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    Osimhen-Di Lorenzo, il Napoli splende pure in Champions: 2-0 all'Eintracht

    FRANCOFORTE (Germania) – È sempre il solito Napoli, anche in Champions League. La squadra di Spalletti domina in casa dell’Eintracht Francoforte, vince 2-0 e mette un piede nei quarti di finale della competizione. Sempre in pieno controllo della partita, gli azzurri hanno una super occasione per passare in vantaggio al 36′, con un calcio di rigore conquistato da Osimhen (fallo di Buta) subito dopo un palo colpito da Lozano. Dagli undici metri però Kvaratskhelia si fa ipnotizzare da Trapp, bravo ad allungarsi alla sua destra. LEGGI TUTTO

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    Lapo Elkann applaude il Napoli: “Gioca meglio di tutti”. E risponde così al tifo che degenera

    TORINO – Lapo Elkann applaude il Napoli di Spalletti, di Kvaratskhelia e Osimhen. Applaude il suo gioco e prende le distanze da affermazioni e tweet beceri contro gli azzurri. La Juve è e resterà sempre la sua squadra del cuore, ma con sportività c’è l’affetto per altri colori: «Da sempre amo e rispetto il Napoli». Napoli che è anche la città di nonna Marella, quindi le sue radici… LEGGI TUTTO

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    La Juve vera dura poco: col Nantes manca la fortuna. Anche con l'arbitro

    TORINO – Una Juventus europeista, che ritorna a sfoggiare il 4-3-3, perde l’occasione di ipotecare gli ottavi di Europa League pareggiando 1-1 contro il Nantes. Non basta il sinistro di Vlahovic, che torna al gol in Europa dopo più di quattro mesi, per centrare il risultato dopo la clamorosa eliminazione dalla Champions: i bianconeri si fanno raggiungere nella ripresa da Blas che capitalizza su contropiede. In più l’arbitro non dà un rigore chiaro (fallo di mano, il pallone sarebbe entrato) nel finale e la beffa si fa ancora più grande (viene fischiato fallo in attacco a Bremer). Si deciderà giovedì a Nantes il destino della Juventus che, tra un inizio stagione difficile e la penalizzazione in campionato, confida proprio nella vittoria della competizione per un posto nella prossima Champions. Ma per continuare il cammino serve maggiore determinazione: la vittoria a Nantes non è proibitiva, Danilo e compagni dovranno però essere sempre aggressivi e compatti come nella prima mezz’ora. Detto in sintesi: la Juve dura troppo poco e in Europa ci vuole intensità fino alla fine. LEGGI TUTTO

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    Una Juve ancora in Champions

    TORINO – Certo, sarebbe meglio avere meno like ed essere ancora in Champions. Ma tant’è, l’eliminazione della Juventus dopo la fase a gironi, con “retrocessione” agli spareggi di Europa League (giovedì 16 l’andata con il Nantes), è ormai cosa fatta da mesi e serve a poco piangerci sopra. Tanto vale, in casa bianconera, lottare per tornare in Champions nella prossima stagione e intanto trarre un motivo di consolazione dalla ricerca pubblicata ieri da Comscore, società internazionale che si occupa di pianificazione, gestione e valutazione delle campagne mediatiche sulle piattaforme social. Ricerca che rivela come in fatto di popolarità la Juventus in Champions sarebbe ai quarti, ossia tra le prime otto: ed è un dato che, a livello di marketing, ha comunque un peso importante. LEGGI TUTTO

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    Napoli, Champions e Scudetto? Non è un sogno, ecco perché

    La marcia del Napoli di Spalletti verso il terzo Scudetto della sua storia continua inarrestabile e senza rivali. La squadra azzurra viaggia spedita a +13 sull’Inter, vittoriosa nell’ultimo derby contro un Milan uscito a pezzi. Ma il sogno della società di De Laurentiis potrebbe anche allargarsi all’Europa: agli ottavi di Champions, in programma il 21 febbraio e il 15 marzo, Osimhen e compagni affronteranno l’Eintracht Francoforte, l’ex squadra di Kostic e Luca Pellegrini. La lettura dell’ultima classifica dei migliori club stilata da Opta Power, aggiornata di settimana in settimana, premia proprio la squadra del tecnico toscano, che si piazza al terzo posto mettendosi dietro corazzate come Real Madrid (campione dell’ultima edizione) e il Psg di Messi, Mbappé e Neymar.Guarda la gallerySpezia-Napoli, Osimhen non si ferma più: altra doppietta, 16 gol in A in stagione

    Il metodo di valutazione utilizzato

    La graduatoria assegna un punteggio di abilità a quasi 13.500 squadre su una scala che va da 0 a 100: zero è il punteggio della più “scarsa”, 100 quello della più forte. Il metodo di valutazione adottato è l’Elo, nato nel mondo degli scacchi e adottato nel 2018 anche dalla FIFA per il calcolo della classifica delle nazionali. Ogni club ha una valutazione numerica che rappresenta il suo livello di abilità e che viene ‘modellata’ in base al risultato delle proprie partite. Esempio pratico: se una squadra con una valutazione più alta batte un’avversaria con una valutazione inferiore, la sua valutazione aumenterà mentre quella della squadra sconfitta diminuirà. Vengono prese in considerazione le partite giocate in ogni competizione, nazionale e internazionale. LEGGI TUTTO

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    Napoli, Spalletti svela le scelte Champions: ecco la lista Uefa

    NAPOLI – Un cammino in campionato che sfiora la perfezione, ma lo stesso discorso è valso anche per la fase a giorni della Champions League: ora il Napoli è chiamato a continuare nella super stagione con la seconda fase della massima competizione europea. Gli azzurri sono attesi al doppio confronto contro l’Eintracht Francoforte, un ottavo di finale che può aprire la strada ai sogni della formazione di Spalletti. Ecco la lista dei calciatori scelti dal tecnico toscano per l’inizio di questa avventura: dentro i nuovi acquisti Gollini e Bereszynski, escluso Zerbin.Guarda la gallerySpalletti e Mourinho, l’abbraccio prima di Napoli-Roma
    Napoli, la lista Uefa
    Questa la lista dei calciatori del Napoli che parteciperanno alla seconda fase della Uefa Champions League. Portieri: Meret, Gollini, Idasiak; Difensori: Kim, Juan Jesus, Mario Rui, Rrahmani, Olivera, Di Lorenzo, Ostigard, Bereszynski; Centrocampisti: Elmas, Zielinski, Lobotka, Gaetano, Ndombele, Anguissa; Attaccanti: Osimhen, Lozano, Simeone, Politano, Kvaratskhelia, Raspadori. LEGGI TUTTO

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    Gasperini torna a casa: Grugliasco lo “elegge” sindaco

    GRUGLIASCO – L’emozione è palpabile sul volto di Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta ma soprattutto “sangue grugliaschese”. E in quanto nato e cresciuto nella cintura torinese a neppure sei chilometri dal capoluogo, sembrava il minimo consegnare al tecnico la fascia tricolore da sindaco. «Sì, mi avete fatto un regalo pazzesco», le prime parole del Gasp, dal 2016 una guida indiscussa e indiscutibile dell’Atalanta che oggi non è più un miracolo, bensì una certezza consolidata del nostro calcio, e che le big europee hanno man mano imparato a rispettare anche in Champions League grazie alla memorabile cavalcata nerazzurra del 2020 con le semifinali di Coppa a un passo, svanite in extremis contro il Paris Saint-Germain.

    Gasp a casa

    «Non mi era mai successo di indossare la fascia tricolore. Avevo visto di tutto, non ancora questo – ha proseguito Gasperini, “incoronato” presso l’auditorium dell’istituto comprensivo “66 martiri” -. Grugliasco per me vuol dir casa e quando riesco torno sempre volentieri in città. La mia famiglia vive qui. Sono molto orgoglioso». Gli allievi della scuola, ragazzini che magari per la loro età hanno vissuto in prima fila le imprese dell’Atalanta del Gasp, hanno sorriso e applaudito, anche quando il tecnico “messo alle strette” ha dovuto ammettere che «è meglio, molto meglio, fare l’allenatore che il sindaco». Anche se l’Atalanta sta vivendo una stagione lontana dalle Coppe europee per via dell’ottavo posto raggiunto nel campionato 2021-22, Gasperini rimane un grande allenatore di uomini e calciatori. Il suo lavoro lo sa fare benissimo, tanto che in quest’annata la sua squadra è in piena corsa per tornare in Europa dalla porta principale.

    Guarda la galleryAtalanta, Gasperini sindaco per un giorno nella “sua” GrugliascoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Champions, la Coppa proibita per la Juventus: Dna, avversari, arbitri o sfortuna?

    «Eh, ma la Juve non ha il Dna europeo». La frase è trita e avrebbe un senso solo se per il Dna europeo s’intendesse un’innata capacità di vincere le finali. Perché sette finali perse su nove disputate di Coppa dei Campioni/Champions League (e in assoluto cinque trofei europei alzati al termine di sedici finali) rappresentano una statistica sconfortante, ma questo significherebbe equiparare il Dna europeo al semplice palmares. E questo è decisamente troppo semplicistico. Perché è indubbio che la Juventus abbia un problema con le finali e vale sicuramente la pena capire se c’è una spiegazione o un filo logico che accomuna così tante sconfitte, ma nello stesso tempo vale la pena ricordare che la Juventus nelle coppe europee è sempre stata fra le protagoniste e, per esempio, è stata la prima squadra del mondo ad aver vinto tutte e tre le competizioni Uefa, venendo per questa premiata dalla stessa Uefa con una targa che nessun altro club può vantare.Sullo stesso argomentoGianni Agnelli e il Dna della Juventus: il supertifoso a cui ispirarsiJuventus

    Juve senza Dna europeo? Falso

    Sì, qualsiasi tifoso scambierebbe quella placca consegnata a Giampiero Boniperti nel 1985 con almeno un’altra Champions, ma resta il fatto che è tecnicamente sbagliato definire la Juventus una squadra «senza Dna europeo», perché è una squadra che ha disputato per ventuno volte le semifinali di Coppa Campioni/Champions League (quinta di sempre insieme al Liverpool), perché ha accumulato 374 punti nell’ideale classifica perpetua della Coppa Campioni/Champions League (quinta di sempre), perché negli ultimi trent’anni è l’unica squadra insieme alla regina d’Europa per eccellenza, il Real Madrid, ad aver disputato tre finali consecutive (1996, 1997, 1998 a cui aggiungere,nel 1995, quella di Coppa Uefa), perché è stabilmente nella top 10 del ranking Uefa da mezzo secolo (con la sola eccezione del periodo post Calciopoli). E quindi, anche se tutti questi numeri non contano assolutamente nulla perché a contare sono i trofei in bacheca, non si può affermare che il problema della Juventus sia con le competizioni europee o con la Champions in particolare, ma con le finali. Le maledette finali.

    Guarda la galleryQuanta Juventus! Il raduno dei campioni a casa di Lippi

    Il problema delle finali

    La Juventus ha, infatti, una tanto sinistra quanto accentuata tendenza a perderle, le finali. Soprattutto quelle di Champions League. Perché? Dopo aver scartato l’approssimativa spiegazione del Dna europeo (che poi qualcuno, prima o poi, dovrà spiegare cos’è in concreto), si può provare a classificare queste sette sconfitte per capirci qualcosa di più. Tre di quelle sette finali, la Juventus le ha perse contro squadre indiscutibilmente più forti: nel 1973 contro l’Ajax di Crujjf, Neeskeens e Krol, ossatura dell’Olanda del calcio totale due volte seconda al mondiale (a proposito di perditori seriali di finali); nel 2015 contro il Barcellona di Messi, Neymar, Suarez, Iniesta e Xavi; nel 2017 contro il Real Madrid di Ronaldo, Benzema, Kroos, Modric, Casemiro e Sergio Ramos, in grado di vincerne cinque in nove anni, di Champions. In quelle tre situazioni sarebbe stato un miracolo clamoroso ribaltare il pronostico: è innegabile che le tre Juventus in questione fossero all’altezza di giocarsela, ma più deboli delle corazzate vincitrici.

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