quattro anni il fenomeno rossonero sembrava aver detto addio alla Nazionale una volta per tutte. Anzi, un paio di mesi fa Ibra aveva aspramente criticato le decisioni il nuovo tecnico Janne Andersson, reo di aver lasciato in panchina il bianconero Kulusevski per 70 minuti nel match contro la Francia: “Che brutto scherzo… Un’altra prova. Queste sono persone incompetenti nelle posizioni sbagliate che soffocano il calcio svedese” commenterà su Twitter Ibrahimovic.

    LE PAROLE DI ANDERSSON –  Poi all’improvviso come un fulmine in una bella giornata al mare, Ibra sorprende il mondo calcistico con un post su Instagram. Una sua foto con la maglia numero 10 della nazionale svedese e un commento: “È tanto tempo che non ci vediamo”. Sembra tutto andare al suo posto, anche perché via delle prossime convocazioni. In tanti sono pronti a  scommettere  nel ritorno di Zlatan in nazionale, ma non il c.t. Andersson che ha spento gli entusiasmi del popolo svedese con un’intervista a quotidiano Aftonbladet: “Ci sono state alcune persone che mi hanno detto che c’era un piano dietro quella foto. Ma non capisco cosa voglia dire, mi sfugge. E non ci sprecherò troppe energie“. E come se non bastasse, ha aggiunto sul rossonero: “Sono passati quattro anni e mezzo da quando ha detto che aveva finito la sua carriera in nazionale. Nei suoi confronti, proprio come in quelli di tanti altri giocatori che hanno preso la stessa decisione, ho il massimo rispetto. Puoi recuperare un po’ quando arriva la pausa per le nazionali, non hai le stesse pressioni. Se invece fai parte della nazionale, devi tornare in patria e giocare di nuovo al massimo livello. E rispetto pienamente quelli che non sentono questa motivazione al 100%. Quindi, la questione è chiusa per me”. La Svezia, salvo clamorosi colpi di scena affronterà Francia e Croazia in Nations League e l’amichevole contro la Danimarca senza Ibrahimovic. LEGGI TUTTO