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    Il Como da playoff sa di Toro

    TORINO – Sabato scorso il Como è tornato alla vittoria dopo due ko di fila grazie alla prima rete in maglia lariana di Simone Verdi che su rigore ha piegato il Catanzaro, avversaria del Como nell’alta quota della Serie B. Al di là del penalty trasformato impeccabilmente, l’ex trequartista del Toro può essere una carta importante nella squadra di Moreno Longo, attesa a un campionato da protagonista. I lariani hanno una delle proprietà più ricche d’Italia, i fratelli Hartono, e una squadra che, dopo due campionati di assestamento in B, potrebbe puntare al bersaglio grosso, come chiedono i proprietari. Ma questo Como alla A potrebbe arrivarci attraverso i playoff, traguardo per il quale sembra essere pienamente attrezzato. Con un allenatore come Longo poi, che in carriera ha già portato in A il Frosinone vincendo i playoff nel 2018. Prima di ridimensionare il Catanzaro, il Como aveva perso a Parma e in casa con la Cremonese. Gare in cui probabilmente aveva pesato l’assenza in mediana di Kone che dopo il pari di Bari aveva rimediato due giornate di squalifica per qualche parolina di troppo all’arbitro dopo un’espulsione per doppia ammonizione. Guarda caso, col suo rientro la squadra è tornata a vincere, sfoderando una bella prova collettiva, come se la squadra, con gli ex granata Longo, Kone e Verdi avesse un dna da Toro. Anche se sabato in difesa ha giganteggiato l’olandese Odenthal, elemento di categoria superiore, il miglior colpo del mercato estivo lariano per distacco, proveniente dal Nec. Ma la domanda è: questo Como, dove può arrivare? Oggi la classifica dice che i lariani sono al 6° posto, a -4 dal secondo, cioé dalla zona A diretta. Ma va ricordato che la squadra di Longo ha giocato una partita in meno, il derby col Lecco che si recupererà soltanto il 28 novembre. Quel giorno al Sinigaglia i blucelesti sbarcheranno consci di giocarsi la partita più importante della stagione, è un derby sentitissimo, anche se avrà un peso la classifica che fra un mese avrà il Lecco, oggi in zona retrocessione ma che dà grandi segnali di ripresa, dopo aver vinto a Pisa e soprattutto ieri a Palermo. Ma diciamo che per capire l’effettivo valore della squadra di Longo bisognerà aspettare la sosta per le nazionali di novembre, quando di solito si possono tracciare i primi plausibili bilanci di ogni squadra. Quindi, per capire il Como che verrà, attendiamo almeno i prossimi due impegni dei lariani. Il 4 novembre saranno di scena a Pisa, in casa di una squadra che, sulla carta, non dovrebbe essere inferiore al Como. Ma che sul campo sta avendo non pochi problemi sotto la guida di Aquilani che ha vinto la prima gara interna solo nella penultima uscita casalinga (2-1 al Cittadella), salvo poi perdere, sempre all’Arena Garibaldi tre giorni dopo, con lo stesso risultato il recupero proprio col Lecco, oltre al ko di ieri a Venezia (2-1). Quindi, prima che il campionato si fermi, il Como sarà di scena ad Ascoli, oggi al 14° posto. Dunque, due impegni tutt’altro che proibitivi. Vincerli entrambi vorrebbe dire andare alla sosta con la consapevolezza di poter fare una grande stagione. Quella che i fratelli Hartono chiedono alla squadra dalla fine della scorsa annata, chiusa, con qualche rimpianto, a due punti dalla zona playoff. Anche se Longo, da subentrato aveva trovato una situazione complicata e non era stata una cosa da poco mettere in sicurezza un campionato in cui prima del suo avvento s’era rischiato grosso. Ma è tutto passato, ora, con la classifica che sorride, la squadra è più libera mentalmente e c’è la possibilità di vivere ben altra annata. Storica, magari. LEGGI TUTTO

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    Giroud: “Mi sento frustrato, due punti persi. Arrabbiato per il cambio? Non sono un robot”

    L’attaccante in gol dopo due mesi: “Dovevamo fare 3-4 reti, serve più ferocia sotto porta. Non volevo uscire perché mi sentivo di continuare, ma rispetto Pioli”

    È iniziata con un sorriso largo così, è finita con un’arrabbiatura colossale. Strana la partita di Olivier Giroud, passata dai due palloni spediti in paradiso a quella lavagna elettronica che a dieci minuti dal novantesimo ha mostrato allo stadio il suo numero 9. Oly stava osservando il quarto uomo con lo sguardo accigliato, con una sorta di presentimento che poi equivaleva una sentenza dal momento che a bordo campo si stavano scaldando Jovic e Okafor. Quando Marinelli ha acceso la lavagna, Giroud non ha fatto nulla per dissimulare la rabbia, urlando un corposo “no!”, sbattendosi le mani sulle gambe e osservando a lungo, torvo, verso il suo allenatore. Poi è andato a sedersi su una borsa frigo accanto alla panchina, e lì è rimasto sino a fine partita.

    nove minuti—  Questo è l’epilogo, ma questa è una serata in cui in realtà vale la pena soprattutto di raccontare il prologo. Due gol nella prima mezzora, una doppietta firmata nello spazio di nove minuti tra il 22′ e il 31′. Oly attendeva tutto questo da due mesi. Interminabili, faticosi nel vedere una squadra produrre tanto e raccogliere poco. Lui si era fermato dopo le prime tre giornate: quattro gol, la partenza migliore di sempre e un’anagrafe che – come per Ibra – pareva non esistere. Poi le bollicine sono finite, l’ultima bottiglia stappata l’1 settembre contro la Roma. In mezzo, la solita imprescindibilità perché pare che al Milan ci siano cose che davvero non cambiano mai, e il fatto che Olivier non abbia una alternativa credibile è una di queste.

    ferocia—  A dire il vero, quando sul calendario rossonero è arrivato il momento del Napoli, a più di qualcuno è scappato un sorriso. In generale, perché negli ultimi anni il Diavolo al Maradona ha sempre sfoggiato esibizioni ottime. E in particolare per Giroud. Nelle ultime due stagioni – ovvero da quando è al Milan – lì ha timbrato due volte e non sono stati gol banali. A marzo del 2022, in campionato, la zampata che ha regalato più o meno mezzo scudetto. Ad aprile di quest’anno, ritorno dei quarti di Champions, il gol che ha protetto l’uno a zero dell’andata a San Siro e ha spedito il Milan in semifinale. Due reti che, come quella di stasera, hanno un denominatore comune: arrivavano tutte e due dopo un digiuno piuttosto lungo. Un mese in entrambi i casi, mentre stavolta un’astinenza così esagerata Oly in rossonero non l’aveva mai vissuta. Ci voleva davvero il Napoli, e lo stadio Maradona per sbloccarlo. Sorrisi che all’intervallo davano l’idea di rimanere sulla bocca di Oly, fino al pareggio napoletano e a quella sostituzione indigesta. Gli passerà, e comunque il ritorno al gol del suo numero 9 resta la nota più lieta della serata milanista, anche se a fine gara la rabbia è ancora tanta: “Sono molto deluso e frustrato per la squadra – racconta il francese -. Abbiamo iniziato bene, creato tante occasioni, dovevamo fare 3-4 gol nel primo tempo, dovevamo mettere la partita a letto… Sapevamo che il Napoli sarebbe tornato in campo con più energia, ci siamo detti di rimanere concentrati. Invece abbiamo perso due punti. La mia reazione al momento del cambio? Non sono un robot, sono umano e ho delle emozioni. Pensavo di poter ancora aiutare la squadra, l’allenatore fa le sue scelte, io ho molto rispetto per il mister e dopo cinque minuti mi sono calmato. Mi sentivo di continuare, ecco perché non volevo uscire. Io sono un competitivo, voglio sempre di più. Fa male per questi due punti persi: prima guardavo l’Inter, spero che non avremo rimpianti. Il vice Giroud? Ce l’abbiamo già, abbiamo una squadra di qualità e quantità, ma bisogna avere più efficacia e ferocia davanti alla porta”. LEGGI TUTTO

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    Da Pellegrino e Romero a Okafor e Jovic: le sostituzioni di Pioli nel mirino dei tifosi del Milan

    I cambi del tecnico rossonero a Napoli hanno stupito molti supporter. E sui social i detrattori del tecnico si sono scatenati

    Dopo le due sconfitte contro Juventus e Paris Saint Germain il Milan butta via l’occasione del riscatto. Politano e Raspadori ribaltano la doppietta di Giroud e regalano il pareggio al Napoli. A 10 minuti dalla fine Pioli cerca la mossa a sorpresa: dentro Okafor e Jovic per Leao e Giroud. Il portoghese e il francese non digeriscono la sostituzione e si lamentano apertamente. Ma non sono gli unici: anche i tifosi si scatenano sui social.

    le reazioni social—  #PioliOut, per il momento, non torna a spopolare sui social, ma i commenti dei tifosi rossoneri sono molto critici. C’è chi ironizza e scrive “Stai vincendo 2-0, si fa male l’ala destra e puoi gestire con un cambio conservativo stile Florenzi. Invece no, metti un giovane inesperto e inadatto. Pioli voglio la tua testa”, chi ci va un po’ più pesante: “Ma come ca*** si fa a farsi rimontare così? Dimenticavo, abbiamo Pioli in panchina” o “La foto di Giroud disperato in panchina la dice lunga… secondo me Pioli ha perso il controllo della squadra”. Qualcuno, invece, chiama il cambio in panchina: “La butto lì, esoneriamo Pioli e chiamiamo Tassotti a fare da traghettatore fino a fine stagione… peggio di così non può andare” e ancora “Spogliatoio a pezzi e senatori contro. Scelte di formazione quasi sempre errate e cambi da incubo. Totale incapacità di adattare tatticamente la formazione ai singoli momenti della partita. Cos’altro deve fare Pioli per essere cacciato?” LEGGI TUTTO

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    Giroud e Leao, nervi tesi per il cambio. Rafa a Pioli: “Perché?”

    Milan bollente: gesto di stizza del francese che va a sedersi in disparte, il portoghese chiede subito spiegazioni al tecnico

    Nervi tesi in casa Milan. Dopo le esternazioni di Calabria post Psg, al Maradona sia Leao che Giroud non digeriscono la sostituzione e non fanno nulla per nasconderlo. Minuto 80, Pioli chiama il doppio cambio: entra Okafor per Rafa che non gradisce, esce dalla parte opposta rispetto alla panchina, poi raggiunta scuotendo ripetutamente il capo. E quando Pioli arriva a tiro, il portoghese chiede subito spiegazioni: “Perché? Perché?”. 

    il francese—  Nel frattempo va in scena anche l’uscita di Giroud, altro leader, che quando vede il proprio nome sulla lavagnetta luminosa ha un gesto di stizza, si strattona la maglia da solo e guarda torvo verso la panchina rossonera. Anche per lui il “giro largo” per poi trovare posto sopra il contenitore delle bibite, di fianco ai compagni. Le immagini lo immortalano con le mani sulla faccia. Tensione? Stress? Di certo le facce sembrano tutt’altro che felici. LEGGI TUTTO