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    Bidone a Firenze, centravanti del Brasile: cosa non abbiamo capito di Pedro

    Rispedito in patria a gennaio 2020 dopo quattro mesi e 59’ in campo, in patria è rinato e ora vale una fortuna. Storia di un bomber che forse la Serie A poteva aspettare… Nella lista dei 26 convocati dal c.t. brasiliano per il Qatar c’è un nome che – c’è da giurarci – avrà fatto fischiare le orecchie a più di un tifoso viola e non solo. Pedro Guilherme Abreu dos Santos, in arte solo Pedro, è il nome a sorpresa sfoderato da Tite in un elenco che comprende la bellezza di nove attaccanti, ma qualcuno a Firenze si sarà chiesto se si tratti dello stesso brasiliano passato quasi inavvertitamente dal Franchi tre anni fa per dare vita a uno dei flop più clamorosi nella recente storia della Fiorentina. LEGGI TUTTO

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    Inter, niente Champions? Oltre 60 milioni in meno. E quanti altri problemi

    Partecipare all’Europa League obbligherebbe a vendere un giocatore in più per colmare il buco nel bilancio. Diventerebbero complicati anche i rinnovi. In calo pure i ricavi degli sponsorLa preoccupazione dei dirigenti dell’Inter per l’andamento deludente che la squadra sta avendo finora in campionato non è legata solo alla seconda stella che non arriverà neppure quest’anno. Guardando la classifica e il rendimento di Skriniar e compagni a essere in dubbio è soprattutto la partecipazione alla Champions 2023-24, un risultato che creerebbe problemi seri al bilancio del club. Assai più grandi della mancata vittoria dello scudetto che con sé porta bonus dagli sponsor, la possibilità di giocare la finale di Supercoppa Italiana, ma anche i premi da pagare ai giocatori. Senza la Champions, e magari con la qualificazione all’Europa League, sparirebbero oltre quaranta milioni in arrivo dalla Uefa, non ci sarebbe più la possibilità di fare certi incassi nella fase a gironi (17-18 milioni lordi al botteghino tra Bayern, Barcellona e Viktoria Plzen) e sarebbe più complicato convincere i calciatori in scadenza a rinnovare il loro contratto. Forse anche per questo motivo Marotta e Ausilio stanno giocando d’anticipo con Skriniar: a preoccuparli sono la scadenza del 30 giugno e la corte del Psg, ma anche i risultati deludenti ottenuti e le prospettive per la prossima stagione senza Champions. LEGGI TUTTO

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    Inzaghi e la Reggina: patto per la Serie A

    E pensare che aveva deciso di prendersi un anno sabbatico. Un pensiero quasi buffo, all’indomani del successo della sua Reggina contro il Genoa. Dopo l’esperienza di Brescia, che tanto male gli ha fatto più sul piano umano che professionale, Filippo Inzaghi nei mesi scorsi aveva deciso di staccare un po’ la spina. L’obiettivo, in attesa di una nuova avventura, era quello di veder crescere suo figlio Edoardo, di pochi mesi appena. Ha rifiutato l’offerta di qualche club, fino a quando Felice Saladini, patron della Reggina, non si è presentato in quel di Formentera, dove “Pippo” stava trascorrendo le sue vacanze insieme alla compagna e al figlioletto.Guarda la galleryInizia l’era di Filippo Inzaghi alla Reggina: la presentazione ufficiale

    Le ragioni del sì

    L’insistenza del neo proprietario del club calabrese, che lo aveva raggiunto alle Baleari per incontrarlo, è stata come una freccia scoccata dall’arco di Cupido. Inzaghi ha accettato la proposta di Saladini con grande entusiasmo, non solo per la serietà del progetto triennale propostogli dalla società di via delle Industrie, ma anche – e soprattutto – per l’affetto della gente che lui aveva già avuto modo di conoscere da giocatore e per la disponibilità della società. Motivazioni, le ultime due, che probabilmente hanno avuto più peso sulla decisione di dire di sì alla Reggina. «Non mi aspettavo una simile insistenza e un simile affetto nei miei confronti», ha continuato a ripetere Inzaghi, ricordando come il rispetto umano vada al di là di ogni rapporto professionale. Anche Massimo Taibi è rimasto colpito dalla sua professionalità: «Mi chiama a qualsiasi ora, anche di notte, per questioni che riguardano la squadra» ha confessato il direttore sportivo amaranto per sottolineare il legame e la passione nei confronti del suo lavoro del tecnico dei calabresi. Perché di vera e propria passione si tratta. Ma non solo: la voglia di riscatto dopo un’annata infelice è stata per certi versi preponderante. Ha cercato di trasmettere alla squadra queste caratteristiche, insieme alla sua determinazione, alla sua voglia di divertirsi.

    Sullo stesso argomentoPippo Inzaghi si prende il secondo posto: 2-1 Reggina sul GenoaSerie B

    La Reggina di Pippo Inzaghi

    La Reggina in questo gli somiglia molto. Basta riguardare gli highlights della gara con il Genoa. Un match in cui la squadra ha guardato in faccia l’avversario senza alcun timore reverenziale, combattiva e compatta, che mai si è arresa nonostante le difficoltà che una gara contro una grande del campionato può presentare. È questa la Reggina di Pippo Inzaghi. Ci si rende conto dando un’occhiata alla classifica dopo le prime dodici giornate di campionato: secondo posto in classifica, con sette gare vinte, quattro perse e un pareggio, 22 gol fatti e solo 10 gol subiti. Numeri da sogno. Non male per una squadra che a maggio era sull’orlo di un nuovo fallimento, prima di ripartire, dopo il salvataggio in extremis dell’imprenditore lametino Saladini e la composizione del gruppo e l’inizio della preparazione in netto ritardo rispetto alle altre protagoniste del torneo. Grazie al “Pippo” nazionale e alla Reggina, in riva allo Stretto si ricomincia a sognare quella Serie A che manca ormai da tanti anni. I presupposti ci sono anche se Inzaghi al momento, almeno ufficialmente, non lo dice. Ma anche lui, come i tifosi, comincia ad accarezzare il sogno di vedersi e di vedere la Reggina calcare nuovamente palcoscenici importanti.
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    Stanchezza, contratto e un Mondiale da proteggere: Milan, hai smarrito Leao?

    Un gol nelle ultime sei partite di campionato, tra errori sottoporta e prestazioni anonime come quella di Cremona. Pioli lo ha inserito – per vari motivi – nelle rotazioni, ma Rafa pare avere la testa altroveAll’esterno di Milanello è sembrata una mossa a sorpresa, in realtà era una rotazione concordata. Rafa fuori dall’undici titolare a Cremona, per ridargli un po’ di respiro e utilizzarlo a gara in corso. Probabilmente nel piano gara di Pioli non era previsto che l’ingresso di Leao sarebbe equivalso alla scialuppa di salvataggio nel mare in tempesta. LEGGI TUTTO

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    Mario Corso la rese eterna, ma nacque da un infortunio in Brasile. La vera storia della “foglia morta”

    La punizione che si impenna e poi finisce sotto l’incrocio: la inventò un fenomeno della Selecao, poi ci pensò Mariolino. Oggi è la “maledetta”Non se ne vedono più, e non è per colpa del clima impazzito, dello scioglimento dei ghiacciai o del surriscaldamento della terra. Le “foglie morte” sono scomparse dai campi di calcio e la ragione, più che ambientale, è di natura tecnica: i giocatori di oggi, siamo onesti, hanno piedi più ruvidi dei loro genitori o dei loro nonni, non posseggono la grazia nel tocco e non hanno l’educazione di colpire il pallone con gentilezza. LEGGI TUTTO

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    Curve avvelenate, tra San Siro e l'Olimpico. Il Governo pronto a muoversi

    Dopo le minacce degli ultrà dell’Inter, i cori di quelli della Lazio. Il giudice sportivo alla Procura Figc: “Indagate sulle parole antisemite”Tre curve fanno una prova. Sono passati pochi giorni dal diktat di San Siro, quando un gruppo ha costretto la maggioranza dei tifosi del secondo anello verde a lasciare gli spalti alla notizia della morte del capo ultrà Vittorio Boiocchi, anche famiglie che avevano fatto molti chilometri per vedere la loro Inter. E un’altra pagina nera si è aggiunta al diario di questo autunno del calcio italiano, quella del derby di Roma. Chiuso da una scena inquietante: i giocatori della Lazio a festeggiare ignari sotto la curva dove dilagano cori antisemiti. Ma riempito anche da quel “sei uno zingaro” a Radu che il giudice sportivo ha deciso di punire con 5.000 euro di multa alla Roma per cori beceri evitando di usare l’espressione “razzisti”, utilizzata un anno fa quando la stessa parola era stata pronunciata all’Olimpico per Zlatan Ibrahimovic. LEGGI TUTTO

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    Difesa fragile, monotonia tattica, il calo di tanti big: ecco spiegata la crisi Inter

    Ci sono anche gli infortuni di Brozovic e Lukaku, gli addii di Hakimi e Perisic, la debolezza negli scontri diretti. E sono già 5 le sconfitteMini-alfabeto tecnico-tattico della crisi dell’Inter. Avvio discreto, ma già cinque sconfitte (erano state quattro in tutto lo scorso campionato). Troppe. La ripartenza con Calhanoglu regista per Brozovic, il nuovo calo preoccupante. Il settimo posto. E l’impressione che lo standard dell’ultimo anno sia piuttosto lontano. LEGGI TUTTO