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    Bellanova all’Atalanta, è ufficiale: “Bentornato Raoul”. Il comunicato del Toro

    Ora è davvero ufficiale: Raoul Bellanova lascia ufficialmente il Torino e si trasferisce all’Atalanta. Arriva a Bergamo a titolo definitivo in un’operazione che porta nelle casse torinesi circa 20 milioni di euro. Si conclude dopo una sola stagione l’avventura del difensore in maglia granata. Per il giocatore, cresciuto tra le giovanili del Milan, si tratta di un ritorno alla Dea dopo la breve esperienza nel 2020 durata poco più di sei mesi, che portò alla cessione al Bordeaux. Per lui, una lunga serie di prestiti, tra gli altri quello all’Inter, che lo hanno consacrato ad alti livelli, consentendogli di essere convocato anche dalla Nazionale Italiana.

    Tutto pronto quindi per la nuova avventura nerazzurra, con il Torino che ha salutato così il giocatore: “Il Torino Football Club comunica di aver ceduto all’Atalanta Bergamasca Calcio, a titolo definitivo, il diritto alle prestazioni sportive del calciatore Raoul Bellanova. Tutto il Torino ringrazia Raoul per il contributo offerto nella sua esperienza in granata e lo saluta augurandogli il meglio per il proseguimento della sua carriera”.

    Bellanova all’Atalanta, il comunicato

    Di seguito il comunicato con il quale l’Atalanta ha ufficializzato l’acquisto di Bellanova:

    “Atalanta BC è lieta di comunicare di aver acquisito a titolo definitivo da Torino FC il diritto alle prestazioni sportive del calciatore Raoul Bellanova, 24enne laterale milanese.

    Nato il 17 maggio 2000 a Rho, in provincia di Milano, ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile del Milan fino ad essere più volte convocato in prima squadra. Nel gennaio 2019 viene acquistato dal Bordeaux che lo lascia in prestito in rossonero fino al termine della stagione, per poi portarlo in Francia in estate. Col Bordeaux esordisce all’età di 19 anni da titolare nella prima giornata contro l’Angers.

    Nel gennaio del 2020 torna in Italia per la sua prima esperienza all’Atalanta, in prestito. In maglia nerazzurra fa il suo esordio in Serie A nel match vinto per 6-2 contro il Brescia. A seguire una stagione al Pescara in Serie B e il ritorno nella massima serie a Cagliari dove – con 31 presenze, 1 gol e 2 assist – si guadagna la chiamata dell’Inter per la stagione 2022/23 che chiude con un bottino di 22 presenze complessive, fra cui la finale di Champions League contro il Manchester City, vincendo una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.

    Lo scorso anno si trasferisce al Torino che lo acquista a titolo definitivo. In granata disputa una stagione da grande protagonista (36 volte titolare nelle 37 partite giocate in campionato), con all’attivo un rete e ben 7 assist-gol. Ha vestito tutte le maglie azzurre, dall’U15 alla Nazionale maggiore, disputando gli Europei due volte con l’U17, una con l’U19 (chiudendo al secondo posto) e altre due con l’U21. Al suo attivo anche un Mondiale con l’U20.

    Nel marzo del 2024 è arrivata la prima chiamata nella Nazionale Maggiore con cui ha esordito nel match amichevole contro l’Ecuador, prima di essere convocato agli Europei 2024 in Germania. La famiglia Percassi, quella Pagliuca e tutto il Club rivolgono un caloroso bentornato a Raoul, augurandogli le migliori soddisfazioni – personali e di squadra – in maglia nerazzurra”.

    Il messaggio di Bellanova sui social

    “È difficile scrivere qualcosa dopo aver provato delle emozioni così forti”: comincia così il saluto social di Raoul Bellanova al Toro dopo l’approdo all’Atalanta. “Dopo un anno si conclude un percorso che mi ha visto crescere come uomo e come professionista – spiega sul proprio profilo Instagram – ed è per questo che voglio ringraziare tutti: i tifosi, i miei compagni di squadra, mister Juric e mister Vanoli, la società, tutto lo staff medico e i magazzinieri. Quando ci si sente a casa non c’è bisogno di molte parole, ci si capisce al volo.. Vi voglio bene, grazie di tutto. Torino, sei stata casa”. LEGGI TUTTO

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    Atalanta, i convocati per il Real Madrid: la decisione su Koopmeiners

    Tra i nuovi arrivati c’è Mateo Retegui che sarà della partita. L’ex attaccante del Genoa, arrivato a Bergamo nei giorni scorsi, si è subito messo a disposizione di Gasperini per farsi trovare pronto al debutto stagionale. Il suo compito sarà quello di sostituire l’infortunato Gianluca Scamacca.
    Real Madrid-Atalanta, i convocati
    Di seguito la lista dei convocati da mister Gasperini per la sfida con i campioni d’Europa del Real Madrid.
    Bakker Mitchel, Carnesecchi Marco, Cassa Federico, Comi Pietro, De Ketelaere Charles, de Roon Marten, Djimsiti Berat, Éderson, Godfrey Ben, Hien Isak, Kolašinac Sead,, Lookman Ademola, Manzoni Alessio, Mendicino Leonardo, Musso Juan, Palestra Marco, Pašali? Mario, Retegui Mateo, Rossi Francesco, Ruggeri Matteo, Sulemana Ibrahim, Tornaghi Pietro, Vavassori Dominic, Zappacosta Davide.
    Per il Real Madrid di Carlo Ancelotti prima convocazione per Mbappè ed Endrick:
    Courtois, Lunin y Fran, Carvajal, Militão, Alaba, Lucas V., Vallejo, Fran García, Rüdiger, F. Mendy y Jacobo, Bellingham, Camavinga, Valverde, Modri?, Tchouameni, Arda Güler y Ceballos, Vini Jr., Mbappé, Rodrygo, Endrick, Brahim. LEGGI TUTTO

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    Atalanta-Bayer Leverkusen fa il botto anche in tv!

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    Xabi Alonso e gli elogi all’Atalanta: “La conosciamo ma continua a evolvere”

    Sono 51 le gare giocate in stagione, nessuna delle quali li ha visti uscire sconfitti. Il Bayer Leverkusen si appresta a giocare la finale di Europa League contro l’Atalanta da campione di Germania nonché da imbattuta in tutta l’annata. Se dal fronte nerazzurro Gian Piero Gasperini rispetta i tedeschi ma si dice comunque consapevole delle proprie forze, su quello rossonero Xabi Alonso non lesina elogi per i bergamaschi.  LEGGI TUTTO

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    L’Atalanta ha i suoi dei: Percassi e Gasperini

    Se c’è una squadra che ha onorato alla lettera la propria ragione sociale questa è l’Atalanta, Dea della corsa. In quattordici anni, che si compiranno il prossimo 4 giugno, Antonio e Luca Percassi l’hanno portata dalla Serie B alla prima finale europea dalla fondazione, addì 17 ottobre 1907. L’andatura della squadra e della società procede a perdifiato e, come confermano l’eliminazione del Marsiglia, il duello per il quinto posto con la Roma e la finale di Coppa Italia con la Juve, una cosa non faranno mai quelli di Bergamo: rallentare. D’altronde, bastano due parole per riassumere il carattere della Casa: mòla mia e non c’è bisogno di traduzione dalla lingua di Bartolomeo Colleoni, non casualmente dotato di tre attributi. L’ha compreso bene anche Stephen Pagliuca, 69 anni, origini abruzzesi, copresidente e comproprietario dell’Atalanta; copresidente di Bain Capital, uno dei principali fondi d’investimento mondiali (gestisce patrimoni per circa 190 miliardi di euro), comproprietario dei Boston Celtics, 17 volte campioni Nba. Giovedì notte, nel delirio del Gewiss impazzito di gioia, Pagliuca sgranava gli occhi e ripeteva estasiato ai Percassi: «It’s amazing, it’s amazing». E anche qui, non c’è bisogno di traduzione. La verità è che nulla succede mai per caso, anche nel mondo dove si diceva e si dice ancora: la palla è rotonda (Brera, perdonaci) e basta un palo o un rigore sbagliato per cambiarti la vita.
    L’età dell’oro
    Certo, è già successo e succederà ancora, come no? Però, capisci che il fato c’entra sino a un certo punto, che questo non è un miracolo italiano, ma una grande impresa italiana quando pensi che quattordici anni fa, la Dea era in B; che quattro anni fa era al n.104 del ranking Uefa e oggi occupa il n.19 a ridosso di Juve e Napoli e prima del mitologico Benfica (87 trofei in bacheca), per dire; che negli otto anni gasperiniani, ha contato tre partecipazioni di fila alla Champions League con una semifinale persa all’ultimo respiro; quattro campagne in Europa League, sopravanzando ora il quarto di finale perso con il Lipsia; che in campionato, dov’è attualmente quinta, con quattro partite ancora da giocare, si è lasciata alle spalle un ottavo, un settimo, un quinto, un quarto e tre terzi posti consecutivi, tre finali di Coppa Italia in cinque anni, la terza prossimamente sugli schermi dell’Olimpico. A Bergamo la chiamano l’Età dell’oro e fra cent’anni, non ci piove, si parlerà ancora dell’Atalanta dei Percassi e di Gasp.
    Il cittadino onorario 
    Ecco, appunto. Gian Piero Gasperini, 66 anni, grugliaschese cittadino onorario di Bergamo, 380 partite atalantine, 196 vittorie, 91 pareggi, 93 sconfitte, percentuale di successo 51,58 per cento. Dopo avere eliminato Marsiglia ipse dixit: «L’Atalanta dimostra che non c’è bisogno delle Superleghe». Parole sante. E prima del Marsiglia: «Si è grandi solo se si vince un titolo? Questa è un’idiozia. Allora, se fai solo il giornalista e non sei un direttore, sei un perdente? Così sono tutti perdenti e si ammazzano. È un’idiozia grande come una casa, alimentata da chi è frustrato». Sacchi ha rivoluzionato il calcio, Guardiola l’ha cambiato, Gasperini sta accanto a loro, per ciò che ha proposto e per quanti hanno cercato di imitarlo, in Italia e all’estero. La difesa a tre, con gli esterni che salgono a sostegno dell’azione offensiva e pronti a ripiegare sulla linea difensiva, portandola a cinque uomini; la marcatura uomo su uomo a tuttocampo; le ripartenze brucianti; il difensore centrale pronto ad avanzare a centrocampo; i ribaltamenti di gioco da una fascia all’altra, le verticalizzazioni improvvise, le triangolazioni degli attaccanti. Su tutto, sopra tutto, la mentalità spiccatamente offensiva di una squadra che si para davanti all’Om allineando dal primo minuto Koopmeiners, De Ketelaere, Scamacca e Lookman. What else?
    Di padre in figlio
    Su tutti, sopra tutto, ci sono loro. I Percassi. L’Atalanta ce l’hanno nel Dna e non è un modo di dire. Antonio, 70 anni, cresciuto nel vivaio insieme con Gaetano Scirea, suo indimenticabile amico, stopper di quelli che portavano la maglia numero cinque e dai quali era meglio girare alla larga, in quanto “roccioso” e “pieno di grinta”, Capitan Futuro ante litteram, sette stagioni in prima squadra, prima del passaggio al Cesena in cambio di Bertuzzo e di un grave infortunio al ginocchio. Gli tronca la carriera, ma gli cambia la vita. E non solo la sua. Oggi, Antonio è uno dei più importanti imprenditori italiani; secondo Real Time Forbes (ultimo rilevamento, 26 aprile scorso) è dotato di un patrimonio personale di 1,5 miliardi di dollari, circa 1,4 miliardi di euro. Ha sempre pensato quanto essere sia meglio di apparire. Tant’è vero che giovedì notte, l’intervista congiunta con Luca davanti alle telecamere di Sky Sport è stata un evento più unico che raro. Per loro natura, i bergamaschi apprezzano chi parla con i fatti. L’applaudono, pensando a che cosa sia stato capace di fare, per l’Atalanta e per Bergamo, il figlio dell’impresario edile di Clusone, Valle Seriana. Rimirano il nuovo Gewiss Stadium che dalla prossima stagione, terminata la ristrutturazione della Curva Morosini ormai in dirittura d’arrivo, sarà la Bombonera della Serie A con 25 mila posti, il museo del club, bar e ristoranti. Una spesa complessiva di 100 milioni di euro, «un investimento che resterà per sempre il nostro dono a Bergamo e ai bergamaschi». Gewiss, il marchio della multinazionale orobica ramo elettrotecnica, sponsor dello stadio, in tedesco vuol dire “sicuro”. Quando si dice nomen omen. «Il nostro impianto è l’ottavo colle di Bergamo, anche se è ai piedi di Città Alta». L’immagine è di Luca Percassi 43 anni, figlio di Antonio, amministratore delegato da quel 2010, autentico regista e indefesso stakanovista dell’Età dell’Oro (praticamente vive a Zingonia, lì potete chiedere chi sia il primo a presentarsi in ufficio e l’ultimo a spegnere la luce).
    Pensando a Vialli
    Come il padre, Luca è cresciuto nel vivaio. A 17 anni vola al Chelsea, dove incrocia Gianluca Vialli, al quale lo lega un rapporto di profonda stima. Tornano alla mente le parole pronunciate da Luca in morte di Gianluca: «La tua scomparsa mi provoca un dolore immenso. Grazie a te sono cresciuto molto e mi hai trasmesso tantissimo. Anzitutto valori e principi, sportivi e umani, che ho trasferito in Atalanta e che ancora oggi sono fiero che siano fra i nostri segni distintivi. Grazie di tutto, buon viaggio e un abbraccio commosso alla tua famiglia, ai tuoi cari, ai tuoi amici e a tutte le persone e sono tantissime che ti hanno voluto bene e che,come me, non ti dimenticheranno mai». Le capacità manageriali di Luca sono direttamente proporzionali alla passione per l’Atalanta e per la collezione di migliaia di maglie (il conto deve averlo perso anche lui) che possiede. Naturalmente, l’ultima è la marsigliese. Deus ex machina delle operazioni di mercato, titolare di un invidiabile record di bilancio (otto utili consecutivi), secondo Calcio e Finanza, nell’era Percassi, al 31 dicembre 2023 l’Atalanta ha guadagnato complessivamente 504 milioni di euro grazie alle cessioni. Il record è stato stabilito dal passaggio di Hojlund al Manchester United: surplus di 53, 2 milioni di euro. Il fiore all’occhiello di Luca è il Gewiss Stadium: nella notte più bella della storia (aspettando le prossime), ha ricordato: «Abbiamo comprato l’impianto nel giorno dei 110 anni del club. L’investimento è stato il più grande della storia della società, per noi bergamaschi è molto significativo avere questo stadio in città. Sarà la casa dell’Atalanta e dei suoi tifosi».
    D’amico e Zamagna
    Come il padre, anche Luca disdegna le luci della ribalta: le frequenta solo lo stretto necessario. Dev’essere una regola aziendale non scritta, perché Tony D’Amico è un altro signore di evidente ispirazione sartriana («Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche»). Non era facile per l’ex direttore sportivo del Verona raccogliere l’eredità di Giovanni Sartori che a Bologna sta lasciando le sue impronte, profonde come negli otto anni atalantini, scanditi da magistrali colpi a ripetizione. D’Amico c’è riuscito alla grande: lavorando sodo, sempre a pelo d’acqua, in totale sintonia con Percassi, battendo la concorrenza sul tempo (l’ultima operazione da applausi si chiama Isak Hien, chiedere referenze ad Aubameyang che non l’ha vista mai). Con D’Amico lavora Gabriele Zamagna, la migliore risposta all’algoritmo, perché lui i giocatori va a vederli e rivederli, prima di prenderli. Nel 2023 ha percorso oltre 150 mila km in auto, ha saltabeccato su almeno cinquanta aerei e, a fine 2024, avrà fatto ancora di più. Zamagna è scuola Favini, per intenderci. Basta il nome di Mino per capire quanta strada abbia fatto Gabriele.
    Marino e Zanforlin
    Un’altra architrave dell’Atalanta società è Umberto Marino, dg, padre putativo dell’Under 23, nata in un mese nel luglio scorso grazie al grande lavoro del ds Fabio Gatti, già capace di superare il primo turno dei playoff della Serie C, sotto la guida di Francesco Modesto, allievo prediletto di Gasperini. Negli uffici di Zingonia ce n’è uno metaforicamene adibito a forziere del club. Ne è titolare Romano Zanforlin, il mago del marketing. Sotto la sua regia, i partner commerciali a vario titolo sono diventati 350 (trecentocinquanta), tanto che il regista di questo boom si schermisce: «Sono diventati così tanti che fatichiamo a stare loro dietro». L’abbiamo detto: la Dea della corsa non si ferma mai. LEGGI TUTTO

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    Diretta Monza-Atalanta ore 20.45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    La partita con il Monza rappresenta una bella occasione: i biancorossi giocano un buon calcio e ti lasciano, allo stesso tempo, giocare. L’Atalanta già contro il Verona aveva fatto vedere cose molto buone e migliori rispetto a Cagliari ma, avanti di due reti, i bergamaschi si sono fatti raggiungere e hanno poi fallito a più riprese il gol della vittoria nel finale. Contro i brianzoli sarebbe molto importante tornare al successo anche in campionato, per mettere pressione alla Roma che lunedì gioca con il Bologna e giovedì 25 aprile terminerà la sfida interrotta a Udine.  
    Monza-Atalanta: quote e consigli sulle puntate
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    Dove vedere Monza-Atalanta streaming e diretta tv
    Monza-Atalanta, gara valida per la 33ª giornata di campionato e in programma alle ore 20:45 allo U-Power Stadium di Monza sarà visibile in diretta in streaming su Dazn. In alternativa, sarà possibile seguire la cronaca testuale della sfida live sul nostro sito
    Guarda Monza-Atalanta su DAZN. Attiva ora
    Le probabili formazioni di Monza-Atalanta
    MONZA (4-2-3-1): Di Gregorio; Birindelli, Izzo, Pablo Marì, A.Carboni; Bondo, Gagliardini; Colpani, Pessina, Zaerbin; Djuric. Allenatore: Palladino.A disposizione: Sorrentino, Gori, Donati, Caldirola, Pedro Pereira, D’Ambrosio, Kiryakopoulos, V.Carboni, Maldini, Vignato, Colombo. Indisponibili: Caprari, Machin, Bettella, Mota Carvalho, Ciurria. Squalificati: Gomez, Akpa Akpro. Diffidati: Gagliardini, Djuric.
    ATALANTA (3-4-2-1): Carnesecchi; Toloi, Hien, Kolasinac; Holm, Ederson, Pasalic, Zappacosta; Miranchuk; De Ketelaere, Lookman. Allenatore: Gasperini.A disposizione: Musso, Rossi, Djimsiti, Bonfanti, Hateboer, Bakker, Ruggeri, Adopo, Koopmeiners, Scamacca,Touré. Indisponibili: Scalvini. Squalificati: nessuno. Diffidati: Gasperini, Lookman, Hateboer, Kolasinac, Koopmeiners.
    Arbitro: Giua (Olbia).Assistenti: Dei Giudici e Bercigli.IV uomo: Zufferli.Var: Mariani.Avar: Serra.
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    Atalanta, quelle lacrime di Percassi per la Dea di Anfield

    Post su Facebook, a firma Massimo Branda, pescato fra le centinaia in calce alla splendida, emozionante immagine di Antonio Percassi in lacrime, ad Anfield, davanti ai duemilacinquecento bergamaschi in delirio che acclamano l’Atalanta in delirio per avere appena battuto il Liverpool 3-0, consegnandosi alla storia del calcio internazionale.Titolo: “Se tu non hai mai visto un uomo piangere”. Svolgimento: “Ai temi della Benetton, mi capitò di dover negoziare, anche duramente, con Antonio Percassi, Genio del business che avevo conosciuto sulle figurine Panini. Beh, dopo quell’esperienza, mai avrei creduto che lui potesse un giorno piangere. E, invece, eccolo qui”.

    Lacrime di gioia

    Già. Ma come si fa a non piangere di gioia nella pazzesca notte di Liverpool se ti chiami Antonio Percassi e sei cresciuto con la maglia nerazzurra addosso da quando eri alto così? Debutti in prima squadra non ancora diciottenne, il tuo compagno di reparto e grande amico si chiama Gaetano Scirea, classe 1953 come te. Nell’Atalanta, giochi 110 partite in sette stagioni, ne diventi capitano prima che un brutto infortunio ti costringa al ritiro a 25 anni, per iniziare l’altra carriera che ti porta a diventare uno dei più affermati imprenditori italiani, a capo del Gruppo con il tuo nome (novemila dipendenti, quartier generale a Bergamo, strutture e uffici anche a Milano, Parigi, Londra, Berlino, Madrid, Lisbona, Sr. Moritz, Glattburg, Varsavia, Grand Canyon, New York, Shangai, Hong Kong, New Delhi, Istanbul e Dubai). Come si fa a non piangere di gioia ad Anfield, la sera dell’11 aprile 2024, quando ti chiami Antonio Percassi, diventi presidente dell’Atalanta una prima volta nel ’90, alla morte di Achille Bortolotti, un altro nome nella storia della Dea insieme con il figlio Cesare e lo ridiventi vent’anni dopo, raccogliendo il testimone da Alessandro Ruggeri, figlio di Ivan, anche lui nel pantheon atalantino.È il 4 giugno 2010, l’Atalanta è in Serie B, la prima cosa che fai è confermare Mino Favini, il miglior scopritore di talenti del calcio italiano; la seconda, è investire 800 mila euro per piantumare tutto il centro sportivo di Zingonia, primo intervento per trasformarlo nella struttura attuale di assoluto livello europeo. Non a caso si chiama Achille e Cesare Bortolotti e lì, oggi, si trova anche l’Accademia Mino Favini perché la memoria non è un optional. Nella storia dell’Atalanta tutto si tiene, nel nome dei padri e dei figli, di ieri e di oggi. Luca, 43 anni, il delfino della Dea, della quale da quattordici anni è l’amministratore delegato, scelto da Antonio, è uno dei più bravi dirigenti del calcio italiano: l’acquisto e la ristrutturazione dello stadio, operazione da cento milioni di euro; i botti di mercato sublimati (per ora) dall’operazione Hojlund, otto bilanci consecutivi in utile, la partnership con Stephen Pagliuca, presidente di Bain Capital, fondo americano che gestisce circa 190 miliardi di euro di capitali di investimento, comproprietario dei Boston Celtics, da 102 partite co-chairman dell’Atalanta, anche lui giovedì notte a Liverpool in preda a una piacevole euforia.

    L’età dell’oro

    Come si fa a non piangere di gioia, se ti chiami Antonio Percassi e nel 2016 porti Gasperini a Bergamo: lui perde quattro partite nella prime cinque, ma, alla vigilia della gara decisiva con il Napoli, vede il suo presidente piombare negli spogliatoi e arringare la squadra, avvertendola: “Comunque vada a finire, domani, sappiate che l’allenatore è e rimane Gian Piero Gasperini”. È in quel momento che inizia l’Età dell’Oro: tre terzi, un quarto, un quinto e un settimo e un ottavo posto in campionato e oggi un’altra rincorsa europea; tre campagne consecutive in Champions League, con la prima vittoria ad Anfield (2020) e una semifinale sfiorata; tre campagne in Europa League, una delle quali sino ai quarti; due finali e quattro semifinali di Coppa Italia, l’ultima tuttora in corso. Sul sito del Gruppo, si legge: “Il nostro successo è stato il frutto dell’osservazione della realtà, di uno sguardo attento, unito al desiderio e l’ambizione di fare qualcosa di nuovo e di migliore”. Firmato Antonio Percassi. È anche così che, in un’indimenticabile sera d’aprile, sbanchi Anfield e scoppi a piangere, perché l’emozione è così forte che non va più via. LEGGI TUTTO

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    Diallo, chi è l’italiano che fa impazzire il Manchester United

    LONDRA – E così, proprio quando il trucco sembrava essere fallito, il mago, fra lo stupore dei presenti, tira fuori dal cilindro quel coniglio che ormai nessuno più si aspettava di vedere, mandando in delirio il pubblico che assiste. Il mago in questione si chiama Erik ten Hag, mentre il coniglio – che in realtà somiglia molto più a una lepre, vista la velocità con cui si è avventato verso la porta del Liverpool al minuto numero 121 della gara che ha regalato allo United la semifinale di FA Cup – è la vecchia conoscenza del calcio italiano, Amad Diallo (che era Traoré…).
    Il passaggio allo United e l’infortunio
    Sì, proprio lui, il talento precocissimo arrivato in Italia dalla Costa D’Avorio quando era ancora un bambino, cresciuto calcisticamente nel Bel Paese, tanto da diventarne anche cittadino, e su cui lo United si era velocemente avventato già nel 2020, strappandolo ai bergamaschi per una cifra che a quei tempi aveva fatto clamore: 25 milioni più 15 di bonus per un calciatore dal sicuro talento, ma con solo una manciata di presenze in prima squadra.
    A quei tempi, il direttore sportivo del club di Manchester, John Murtough, era rimasto folgorato dal talento precoce di Diallo, tanto da voler affrettare l’accordo, impaurito dalla possibilità che sul calciatore si fiondassero altri grandi club. Un’esperienza, quella coi Red Devils, che però non è mai veramente decollata: tanta gavetta, un paio di prestiti – in Scozia ai Rangers e poi al Sunderland – e un grave infortunio subito questa estate e che lo ha tenuto fuori fino a dicembre.
    Inutile nasconderlo, fra i tanti protagonisti della gara giocata domenica pomeriggio, lui di certo non era il più atteso. Con soli 63 minuti in stagione, negli scorsi giorni aveva fatto parlare di sé più per questioni legate ai social che per le prestazioni in campo.
    La fiducia di Ten Hag
    Nonostante tutto, però, Ten Hag gli aveva assicurato che se si fosse impegnato durante gli allenamenti, da qui a fine stagione avrebbe avuto le sue chance. “Mi alleno duramente ogni giorno e ho aspettato la mia occasione – ha detto fra gli abbracci dei compagni dopo la gara – . L’allenatore crede in me, e anche se parto dalla panchina ogni volta sono pronto a entrare e lottare per la squadra. Se segno per la squadra, allora sono molto felice”.
    E forse – ma questo lo vedremo solo fra qualche mese – la promessa mantenuta da Ten Hag potrebbe addirittura rivelarsi il gesto che gli salverà la panchina. Questo perché la rete realizzata da Diallo, oltre a regalare ai Red Devils una vittoria storica e dall’altissimo tasso di goduria, gli ha consegnato la possibilità di andarsi a giocare la semifinale di FA Cup contro la sorpresa Coventry City, con ottime chance, dunque, di raggiungere la finale contro la vincente della sfida fra Man City e Chelsea.
    Il futuro del tecnico
    Scenari inaspettati e che, in caso di vittoria finale, potrebbero addirittura rimettere in discussione un addio che prima di ieri sembrava praticamente scontato. Al momento chi dovrà decidere sul tecnico, e cioè l’uomo nuovo al comando del club, Sir Jim Ratcliffe, non si è pronunciato.
    Ovvio, però, che al miliardario britannico non sarà sfuggito un particolare molto importante: a differenza di quanto raccontato in questi mesi da una parte della stampa inglese – che ha descritto uno spogliatoio frustrato e poco convinto dei suoi metodi – contro il Liverpool la squadra ha risposto alle difficoltà con grande determinazione e spirito, soprattutto dopo aver subito nei supplementari quella rete del 3-2 che avrebbe steso psicologicamente anche squadre molto più esperte. Merito di Diallo e di qual diagonale preciso che ha fatto impazzire di gioia Old Trafford. Merito, però, anche di Ten Hag e della sua promessa mantenuta. LEGGI TUTTO