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    Da Highbury al Gasometro, che succede quando si abbatte un tempio

    Toccherà anche a San Siro: stadi mitici sostituiti da strutture più moderne e funzionali. Ma ai tifosi importa poco: tra cori, maionesi, riti pagani, immobiliaristi senza scrupoli e trapianti architettonici, storie di cambiamenti e cuori infranti Quando le ruspe cominciano a fare il loro sporco lavoro, non è solo uno stadio a venire abbattuto. Ogni muro che cade lascia calcinacci nella nostra memoria, ogni porta divelta è una ferita. Se è vero che ogni stadio è una cattedrale, non è la nostra fede nella religione del calcio a venire meno ma il ricordo del luogo dove – quella fede – l’abbiamo vissuta. Il futuro non fa sconti, giusto così. Non sarebbe futuro, altrimenti. Ma mentre San Siro si prepara alla sua second-life e già in lontananza si sente il rumore delle ruspe, siamo qui a ripercorrere un viaggio delle grandi cattedrali del calcio che sono state abbattute e l’unica cosa che ci preme è mettere in sicurezza il cantiere, sì, ma dei nostri sentimenti. LEGGI TUTTO

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    Milik: “Juve, finalmente! Sono stato vicino in passato, ma il Napoli…”

    Arkadiusz Milik, centravanti della Juventus e della Polonia, ha rilasciato un’intervista a Meczyki dal ritiro della Nazionale. L’ex Marsiglia ha affrontato diversi temi: “Devo ammettere che mi sento bene con la maglia della Juve. E’ un bel kit con bei colori e buoni sponsor”.SULLA TRATTATIVA – “Ho sempre approcciato le questioni di mercato con calma. I miei agenti se ne occupano. Io sono focalizzato solo su giocare a calcio, è la cosa più importante per me. Al mio agente ho detto di non disturbarmi se non c’era un’offerta concreta, ma di chiamarmi se c’era qualcosa di serio. E dopo Marsiglia-Nantes, terza partita di campionato, mi ha chiamato dicendomi che la Juve era interessa a me. I giorni successivi è volato a Torino per parlare. E’ stata la prima volta in cui ho scoperto che la Juve mi voleva. Sapevo che dovevano avere un contatto tra di loro, ma se non c’era niente di concreto non volevo entrarci. Il mio agente mi ha chiamato quando l’interesse per me è diventato serio”.LE MOTIVAZIONI DELLA SCELTA – “La scelta di andare alla Juve è stata rapida. E’ stato sempre il mio sogno quello di giocare per un grande club come la Juve. Da quando ero piccolo volevo giocare per una grande squadra. Possiamo contare il numero di grandi club sulle dita di due mani. Mi ha fatto piacere avere questa occasione e ho colto l’opportunità. Non avevo niente da perdere”.SU DEPAY – “Non sono mai stato interessato alla situazione del trasferimento di Depay. Sapevo che c’era un’interesse per lui, ma niente altro. Non ci ho pensato. Se qualcuno mi vuole e ci sono offerte concrete, al mio agente dico di chiamarmi. Ma se non c’è niente di concreto io semplicemente penso a giocare a calcio. Cosa è successo prima del mio trasferimento? Cosa voleva la Juve? Perché Depay non è arrivato? Non me lo sono chiesto perché non avevo abbastanza informazioni”.IL RETROSCENA DI MERCATO – “Si, ero vicino ad andare alla Juve già in passato ma poi i due club devono trovare l’accordo. L’accordo all’epoca non si trovò e quindi non andai alla Juve. Il Napoli rifiutò una proposta dalla Roma che offriva più soldi. E’ stata una loro decisione e io l’ho rispettata. Un giocatore può non essere d’accordo coi termini del contratto se qualcosa non gli piace. Sono contento che tutto ha funzionato e ho avuto la chance di andare alla Juve. E’ un grande onore giocare per un club così grande”.LE CHIAMATE DI SZCZESNY – “La cosa più divertente è che ogni volta che ero vicino alla Juve, mi chiamava. In quel momento, quando ero molto vicino, mi ha chiamato per ultimo. Non so come ha scoperto del trasferimento, ma presto, quando mi ha chiamato, non ne è uscito nulla. E’ stata una buona cosa che non mi ha chiamato quando il trasferimento è venuto fuori”. LEGGI TUTTO

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    La Roma sogna il grande colpo in difesa: due nomi in cima alle preferenze di Mou

    Josè Mourinho vuole una Roma ancora più forte per provare a centrare la qualificazione alla prossima Champions League. Lo Special One ha individuato nel reparto difensivo il punto debole dell’attuale rosa. Ecco perché nei prossimi mesi Tiago Pinto sarà chiamato a piazzare un colpo già pronto per il presente, ma  anche con delle prospettive. Ascolta “Roma, Mourinho vuole un grande colpo in difesa” su Spreaker.TIMBER IL PREFERITO – Jurrien Timber, centrale difensivo dell’Ajax e della nazionale olandese, rappresenta il profilo preferito dalla Roma. Gli osservatori giallorossi lo hanno seguito a più riprese in questo avvio di stagione e le relazioni sono più che positive. Ma sul classe 2001 ci sarà da battere la concorrenza di top club come Bayern Monaco e Manchester United, oltre che superare lo scoglio di una valutazione da circa 30 milioni di euro. Un’altra strada porta a Evian Ndicka dell’Eintracht Francoforte: il difensore francese è in scadenza di contratto a giugno, ma piace molto anche alla Juventus.   LEGGI TUTTO

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    Un esborso da 700 milioni, resta il nodo del debito

    Gli investimenti di Zhang nell’Inter si sono concentrati nei primi anni, a partire dal 2016, prima che venissero chiusi i rubinetti dalla Cina. Il club brucia cassa e l’esposizione è altaDopo aver licenziato il peggior bilancio della sua storia – 246 milioni persi nel 2020-21 – l’Inter si appresta ad approvare i conti della scorsa stagione: altri 130-140 milioni di deficit, nonostante le mega plusvalenze di Hakimi e Lukaku. LEGGI TUTTO

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    Zhang all'attacco: mette oltre 100 milioni nell'Inter

    Entro fine anno ci sarà l’aumento di capitale necessario per garantire liquidità e serenitàAltro che disimpegno: Suning raddoppia gli sforzi e punta a rilanciarsi alla guida dell’Inter. È questa la grande novità che verrà presentata stamattina durante il Cda nerazzurro: l’azionista di maggioranza ha già dato la sua disponibilità ad inserire nuova liquidità nelle casse del club per ripianare le perdite dell’ultimo bilancio, con una cifra superiore ai cento milioni di euro. Un sostegno non scontato, ma quanto mai necessario e provvidenziale per la serenità del club e dei suoi tifosi. LEGGI TUTTO

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    L’Inter sì che ama l’Italia: i nerazzurri sprecano più energie degli altri per la nazionale

    In una sosta del campionato caratterizzata da ripetuti forfait, Acerbi, Barella, Bastoni e Dimarco hanno guidato l’Italia alla doppia vittoria. E il confronto del minutaggio col resto delle altre squadre…”Bisognerebbe amare un po’ di più la Nazionale”, diceva il c.t. Roberto Mancini alla vigilia della partita contro l’Ungheria. Tra quelli che già la amano ci sono i rappresentanti della sua ex squadra, l’Inter. LEGGI TUTTO

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    Due anni, 34 partnership: come il Milan ha ridato vita ai ricavi commerciali

    Il brand rossonero declinato in tutti i settori, dalla musica al gaming fino alla moda: tra nuovi ingressi e rinnovi, un settore rianimato e che produce utiliIn attesa del nuovo stadio – e, comunque vada (o dovunque vada), non sarà un’attesa rapida –, il Milan prosegue il “raccolto” commerciale. Una semina paziente e costante, avviata da Elliott secondo criteri rigorosi e con obiettivi altrettanto chiari. All’inizio c’era da mettersi le mani nei capelli, come ha fatto capire bene Ivan Gazidis quando è stato sollecitato sul tema: il Milan, senza risultati sportivi e finanziariamente col fiato molto corto, era una creatura accartocciata su se stessa, ovvero con poco appeal di fronte al mondo dello sponsoring. Quando però la bontà (e la serietà) è emersa con chiarezza, il vento è cambiato. Il resto l’ha ovviamente fatto il campo: prima il ritorno in Champions, poi lo scudetto. Da circolo vizioso a virtuoso il passaggio a quel punto è stato automatico. E i ricavi hanno ripreso a salire, sebbene senza lo stadio si sia distanti ancora anni luce dai fatturati delle big d’Europa. LEGGI TUTTO