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    Il triangolo della felicità fa splendere la via Emilia

    Bologna, 21 anni fa l’ultima volta in Europa
    Male che vada, stavolta c’è comunque tutto per rientrare nel calcio internazionale con l’Europa o la Conference League. L’ultimo viaggio del Bologna fuori dall’Italia risale a 21 anni fa. A Parma la serie A manca invece da tre anni, dopo due tentativi andati a vuoto questo sembra essere l’anno giusto: nove punti di vantaggio sulle terze a tredici giornate dalla fine sono un buon tesoretto, al netto che la serie B è infida come il triangolo delle Bermude. Quel campionato è nuovamente alla portata del Cesena, che nel girone B della serie C ha ben dieci punti di margine sulla seconda e ha perso solo una volta in ventisette partite.   Bologna, Parma e Cesena sono ripartite quest’anno con gli stessi allenatori, nonostante nella scorsa stagione nessuno tra Thiago Motta, Fabio Pecchia e Domenico Toscano avesse raggiunto l’obiettivo. Il Bologna, dopo aver assaporato l’ottavo posto che avrebbe portato in Conference League per la squalifica della Juventus, ha chiuso a due punti dalla Fiorentina. Parma e Cesena hanno invece dovuto interrompere la loro corsa in semifinale playoff, eliminate rispettivamente da Cagliari (poi promosso) e Lecco (idem come sopra).
    La fiducia delle società verso gli allenatori
    In estate non sono mancate le riflessioni sulla guida tecnica. Le tre proprietà americane, altro punto di congiunzione, hanno però analizzato il percorso e alla luce anche degli interessamenti di altri club sui tre allenatori (per Thiago Motta si era parlato di Napoli, Milan e addirittura Paris Saint Germani, Pecchia avrebbe fatto gola a più di un club d’alta serie B, Toscano aveva ricevuto proposte dalla categoria superiore con il Brescia e lo Spezia i primi ad interessarsi) nessuno se l’è sentita di interrompere il progetto.
    Fosse stata una proprietà italiana, chissà… L’abitudine, inutile negarlo, ormai è questa: non raggiungi l’obiettivo, fai le valigie. Di fronte alle pressioni di media e tifosi più di un presidente è crollato in situazioni simili. Saputo, Krause e Lewis no. Ci sono proprietari che cambiano anche tre allenatori in un anno e ci sono quelli, esteri, americani nella fattispecie, che sono invece abituati a gestioni più manageriali, influenzati da culture sportive diverse. Negli Usa l’allenatore è spesso una figura intoccabile in sport come football, basket, baseball e hockey. 
    I mantra di Motta, Pecchia e Toscano
    Le regole di questi allenatori sono chiare. Nessuno può dire di non aver capito. Thiago Motta ne fa una questione di atteggiamento e impegno, prima ancora che di qualità: “Giocare in questo Bologna non è per tutti, solo chi sputa anche l’anima avrà una maglia il giorno della partita”. Fabio Pecchia ha la sua filosofia: “Intensità e controllo del gioco sono le armi che in questa stagione più di una volta ci hanno portato al risultato”. Domenico Toscano ora ha 12 punti di vantaggio sulla seconda, la Torres, ma il suo mantra è sempre stato nel corso dei mesi: “Pensare solo a noi stessi, limare i nostri difetti”. Alla fine del girone d’andata disse: “Ho capito che questa squadra nel ritorno può fare anche meglio di quanto stia facendo ora”.
    Zirkzee, Orsolini, Ferguson. Chi fa la differenza
    Una sentenza. Lavorando sulla testa degli uomini, oltre che sulle loro skills, il trio Motta-Pecchia-Toscano ha fatto esplodere attaccanti che fino alla scorsa stagione non erano così performanti. Joshua Zirkzee, 9 gol e 4 assist, sta scomodando da parte degli addetti ai lavori paragoni clamorosi che vanno da Higuain (lo sostiene Franco Colomba) a Bettega (secondo Domenico Marocchino), a un mix di Baggio, Kolyvanov, Signori e Andersson (lo pensa Paramatti), quattro attaccanti che hanno fatto la storia a Bologna.
    Ma anche i 9 centri di un rinato Orsolini sono un capolavoro di Thiago Motta, che ha messo il trequartista Ferguson (costato solo 2 milioni a Saputo, che l’ha preso dall’Aberdeen) al centro del progetto, ma anche la valorizzazione del terzino Posh (5 milioni dall’Hoffenheim) è sintomo di ottima connessione con Giovanni Sartori, colui che ha saputo pescare i giocatori più adatti al calcio del brasiliano.
    Man e Shpendi i jolly di Parma e Cesena
    Il gioco di Pecchia ha già portato in doppia cifra Man, sul quale l’ambiente crociato cominciava a nutrire forti dubbi: arrivò ancora in serie A nel mercato di gennaio 2021 per la cifra monstre di 11 milioni, adesso nessuno ha più nulla da ridire. La panificazione a Parma è tutto. Anche il direttore sportivo Mauro Pederzoli, affiancato da Roel Vaeyens (lo scopritore di De Ketelaere al Bruges), è rimasto nonostante la promozione mancata nella scorsa stagione e i tanti che volevano la sua testa, si gode la vetrina di Bernabè, Mihaila, Benedyczak, presi proprio nell’ottica di una crescita progettuale.
    A Cesena il cognome chiave è Shpendi. L’anno scorso fu il turno di Stiven (12 gol in 33 partite e il consequenziale passaggio in serie A all’Empoli), quest’anno Toscano l’ha sostituito con il gemello Cristian e le cose stanno andando pure meglio: 16 gol per la punta albanese e una promozione ormai in cassaforte. Programmare per vincere. Se non oggi, domani. Sulla via Emilia si può. LEGGI TUTTO

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    Thiago Motta: “Bologna in Europa? La gente ha il diritto di sognare”

    Bologna-Atalanta, le dichiarazioni di Thiago Motta
    “Questa è una grande vittoria, anche per la settimana che abbiamo fatto. Dopo Roma e Inter non era scontato. Questa è stata la partita più difficile e siamo stati bravi a crederci fino alla fine” – ha dichiarato Thiago Motta al termine del match. Poi ha proseguito: “Tifosi? Sono molto contento di questa alchimia, perché i ragazzi in campo trasmettono qualcosa di straordinario, le emozioni. Li ammiro molto. Dal primo giorno di lavoro si sono presentati con questo spirito. Noi abbiamo bisogno di questo pubblico anche per i momenti meno belli che arriveranno. Oggi è una vittoria di gruppo e parlo di tutta Bologna. Europa? Penso che questo entusiasmo fa solo bene e la gente ha il diritto di sognare. Noi abbiamo il dovere di fare il massimo per noi stessi e per gli altri. Ora abbiamo tempo per recuperare e passare un bel Natale con la famiglia e gli amici. Ndoye? Dobbiamo valutarlo e capiremo le sue condizioni. Lui è un ragazzo serio e sa come deve comportarsi per recuperare il più veloce possibile. Ferguson? E’ un leader dentro e fuori il campo, ha sempre il sorriso stampato in faccia. Ma oltre lui ne abbiamo tanti altri come Zirkzee, Freuler, Calafiori. Ora serve continuità. In cosa mi sento migliorato? L’uomo che sei si vede nel lavoro. Cerco di fare le cose giuste e nel mondo che stiamo vivendo non è facile”. LEGGI TUTTO

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    Thiago Motta: “Arnautovic via per scelta sua. Zirkzee forte perché altruista”

    Thiago Motta si gode un super Bologna, quarto in Serie A e capace di eliminare agli ottavi di finale di Coppa Italia con una grande rimonta nei supplementari l’Inter di Simone Inzaghi. Il tecnico rossoblù analizza così la sfida di San Siro portata a casa con le reti di Beukema e Ndoye: “Abbiamo fatto una partita completa. Quelli che hanno iniziato hanno fatto un lavoro straordinario, poi i cambi ci hanno portato energia con freschezza nelle gambe per dare un altro ritmo. Era una partita complicata contro l’ultima finalista di Champions League, devo fare i complimenti a tutti. La gestione è stata straordinaria, viviamo per momenti come questi da regalare alla nostra gente. La vittoria è stata straordinaria”.
    “Aranutovic voleva tornare all’Inter”
    Thiago Motta prosegue: “Questo momento è fantastico. Ringrazio tutti per gli elogi nei miei confronti e in quelli dei ragazzi. Arrivare a un momento così comporta tanto lavoro quotidiano, questo gruppo non si lamenta mai. Per questo si meritano una serata del genere. Non è vero che non abbiamo fatto niente, abbiamo fatto cose straordinarie, ma siamo solo a metà stagione e sabato ci aspetta un’altra gara importante contro l’Atalanta”. Poi il discorso si è spostato sull’ex Arnautovic e su Zirkzee, autentico trascinatore di questo Bologna: “Marko voleva tornare all’Inter dopo aver fatto grandi cose a Bologna. Da allenatore non era facile, ma da amico ero contento per lui. Sono convinto che farà molto bene all’Inter. Joshua sta facendo un lavoro fantastico, non solo sul campo, deve continuare così”. Infine un pensiero ai suoi maestri che lo hanno portato in panchina: “Tutti gli allenatori che ho avuto da calciatore sono stati importanti e mi hanno lasciato qualcosa. Prandelli ad esempio ha fatto una scelta qualche anno fa, ma è stato un tecnico straordinario. Suo figlio Nicolò fa il preparatore atletico nel mio staff, non avrà la conoscenza calcistica del padre ma porta nel gruppo grandi valori grazie alla sua sensibilità. Per noi è molto importante”. LEGGI TUTTO

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    Motta: “Bologna in Europa? C’è da migliorare. Van Hooijdonk può aiutarci”

    BOLOGNA – Il Bologna stacca il pass per gli ottavi di finale di Coppa Italia, dove affronterà l’Inter, grazie al successo interno per 2-0 contro il Verona. Il commento di Thiago Motta nel post-partita: “L’obiettivo era superare il turno, bene così, nel segno della continuità. Stiamo dimostrando costanza di gioco e risultati, questa è l’immagine della nostra squadra oggi e anche della nostra gente. Vedere allo stadio quasi 12000 persone in un martedì per i Sedicesimi di Coppa Italia non è cosa da poco, e noi dovremo sempre dire grazie ai tifosi del Bologna. Torniamo subito al lavoro pensando alla Lazio, venerdì arriva presto e dovremo farci trovare pronti – aggiunge – Van Hooijdonk può e deve dare una mano. Deve continuare a lavorare come sta facendo. Ma sono contento anche per Ravaglia, Urbanski, Fabbian e Karlsson. Tutti si meritano di giocare ma alla fine devo sceglierne undici. Hanno tutti una grande dedizione al lavoro. Ora continuare così”. LEGGI TUTTO

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    Motta, Bologna e i pericoli Frosinone: “Soulé, Barrenechea, che qualità!”

    Bologna-Frosinone, conferenza Thiago Motta
    Thiago Motta ha analizzato la prossima sfida contro il Frosinone: “Affrontiamo una squadra che ha cambiato tanto, hanno giocato contro alcune big e hanno un punto in più. Dobbiamo lavorare e combattere come sempre, nessuna gara è facile ma tutte sono importanti”. Sulle qualità degli avversari: “Sanno quello che vogliono e hanno giocatori di qualità: Soulé, Barrenechea hanno avuto esperienza anche alla Juve”. Su Di Francesco: “Non va valutato solo per i risultati. Nel suo percorso ha sempre fatto giocare bene le squadre attraverso un lavoro preciso”. 
    Sui singoli: “Bonifazi e Saelemaekers possono essere titolari come tutti. Alexis si è inserito bene ed è un ragazzo speciale. Stanno bene e tocca a me scegliere. Lykogiannis partirà dal 1′ mentre Lucumi e Posch spero di riaverli il più presto possibile. Zirkzee? Spero non si adagi dopo Milano, ma in allenamento l’ho visto bene ed è un grande esempio per tutto il gruppo”. In chiusura sulle voci sul Napoli: “De Laurentiis non è il mio presidente, zero commenti”. LEGGI TUTTO

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    Bologna, Motta è furioso: “Un altro episodio clamoroso contro di noi”

    L’allenatore dei rossoblù non ci sta: “Abbiamo avuto quattro episodi decisivi in sei partite, sono difficili da digerire – le sue parole – A volte sbaglio io, così come ha sbagliato Saelemaekers che non deve prendere il rosso, dobbiamo controllarci meglio, ma c’era fallo prima su di lui. Il gol annullato? Cosa dovrei dirvi…a me fa male l’ingiustizia, perché sono errori evidenti e chiari che vedono tutti e mi dispiace anche per l’arbitro. Gli ho stretto la mano a fine partite e gliel’ho detto. Quello che ho visto oggi non è possibile. Dobbiamo alzare il livello tutti. Io per primo”. LEGGI TUTTO

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    Bologna, Motta sugli infortuni di Cambiaso e Arnautovic: come stanno

    Salernitana-Bologna 2-2, Thiago Motta: “Bravi a non mollare mai”
    Thiago Motta ha commentato: “Abbiamo giocato una buona partita superando tutte le difficoltà che chiunque incontra giocando in questo momento contro la Salernitana. Abbiamo cercato fino alla fine di vincere non mollando mai. Abbiamo pareggiato subito dopo il loro gol, poi c’era un rigore per noi e, in generale, la squadra ha tenuto fino alla fine”.
    Thiago Motta ha fatto anche il punto sugli infortuni occorsi a Cambiaso e Arnautovic: “Cambiaso ha un risentimento muscolare e Arnautovic ha subito una contusione. Li valuteremo entrambi”.
    Arriva la sosta: “Dobbiamo continuare su questa strada. Ora ci sarà un po’ di riposo per chi non va in Nazionale e poi penseremo alla partita con l’Udinese”. LEGGI TUTTO

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    Canovi: “Thiago Motta è l’intelligenza con due palle così”

    Avvocato Canovi, quando ha incrociato per la prima volta Thiago Motta?

    «Ci siamo conosciuti quando aveva 18-19 anni, lui giocava nel Barcellona e c’era la possibilità di uno scambio con José Mari che ai tempi era al Milan. Andai a parlare con Galliani e Braida e gli offrirono un milione e mezzo più 10- 15mila euro a presenza calcolata sui 45’ con un minimo garantito di dieci partite. In pratica al Milan avrebbe guadagnato circa un milione e seicento cinquantamila euro. Andai a Barcellona per sottoporgli quella proposta e lui la rifi utò. E lo sa perché? Voleva dimostrare al Barcellona, dove sostanzialmente era cresciuto avendo lasciato il Brasile giovanissimo, che lui era un giocatore da Barcellona. Io diventai matto e gli dissi “Ma come fai a rifiutare un’offerta così alla tua età?”, ma il suo orgoglio e la voglia di dimostrare chi era prevalsero su ogni logica».Quando invece ha capito che sarebbe diventato allenatore?

    «Nell’antichità esisteva lo ius primae noctis e io a tre persone in vita mia ho detto che sarebbero diventate allenatori importanti: Motta, Di Biagio e Stramaccioni. Per quanto riguarda Thiago, ho sempre pensato fin da quando giocava, che era un allenatore nato. Non ho mai avuto un calciatore tanto intelligente in quarant’anni di professione. È un uomo equilibrato, ma, anche se è sempre educato e disponibile, non è un tipo tenero: se c’è bisogno di attaccare qualcuno al muro, lui lo attacca».Cosa c’è del Thiago calciatore nell’allenatore?

    «Il suo modo di allenare rispecchia esattamente quelle che erano le sue idee in campo. Thiago difficilmente toccava due volte il pallone. In più, quello che lo faceva assomigliare tanto a Cerezo e Falcao – altri due giocatori che ho assistito -, e lo distingueva dalla massa era il fatto che lui stava sempre vicino al compagno in difficoltà. E se lei oggi guarda le squadre che allena, difficilmente un giocatore, se pressato, non ha la soluzione data da un passaggio a un compagno che gli sta vicino».

    I suoi modelli?

    «Non credo ne abbia. Sicuramente ha avuto allenatori da cui ha imparato molto e mi riferisco per esempio a Gasperini. Poi ha avuto anche “vincenti seriali” quali Ancelotti e Mourinho e un uomo intelligente come è lui sa memorizzare e riprodurre quanto gli è stato insegnato».

    In cosa deve ancora crescere?

    «Una volta gli raccontai una frase che mi disse Cerezo, ovvero che voleva smettere di giocare quando avrebbe smesso di imparare. E Toninho lo fece a 38 anni dopo aver conquistato l’Intercontinentale da miglior giocatore nella finale con il Milan. Quella massima a Thiago è piaciuta tantissimo: lui è troppo intelligente per sapere che non bisogna essere arroganti, tanto meno presuntuosi. A tal proposito, lui crede che la presunzione sia il sintomo più evidente della stupidaggine di un uomo, per questo sa bene che deve imparare ancora tanto, nonostante sia già arrivato dove è arrivato».Raccontano che ai tempi di Coverciano si sia creato un feeling particolare con Renzo Ulivieri.

    «Un rapporto nato da una discussione accesissima durante una lezione perché Thiago non era d’accordo con quello che diceva Ulivieri. Sa come poi è andata a finire? Al termine del corso, Thiago si alzò e disse “Mister, avevi ragione tu”. E da allora Renzo stravede per lui perché lo considera proprio come lui. Credo che abbia apprezzato la persona: Thiago non recita, è disponibile, intelligente ma ha anche “le palle”. È uno che quando si tratta di far vedere i denti, li fa vedere eccome».

    Su cosa l’ha fatta la tesi?

    «Sul pallone (Il valore del pallone – Lo strumento del mestiere nel cuore del gioco ndr). Nel corso per allenatore UEFA Pro 2019/2020 c’erano tanti grandi nomi, a partire da Andrea Pirlo, e lui è stato quello che ha avuto la votazione più alta».A Bologna ha raccolto un’eredità pesantissima: quella lasciata da Sinisa Mihajlovic.

    «Su questo, una cosa ci tengo a dirla: lui fu interpellato in tempi precedenti a quando poi è andato a Bologna e non volle neanche iniziare a parlare perché su quella panchina sedeva Sinisa. E proprio per questo gli è dispiaciuto molto per essere stato accolto quasi come un usurpatore, come se avesse tolto la panchina a Mihajlovic, quando invece ha accettato solo a esonero avvenuto e non c’erano state trattative precedenti. All’inizio ha avuto difficoltà perché una frangia di tifosi è entrata negli spogliatoi e sempre quel gruppo lo ha aspettato dopo la prima partita che ha perso in casa: episodi che l’avevano alquanto addolorato».

    Dopo la vittoria sull’Inter è scoppiato definitivamente l’amore.

    «Guardi, un grande allenatore, di cui non posso rivelarle il nome, mi ha detto che Thiago, contro la Fiorentina, ha fatto la partita perfetta (vittoria 2-1 al Franchi, 5 febbraio). Ecco, io ho sempre pensato che ci sono tre tipi di allenatori: quelli che aggiungono qualcosa al valore della squadra, quelli che non aggiungono e non tolgono nulla e quelli che fanno rendere una squadra meno del suo valore. Thiago appartiene alla prima categoria».

    Quanto è stato importante il percorso fatto in Italia?

    «Lui ha sempre pensato che il nostro calcio, dal punto di vista tattico, fosse il top. Anche se tutto è iniziato al Psg. Le racconto un aneddoto: l’anno dopo aver smesso, avendo già il patentino, poteva allenare nelle giovanili e prese in squadra tutti ragazzini sotto età. La prima partita la giocò contro il Liverpool che aveva due calciatori che avevano già esordito in prima squadra: dopo 20’ già perdeva 3-0 e finì 5-2. Al ritorno, a Parigi, vinsero 2-1 e alla fine arrivò a pari punti nel girone con gli inglesi. Questo dimostra cosa era riuscito a fare in poco più di due mesi».

    D’altronde Thiago l’avrebbe potuto anche allenare, il Psg. E non i ragazzini…

    «La verità vera su questo argomento è che parte della proprietà lo voleva, ma non lo voleva il direttore sportivo che ha preferito mettere lì un suo uomo (tradotto: Campos ha scelto Galtier, ndr)».

    Oggi c’è già chi lo vede all’Inter.

    «Credo sia assolutamente prematuro ogni discorso. E che lui sia troppo concentrato nell’ottenere il meglio possibile dal Bologna da poter pensare a qualsiasi altra cosa. Lui vuole fare altre partite come quella di domenica e quella di Firenze».

    Tanto, prima o poi, la chiamata arriverà…

    «Io ho 83 anni e gli ho detto “Thiago fai in modo, prima che passi a miglior vita, di farmi vedere che puoi arrivare dove io penso che tu possa arrivare, ovvero in una grande big del calcio europeo”. Un altro che è assolutamente convinto di questo è Preziosi che ha avuto l’intuizione di portarlo in Italia. Nonostante l’abbia esonerato, ha sempre detto che Thiago era un predestinato». LEGGI TUTTO