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    Inter, come usare Sanchez: da esodato ad asso nella manica di Inzaghi

    Il cileno si è lasciato alle spalle i problemi di anemia di inizio stagione e sta mettendo preziosi minuti nelle gambe. Adesso è una valida alternativa per far rifiatare Thuram

    Il Nino Maravilla rialza la testa ed è pronto a fare la sua parte. Lasciatosi alle spalle i problemi di anemia che lo hanno afflitto a inizio stagione, adesso Sanchez può essere un valore aggiunto per l’Inter e per Inzaghi nella logica del turnover. Le ultime apparizioni contro Salernitana e Benfica hanno messo in evidenza una condizione fisica in crescita e quella “fame” necessaria per entrare nelle rotazioni di un reparto offensivo che fino a novembre dovrà fare a meno di Arnautovic. Al cileno manca ancora il gol, ma dal rientro in Italia dopo gli impegni con la nazionale ha iniziato a mettere preziosi minuti nelle gambe, dimostrando l’impegno e lo spirito di sacrificio che non ha lasciato indifferente il tecnico piacentino. 

    vita nuova—  Da “esodato” a “jolly”, lo status del cileno si è capovolto nel giro di un anno e poco più. Accompagnato alla porta la scorsa estate per ragioni di bilancio, a fine agosto Sanchez è tornato per dare una mano e dimostrare di poter ancora rendere ad alto livello, quello che l’Inter ha ormai raggiunto stabilmente con Inzaghi. Le premesse, a dir la verità, non erano state incoraggianti a causa della mancata preparazione estiva, di quasi tre mesi di inattività e di una fastidiosa anemia che aveva spinto lo staff medico nerazzurro a progettare uno specifico trattamento alimentare. Per non parlare delle solite polemiche generate dalla decisione di rispondere alla chiamata in nazionale nonostante le precarie condizioni di salute. Ma da metà settembre la musica è cambiata: negli ultimi sei impegni ufficiali dei nerazzurri tra campionato e Champions, il Nino ha risposto presente in cinque occasioni facendosi trovare pronto nel momento del bisogno. Dopo il debutto a San Sebastian negli ultimi 21’, il cileno ha marcato presenza anche contro Empoli, Sassuolo, Salernitana e Benfica, collezionando un totale di 124’ in campo e facendosi apprezzare anche dai tifosi, che gli hanno riservato applausi per l’impegno e l’intensità dimostrati.

    valore aggiunto—  A chi temeva fosse un giocatore ormai finito, il cileno ha risposto con i fatti. A incoraggiare tecnico e tifosi sono stati soprattutto gli ultimi 67’ giocati contro Salernitana e Benfica, con un Sanchez carico, in perenne movimento e sempre pronto anche a ripiegare in fase di recupero. Con l’uscita dal campo di Thuram contro i portoghesi, il Nino ha dato una grossa una mano a mantenere i ritmi alti senza concedere metri alla reazione avversaria. Se ci sarà ancora la necessità di far rifiatare Lautaro o Thuram, Inzaghi adesso sa di poter contare sul cileno, che nel frattempo ha voltato pagina dopo le frecciate dirette al tecnico la scorsa primavera, quando ancora vestiva la maglia del Marsiglia. L’impegno e l’intensità che ha messo in campo il Nino nelle ultime uscite sono una garanzia per chi, come Inzaghi, sarà costretto a fare di necessità virtù almeno per un mese, in attesa che rientri Arnautovic per garantire respiro alla “ThuLa”. La classe è rimasta intatta, l’impegno non discute e, a giudicare dalle prime cinque presenze stagionali, il cileno non pare intenzionato a risparmiarsi, accettando anche quel ruolo di rincalzo cucitogli addosso al momento del suo ritorno a Milano. Adesso manca solo il gol, per accrescere la fiducia e ripartire di slancio come fatto nelle ultime uscite. Di questo passo, c’è da scommetterci che non tarderà ad arrivare. LEGGI TUTTO

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    Dalle risate con Del Piero alla torta fritta di Parma: tutta l’Italia di Marcus Thuram

    La casa ancora da trovare, le visite della famiglia, i ricordi d’infanzia, le esultanze, la sintonia con Lautaro in campo e fuori: per l’attaccante dell’Inter l’aria della Serie A è davvero dolce

    L a scena si ripete sempre uguale da qualche settimana ormai. Non poteva cambiare certo ieri, dopo l’ennesima partita con impresso il sigillo del casato francese dei Thuram: Marcus che va giù nel parcheggio di San Siro dove l’aspetta Lilian per andare a cena a discutere di calcio, vita, famiglia. Di Milano città e di Inter squadra. Dopo aver segnato pure in Champions, il pasto del martedì sera è stato perfino più piacevole, del resto non capita a tutti che un popolo intero canti il tuo nome fino a far tremare uno stadio. La vertigine può essere pericolosa, ma da queste parti non c’è il rischio di montarsi la testa o di distrarsi. La testa è saldissima sulle spalle del centravanti, anche per i rigidi insegnamenti di un campione del mondo, che non è solo padre ma da sempre pure modello e consigliere. I compagni dello stesso Lilian, da Gigi Buffon a Hernan Crespo, ricordano ancora il piccolo Marcus, bimbo felice nel parco della cittadella di Parma: aveva spesso una palla ai piedi e l’amata torta fritta tra le mani. Ale Del Piero, invece, ha ricordato le risate con la famiglia Thuram nella sua casa di Torino. LEGGI TUTTO

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    Sottil rischia l’esonero: le quote di Empoli-Udinese

    UDINE, ITALY – OCTOBER 09: Andrea Sottil, Head Coach of Udinese Calcio, interacts with the crowd prior to kick off of the Serie A match between Udinese Calcio and Atalanta BC at Dacia Arena on October 09, 2022 in Udine, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images) LEGGI TUTTO

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    Dalla Champions alla Serie A: così Milan e Inter si rituffano nel campionato

    I nerazzurri hanno confermato forza e maturità. I rossoneri ancora spreconi, come con il Newcastle. Ma anche tante buone cose

    Come rientrano le milanesi in campionato? Più sorridente l’Inter, forte del poderoso secondo tempo con il Benfica e del primo posto nel girone. Il Milan si ritrova di nuovo a rimpiangere le occasioni sprecate, come con il Newcastle. Zero gol dopo 180’ zeppi di tiri sono imperdonabili. Ha ragione Leao: “In Champions, se non segni, paghi”.  LEGGI TUTTO

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    Napoli, accettare il ko con una big significa ridimensionarsi

    Contro il Real Madrid lo spallettiano “uomini forti destini forti” pare finito in soffitta. Per Garcia “basta che ci sta ‘a salute”

    Il Napoli non ha perso la faccia contro il Real Madrid, ma ha perso la sua sfrontatezza, arrestando il suo processo di crescita come squadra. Il motto spallettiano “uomini forti, destini forti” l’altra sera è finito in soffitta definitivamente con la maniacalità dei dettagli. E Rudi Garcia – che aveva la possibilità di liberarsi dell’eredità di Luciano Spalletti – è apparso come il Grande Frenatore di Stefano Benni, riportando il Napoli indietro a diversi anni fa, quando perdere di misura con una grande andava anche bene. In un percorso di abbassamento degli obiettivi oltre che del gioco: dove ieri si accontentava del pareggio col Genoa, oggi si accontenta della sconfitta col Real Madrid, molto sottotono e con una difesa dimenticabile, anche se aveva un Jude Bellingham in versione Zinédine Zidane, e un Federico Valverde sicuramente vagocampista ma altrettanto sicuramente vincitore della lotteria per un pallone solo da mettere in porta con Meret o senza Meret. E in uno stadio caldissimo come il cratere di un vulcano, che sembrava essere tornato quello che impressionò romanzieri come Juan Villoro e Roberto Fontanarrosa e filosofi del pallone come Jorge Valdano, il Napoli ha fatto un passo in avanti e due indietro. Proprio nelle serate di Champions dove aveva mostrato i progressi dell’era De Laurentiis, la squadra si è autoridimensionata.  LEGGI TUTTO

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    Sacchi: “Inter compatta e dominante. Bravo Inzaghi, così si vince in Europa”

    L’ex tecnico scrive per noi: “Contro il Benfica dopo il gol i nerazzurri hanno continuato ad attaccare, ad aggredire, non si sono mai fermati. E il ruolo di Thuram…”

    Cominciamo subito con la cosa più importante: complimenti all’Inter e a Simone Inzaghi. Contro il Benfica i nerazzurri mi hanno proprio convinto: la loro è stata una vittoria di stampo internazionale per il modo in cui hanno interpretato la partita. Devo ammettere che erano partiti un po’ così così, ma poi sono venuti fuori alla distanza e nella ripresa sono stati fantastici. Dopo il gol hanno continuato ad attaccare, ad aggredire, non si sono mai fermati. Bravissimi. E, cosa tutt’altro che da trascurare, non hanno corso alcun rischio: ciò significa che se il pallone lo tieni tu gli avversari hanno meno occasioni per crearti pericoli. A me sembra una questione tanto logica, eppure non sempre le squadre italiane si comportano in questo modo. L’Inter lo ha fatto ed è stato un bel vedere. Se, invece, dopo il gol del vantaggio di Thuram, fosse arretrata e avesse soltanto pensato a difendersi, chissà che cosa sarebbe successo. Di certo il Benfica avrebbe avuto qualche opportunità in più per raggiungere il pareggio.  LEGGI TUTTO