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    Uefa, ok nuovi giocatori da Ucraina e Russia nella lista per le Coppe

    NYON – L’Esecutivo Uefa ha deciso oggi di modificare i regolamenti di Champions, Europa League e Conference League 2021-22 e di permettere ai club di registrare un massimo di due nuovi giocatori utilizzabili per le restanti partite delle competizioni in corso entro l’1 aprile 2022. Modifiche simili al regolamento della Champions femminile, per consentire ai club di registrare un massimo di due nuove giocatrici utilizzabili per le restanti partite della competizione in corso entro e non oltre il 7 aprile 2022, in linea con il regolamento Fifa sullo status e i trasferimenti dei giocatori.

    Modificato regolamento sul trasferimento dei giocatori

    A causa dell’incertezza che circonda l’escalation del conflitto militare in Ucraina, che ha generato una vasta e preoccupante crisi umanitaria, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Fifa ha deciso il 7 e il 16 marzo 2022, in coordinamento e consultazione con la Uefa e altre parti interessate, di modificare il Regolamento Fifa sullo Status e i Trasferimenti dei Giocatori (RSTP) al fine di fornire certezza giuridica e chiarezza su una serie di questioni e per affrontare le conseguenze della crisi per i giocatori. 

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    Introdotto un nuovo allegato temporaneo

    A questo proposito, è stato introdotto il nuovo allegato 7 temporaneo al Fifa RSTP, intitolato “Regole temporanee per affrontare la situazione eccezionale derivante dalla guerra in Ucraina”, che include disposizioni relative alla sospensione dei contratti tra giocatori/allenatori e club, che sono affiliati alla Federcalcio ucraina (UAF) e alla Federcalcio russa (FUR). In particolare, le nuove disposizioni permettono fra l’altro ai calciatori in questione di giocare per un altro club fino al 30 giugno 2022.

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    Dalla Russia alla Superlega: tutto quello che ha detto Ceferin

    LONDRA – «Se vogliono fare la Super League sono liberi di farlo, ma a quel punto non sono liberi di partecipare alle nostre competizioni». No, non sono le dichiarazioni di Aleksandr Ceferin di undici mesi fa, ma di questa mattina, anche se sono perfettamente sovrapponibili. La posizione del presidente della Uefa non si è ammorbidita e, al convegno Business of Football organizzato dal Financial Times a Londra, è stata ribadita con rigida fermezza. E ascoltata anche da Andrea Agnelli, presente a Londra e davanti a uno schermo mentre Ceferin parlava da Nyon. Il presidente dell’Uefa, infatti, non è volato in Inghilterra, come previsto, e quindi non c’è stato e non ci sarà un faccia a faccia con il presidente della Juventus, il cui intervento è previsto per le 18.30 ora italiana: «Mi scuso ma la situazione è drammatica e devo rimanere nella sede dell’Uefa. Nelle ultime 48 ore siamo stati al telefono in continuazione per organizzare il rientro dei calciatori e degli allenatori in Ucraina (De Zerbi lo ha ringraziato ufficialmente per l’intervento, ndr). È stato terribile parlare con loro, sapere che erano lì con le famiglie a poca distanza dai bombardamenti. Sono orgoglioso che la famiglia del calcio abbia reagito e sia intervenuta così alacremente», spiega Ceferin il cui intervento è durato poco più di mezzora e ha trattato molte problematiche del calcio.

    Super League

    Spicca, mediaticamente, il discorso sulla Super League, che altro non è che il ribadire la posizione dell’Uefa attraverso i soliti slogan: «Parlare di Super League non è parlare di calcio», esordisce. E prosegue: «Questi club hanno lanciato la Super League durante una pandemia e adesso la rilanciano durante una guerra, questo li qualifica», aggiunge (ma va detto che un rilancio della Super League in questi giorni o addirittura oggi non è confermato dai club interessati che continuano a ribadire come tutto sia nelle mani della Corte Europea). «Non era un progetto così intelligente», dice in un altro passaggio e bacchetta Agnelli, senza pronunciare il suo nome, ma definendolo «quello che è stato presidente dell’ECA e che una settimana prima di presentare la Super League elogiava il nostro sistema». Significativo, poi, che proprio la gestione del caso Super League e quella del Mondiale biennale vengano elencato da Ceferin insieme alla pandemia del Covid e alla guerra Russo-Ucraina come le più gravi situazioni che ha dovuto affrontare nel corso degli ultimi due anni. «Non so cosa possa capitare ancora!». E chiude: «I club possono pagare chi vogliono per dire che la Super League è bella, che è attenta, che fa un sacco di beneficienza e che ha cifre altissime di solidarietà. La Super League non è calcio. La Super League pensa agli affari, noi pensiamo ai tifosi. Uno di loro mi aveva anche chiamato per scusarsi, ma a quanto pare è di nuovo pronto a rilanciare il progetto. Bene, sono liberi di farlo, ma sappiano che chi gioca la Super League non può giocare le competizioni Uefa».

    Caso Russia

    Meno efficace, Ceferin, lo è quando deve spiegare la situazione russa con tutte le contraddizioni che si porta dietro: squadre di club e nazionali escluse da tutto il calcio con repentina decisione dei giorni scorsi, ma nello stesso tempo – gli viene fatto notare – affari intessuti con la Russia fino a qualche settimana fa (si citano i soldi della Gazprom, fra i più munifici sponsor dell’Uefa e la finale di San Pietroburgo concessa a Putin e poi trasferta a Parigi dopo lo scoppio della Guerra). Sulla motivazione della squalifica delle squadre russe, Ceferin ribadisce più volte: «È la decisione giusta», ma non la motiva in modo più articolato e non riesce neanche spiegare al moderatore, Simon Kuper che più volte lo incalza, come e quando questa squalifica potrebbe finire (Di fronte a un eventuale cessate il fuoco? Alla firma di una pace?). E anche sui rapporti con la Russia e con altre dittature, Ceferion dribbla: «Non siamo un’organizzazione politica che può indagare sulla situazione dei Paesi con i quali abbiamo a che fare».

    Fair Play e incompetenza

    Vago anche sul nuovo Fair Play finanziario: «Dovrebbe essere pronto per la fine della stagione, non posso dire molto altro». E sulla crisi finanziaria legata al Covid, Ceferin promette di intervenire con il Recovery Fund, ma specifica che «qualche club è andato oltre. Il calcio è uno sport nel quale spesso la voglia di vincere spinge ad andare oltre i bilanci. Il Covid ha colpito duramente il calcio, è vero, ma in certi club c’era una situazione grave anche prima del Covid e che non c’entrava con la pandemia, ma con l’incompetenza di chi li dirigeva». Allusione a Juventus, Real e Barcellona? Può essere, anche se non sono certo gli unici club ad essere «andati oltre».

    Riforma Champions

    Si irrita, Ceferin, quando gli dicono se in fondo la riforma della Champions League ricorda un po’ la Super League. «Non è assolutamente così. Oggi abbiamo 32 club che partecipano alla Champions, ne avremo 36 e i quattro in più arriveranno da campionati medi o piccoli, non certo dalle grandi leghe. E non credo che ci saranno posti assicurati in base al ranking (ipotesi circolata negli ultimi tempi, ndr). Penso che oggi ci sia un incontro del gruppo di lavoro tra la ECA e la UEFA e saranno assegnati più posti per i club più piccoli». E sull’aumento del numero delle partite in un calendario sempre più congestionato, fa spallucce: «Sapete, sono i club che ce lo chiedono per aumentare i ricavi. Soprattutto i club medio-piccoli».

    Mondiale biennale

    È un grosso e definitivo no quello di Ceferin al Mondiale ogni due anni che la Fifa continua a portare avanti (il vicepresidente Victor Montagliani ne ha parlato nel suo intervento di ieri, lasciando aperta l’ipotesi): «Per noi della Uefa il Mondiale ogni due anni non è un’ipotesi. E sarebbe meglio che la Fifa smettesse di parlarne. Ma non paragonate la Fifa con la Super League, noi con la Fifa parliamo regolarmente e ci confrontiamo sui temi del calcio». Ceferin è, però, aperto all’aumento di occasioni in cui far giocare le nazionali sudamericane ed europee: «La partita di Londra fra Italia e Argentina mi sembra una buona idea. Sarebbe bello aumentare il numero di partite fra nazionali di diversi continenti, ne discuteremo con la Fifa». Fifa che probabilmente gli risponderà che in fondo il Mondiale ogni due anni nasceva con quell’obiettivo, ma sarebbe ingenuo non notare che esiste una lotta di potere intorno al calcio fra istituzioni e fra istituzioni e club. Il sistema va incontro a profonde trasformazioni strettamente legate alla crisi che sta vivendo e questo innesca nelle migliori delle ipotesi confronti, nella peggiore scontri. LEGGI TUTTO

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    Clamoroso: 12 nazioni pronte a lasciare la FIFA contro il Mondiale ogni due anni

    TORINO – Se si volesse giocare con le notizie si potrebbe dire che adesso Aleksander Ceferin si sta facendo la sua Super League di nazionali. Restando seri bisogna prestare molta attenzione all’indiscrezione pubblicata dalla Associated Press, secondo la quale ci sarebbero una dozzina (o forse più) di federazioni nazionali pronte ad abbandonare la Fifa, come gesto estremo contro il Mondiale ogni due anni. E questo in accordo con la Uefa, il cui presidente Ceferin si è sempre schierato in modo netto contro la proposta Fifa di raddoppio del Mondiale.
    LE CHIAMATE DI INFANTINO – Nelle ultime settimane Gianni Infantino, il presidente dell’Uefa, ha tenuto delle conference call informali con molte delle 55 federazioni europee e, insieme ad Arsene Wenger, responsabile tecnico della riforma del Mondiale. Ma ha incontrato ancora molta resistenza. E i primi sentori di una minaccia di scissione sono arrivati dalle cosiddette federazioni nordiche con uno scorbutico comunicato: «Se la maggioranza nella Fifa decidesse di approvare la proposta di una Coppa del Mondo biennale, le federazioni del Nord dovranno considerare ulteriori azioni e scenari the siano più vicini ai nostro fondamentali valori di quanto lo sia la proposta della Fifa». Firmato Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda e Isole Faroe. Insomma non esattamente delle potenze che possono far tremare la Fifa.
    CHI SCAPPA DALLA FIFA – Ma alle sei nazioni nordiche sembrano essersene unite altre e, secondo quanto riporta la Associated Press che cita due fonti confidenziali interne alla Uefa, hanno avvisato proprio l’Uefa della loro intenzione di lasciare la Fifa di fronte all’inevitabilità del passaggio al Mondiale ogni due anni. Non è chiaro se la Uefa sia d’accordo o approvi la minaccia, ma di certo disapprova il progetto di Infantino e, quindi, nel dibattito politico che sta infiammando il calcio può sfruttare questa posizione piuttosto estrema. Soprattutto se, nelle dodici fuggitive ci fossero federazioni più pesanti di quelle nordiche, come Inghilterra, Spagna, Francia, Germania e Italia. In linea di massima, da parte delle grandi federazioni europee c’è scetticismo intorno al progetto di Infantino, ma bisogna capire se questo può trasformarsi in un gesto estremo come abbandonare la Fifa.
    E COME FANNO? – Perché, per intendersi, non è neanche chiaro cosa possa accadere se una Federazione abbandonasse la Fifa, non essendoci alcun precedente. Potrebbe accadere come nella boxe? Con più titoli mondiali contemporaneamente? O le federazioni scissioniste si limiterebbero a creare una loro “lega” creando un torneo? La minaccia, sotto questo profilo, è piuttosto inconsistente. Anche perché non tiene conto del volere dei giocatori che rischierebbero di non disputare più il Mondiale, aspirazione massima per ognuno di loro. La Fifa potrebbe raccoglierli in qualche modo? Magari contenendo loro di fondare nel loro Paese una federazione alternativa? E in tutto questo resta il fatto che i protagonisti, cioè i calciatori, li pagano i club.
    E ADESSO? – Quindi, cosa succederà? Infantino sta portando avanti il suo progetto (che si unisce a un profonda riforma del calendario internazionale) cercando di mettere tutti d’accordo. Non vuole, insomma, imporlo dall’alto di una maggioranza schiacciante in una assemblea generale. Su 211 federazioni affiliate alla Fifa, sembra che siano circa 180 quelle favorevoli al Mondiale ogni due anni. E così avete capito perché Infantino non sembra particolarmente nervoso. Anche se pure il Cio si dice «preoccupato». Effettivamente il Mondiale ogni due anni potrebbe assorbire attenzione, sponsor e risorse da altre manifestazioni globali, a partire dalle Olimpiadi. Ma la Fifa tira dritto. LEGGI TUTTO

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    Super League, la Uefa contrattacca: «Faremo ricorso». Juve, Real e Barça sempre pronte al dialogo

    TORINO – Non deve essere stato facile innestare la retromarcia per chi governa l’Uefa, soprattutto perché la retorica belligerante degli ultimi mesi si sposa male con la decisione di obbedire al Tribunale Commerciale di Madrid e cancellare «come se non fossero mai esistite» le procedure disciplinari nei confronti di Real Madrid, Barcellona e Juventus. Che sarebbe come dire: scusate ci siamo proprio sbagliati. Considerato che le minacce erano quelle di vietare ai club la partecipazione alle competizioni Uefa per uno o due anni, il passo indietro è stato notevole e certamente non gradito ad Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa. Soprattutto perché dal fatidico 18 aprile, non ha mai mancato di aggredire verbalmente i club e i dirigenti (Andrea Agnelli è stato sempre nel suo caustico mirino mediatico) che hanno fondato la Super League. Questo nonostante da quei club siano arrivati molti segnali di dialogo per una riforma delle competizioni, che è evidentemente sempre più urgente se, sul tavolo internazionale, è finita a stretto giro di posta anche la questione del Mondiale a scadenza biennale, nella quale il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha la possibilità di assestare una spallata violenta alla Uefa.
    LE PROSSIME MOSSE – Così la Uefa, ingoiato l’indigesto boccone del comunicato di ieri sera, rilancia un altro comunicato con il quale ribadisce le sue posizioni durissime contro la Super League e, soprattutto, fa sapere che si appellerà alla Corte Provinciale di Madrid contro le ordinanze del Tribunale Commerciale. Si va, quindi, al secondo grado e si gioca un’altra partita giuridica. In attesa di quella, definitiva, della Corte Europea, per la quale tuttavia bisogna armarsi di grande pazienza, perché non essendo un procedimento d’urgenza, il caso Uefa potrebbe essere analizzato anche fra dodici mesi. Mesi nei quali la cosa più logica sarebbe sedersi intorno a un tavolo, approfittando di quello del Mondiale ogni due anni che riformerà il calendario, e riparlare di Super League o affini. Ieri, nella sua lettera agli azionisti, Agnelli ha ribadito una totale apertura al dialogo. Se dialogo non ci sarà, continuerà la battaglia legale, nella quale finora l’Uefa ha rimediato una sconfitta piuttosto dura. E rischia, in presso la Corte Europea, di essere ribaltata nella sua organizzazione, perché in quella sede non verrà discussa la Super League, ma il presunto monopolio di Nyon sul calcio europeo e la sua compatibilità con le leggi dell’Unione Europea in fatto di concorrenza. Terreno scivoloso e in gioco c’è la struttura stessa dell’Uefa, mentre i club rischiano relativamente poco. La peggiore delle ipotesi, in caso di vittoria totale dell’Uefa alla Corte, è che tutto rimanga com’è. Difficilmente, infatti, la Corte permetterebbe all’Uefa di accanirsi contro di loro che, di fatto, sono finiti sotto inchiesta per aver proposto un’idea, senza attuare nulla.
    IL COMUNICATO INTEGRALE – Insomma, in questo scenario, il comunicato dell’Uefa suona come uno scatto d’orgoglio dopo una sconfitta amara, per quanto non definitiva. Dicono a Nyon: «La UEFA ribadisce la sua opinione di aver sempre agito in conformità non solo dei suoi statuti e regolamenti, ma anche del diritto dell’UE, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e del diritto svizzero in relazione al progetto della cosiddetta “Super League”. La UEFA rimane fiduciosa – e continuerà a difendere – la sua posizione in tutte le giurisdizioni pertinenti. La UEFA ha sempre agito in buona fede durante i procedimenti pendenti davanti a un tribunale di Madrid. Di conseguenza – e nonostante l’UEFA non riconosca la giurisdizione del Tribunale di Madrid e creda fermamente di aver sempre agito nel pieno rispetto dei procedimenti in corso – l’UEFA ha presentato oggi osservazioni formali al Tribunale di Madrid dimostrando la continua osservanza delle ordinanze. Inoltre, la UEFA ha presentato istanza di ricusazione del giudice che presiede il presente procedimento in quanto ritiene che vi siano significative irregolarità in tali procedimenti. In linea con la legge spagnola – e nell’interesse fondamentale della giustizia – la UEFA si aspetta che il giudice in questione si faccia immediatamente da parte in attesa della piena e corretta considerazione di questa mozione. Inoltre, la UEFA farà anche ricorso formale a un tribunale superiore, la Corte provinciale di Madrid (Corte d’appello). La UEFA continuerà a prendere tutte le misure necessarie, in stretta conformità con il diritto nazionale e dell’UE, al fine di difendere i propri interessi e, soprattutto, quelli dei suoi membri e di tutte le parti interessate del calcio».
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    L'Uefa si arrende: cancellati i procedimenti contro Juve, Barcellona e Real

    TORINO – L’Uefa si arrende e cancella i procedimenti nei confronti di Juventus, Real Madrid e Barcellona, che erano indagate per aver cercato di fondare la Super League e non aver compiuto nessun passo indietro, come i 9 club “pentiti” e costretti ad accettare le umilianti condizioni dell’Uefa. Potrebbero giovare anche loro della svolta nella vicenda, perché nell’ordinanza del Tribunale Commerciale di Madrid si chiedeva all’Uefa di cancellare anche le sanzioni che erano state patteggiate dai 9 club fuoriusciti (Manchester City e United, Chelsea, Liverpool, Arsenal e Tottenham, Inter, Milan e Atletico Madrid), compresa la multa equivalente al 5% dei proventi di Champions o Europa League.

    ZERO SANZIONI – Quello che è certificato dal comunicato di questa sera è, tuttavia, che non esiste più nessuna indagine su Real, Juve e Barça. Il procedimento disciplinare era già stato sospeso, sempre su richiesta del Tribunale di Madrid, ma adesso è stato archiviato definitivamente. Qualora il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin avesse deciso di mantenere i procedimenti avrebbe rischiato l’incriminazione per il reato di disobbedienza all’autorità giudiziaria. E l’Uefa avrebbe rischiato sanzioni pecuniarie di una certa rilevanza.

    COSA SUCCEDE ORA? – A questo punto la situazione resta di stallo: le tre squadre ancora legate alla Super League hanno lanciato più di una proposta di dialogo all’Uefa, ma finora sono state respinte e le ultime uscite di Ceferin erano state piuttosto aggressive nei confronti dei tre club e di Agnelli in particolare. Adesso cambierà atteggiamento? Sullo sfondo, intanto, sta combattendo la battaglia con la Fifa per il Mondiale ogni due anni.

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    Superlega, sconfitta per l'Uefa: ecco cosa succede ora a Juve, Real e Barça

    TORINO – La Juventus, il Real Madrid e il Barcellona annunciano con un soddisfatto comunicato un’altra vittoria legale contro l’Uefa, ottenuta sul terreno della Super League. Il Tribunale di Madrid, che il 1° luglio aveva emesso un’ordinanza nei confronti dell’Uefa, ha infatti respinto il ricorso opposto dall’Uefa presso lo stesso Tribunale e, quindi, l’ordinanza ora è valida. Cosa significa? Che l’Uefa deve far decadere i procedimenti disciplinari contro Real, Juve e Barça che, per ora, aveva solo «sospeso», minacciando di riprenderlo a «tempo debito».
    STANGATA PER L’UEFA – Il Tribunale commerciale di Madrid vieta in modo perentorio qualsiasi azione disciplinare dell’Uefa nei confronti dei tre club, che formalmente erano ancora sotto inchiesta, e impone all’Uefa di cancellare gli accordi, non esattamente morbidi, con i 9 club cosiddetti “pentiti” (Milan, Inter, City, Liverpool, Chelsea, Tottenham, United, Arsenal e Atletico Madrid). Se l’Uefa dovesse rifiutarsi ne dovrà rispondere civilmente e in extrema ratio penalmente. Roba seria, insomma. Il tutto in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, presso la quale pende la richiesta di parere da parte dello stesso Tribunale di Madrid.
    TEMPI LUNGHI IN EUROPA – Un pronunciamento che potrebbe prendere molto tempo, visto che la Corte ha, tre settimane fa, respinto la procedura accelerata della richiesta (ma non la richiesta stessa, come erroneamente è stato riportato in alcuni casi). Il che significa che i tempi potrebbero anche essere calcolati in anni e non in mesi. Ecco perché le misure del Tribunale di Madrid sono particolarmente importanti. In estrema sintesi: fino a che non si pronuncia la Corte Europea vale ciò che ha deciso il Tribunale di Madrid
    LE SANZIONI – Quindi? Ora cosa succede? Innanzitutto l’Uefa deve rispettare le misure cautelari che sono piuttosto severe. Riassumendo le prinicipali: 1. Annullare, rendere inefficaci e archiviare i procedimenti disciplinari avviati contro il Real Madrid, la Juventus e il Barcellona.2. Astenersi dall’escludere i club fondatori della Super League dalle competizioni Uefa3. Le misure e gli impegni imposti dall’Uefa ad alcuni club fondatori (i 9 pentiti) rimangono senza effetto.4. Procedere alla pubblicazione sul proprio sito Web delle azioni sopra descritte.5. Istruire i propri membri associati, comprese le Federazioni Nazionali, a rispettare gli ordini e i divieti stabiliti nell’ingiunzione provvisoria e in particolare del caso di:-Premier League inglese, incaricata di annullare e archiviare qualsiasi azione intrapresa in contraddizione con la suddetta ordinanza, comprese, in particolare le sanzioni annunciate lo scorso 9 giugno del 2021 ai 6 club fondatori inglesi.-La Federazione Italiana Giuoco Calcio, incaricata di astenersi dall’imporre ai club fondatori italiani qualsiasi condizione relativa alla Super League di calcio per continuare a partecipare alle proprio competizioni nazionali.6. Asternersi, da soli o attraverso dei propri funzionari, in particolare i membri del comitato esecutivo dell’Uefa, dal compiere qualsiasi azioni, inclusi il rilancio di dichiarazioni pubblico che, per il loro contenuto, violino l’ordinanza delle misure cautelari.La violazione di uno di questi punti comporterebbe per l’Uefa sanzioni economiche ed eventualmente anche penali.
    IL DIALOGO – Una bella stangata per l’Uefa che, a questo punto, ha le mani legate sul fronte giuridico e disciplinare. E i tre club che oggi festeggiano la vittoria? Beh, la Super Lega non si può fare in tre, quindi è arrivato il momento del dialogo, che – non a caso – viene citato nel comunicato congiunto: «Il nostro obiettivo è di continuare a sviluppare il Progetto di Super League in modo costruttivo e collaborativo, contando sul contributo di tutti gli stakeholders del calcio: tifosi, calciatori, allenatori, club, leghe e federazioni nazionali e internazionali. Siamo consapevoli del fatto che alcuni elementi della nostra proposta potrebbero essere rivisti e, naturalmente, potranno essere implementati attraverso il dialogo e il consenso». L’ultima parte del comunicato è una proposta aperta all’Uefa (in altre parti del comunicato severamente bacchettata, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione discontinua e incoerente del FairPlay Finanziario). Il tavolo ora è sgombro da minacce e pendenze: forse può essere il momento per club e Uefa di sedersi e iniziare a mediare. LEGGI TUTTO

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    Superlega, Ceferin: “Juve, Real e Barcellona come i bambini”

    ROMA – Aleksander Ceferin promette battaglia contro Juventus, Real Madrid e Barcellona. Nonostante il procedimento contro i tre club che non hanno ancora ritirato l’adesione alla Superlega sia stato sospeso, il numero uno della Uefa è perentorio. “La giustizia a volte è lenta, ma arriva sempre, io non sono entrato nello specifico delle competenze della nostra Disciplinare, ma ovviamente l’input è quello di risolvere la questione con i tribunali. Per come la vedo io – ha dichiarato ai microfoni di Raisport – non e’ uno stop definitivo, prima chiariamo le faccende legali e poi andiamo avanti”. Parole dure nei confronti di Andrea Agnelli. “Se gli stringerò la mano? E’ una questione personale. Non vorrei replicare, ma credo che lui lo sappia”. Drastico anche il commento sulle parole di Platini, che si era schierato a favore della Superlega. “Sorpreso dalle sue parole? No, nulla mi sorprende ormai nel calcio. Il suo commento non merita il mio commento”.
    Ceferin: “Europei un messaggio di speranza”
    Il numero uno della Uefa boccia la nuova formula dell’Europeo, che coinvolgerà 11 paesi. “Non sono favorevole a questa formula e non credo che lo rifaremo presto”. Oggi sarà presente in tribuna allo stadio Olimpico per la gara inaugurale tra Italia e Turchia. “Siamo felici, questa manifestazione è un messaggio di speranza, è la luce in fondo al tunnel. Il calcio porta speranza alla gente e questo è importante per noi, non vediamo l’ora di cominciare ed è stato ovvio scegliere Roma”. LEGGI TUTTO