consigliato per te

  • in

    Buongiorno: “Orgoglio incredibile, 100 col mio Toro”. La strategia per tenerlo

    Nel volgere di pochi giorni a Napoli sono comparsi due nuovi monumenti: la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, opera d’arte nuovamente elevata in piazza del Municipio dopo l’incendio che la ridusse in cenere la scorsa estate, e Alessandro Buongiorno sul prato dello stadio Maradona. Al di là di tutto, la prestazione del difensore è stata letteralmente monumentale.
    Buongiorno vs Osimhen
    E tanto più perché al cospetto di Victor Osimhen, non esattamente l’ultimo arrivato, che arrivava difatti da 5 gol segnati in una settimana (Barcellona, Cagliari e Sassuolo; e sarebbero stati 6 in una dozzina di giorni, se avesse trasformato il rigore contro la Juventus). Alessandro gli si è appiccicato addosso come un’etichetta, lasciando al nigeriano il minimo sindacale in 90 minuti (due colpi di testa a lato e, da posizione defilata, un tiro addosso a Milinkovic-Savic).

    In carriera, in campionati diversi, gli era sì capitato di trovarsi in campo per una manciata di minuti o poco più in contemporanea con il bomber del Napoli (in 3 circostanze), ma mai se n’era dovuto occupare lui in prima battuta, in marcatura (toccò ai titolari Bremer o Schuurs, in quelle occasioni). Per la prima volta la materia è stata tutta sua fin dall’inizio. E il Mostro (inteso come straordinario centravanti, sicuramente fuori dal comune) manco a dirlo è rimasto a secco, dopo 4 reti segnate in altrettanti incontri contro il Torino.  
    L’orgoglio delle 100 presenze in granata
    Osimhen tagliava venerdì sera le 100 presenze in campionato con il Napoli. Il traguardo migliore lo ha però festeggiato il granata: 100 gare in granata tra Serie A e Coppa Italia. Su Instagram, Buongiorno ha scritto parole calde: “Con le unghie e con i denti, lottando su ogni pallone. Ottimo punto al Maradona dopo una grande prova di squadra. Un orgoglio incredibile aver raggiunto le 100 presenze con la maglia granata”. Orgoglio incredibile: senza alcun dubbio, conoscendolo.

    E rammentando il suo ingresso nel vivaio a 7 anni (mai abbastanza elogiato sarà Silvano Benedetti, fino a un anno fa responsabile della scuola calcio: lui lo scoprì). Non sono parole di prammatica quelle di Alessandro. Prima della trasferta a Napoli, dopo il rientro post infortunio con la Fiorentina (quando fece naufragare Belotti), rivelò a un amico tifoso di essersi persino stupito a sentire dentro di sé un legame per il senso del Toro ancor più radicato e profondo, se possibile: illuminante la sofferenza in tribuna a guardare i compagni perdere in modo beffardo contro Lazio e Roma.
    Verso Euro 2024
    Stiamo parlando di un giocatore, simbolo vivente, che a fine agosto aveva rinunciato anche a un sostanzioso aumento di stipendio e alla possibilità di giocare in Europa League con l’Atalanta pur di rimanere in granata. Del Toro è un leader nello spogliatoio e un trascinatore in campo, ben oltre il compito di direttore d’orchestra difensivo. Annulla i centravanti, crea ripartenze a getto ripetuto, segna non per caso: 3 gol in questo campionato. Dopo la trasferta di Udine volerà con Spalletti negli Usa per la doppia amichevole americana e per giugno ha già un posto garantito tra i convocati per gli Europei.

    Sarà sufficiente che continui così: non sono le presenze in azzurro (solo 2, finora) a fare la differenza, bensì la progressione geometrica che ha illuminato il suo decollo negli ultimi 18 mesi. Questo Buongiorno non ha prezzo per il Torino, nel senso che un monumento così lo trovi in casa raramente, in un quarto di secolo. Un rendimento coerente con quanto sin qui mostrato e un Europeo di buon livello potranno condurlo verso valori di mercato persino più alti di quelli attribuiti a suo tempo a Bremer (ben oltre i 40 milioni).
    Buongiorno e le voci di mercato
    Che sempre più squadre in Europa lo stiano seguendo è acclarato: una fenomenologia destinata ad allargarsi, per forza di cose. Sappiamo che Cairo e Vagnati ne hanno già discusso per gestire i sondaggi primaverili dopo l’assalto del Milan stoppato a gennaio, partorendo un’indicazione di partenza.

    In parole povere: dopo l’Europeo dovrà venire a galla una plusvalenza di ampio valore, tanto più in considerazione del mercato chiuso in passivo nella scorsa estate, ma l’importanza di Buongiorno è oggettivamente imparagonabile per l’incidenza che ha in campo, per i compagni nella vita di tutti i giorni e per i tifosi, in costante fibrillazione davanti alla gestione cairota.
    Obiettivo rinnovo
    Se possibile, il Torino eviterà di sacrificare proprio Alessandro. Piuttosto altri giocatori, meno determinanti per le fortune, l’immagine e la costruzione del domani. E una permanenza di Buongiorno sarà (sarebbe) anche gratificata da un adeguamento contrattuale: non tanto o non solo pensando alla scadenza del 2028, ancora sufficientemente lontana, quanto soprattutto al monte degli emolumenti. Che oggi ballano intorno ai 900 mila euro netti a stagione. Una cifra quasi risibile (ovviamente nel mondo dei “non” comuni mortali) di fronte all’impennata del suo valore nel calcio di oggi.

    Se davvero si vuole fare di tutto per trattenerlo, non contando solo sul suo amore per il Torino e la sua professionalità, bisogna anche voler aprire il portafoglio, alzare il suo stipendio a livelli da top player granata e costruire attorno ad Alessandro una rosa più forte e competitiva. Tutto il resto sarebbero soltanto chiacchiere (peraltro già conosciute a memoria e fastidiosamente ripetitive). LEGGI TUTTO

  • in

    Ferrante: “Un col così bello sbloccherà Sanabria. Bravo anche Juric”

    Dopo sessantuno giorni di astinenza, di occasioni sprecate e pali colpiti, Tonny Sanabria è tornato a segnare contro il Napoli, regalando al Torino il pareggio con una rovesciata che ha piegato le mani a Meret. «Il suo gol è importante, è stato anche di bella fattura. Speriamo che gli serva per far scattare il meccanismo giusto nella testa in modo che possa dare continuità a questa rete», ci ha spiegato Marco Ferrante. L’ex attaccante, che ha vestito la maglia granata dal 1996 al 2004 (con una parentesi di sei mesi all’Inter), ha sempre avuto un gran feeling con il gol, tanto da metterne a segno 125 al Torino, un numero che gli permette di essere il quinto bomber più prolifico di sempre della storia del club. Un gol di quel tipo, in acrobazia, in rovesciata, può aiutare ancora di più Sanabria a lasciarsi alle spalle il periodo complicato? «Per un attaccante è importante buttarla dentro, non importa come, ciò che conta è scrivere il proprio nome sul tabellino dei marcatori. Certo ha fatto un gran gol, si è coordinato bene dopo un rimpallo in area e ha fatto questa rovesciata. Non deve però rimanere un gesto tecnico fine a se stesso. Questo gol deve essere importante per il futuro e anche per Juric». L’esclusione dalla formazione titolare a Napoli, per lui che è un titolare del Torino, può essere stata la scintilla che ha fatto scattare qualcosa nell’attaccante? «Sicuramente sì. Credo comunque che Juric non volesse punirlo, è una questione di lettura della partita da parte dell’allenatore. Aveva certamente messo in preventivo che, contro il Napoli, c’era la possibilità di passare in svantaggio e ha voluto tenere in panchina un giocatore importante da poter inserire per addrizzare la gara. Vanno dati anche i meriti a Juric per questa lettura». A proposito di Juric, alla vigilia della gara di Napoli aveva detto che Sanabria era in un periodo in cui vedeva la porta piccola. Cosa scatta nella testa di un attaccante quando i gol per diverse partite non arrivano? «Dipende da attaccante ad attaccante, è qualcosa di molto soggettivo. Quel che è certo è che un attaccante non vede e non deve vedere mai la porta piccola. Una punta la vede sempre grande, sa qual è l’angolo di tiro, dove indirizzare la palla. Vedere la porta piccola è un segnale di debolezza, come quando un attaccante dice che è sfortunato. La fortuna bisogna andare a cercarsela, questo era il mio motto. Se si sbaglia non è perché si è sfortunati o perché si vede la porta piccola». Quale pensa sia il vero Sanabria? Quello dell’anno scorso che andato in doppia cifra o quello di questi mesi che fatica a trovare il gol? «Secondo me è un attaccante da doppia cifra, è un giocatore che se è a posto anche a livello mentale la porta la vede e per la squadra è molto importante avere una punta così. Poi non va sottovalutato il problema fisico che si porta dietro». La tendinite con cui convive da mesi. «Esatto, ed è un problema molto fastidioso, che non ti fa correre bene. Quando si ha un fastidio che disturba a livello fisico non si è liberi neanche di testa. E tutto questo non ti permette di rendere al 100%». Chi invece sta bene è Zapata. Ha segnato 8 gol da quando è al Torino e offre sempre prestazioni importanti: è il giocatore che può ancora far fare il salto di qualità alla squadra? «Duvan non è più giovane, ma ha una grande esperienza, ha carisma, ha personalità, vede la porta ed è molto intelligente dal punto di vista tattico. Insomma, è un giocatore completo, per il Torino è stato un acquisto azzeccato. Da un po’ di tempo mancava un attaccante di questo tipo. Anche a Napoli, pur non segnando, Zapata ha disputato una grande partita».
    Spesso Zapata lo vediamo anche allargarsi a sinistra: non dovrebbe forse giocare in una posizione più centrale? «Lui è un attaccante intelligente, sa quali sono i movimenti che deve fare. Vero, si allarga spesso, ma queste sono le letture che fa, quando si defila è perché ha un senso farlo. Poi quando c’è da andare alla conclusione si fa trovare sempre in posizione centrale. Anche nell’occasione che ha avuto contro il Napoli, quando Meret ha compiuto quella difficile parata nel primo tempo, Zapata ha calciato dal limite da posizione centrale». Il problema del Torino non è di certo Zapata. «Assolutamente no, il problema è far arrivare palloni interessanti a Zapata. Ma al Torino devono segnare di più anche gli altri attaccanti: la classifica non mente, se la squadra granata è in quella posizione è perché vengono segnati troppi pochi gol». LEGGI TUTTO

  • in

    Torino, Paro: “Pareggio meritato. Sanabria? Spero che ora ne faccia 8 come…”

    Il Torino esce con un punto dalla sfida del Maradona contro il Napoli: al gol di Kvaratskhelia ha risposto la clamorosa rovesciata di Sanabria. Al termine della sfida ai microfoni si è presentato Matteo Paro, che questa sera ha guidato i granata al posto dello squalificato Juric: “Riprenderla dopo essere andati sotto a Napoli non era semplice. I ragazzi sono stati bravi e hanno avuto lo spirito giusto. Nel primo tempo potevamo fare meglio sulle loro pressioni, ma sono una squadra forte da affrontare. Il pareggio, per spirito e occasioni avute, è meritato. Il Napoli è stato bravo a muovere la palla da una parte all’altra, noi siamo stati bravi a lavorare più dietro avendo anche opportunità in ripartenza. Loro tecnicamente hanno valori importanti”.
    Paro, le parole su Sanabria
    Poi, su Sanabria: “Sono contento per lui. Il calcio è così, ha avuto tante occasioni sbagliate un po’ per sfortuna e non solo. Oggi è entrato e ha fatto un grande gol, spero che ora ne faccia 8 come l’anno scorso dopo l’Empoli. Per noi è importante, deve lavorare il più possibile per mantenere un livello di forma buono. Ora deve godersi questo gol”. Successivamente Paro ha voluto raccontare un aneddoto riguardante Quagliarella, presente in studio: “Fabio aveva fatto un provino con gli allievi nazionali della Juventus e non l’avevano preso, poi è andato al Toro… abbiamo fatto decine di derby”. Il tecnico granata ha aggiunto: “Noi abbiamo un’identità di cercare di andare 1 contro 1 per togliere palla all’avversario per ripartire subito o andare in fase di possesso. È una nostra caratteristica come lo è di tante squadre. Bisogna allenarla al meglio perchè se salta qualcosa è un grosso problema. È un complimento se facciamo giocare gli avversari il peggio possibile”. LEGGI TUTTO

  • in

    Sanabria di rovesciata risponde a Kvaratskhelia: il Toro pareggia a Napoli

    Napoli-Torino, la partita

    I padroni di casa hanno subito iniziato alla grande con un alto livello di intensità: al 15′ Kvaratskhelia si ritrova a tu per tu contro Milinkovic-Savic in area di rigore ma si fa ipnotizzare. La risposta dei granata arriva dopo qualche minuto, con il grande intervento di Meret sulla conclusione di Zapata. Il Napoli sfiora nuovamente il vantaggio sempre con il georgiano che ci prova di testa, trovando però l’opposizione dell’estremo difensore del Toro. Il risultato si sblocca al 61′ proprio con Kvara, bravo a sfruttare al meglio il cross perfetto dalla sinistra di Mario Rui. Gli ospiti rimettono subito le cose al proprio posto con la rovesciata di Sanabria al 64′. Nella fase finale del match i partenopei ci provano con insistenza ma la difesa avversaria si dimostra solida e attenta e la sfida si chiude con il risultato di 1-1. LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, emergenza in mezzo: Vlasic si sdoppia e Vojvoda si propone

    Ci vogliono fantasia e inventiva. Ma soprattutto prove sul campo, tentativi, idee per sopperire alle tante assenze che rischiano di condizionare il Toro in un momento chiave della stagione. Per Ivan Juric e per il sostituto di serata Matteo Paro non sarà semplice presentarsi al Maradona senza Samuele Ricci, Ivan Ilic e Adrien Tameze, ovvero senza più della metà della mediana.
    Gli esperimenti di Juric
    Tre defezioni giunte nella fase peggiore del campionato, prima di una partita contro il Napoli che nella corsa all’Europa è determinante. Così la settimana granata è stata contraddistinta da qualche esperimento. Quando ieri a Juric è stato chiesto in conferenza stampa che tipo di centrocampo avrebbe potuto schierare data l’emergenza, il tecnico croato ha svelato due piani B, adottabili a gara in corso: “Abbiamo Vlasic che può fare il mediano, anche Vojvoda l’ultima partita col Kosovo l’ha fatta da centrocampista perché pure loro erano in emergenza”. Impensabile considerarle delle soluzioni durature, ma con un reparto ridotto all’osso ogni strada può essere percorribile. Sicuramente più semplice quella che porta all’utilizzo di Vlasic in mezzo: le caratteristiche da mezzala non gli mancano, mentre da centrale ovviamente rischierebbe di soffrire a livello fisico, ma anche in termini di distanze. Nikola ha bisogno di campo per essere efficace palla al piede: lo sta dimostrando adesso, da quando Juric ha scelto di impiegarlo come unico trequartista accanto alle due punte. Quando gira Vlasic, gira il Toro. La squadra viaggia ad un’altra velocità e le conclusioni verso la porta avversaria sono una naturale conseguenza.
    Vlasic pronto a sdoppiarsi
    Ma a Napoli, soprattutto se Gineitis non dovesse reggere un’intera partita sulla stessa linea d’intensità, il primo riferimento per sostituirlo potrebbe essere il croato. Giocatore che sul piano del rendimento sta crescendo, anche se gli serve ancora qualcosa per sbocciare. Il gol, per esempio: perché ai granata non mancano solo le reti di Sanabria, ma anche quelle di un centrocampo poco produttivo.
    Vlasic stasera è pronto a sdoppiarsi in caso di necessità: da quando è a Torino ha sempre messo il bene del collettivo davanti a tutto. Non è un caso che l’anno scorso, soprattutto nel girone di ritorno, fosse uno dei giocatori più dediti alla fase di contenimento. Anche a scapito dell’efficacia negli ultimi trenta metri. Per adattarsi in mezzo al campo alza la mano anche Mergim Vojvoda, appena rientrato dopo essere rimasto bloccato con la schiena.
    Vojvoda pronto ad avanzare a centrocampo
    La stagione del kosovaro necessita di una svolta, a prescindere dal ruolo nel quale verrà impiegato dall’inizio o a gara in corso. A sinistra lo hanno ormai scavalcato sia Lazaro che Rodriguez, schierato venti metri più avanti del solito contro la Fiorentina. Per questo Vojvoda ora deve rosicchiare minuti, uno dopo l’altro, per tornare ad essere un protagonista. L’esterno classe ‘95 ci sarà al Maradona, dopo aver saltato le sfide contro Lazio, Roma e Fiorentina.
    Con l’auspicio di riprendere subito il filo che lo ha portato a servire l’assist vincente per il 2-0 di Zapata contro il Lecce. Ha bisogno di fiducia per dare un contributo alla causa: contro il Napoli è disposto ad adattarsi anche a giocare in mezzo al campo, se Juric dovesse chiedergli questo sforzo. Ci è riuscito, senza sfigurare, contro Svizzera e Bielorussia a novembre, per cui non gli manca niente per ripetersi. LEGGI TUTTO

  • in

    Il Toro perde Ilic: lesione del legamento, che botta per Juric

    Non c’è pace in casa Toro. Il match con la Fiorentina – terminato con un pareggio a reti inviolate – ha lasciato sulle spalle di Juric il rischio di una severa squalifica, l’espulsione di Ricci e l’infortunio di Ilic. Il centrocampista serbo è andato Ko al 9º minuto del primo tempo, e le sue condizioni hanno da subito preoccupato staff e tifosi.
    Il comunicato del Torino
    Questa mattina, l’ex Verona si è sottoposto agli esami strumentali, e stando a quanto comunicato dal club granata, si tratta di una lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro. Ilic salterà dunque la sfida con il Napoli, in programma l’8 marzo allo stadio Maradona.
    Questo il comunicato della società: “Gli accertamenti strumentali cui è stato sottoposto Ivan Ilichanno evidenziato la lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro. Nuove valutazioni previste nelle prossime settimane”. LEGGI TUTTO

  • in

    Toro, casi su casi: è sempre la solita storia. E Juric rischia 2 o 3 giornate

    Per poi andarsi a rifugiare in mezzo ai tifosi, in tribuna dietro alle panchine: raggiunto in fretta e furia da Vagnati nel timore che anche lì potesse scatenarsi un alterco, magari con qualche spettatore non esattamente innamorato di Ivan. Mentre Cairo e Moretti, il vice del dt, lasciavano anche loro precipitosamente i palchi per poi spuntare a bordocampo con la partita ancora in corso, seppure agli sgoccioli.
    “Ho esagerato. Ingiusta l’espulsione”
    Obiettivo: calmare gli animi di tutti, porgere le scuse a Italiano, buttare acqua sul fuoco, evitare altre follie emulative. Certo, poi Juric avrebbe chiesto “scusa” in diretta tv. E Italiano, spuntato all’improvviso davanti alle telecamere mentre il tecnico granata stava parlando, sanciva la pace, abbracciando Ivan: “Amici come prima”. Juric: “Colpa della tensione, dell’adrenalina a mille… La partita la vivi così e poi purtroppo litighi quando non devi litigare… Ma sono cose che succedono, si va avanti, Vincenzo è un amico”.
    “Il nostro sangue è lo stesso, andiamo entrambi un po’ fuori dalle righe… c’è stato questo duello intenso… poi ho esagerato e sono stato espulso giustamente… infatti devo chiedere scusa. Ma non prometto niente per la prossima volta”, il finalino di Juric per cercare di buttarla sul ridere, tarallucci e vino, tutto va bene madama la marchesa, cose così insomma.
    La gravità del gesto a Italiano
    Ma non sono cose così. Ingiustificabile e grave. Perché è stato grave quel gesto, quel comportamento, ed è fin un’ovvietà sottolinearlo. Sotto gli occhi di tutti, un allenatore di Serie A. Inqualificabile, sì. Altro che mantenere sempre il self control, evitare di trasmettere ulteriore nervosismo e, sopra a tutto, dare il buon insegnamento al mondo attorno. Il segno del “tagliagole”: su, dai, non dovrebbe manco venire in mente un gestaccio così violento nel suo significato! Mai, in nessuna circostanza. Immaginate cosa possono aver pensato Cairo, Vagnati. E i loro collaboratori. E i giocatori.
    La reazione dei tifosi
    E i tifosi? Molti sui social hanno duramente e nuovamente censurato Juric, già colpevole (novembre, Torino-Sassuolo) di aver mostrato il dito medio alla Maratona (e di entrambe le mani, per non farsi mancare nulla). “Chiedo scusa”, disse a posteriori. Come a inizio febbraio, dopo aver di nuovo criticato la tifoseria. O come ieri, post… gola. Anche con i suoi comportamenti Juric sta “favorendo” l’addio.
    Intanto il tecnico (che già era diffidato) si prenderà presumibilmente tra 2 e 3 giornate di squalifica dal giudice sportivo, domani (mesi, se quel gesto l’avesse fatto a un arbitro o a un suo collaboratore invece che a un avversario: le norme sono queste). Rischiano invece al massimo una multa Cairo e Moretti per il loro ingresso non autorizzato a bordocampo, però con finalità solo pacifiche. LEGGI TUTTO

  • in

    Torino, la missione di Vlasic: ancora più decisivo. Garantisce Juric

    Evidentemente i due parlano un linguaggio comune, si intendono in fretta e Juric dimostra di capire l’attaccante anche quando quest’ultimo in campo non si esprime al meglio. Come purtroppo è successo un po’ troppo spesso, in una stagione che fin qui per Vlasic non si può dire possa essere stata quella della definitiva e ineludibile consacrazione.
    “Pronto a scommettere su Vlasic”
    Il suo allenatore comunque non ha dubbi, e anzi prefigura per il nazionale croato un percorso da autentica stella: “Gli stanno mancando i gol, a lui come pure a Sanabria – riconosce Juric -, però sono convinto che quello di Nikola sarà un gran percorso. Per me ha giocato molto bene nelle ultime due partite nonostante avesse male a un dito, e su di lui sono pronto a scommettere: vedrete che sarà un grande protagonista per sette o otto anni, Vlasic per come lavora è uno di quelli destinati ad avere quello che vuole”.
    E che forse riesce a ottenere maggiormente partendo dalla fascia. Almeno nel Toro è ciò che si è visto. Il croato ha dato il meglio di sé prima dello scorso Mondiale, quando la condizione fisica lo sosteneva al meglio e in più occupava la posizione di esterno d’attacco. In questa stagione ha iniziato agendo da destra con Radonjic a sinistra, ma poi l’involuzione del serbo, nel frattempo passato al Maiorca, ne ha dirottato al centro i movimenti visto il passaggio al modulo a due punte.
    ll pitbull a caccia di gol
    Vlasic, che si era ritagliato il soprannome di pitbull per la grinta e la tenacia con la quale interpreta(va) le partite, ha forza fisica e visione di gioco per agire anche alle spalle delle punte. Là dove, però, non ha ancora trovato continuità di rendimento, anche se nelle ultime settimane è stato tra i più convincenti.
    Deve prendere per mano una squadra che ha tantissimo bisogno di altri gol, oltre a quelli che garantisce Zapata. Pochi i 3 di Sanabria, come pure sono pochi i 2 infilati da Vlasic. Autore del raddoppio contro il Napoli nella sfida poi vinta 3-0, e in precedenza del gol vittoria contro il Sassuolo (2-1). Due gol che fanno il paio con gli assist, riservati entrambi a Zapata e nella gara che ha visto il colombiano segnare una doppietta.
    A servire, adesso, sono anche le marcature di Vlasic. Il quale con la proverbiale disponibilità negli ultimi giorni ha insistito al Filadelfia per trovare nuove linee di attacco, differenti soluzioni per colpire. Anche con tiri da fuori: ha una buona conclusione dalla media distanza, ma la sfrutta poco. E questo vale per molti granata: contro la Roma i tentativi di sorprendere Svilar dai 20 metri sono stati parecchi, ma tutti sono stati vanificati da scarsa potenza al tiro o da imprecisione.
    Garantisce Juric
    Questa è comunque una strada che la squadra di Juric deve continuare a battere: in molte occasioni Bellanova prende il fondo e avrebbe facoltà di giocarla dietro per il tentativo di conclusione di un compagno. Spesso alle spalle del terzino c’è proprio Vlasic: un elemento che ha sorpreso positivamente ormai più di un anno fa, ma che poi non si è del tutto espresso. Per lui promette, anzi garantisce Juric. Dimostri, l’attaccante, che il tecnico nei suoi confronti non si sta sbagliando, prima di concentrarsi sull’Europeo con la Croazia. LEGGI TUTTO