consigliato per te

  • in

    Gasperini capolista e il suo messaggio al calcio italiano

    L’Atalanta capolista dimostra la capacità di reinventarsi negli anni, come il suo allenatore. Il più vecchio ma il più innovatore, che brontola, protesta, esulta e dice in campo al calcio italiano che tutto è possibile C’è l’Atalanta è prima in classifica ed è sola: successe anche una settimana a settembre, 58 anni fa, dopo due giornate e durò fino alla partita successiva e fu per quell’incastro di 180 minuti che può generare scompensi: oggi però la notizia viene battuta dai polpastrelli e udita dal popolo del calcio con tutt’altra verità e anche se cinque partite sono poche, e per alcuni sono ancora un incrocio di calendari e alibi vagheggiati, l’Atalanta è un fatto serio da tempo e questo primato – chissà quanto transitorio – legittima e gratifica le ultime sei stagioni, vissute nei paraggi del vertice e ben dentro la zona europea, mancata solo (prima delle escluse) nell’ultimissimo torneo. LEGGI TUTTO

  • in

    L’Inter e l’erede di Perisic che non c’è: quanto manca Ivan ai nerazzurri

    Complice il mancato rendimento di Gosens, l’assenza del croato pesa tanto in questo avvio di stagione: le idee di Inzaghi per risolvere il problemaComplice l’assenza di Romelu Lukaku e l’inserimento graduale dei nuovi, l’Inter scesa in campo dal primo minuto nel derby era quella dell’anno scorso. Anzi, fermi tutti: quella dell’anno scorso senza l’uomo probabilmente più decisivo singolarmente nella passata stagione, Ivan Perisic. Eccola lì, una possibile falla nel sistema: la partenza del croato – trasferitosi a parametro zero al Tottenham di quel Conte che a Milano si è ricreduto sull’adattabilità dell’esterno a ruolo di quinto di centrocampo – ha lasciato il vuoto a sinistra. Riuscirà Inzaghi a trovare la soluzione, considerando che da qui a gennaio non si può correre ai ripari? LEGGI TUTTO

  • in

    Le crisi di Inzaghi e Mou, Dybala, Luis Alberto e… Le cinque domande alla A

    Cinque temi ispirati dalla giornata appena finita. Cinque interrogativi tra big, piccole, protagonisti (in positivo e negativo), sorprese, polemicheGià in crisi Inter e Roma? Ora non esageriamo. È solo la quinta giornata di un campionato imponderabile. Nessuno può prevedere cosa succederà dopo la mega pausa del Mondiale. La corsa è lunga e partire bene non è garanzia di successo. Neanche la classifica è drammatica. La Roma ha 10 punti, l’Inter 9, il gruppo è ancora compatto. Tanto per fare un esempio: l’anno scorso, nello stesso momento, la Juve era 12° a -10 dal Napoli. Ignorare però alcuni messaggi sarebbe folle. L’Inter ha serissimi problemi difensivi legati all’invecchiamento di Handanovic e De Vrij e all’involuzione di Bastoni. Inoltre, s’è capito che Perisic era un moltiplicatore di occasioni. Lukaku ha giocato troppo poco per essere valutato: però Inzaghi non deve dimenticare che soltanto Conte lo ha esaltato, facendolo giocare sempre con una seconda punta di movimento molto vicina. Sulla coperta di Linus della difesa a tre “a prescindere” non aggiungiamo altro. A Mou mancano interpreti chiave: Spinazzola e Abraham sono sotto standard, Matic un po’ lento (ma si sapeva), Rui Patricio a rischio papere, e l’ultimo Zaniolo oggi sarebbe fondamentale. Ma soprattutto c’è la tendenza a sfilacciarsi un po’: il pari in recupero con la Juve va letto anche col diaframma dell’arrendevolezza bianconera. Si può perdere, ora però vediamo la reazione contro Bayern e Torino (Inter) e Ludogorets ed Empoli (Roma). Di sicuro Inzaghi rischia di più. LEGGI TUTTO

  • in

    Malatrasi, re con Inter e Milan: “Come Mazzola e Rivera oggi non ne vedo”

    L’unico che ha vinto la Coppa dei Campioni con due club della stessa città: “Scoprii dopo che fu Herrera a consigliarmi a Rocco. Maignan mi ricorda Sarti, Inter, ti serve il vero Lukaku”Saul Malatrasi, nessuno come lui. Nessuno ha vinto la Coppa dei Campioni con due squadre della stessa città. Milano. E lo scudetto. E la coppa Intercontinentale. Con l’Inter di Helenio Herrera e il Milan di Nereo Rocco. Classe 1938, libero, di Calto (Rovigo), è da tempo nel Guinness dei primati. Un pezzo unico, da record. “Ho fatto tutto doppio, anche l’Ambrogino d’oro. Uno con l’Inter, uno con il Milan. Una vita da derby”. Una vita da re, Saul. Chissà quante volte le hanno detto che ha un nome un po’ originale… “Sì, sì. Ma si chiamava così il fratello della mia mamma. Morì bambino e allora mi diedero il suo nome. Sa, a quei tempi si usava. Il mio papà si chiamava Amer”. LEGGI TUTTO

  • in

    Gli ex alleati Al Khelaifi e Agnelli: tra geopolitica e affari, ecco l'altra Psg-Juve

    Stasera in Champions si ritrovano i due presidenti che si sono succeduti alla guida dell’Eca. Dentro l’assetto istituzionale il primo, all’opposizione il secondo. In attesa della sentenza sulla Superlega Oggi si ritroveranno attorno allo stesso tavolo, in un prestigioso ristorante sulla Senna. Nasser Al Khelaifi e Andrea Agnelli dovranno resistere agli inevitabili imbarazzi, perché così vuole il protocollo. Prima della sfida del Parc des Princes, debutto della Champions 2022-23, è in programma il pranzo ufficiale con le delegazioni dei due club e dell’Uefa. Non sono annunciate defezioni: confermati i presidenti di Psg e Juventus, al primo faccia a faccia dopo lo strappo dell’aprile 2021. LEGGI TUTTO

  • in

    Podolski: “Io, il Bayern, l’Inter forte anche senza Lukaku e… la bocciofila di Milano”

    L’ex attaccante nerazzurro: “Felice che l’Inter sia tornata in alto. A Monaco sono unici, sanno come si vince, un modello che non si può copiare. Io a Milano? Esperienza infelice solo per i risultati, ma per il resto…”“Tutto bene, grazie” (in italiano). “A me va sempre bene, quando giochi a calcio ti va sempre bene” (in tedesco). Lukas Podolski, 37 anni, campione del mondo nel 2014, non ha ancora chiuso una carriera che l’ha portato anche tra Bayern e Arsenal, con sei mesi infelici all’Inter. “Ma solo dal punto di vista dei risultati sul campo, perché ho imparato tanto, dalle persone dell’ambiente e dalla gente comune. Come gli amici della bocciofila”. LEGGI TUTTO

  • in

    Red Bull e RedBird: due modelli vincenti a confronto

    L’acquisizione del club austriaco da parte della multinazionale degli energy drink scatenò proteste a Salisburgo, ma i risultati sono stati brillanti. I punti di contatto e le divergenze con la filosofia ElliottDa Red Bull a RedBird il passo è breve. O magari non tanto, perché di mezzo c’è un oceano, non soltanto la differenza tra un toro rosso e un volatile dello stesso colore. La multinazionale austriaca, ormai da tempo un colosso anche nel mondo dello sport, ha permesso a Salisburgo di vincere campionati in serie e di affacciarsi da protagonista alla Champions League: il fondatore Dietrich Mateschitz non avrà il talento musicale di Mozart – vero padrone di casa nella città patrimonio dell’Unesco – ma insomma, il genio imprenditoriale glielo riconoscono tutti. LEGGI TUTTO