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    Financial Times: “Juve e Superlega fanno causa a Uefa e Fifa”

    Questione Superlega archiviata? Non proprio. Secondo il Financial Times, i tre club dietro al progetto (Juve, Real Madrid e Barcellona) stanno intraprendendo azioni legali contro Uefa e Fifa in un tentativo di riorganizzare radicalmente la gestione del calcio. Le squadre intendono accusare gli organi di Governo sportivi di infrangere le regole della concorrenza europea, in uno sforzo per smantellare il “monopolio”. Una vittoria consentirebbe alle squadre di avere maggiore controllo finanziario nei tornei in cui giocano.
    Superlega, il Governo appoggia Uefa e Figc in Corte di giustizia
    Cosa dicono i documenti 
    Secondo i documenti del tribunale in possesso del Financial Times, A22, società con sede in Spagna che rappresenta i club della Superlega, chiederà alla Corte di giustizia europea di giudicare se l’Uefa può continuare a fungere da regolatore in grado di imporre sanzioni ai club, pur agendo anche come partecipante, traendo profitto dall’organizzazione di tornei come la Champions League. LEGGI TUTTO

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    Super League, la Uefa contrattacca: «Faremo ricorso». Juve, Real e Barça sempre pronte al dialogo

    TORINO – Non deve essere stato facile innestare la retromarcia per chi governa l’Uefa, soprattutto perché la retorica belligerante degli ultimi mesi si sposa male con la decisione di obbedire al Tribunale Commerciale di Madrid e cancellare «come se non fossero mai esistite» le procedure disciplinari nei confronti di Real Madrid, Barcellona e Juventus. Che sarebbe come dire: scusate ci siamo proprio sbagliati. Considerato che le minacce erano quelle di vietare ai club la partecipazione alle competizioni Uefa per uno o due anni, il passo indietro è stato notevole e certamente non gradito ad Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa. Soprattutto perché dal fatidico 18 aprile, non ha mai mancato di aggredire verbalmente i club e i dirigenti (Andrea Agnelli è stato sempre nel suo caustico mirino mediatico) che hanno fondato la Super League. Questo nonostante da quei club siano arrivati molti segnali di dialogo per una riforma delle competizioni, che è evidentemente sempre più urgente se, sul tavolo internazionale, è finita a stretto giro di posta anche la questione del Mondiale a scadenza biennale, nella quale il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha la possibilità di assestare una spallata violenta alla Uefa.
    LE PROSSIME MOSSE – Così la Uefa, ingoiato l’indigesto boccone del comunicato di ieri sera, rilancia un altro comunicato con il quale ribadisce le sue posizioni durissime contro la Super League e, soprattutto, fa sapere che si appellerà alla Corte Provinciale di Madrid contro le ordinanze del Tribunale Commerciale. Si va, quindi, al secondo grado e si gioca un’altra partita giuridica. In attesa di quella, definitiva, della Corte Europea, per la quale tuttavia bisogna armarsi di grande pazienza, perché non essendo un procedimento d’urgenza, il caso Uefa potrebbe essere analizzato anche fra dodici mesi. Mesi nei quali la cosa più logica sarebbe sedersi intorno a un tavolo, approfittando di quello del Mondiale ogni due anni che riformerà il calendario, e riparlare di Super League o affini. Ieri, nella sua lettera agli azionisti, Agnelli ha ribadito una totale apertura al dialogo. Se dialogo non ci sarà, continuerà la battaglia legale, nella quale finora l’Uefa ha rimediato una sconfitta piuttosto dura. E rischia, in presso la Corte Europea, di essere ribaltata nella sua organizzazione, perché in quella sede non verrà discussa la Super League, ma il presunto monopolio di Nyon sul calcio europeo e la sua compatibilità con le leggi dell’Unione Europea in fatto di concorrenza. Terreno scivoloso e in gioco c’è la struttura stessa dell’Uefa, mentre i club rischiano relativamente poco. La peggiore delle ipotesi, in caso di vittoria totale dell’Uefa alla Corte, è che tutto rimanga com’è. Difficilmente, infatti, la Corte permetterebbe all’Uefa di accanirsi contro di loro che, di fatto, sono finiti sotto inchiesta per aver proposto un’idea, senza attuare nulla.
    IL COMUNICATO INTEGRALE – Insomma, in questo scenario, il comunicato dell’Uefa suona come uno scatto d’orgoglio dopo una sconfitta amara, per quanto non definitiva. Dicono a Nyon: «La UEFA ribadisce la sua opinione di aver sempre agito in conformità non solo dei suoi statuti e regolamenti, ma anche del diritto dell’UE, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e del diritto svizzero in relazione al progetto della cosiddetta “Super League”. La UEFA rimane fiduciosa – e continuerà a difendere – la sua posizione in tutte le giurisdizioni pertinenti. La UEFA ha sempre agito in buona fede durante i procedimenti pendenti davanti a un tribunale di Madrid. Di conseguenza – e nonostante l’UEFA non riconosca la giurisdizione del Tribunale di Madrid e creda fermamente di aver sempre agito nel pieno rispetto dei procedimenti in corso – l’UEFA ha presentato oggi osservazioni formali al Tribunale di Madrid dimostrando la continua osservanza delle ordinanze. Inoltre, la UEFA ha presentato istanza di ricusazione del giudice che presiede il presente procedimento in quanto ritiene che vi siano significative irregolarità in tali procedimenti. In linea con la legge spagnola – e nell’interesse fondamentale della giustizia – la UEFA si aspetta che il giudice in questione si faccia immediatamente da parte in attesa della piena e corretta considerazione di questa mozione. Inoltre, la UEFA farà anche ricorso formale a un tribunale superiore, la Corte provinciale di Madrid (Corte d’appello). La UEFA continuerà a prendere tutte le misure necessarie, in stretta conformità con il diritto nazionale e dell’UE, al fine di difendere i propri interessi e, soprattutto, quelli dei suoi membri e di tutte le parti interessate del calcio».
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    L'Uefa si arrende: cancellati i procedimenti contro Juve, Barcellona e Real

    TORINO – L’Uefa si arrende e cancella i procedimenti nei confronti di Juventus, Real Madrid e Barcellona, che erano indagate per aver cercato di fondare la Super League e non aver compiuto nessun passo indietro, come i 9 club “pentiti” e costretti ad accettare le umilianti condizioni dell’Uefa. Potrebbero giovare anche loro della svolta nella vicenda, perché nell’ordinanza del Tribunale Commerciale di Madrid si chiedeva all’Uefa di cancellare anche le sanzioni che erano state patteggiate dai 9 club fuoriusciti (Manchester City e United, Chelsea, Liverpool, Arsenal e Tottenham, Inter, Milan e Atletico Madrid), compresa la multa equivalente al 5% dei proventi di Champions o Europa League.

    ZERO SANZIONI – Quello che è certificato dal comunicato di questa sera è, tuttavia, che non esiste più nessuna indagine su Real, Juve e Barça. Il procedimento disciplinare era già stato sospeso, sempre su richiesta del Tribunale di Madrid, ma adesso è stato archiviato definitivamente. Qualora il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin avesse deciso di mantenere i procedimenti avrebbe rischiato l’incriminazione per il reato di disobbedienza all’autorità giudiziaria. E l’Uefa avrebbe rischiato sanzioni pecuniarie di una certa rilevanza.

    COSA SUCCEDE ORA? – A questo punto la situazione resta di stallo: le tre squadre ancora legate alla Super League hanno lanciato più di una proposta di dialogo all’Uefa, ma finora sono state respinte e le ultime uscite di Ceferin erano state piuttosto aggressive nei confronti dei tre club e di Agnelli in particolare. Adesso cambierà atteggiamento? Sullo sfondo, intanto, sta combattendo la battaglia con la Fifa per il Mondiale ogni due anni.

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    Juventus e Super League: cosa succederà?

    Le parole di De Laurentiis
    Inizia a essere chiaro a molti che non possa più funzionare il sistema progettato dall’Uefa negli ultimi anni, con l’introduzione della terza competizione, la Conference League, e della riformina Champions da far partire nel 2024 (quella con la classifica unica e i gironi da 8 squadre). E non è un caso che il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, prima di Leicester-Napoli di Europa League, gara che evidentemente non soddisfaceva i suoi appetiti commerciali, se ne sia uscito con un’idea assai vicina a quella della vituperata Super League. Nel calcio martoriato dal Covid, squarciato da profonde disuguaglianze economiche e da clamorose (e impunite) violazioni di regole finanziarie, c’è chi si interroga se questo è il migliore dei mondi possibili. E la risposta è sempre più spesso un “no”. Perché al netto delle gravi problematiche economiche, alla base delle quali può esserci anche una cattiva gestione dei club in crisi, ciò che lascia maggiormente perplessi è la confusione, sempre più sovrana al governo del calcio.
    Pasticcio convocazioni
    Uno dei tanti esempi è tanto fresco quanto surreale. Nell’ultima pausa internazionale è sorto il “problema sudamericano”: da una parte l’aggiunta di una partita nelle qualificazioni rendeva impossibile il ritorno dei giocatori, in tempo per giocare nei rispettivi campionati (ne sa qualcosa la Juventus che a Napoli ha fatto a meno di cinque sudamericani), dall’altra c’era il problema delle quarantene al rientro in certi Paesi che avrebbe reso inutilizzabili i giocatori per almeno 7 giorni. Così Liverpool, Chelsea, Manchester City e United hanno trattenuto Thiago Silva, Fred, Roberto Firmino, Fabinho e Alisson,  Ederson e Gabriel Jesus e Raphinha. Così, di loro iniziativa. I giocatori, da regolamento Fifa, sono stati squalificati. Poi, da inciucio internazionale, perdonati. Ovvero, è stata condonata una squalifica per quello che, a livello Fifa, è sempre stata considerata una delle violazioni più gravi: la mancata risposta a una convocazione in Nazionale. Così si è consumata una profonda ingiustizia verso i club che, rimettendoci, avevano regolarmente concesso i propri giocatori alle nazionali sudamericane. E quando nei regolamenti, un tempo impenetrabili, si aprono dei buchi significa che c’è qualcosa che scricchiola nel palazzo del governo.
    Fifa contro Uefa
    Nel frattempo, su un altro palcoscenico, si combatte la battaglia del Mondiale ogni due anni: il progetto della Fifa di Infantino che la Uefa di Ceferin osteggia in modo viruelento. E’ solo l’ultima delle battaglia fra l’organismo mondiale e quello europeo, che in teoria dovrebbe stare sotto, ma in pratica sta sullo stesso piano, perché il calcio europeo conta infinitamente più degli altri: ecco perché il potere delle due poltrone, Fifa e Uefa, è spesso considerato uguale o simile. Infantino ha cercato, negli ultimi anni, di mettere le mani sui club, una miniera d’oro per qualsiasi competizione visto ciò che muovono in termini di pubblico e di denaro. Il suo progetto di Mondiale per club (una specie di Superlega globale) se sta lì, appeso e minaccioso sulla testa di Ceferin e della sua Champions League; mentre la recente proposta del Mondiale biennale rischia di spazzare via l’Europeo. Ora, senza entrare nel merito di chi abbia ragione (se mai ce ne sia una), questo scenario evidenzia quali caotiche situazioni vivono i governi del calcio, quello mondiale e quello europeo. Litigano, mentre più del 50% dei club europei deve ricorrere a ricapitalizzazioni di vario genere e molti rischiano il collasso (non solo i grandi, ma anche le realtà medie e piccole meno illuminate dai fari dei media). Litigano senza essere stati in grado di portare intorno a un tavolo i club e i giocatori per ridiscutere i contratti a livello mondiale, garantendo così ai calciatori di essere l’unica categoria a non aver subito un centesimo di danno dalla crisi del Covid, che nel frattempo ha bruciato 8 miliardi solo nel calcio europeo. Litigano mentre un calendario assurdo ingorga i palinsesti di partite, spesso brutte, spesso inutili.
    Riforme urgenti
    Quanto può durare una situazione del genere? Il calcio viaggia sul ciglio del burrone e, senza un governo che provi a risolvere i problemi più urgenti, rischia di cascarci dentro. La risposta a tutto questo è la Super League? No. Ma una riforma profonda delle competizioni europee, una revisione del calendario e l’armonizzazione fra gli impegni dei club e quelli delle nazionali è quanto mai urgente. Fra le pieghe della Super League, progetto mai veramente spiegato, c’era – per esempio – un regolamento finanziario che introduceva meccanismi per tenere sotto controllo gli ingaggi, in modo chiaro e meno cervellotico del Financial FairPlay (che nessuno ha mai realmente capito e che ha funzionato in modo poco uniforme). Così come la creazione di una torneo che rendesse ogni partita interessante, anche a costo di diminuirne il numero è un altro aspetto della Super League che stuzzica molti club, impantanati nell’attuale calendario. Prendere ciò che di buono aveva quel progetto e colmarne le pecche sarebbe il primo passo di una mediazione che porti alla necessaria riforma del calcio. Una mediazione alla quale stanno pensando (e in certi casi cercando di realizzare) sempre più persone, sia in seno all’Uefa che nei club europei.
    La spada della Corte
    Anche perché, altrimenti, le riforme rischiano di essere imposte dall’alto. Al massimo entro due anni, ma potrebbero essere anche solo dodici mesi, la Corte Europea si pronuncerà sulla questione Uefa e sull’ipotesi che questa operi in regime di monopolio, abusando della sua posizione. Il quesito posto dalla Super League non deve necessariamente portare all’autorizzazione della stessa: per rivoluzionare il calcio basterebbe imporre all’Uefa i cambiamenti necessari per armonizzarsi con le regole dell’Unione Europea sulla concorrenza. una decisione che si tradurrebbe comunque in un ribaltone micidiale per l’Uefa. Un vecchio proverbio cinese recita: «Cambia tu prima che ti cambino gli altri». Chissà se a Nyon lo conoscono. LEGGI TUTTO

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    As: “Agnelli e Perez a Barcellona per rilanciare la Superlega”

    BARCELLONA (Spagna) – Florentino Perez, presidente del Real Madrid, e Gianni Agnelli, numero uno della Juventus, sono stati avvistati a Barcellona, dove incontreranno oggi pomeriggio Juan Laporta, presidente del Barça, per rilanciare la Superlega. Lo scrive As, sottolineando come il summit avverrà alla vigilia della sfida tra Barcellona e Juve in programma domani al Camp Nou. Sembra ormai certo che la Uefa non si atterrà alla sentenza del tribunale di Madrid, che ha chiesto di fermare il procedimento della confederazione europea contro i 12 club fondatori della Superlega. LEGGI TUTTO

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    Superlega, sconfitta per l'Uefa: ecco cosa succede ora a Juve, Real e Barça

    TORINO – La Juventus, il Real Madrid e il Barcellona annunciano con un soddisfatto comunicato un’altra vittoria legale contro l’Uefa, ottenuta sul terreno della Super League. Il Tribunale di Madrid, che il 1° luglio aveva emesso un’ordinanza nei confronti dell’Uefa, ha infatti respinto il ricorso opposto dall’Uefa presso lo stesso Tribunale e, quindi, l’ordinanza ora è valida. Cosa significa? Che l’Uefa deve far decadere i procedimenti disciplinari contro Real, Juve e Barça che, per ora, aveva solo «sospeso», minacciando di riprenderlo a «tempo debito».
    STANGATA PER L’UEFA – Il Tribunale commerciale di Madrid vieta in modo perentorio qualsiasi azione disciplinare dell’Uefa nei confronti dei tre club, che formalmente erano ancora sotto inchiesta, e impone all’Uefa di cancellare gli accordi, non esattamente morbidi, con i 9 club cosiddetti “pentiti” (Milan, Inter, City, Liverpool, Chelsea, Tottenham, United, Arsenal e Atletico Madrid). Se l’Uefa dovesse rifiutarsi ne dovrà rispondere civilmente e in extrema ratio penalmente. Roba seria, insomma. Il tutto in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, presso la quale pende la richiesta di parere da parte dello stesso Tribunale di Madrid.
    TEMPI LUNGHI IN EUROPA – Un pronunciamento che potrebbe prendere molto tempo, visto che la Corte ha, tre settimane fa, respinto la procedura accelerata della richiesta (ma non la richiesta stessa, come erroneamente è stato riportato in alcuni casi). Il che significa che i tempi potrebbero anche essere calcolati in anni e non in mesi. Ecco perché le misure del Tribunale di Madrid sono particolarmente importanti. In estrema sintesi: fino a che non si pronuncia la Corte Europea vale ciò che ha deciso il Tribunale di Madrid
    LE SANZIONI – Quindi? Ora cosa succede? Innanzitutto l’Uefa deve rispettare le misure cautelari che sono piuttosto severe. Riassumendo le prinicipali: 1. Annullare, rendere inefficaci e archiviare i procedimenti disciplinari avviati contro il Real Madrid, la Juventus e il Barcellona.2. Astenersi dall’escludere i club fondatori della Super League dalle competizioni Uefa3. Le misure e gli impegni imposti dall’Uefa ad alcuni club fondatori (i 9 pentiti) rimangono senza effetto.4. Procedere alla pubblicazione sul proprio sito Web delle azioni sopra descritte.5. Istruire i propri membri associati, comprese le Federazioni Nazionali, a rispettare gli ordini e i divieti stabiliti nell’ingiunzione provvisoria e in particolare del caso di:-Premier League inglese, incaricata di annullare e archiviare qualsiasi azione intrapresa in contraddizione con la suddetta ordinanza, comprese, in particolare le sanzioni annunciate lo scorso 9 giugno del 2021 ai 6 club fondatori inglesi.-La Federazione Italiana Giuoco Calcio, incaricata di astenersi dall’imporre ai club fondatori italiani qualsiasi condizione relativa alla Super League di calcio per continuare a partecipare alle proprio competizioni nazionali.6. Asternersi, da soli o attraverso dei propri funzionari, in particolare i membri del comitato esecutivo dell’Uefa, dal compiere qualsiasi azioni, inclusi il rilancio di dichiarazioni pubblico che, per il loro contenuto, violino l’ordinanza delle misure cautelari.La violazione di uno di questi punti comporterebbe per l’Uefa sanzioni economiche ed eventualmente anche penali.
    IL DIALOGO – Una bella stangata per l’Uefa che, a questo punto, ha le mani legate sul fronte giuridico e disciplinare. E i tre club che oggi festeggiano la vittoria? Beh, la Super Lega non si può fare in tre, quindi è arrivato il momento del dialogo, che – non a caso – viene citato nel comunicato congiunto: «Il nostro obiettivo è di continuare a sviluppare il Progetto di Super League in modo costruttivo e collaborativo, contando sul contributo di tutti gli stakeholders del calcio: tifosi, calciatori, allenatori, club, leghe e federazioni nazionali e internazionali. Siamo consapevoli del fatto che alcuni elementi della nostra proposta potrebbero essere rivisti e, naturalmente, potranno essere implementati attraverso il dialogo e il consenso». L’ultima parte del comunicato è una proposta aperta all’Uefa (in altre parti del comunicato severamente bacchettata, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione discontinua e incoerente del FairPlay Finanziario). Il tavolo ora è sgombro da minacce e pendenze: forse può essere il momento per club e Uefa di sedersi e iniziare a mediare. LEGGI TUTTO