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    Plusvalenze? Come da tradizione, se non sono Juve “non interessa”

    Nessuno, tranne alcuni tifosi rossoneri, ha la più pallida idea degli elementi rilevanti del caso: a volte capita di leggere un breve aggiornamento di qualche appassionato, solitamente garantista, ma nel dibattito pubblico il tema è totalmente assente sin dal terzo giorno. Inutile parlare delle vicende nerazzurre: dal caso passaporti ai diversi patteggiamenti per casi di plusvalenze (sì, avete letto bene), fino alle recenti vicende societarie, relativamente alle quali per i giornali di riferimento “il gol di Zhang” si è semplicemente modificato in pochi mesi nel “gol di Oaktree”, non vi è dibattito. Ne parlano i tifosi con sfottò e battute su Twitter, ma il dibattito non esiste, i media si limitano a osservare, il Paese non si appassiona. Niente da fare, “l’Inter non interessa”, come si sentì rispondere quel guardalinee quando andò a segnalare le pressioni esercitate dai dirigenti interisti ai tempi di Calciopoli. Respinto, ripassi se ha notizie sulla Juve.
    La Juve e quei riflettori sempre addosso
    Nei giorni in cui si è dimesso il CdA della Juventus, ospite a Tg2 Post – interessante approfondimento di politica e costume – la comunicazione negli studi era “è la prima volta che ci occupiamo di sport”. E facevano bene, sia chiaro, perché il caso Juve interessa tutti, tifosi e “nemici”. È lo stesso motivo per cui un titolone “Juve, non così” dopo un errore arbitrale tira molto di più di un qualunque commento su un’altra squadra. Così, nel 2006 la gente si è appassionata morbosamente a Calciopoli credendo a qualsiasi tipo di scemenza – tuttora mezza Italia è convinta che Paparesta sia stato rinchiuso a chiave in uno spogliatoio, in quei casi le sentenze non interessano -, qualche anno fa si è indignata per i rapporti tra società e ultrà (disinteressandosi poi totalmente di una inchiesta simile sulla curva interista) per ritrovarsi successivamente a studiare le procedure per ottenere la cittadinanza, citando divertita ogni parola dell’esame di Suarez.
    Non c’è riposo, perché negli ultimi mesi il popolo italiano ha dovuto studiare bilanci e plusvalenze, fatture e partnership, esultare per le penalizzazioni, rattristarsi per il patteggiamento, odiare la Juve come qualche pm e poi dispiacersi quando il caso – come da ormai assodata procedura – è stato spostato da Torino per incompetenza. Mesi di attesa e poi la sguaiata esultanza dei soliti ultrà col tesserino per la richiesta di rinvio a giudizio, la notizia data con grande rilievo ma senza spiegare che per ora a esprimersi è sempre l’accusa – attualmente quella di Roma -, non è neanche cominciato un processo, figuriamoci se c’è qualche sentenza. E ovviamente, come da copione di questi anni, spazio solo alle “buone” notizie, nessun riferimento alle posizioni stralciate, alle “vittorie” della difesa.
    Meglio soprassedere sul fatto che i PM abbiano ancora nel fascicolo la copia forense integrale dei computer e dei telefoni sequestrati a suo tempo e che, a fronte della insistita richiesta delle difese di selezionare ciò che è rilevante e di restituire ciò che non è pertinente ai fatti di indagine, la GIP abbia finalmente dato loro ragione, ordinando ai PM di selezionare e poi restituire. Si poteva immaginare che i PM adempiessero a tale ordine prima di firmare la richiesta di rinvio a giudizio, ma evidentemente hanno deciso di tenerseli ancora un po’, in attesa dell’udienza preliminare… E non importa se i fascicoli relativi alla Juve viaggiano sempre a una velocità doppia rispetto a quelli di altre società con accuse analoghe: lì siamo sempre fermi, al popolo sta bene così, alle nostre istituzioni sportive pure, perché scriverne o farsi domande? L’importante, nel mediocre contesto del calcio italiano, è che vadano avanti le inchieste solo su quella squadra lì o al più che il proprio nuovo allenatore salti ai cori contro i bianconeri, anche se a volte i tentativi vanno a vuoto perche non tutti hanno voglia di prestarsi a questa atavica e inguaribile ossessione contro la Juventus. Sempre e solo la Juventus. Il resto, come da tradizione, “non interessa”. LEGGI TUTTO

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    Bonucci e Biglia sui banchi a Coverciano: via al corso per allenatori Uefa B

    Bonucci e Biglia studiano da allenatori Uefa B
    Sono molti i nomi conosciuti del calcio italiano e internazionale che riempiranno le aule e i campi del Centro Tecnico Federale per poter seguire le lezioni, a cominciare dal quarto giocatore per presenze nella storia azzurra, Leonardo Bonucci. Insieme al campione di Euro2020 (che in totale ha disputato 121 partite in Nazionale) ci saranno anche – solo per citarne alcuni – Gabriel Paletta, Daniel Ciofani, Marco Mancosu, Vasco Regini e Gianluca Pegolo, oltre all’ex centrocampista della Nazionale argentina, Lucas Biglia, e all’ex calciatore della Nazionale bosniaca, Ervin Zukanovic. Tra gli allievi anche un’ex calciatrice che ha segnato la recente storia azzurra, ovvero Alice Parisi: 80 presenze in Nazionale e calciatrice che ha partecipato alla spedizione italiana alla Coppa del Mondo di Francia 2019, quella delle ‘ragazze mondiali’. In totale il programma didattico prevede 152 ore di lezione, di cui 116 in presenza a Coverciano. In caso di esito positivo degli esami finali – che si terranno al termine del percorso formativo, gli allievi otterranno la qualifica Uefa B che consentirà loro di essere tesserati come collaboratori tecnici in Serie A e B e come allenatori in seconda in Serie C, oltre a poter guidare tutte le prime squadre fino alla Serie D inclusa.
    L’elenco completo dei corsisti a Coverciano
    Di seguito, l’elenco completo degli allievi ammessi a seguire le lezioni: Maria Grazia Balbi, Lucas Biglia, Leonardo Bonucci, Antonio Cinelli, Daniel Ciofani, Matteo Ciofani, Dario D’ambrosio, Ciro De Franco, Fabio De Luca, Mobido Diakhitè, Davide Di Gennaro, Manuel Giandonato, Abel Gigli, Enrico Guarna, Dominique Malonga, Marco Mancosu, Domenico Marchetti, Gaetano Masucci, Marco Modolo, Luca Mora Gabriel Paletta, Andrea Paolucci, Alice Parisi, Gianluca Pegolo, Michele Pellizzer, Eleonora Petralia, Pasquale Rainone, Vasco Regini, Giovanni Ricciardo, Nicola Rigoni, Federica Russo, Pasquale Schiattarella, Raffaele Schiavi, Daniele Sciaudone, Lorenzo Staiti, Emanuele Suagher, Massimiliano Tagliani, Angelo Tartaglia, Fernando Tissone, Antonio Zito ed Ervin Zukanovic. LEGGI TUTTO

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    Douglas Luiz alla Juve, ufficiale! “Benvenuto, ci vediamo in campo”

    Le prime parole di Douglas Luiz

    “Ciao Juventini, sono molto felice di essere un giocatore bianconero. Non vedo l’ora di giocare all’Allianz Stadium, a presto e forza Juve, vamos!”, queste le prime dichiarazioni di Douglas Luiz, con addosso una divisa del club, da calciatore della Vecchia Signora.

    Douglas Luiz- Alisha Lehmann: coppia Juve

    Insieme con Douglas Luiz arriverà a Torino anche la fidanzata Alisha Lehmann, attaccante svizzera dell’Aston Villa che nella prossima stagione giocherà con le Women bianconere, allenate da Max Canzi. Calciatrice, ma anche influencer e superstar del web, con contratti importanti legati a sponsor come Adidas, EA Sports, Bootbag e Prime. La bionda 25enne, è una vera e propria istituzione sui social perché può contare su tantissimi followers (11 milioni circa su TikTok e poco meno di 17 milioni su Instagram), e attualmente è in Brasile per seguire da vicino proprio il centrocampista impegnato nelle gare di Coppa America. LEGGI TUTTO

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    Platini: “I tifosi Juve sbagliano su Elkann. Ceferin-Infantino? Sono il niente”

    Buongiorno Platini, è pronto per la “Vialli e Mauro”?
    «Io non sono mai pronto, soprattutto di giocare a golf, ma sono felice, perché sono a Torino, perché c’è Massimo (Mauro, ndr), perché ricordiamo Gianluca (Vialli, ndr), perché ritrovo tanti amici. Chiederò a Massimo, dammi la data dell’anno prossimo che me la segno subito».
    Torna volentieri a Torino?
    «Sempre. È casa per me. Ho ancora degli amici e dovrei tornare più spesso».
    Ha visto la finale di Champions?
    «Soprattutto il primo tempo. Beh, come si dice? Si gioca in undici, c’è un pallone e alla fine vince il Real Madrid. Hanno un mix di esperienza, fortuna e campioni che li fa prevalere anche quando non sono i più forti. Nel primo tempo forse meritava il Borussia, ma quando hai la qualità del Real… Voglio dire: in fondo servono un portiere che para e un attaccante che segna, no? E quel Vinicius è fortissimo».
    Cosa pensa di Bellingham?
    «Sono sincero, l’ho visto poco quest’anno e non posso giudicarlo. Però è un centrocampista che segna molti gol, mi ricorda qualcuno (ride)».
    Guardiola o Ancelotti?
    «Non scelgo, sono due amici e sono eccezionali tutti e due. Due modi completamente differenti di interpretare il calcio, entrambi efficaci, anche se alla fine il City di Guardiola a volte mi ricorda la Roma di Liedholm dove giocava Ancelotti. Buffo no? Liedholm diceva: se il pallone ce l’abbiamo noi, non ce l’hanno gli altri, stessa filosofia del City».
    La sua Juventus però batteva sempre la Roma di Liedholm.
    «Ma quando Zibì è andato da loro, abbiamo beccato due volte 3-0! Quanto mi piaceva giocare a Roma ad aprile, mi ricordo lo stadio, il cielo meraviglioso, le battute dei romani che mi facevano sempre ridere. Sono dei momenti bellissimi della mia vita, magari non mi ricordo il risultato, ma mi ricordo l’ambiente. Lo sai, io sono sempre stato un po’ strano».
    Negli ultimi vent’anni il calcio è migliorato o peggiorato?
    «Mmmm è complicato. Per me il calcio come evento in uno stadio è migliorato, però i giocatori mi sembrano un po’ tutti uguali, un po’ stereotipati o, comunque, fatti perché in una squadra sia più importante l’allenatore rispetto ai calciatori che non osano più, non dribblano, non provano a inventare qualcosa, sono frenati dagli allenatori. Non è il calcio dei calciatori, ma il calcio degli allenatori oggi, con meno talento, meno fantasia, più corsa e posizionamento. Credo che si dovrebbe tornare un po’ al calcio dei calciatori, è più divertente. E poi ci sono sei/sette squadre che concentrano i migliori giocatori del mondo e questo è un po’ meno divertente, perché ai miei tempi erano più distribuiti. Poi, attenzione, il gioco rimane divertente, ci sono dei grandi campioni che mi divertono. Dopo però quando vedo un giocatore che entra in campo e l’allenatore gli mostra il foglio con gli schemi… beh, quello mi sta sulle palle: ma lascialo giocare, no?». LEGGI TUTTO

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    Nedved, 15 anni fa l’addio del Pallone d’Oro alla Juventus e al calcio

    Quella del 31 maggio non può essere una giornata qualunque nel mondo Juve. In questo giorno, esattamente 15 anni fa, Pavel Nedved dava l’addio al club bianconero e, in generale, al mondo del calcio. L’ultimo incontro disputato con la Lazio, una standing ovation emozionante, dedicata a chi ha contribuito alle vittorie della società, arrivando anche a vincere un Pallone d’Oro, e decidendo di restare visceralmente unito al mondo bianconero anche nell’anno della Serie B. Una carriera che lo ha portato a diventare (insieme ad Alex Sandro, che lo ha recentemente raggiunto) lo straniero con più presenze nella storia del club: insomma, una vera e propria leggenda della Juve.
    Nedved, 15 anni fa l’ultima gara con la Juve
    In una data così speciale, dunque, la Juventus sul proprio sito ha voluto omaggiare la ‘Furia Ceca’ con una lettera che non può che evocare grande nostalgia: “Il 31 maggio 2009, una domenica di primavera e di fine campionato rimasta nella memoria degli appassionati di calcio perché piena di addi speciali, di grandi leggende e campioni che quel giorno hanno disputato la loro ultima partita. Per chi ha il cuore bianconero come noi però, quella data è legata all’ultima partita con la maglia della Juventus – e della sua carriera – disputata da Pavel Nedved; il calciatore straniero con più presenza nella storia del club (al pari di Alex Sandro, che come lui ha raggiunto quota 327 proprio nell’ultima sfida di campionato in casa)”. LEGGI TUTTO

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    Juve, le contropartite per Gudmundsson e la rivoluzione in attacco

    TORINO – Abert Gudmundsson resta saldamente nella lista del dt Cristiano Giuntoli come alternativa in attacco, a costi più contenuti, di Joshua Zirkzee. L’interesse bianconero verso l’islandese del Genoa si protrae da mesi, forgiato dalle ottime prestazioni del giocatore, destinato a lasciare Genova in cerca, a 27 anni che compirà a giugno, del contratto top della sua carriera. Il club ligure, che deve fare almeno una cessione di rilievo per dare il via al mercato, ha stabilito il prezzo: per Gudmundsson chiede intorno ai 35 milioni, ma la parte cash può essere in parte controbilanciata con delle contropartite tecniche. Al Genoa piacciono Fabio Miretti, che avrebbe già voluto prendere in prestito, Enzo Barrenechea, di rientro dal Frosinone, e il terzino Tommaso Barbieri, che gioca in prestito al Pisa in B.
    Insomma, ci sono le basi per una trattativa, considerando anche gli ottimi rapporti e i buoni affari fatti in precedenza (Rovella, Dragusin, De Winter e Cambiaso) tra le due società. Oltre a quelli con gli agenti dell’islandese per un probabile accordo quadriennale. La Juventus deve però fare attenzione alle insidie delle concorrenti: se l’Inter è impegnata con le questioni finanziarie e il Tottenham e il Bayern Monaco al momento non sono andati al di là di un sondaggio, il pericolo maggiore è rappresentata dal Napoli dell’ex ds bianconero Manna.
    Kean e Milik verso l’addio
    Prima di provare l’affondo la Juventus deve anche capire che cosa succederà agli altri attaccanti in rosa che hanno le valigie pronte. Nella fattispecie, Moise Kean e Arek Milik. L’azzurro va in scadenza nel 2025, il polacco nel 2026: teoricamente avrebbero ancora un futuro juventino davanti a loro, ma hanno deluso le aspettative in termini di gol e sono destinati a essere ceduti. A dire il vero Kean avrebbe dovuto trasferirsi già a gennaio, ma il passaggio all’Atletico Madrid è saltato dopo le visite mediche.
    A 24 anni adesso cerca un club, nei campionati top anche se non di primissima fascia, in cui rilanciarsi dopo essere stato scavalcato nelle gerarchie e Torino e, finora, non aver segnato neppure un gol. Se per Kean la Juventus può accontentarsi di una cifra intorno ai 15 milioni, più difficile la cessione di Milik. Arek vorrebbe restare a Torino, Giuntoli vorrebbe fare cassa: a fine stagione il confronto con l’agente dell’attaccante per trovare una via di uscita che accontenti tutti. LEGGI TUTTO

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    Montero allenatore della Juventus, ora è ufficiale: il comunicato del club

    Era nell’aria e ora è anche ufficiale: Paolo Montero è diventato l’allenatore della Juventus. La società ha scelto il tecnico della Primavera per prendere il posto dell’esonerato Massimiliano Allegri. L’ex difensore guiderà i bianconeri per le ultime due gare della stagione di Serie A, contro Bologna e Monza, e farà così il suo esordio nelle nuove vesti. Dal campo alla panchina la sua mentalità non è campionato per il pensiero Montero ha da sempre incarnato il Dna Juve con quel fino alla fine come mantra da proseguire, oltre a giocare per vincere altrimenti “fracaso”. 
    Montero-Juve, la nota del club
    Di seguito il comunicato del club bianconero dopo l’arrivo alla Continassa del tecnico della Primavera: “Le prossime due giornate di Serie A, le ultime del Campionato 2023/24, vedranno Paolo Montero sulla panchina della Prima Squadra Maschile. Montero è attualmente il tecnico dell’Under 19 che proprio ieri, 18 maggio, ha concluso il Campionato Primavera 1: questa mattina, domenica 19 maggio, dirigerà il suo primo allenamento con la squadra che poi guiderà nelle partite contro il Bologna (lunedì 20 ore 20.45 al “Dall’Ara”) e contro il Monza, all’Allianz Stadium, in data e orario ancora da definire, match che chiuderà la nostra stagione”.
    Il comunicato è continuato: “A Paolo, prima leggenda bianconera in campo, poi portatore del DNA Juventus in panchina (come conferma l’Original “Plantar una Semilla”, prodotto da Juventus Creator Lab qualche settimana fa), auguri di buon lavoro per questo doppio impegno”. Il tecnico è pronto a guidare il primo allenamento alla Continassa già questa mattina.  LEGGI TUTTO

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    Quelle parole di Mattarella che Allegri non ha ascoltato

    Insieme con la Juve e con l’Atalanta, con Gasperini e Gravina, Malagò, Spalletti, Abodi e Casini, il 14 maggio al Quirinale, in udienza dal Capo dello Stato prima della finale di Coppa Italia c’era anche Massimiliano Allegri. È un vero peccato che non abbia ascoltato o, per meglio dire, non abbia tradotto in pratica le parole di Sergio Mattarella, in totale antitesi con l’inverecondo show post partita del tecnico, ivi compresa la distruzione del set fotografico denunciato dall’agenzia La Presse e l’intollerabile aggressione verbale a Guido Vaciago. E allora, è il caso di riproporre integralmente l’intervento del Presidente della Repubblica. Non ha bisogno di ulteriori commenti, Mattarella ha detto tutto.
    “Benvenuti al Quirinale. Non potendo venire domani sera a vedere l’incontro, sono molto lieto di incontrarvi qui. Spero che questo non vi distragga dalla concentrazione per l’impegno di domani sera. Anzi spero che possa essere un diversivo, che evita l’eccesso di tensione che precede i grandi appuntamenti, alla vigilia. Rivolgo un saluto al Ministro, al Presidente del Coni, al Presidente della Federazione e al Presidente della Lega. Ringrazio molto il Presidente Malagò, il Professor Casini e i due allenatori, Allegri e Gasperini, per le parole che hanno pronunziato. Il calcio è davvero un fenomeno sociale di grande rilievo, come è stato appena detto. Tra i tanti risvolti vi è quello di dare lavoro a tante persone nel nostro Paese. Ma soprattutto – come poc’anzi veniva ricordato – perché è di grande popolarità, sollecita tante emozioni, passioni, sentimenti molto intensi. Lo vediamo continuamente. Stavo per dire lo vediamo ogni domenica – perché quando ero ragazzo si giocava soltanto la domenica. Adesso per tre, quattro giorni a settimana si gioca continuamente. Vediamo costantemente dunque quanto questo sentimento tra i nostri concittadini sia alto. Lo abbiamo visto poi in maniera eclatante in alcune circostanze particolari. Per la vittoria dei Mondiali del 1982 – sto pensando che nel 1982 pressoché tutti i calciatori in attività non erano neppure nati – o per i mondiali del 2006 o per gli Europei del 2021. Quindi nei momenti di esaltazione. Ma anche nei momenti tristi. Quest’anno ricorre il settantacinquesimo anniversario della sciagura aerea di Superga, in cui persero la vita tutti i calciatori e tutto lo staff del Grande Torino. Siamo nel 1949. Non meravigliatevi c’ero già! Avevo otto anni, seguivo il calcio e quindi, oltre a ricordare nome per nome, la formazione di quella grande squadra, ricordo la commozione che ha conquistato in quel momento l’intera Italia. Non c’erano né tv, né i social, né altro, c’era soltanto la radio – e i giornali – e davano conto, esprimevano, manifestavano quanto la commozione avesse conquistato, avesse preso tutti gli italiani in quei giorni”.
    “Avete responsabilità importante”
    “Il calcio ha accompagnato e accompagna la vita del nostro Paese, anche per questo, naturalmente, ricopre una responsabilità importante. So, e apprezzo molto, che siete impegnati – giocatori e club – sovente, in tante attività di valore sociale, perché siete un riferimento, particolarmente per i nostri giovani, per i ragazzi, per i bambini. Così come le squadre attirano, i club attirano senso di appartenenza, di coinvolgimento. E quindi apprezzo molto quello che è stato detto sull’intendimento di stimolare, sollecitare, proporre e compiere iniziative che facciano crescere il senso della tolleranza e del reciproco rispetto. Va fatto capire anche alle tifoserie, dentro le quali c’è di tutto: esprimono spesso magnifiche coreografie, ma vi sono anche comportamenti sconsiderati. Quindi trasmettere il senso del rispetto e della tolleranza anche nelle tribune, negli stadi, è particolarmente importante. Così come è importante incentivare criteri di comportamento e abiti mentali di rifiuto delle discriminazioni e senso di solidarietà, tutto ciò che lo sport comporta come valore. Dietro alle vostre prestazioni di campioni – come siete – vi è non soltanto il talento, vi è anche il sacrificio della preparazione e degli allenamenti. Un complesso di attività che non sono sovente piacevoli, ma che sono indispensabili per esprimere il talento e mantenere una buona forma, che consente poi ai tifosi, e a quelli imparziali come me necessariamente, di guardare le partite e vedere il livello sportivo che esprimete. In bocca al lupo per domani sera. Sono certo sarà un grande spettacolo di sport”.
    “Solidarietà agli arbitri”
    “Sono convinto che sarà un momento di esaltazione, anche se la tensione delle finali è sempre particolarmente intensa, ma anche per questo sarà uno spettacolo importante e sportivamente di grande valore. Vorrei concludere con alcuni auguri certamente condivisi, in maniera generale. Volevo fare gli auguri agli arbitri – che non vedo qui – non soltanto perché sono spesso il parafulmine per quanto riguarda le reazioni dei tifosi, ma anche per una certa assonanza del loro compito con il mio e quindi avverto solidarietà nei loro confronti. Vorrei fare gli auguri all’Atalanta per la finale di Europa League; e gli auguri al Commissario Tecnico della Nazionale Spalletti: tutti seguiamo il suo lavoro con grande partecipazione e coinvolgimento. E in fondo, domani – con gli auguri per questo grande evento che vivrete, che sarà sulle vostre prestazioni – induce i nostri concittadini, ancora di più, a immedesimarsi nel calcio, nello sport, e a chiedere che vi sia sempre un grande livello. Voi siete due grandi squadre, sarà per questo uno spettacolo straordinariamente interessante e bello da vedere e sarà sicuramente per entrambi una serata da non dimenticare. Auguri!”. LEGGI TUTTO