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    Albertini: “Milan, Zirkzee per crescere non per vincere subito”

    MILANO – Demetrio Albertini gioca ancora. Non più a calcio. Ma a padel. Lo ha fatto a Tolcinasco, alle porte di Milano, con i 12 migliori giocatori di padel al mondo insieme ad altrettante stelle del calcio internazionale per la seconda edizione del Kyrrex Pro/Am organizzato da Nicola Amoruso. Tra una partita e l’altra ci parla del Milan. Demetrio iniziamo dalla fine, dall’addio di Pioli… “Stefano ha fatto molto, molto di più di quello che ci si sarebbe aspettati. Lui magari sarebbe rimasto volentieri un altro anno, ma la società ha scelto diversamente e ora bisogna guardare avanti”.Il presente si chiama Paulo Fonseca. “Ho letto delle sue statistiche: ha fatto tanti punti, ha fatto crescere i giovani. È uno che parla poco e spesso nel mondo del calcio quelli silenti non vengono giudicati per quello che sono. Sembra un allenatore propenso alla valorizzazione del patrimonio della società. Molto dipenderà anche dal mercato, dalla squadra che gli verrà costruita”. I tifosi del Milan però volevano Conte. “Ma non bastano gli allenatori per vincere. Ci vogliono anche i giocatori. De Laurentiis ha fatto probabilmente un’ammissione di colpa, e ha preso il migliore sul mercato. Poi se sarà il migliore lo diranno i risultati”. Tassotti ha detto che le reali ambizioni del Milan si capiranno dalle scelte di mercato. È d’accordo? “Quest’anno il Milan è stato fuori dai giochi quasi fin da subito eppure i tifosi non hanno mai smesso di riempire San Siro. Per questo la chiarezza è qualcosa di dovuto. Bisogna costruire qualcosa, puntare allo scudetto. Se sei il Milan non può bastare il quarto posto”. Prima di tutto serve un nove. “Manca da tanti anni, oggettivante serve un investimento. Non è così facile trovare sempre il Giroud di turno. È un ruolo delicato ma bisogna far crescere qualcuno perché da lì, dal numero 9 passano tutti i risultati di una squadra”.Zirkzee è già da Milan? “Bisogna chiedersi prima di tutto quale Milan? Dipende se è un Milan che deve crescere insieme per arrivare alla vittoria o un Milan che deve vincere subito”.Un tridente con lui, Pulisic e Leao le piace? “Sì: non serve solo l’esperienza, anche la spavalderia del giovane può essere molto importante e utile per accelerare un processo che ti porta poi a vincere”.Leao può essere finalmente il leader del Milan? “Deve solo lavorare sulla continuità, il suo talento lo conosciamo. Un leader lo si vede nello spogliatoio se lo è, non per forza in campo”. LEGGI TUTTO

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    Superga, il caso dell’aereo G.212 e quella tragedia a Roma 25 giorni prima

    “Il comandante restò sulla collina” racconta la storia di un pilota e della sua famiglia, l’ufficiale Pierluigi Meroni, pluridecorato eroe di guerra, con gli occhi del figlio Giancarlo, che aveva 7 anni quando il padre morì a Superga. L’avventurosa e affascinante (per quanto tragica) biografia romanzata si appoggia su una mole di ricerche storiche e d’archivio. La scrittura di Troiani è avvincente, appassionata, calda, mai banale e sempre fluente, in certi tratti poetica. L’ultimo capitolo, di carattere anche tecnico (l’autore si è avvalso della consulenza dell’autorevole generale dell’Aeronautica Militare Giancarlo Naldi), ricostruisce la tragedia, le inchieste e, dopo tre quarti di secolo, accende i riflettori anche su quegli altri cinque incidenti. Con Troiani, con un altro storico esperto della tragedia di Superga (il professor Stefano Radice: ne parleremo nella puntata di domani) e con la consulenza dell’avvocato Claudio Caminati del Foro di Torino abbiamo ricercato ulteriori fonti e documentazioni, oltreché, invano, le inchieste originarie e la sentenza del giudice istruttore.

    Grazie a questo lungo, faticoso, complicatissimo lavoro di ricerca siamo riusciti anche a scoprire che gli incidenti con G.212 andati distrutti sono stati in realtà otto, non soltanto sei. Due in più: 9 aprile 1949, 25 giorni prima di Superga, e 11 dicembre 1953. Professor Troiani, si sapeva per esempio che nell’aprile del 1948, un anno prima della tragedia di Superga, la squadra “ragazzi” del Torino (oggi diremmo: la Primavera), che era volata in Inghilterra per un torneo, rischiò la vita. Il pilota atterrò “lungo”, il velivolo non riuscì a fermarsi in tempo e finì la sua corsa contro un hangar. Nessun ferito, per fortuna. «Quasi un segno premonitore. Quel modello di aereo era evidentemente nato nel 1947 sotto una cattiva stella. Un G.212 cadde già l’anno dopo in Belgio: 8 vittime. Nel 1949 cadde a Roma in aprile e a Superga in maggio, e poi altre 5 volte in pochi anni. Mi risulta che l’azienda costruttrice smise di produrre i G.212, dopo averne realizzati 19».

    Oltre a ricordare le versioni ufficiali, il suo romanzo pone domande.

    «Al centro del romanzo c’è il figlio del pilota. Per 75 anni si è chiesto quali fossero le responsabilità paterne, senza trovare una sola perizia da cui partire per una risposta definitiva. Ricostruisce fatti nascosti o ignorati. Quasi la metà dei G.212 cadde in volo. Le autorevoli banche dati sui disastri aerei, Baaa e Asn, non sanno documentare nei dettagli la tragedia di Superga. Primo e secondo pilota, il capitano Pierluigi Meroni e il maggiore Cesare Bianciardi, si erano distinti con la Regia Aeronautica e Meroni era istruttore nazionale di volo cieco. Nel romanzo, il figlio rileva fatti e comportamenti sinora mai portati alla luce».

    Nel suo romanzo compaiono anche molte fonti giornalistiche dell’epoca.

    «Ho evocato una certa premura a voltare pagina, comportamenti di autorità gi a pochi minuti dallo schianto. Se il dirigente che sale a Superga, tra rottami fumanti e con 31 corpi straziati, si appella alla “concomitanza di imponderabili” e dice che “ogni mente umana” sarà incapace di trovare le ragioni dell’accaduto, sembra convinto dell’impossibilità di ricostruire dinamica e responsabilità dell’incidente e pone l’accento sulla commiserazione retorica: “Un caso veramente tragico, dinanzi al quale ci inchiniamo come aviatori e sportivi”. Nel romanzo, il figlio non l’accetta: i morti e i loro famigliari non meritano soltanto inchini, ma di sapere, di capire. Due giorni dopo, l’ingegnere del Registro aeronautico italiano dichiara di escludere ipotesi di avaria. La cabina di pilotaggio e i suoi strumenti sono un ammasso informe, sopravvive solo la coda. Nel romanzo mi chiedo: da dove tanta certezza?».

    Abbiamo visto su YouTube la presentazione del suo romanzo alla “Casa dell’Aviatore” di Roma. Il generale Mario Arpino, già capo di stato maggiore sia dell’Aeronautica Militare sia delle Forze Armate, racconta un’esperienza diretta che…

    «Si, e il generale è stato cosi gentile da inviarmi uno scritto sull’episodio: siamo nel 1957 a Pomigliano e ci si addestra sul G.212, che verr poi radiato e sostituito anche da macchine più vecchie. Una sezione del corso si era trovata in “rischio mortale”, ricorda il generale Arpino, perché “il velivolo (…) nelle nubi aveva stallato malamente e si era quasi rovesciato, perdendo parecchia quota. (…) Pare si fosse sovraccaricato rapidamente di ghiaccio fino a uscire di controllo”. Gli aviatori in addestramento ne erano scesi “terrorizzati”. E’ una testimonianza molto autorevole. Fa pensare».

    Lei pubblica in genere libri di politica internazionale. Cosa ha significato scrivere questo romanzo?

    «Nella narrativa non devi solo far ragionare, ma anche emozionare. Chi lo ha letto, mi ha detto che cosi succede. Il romanzo, che percorre la storia del pilota dentro la Storia del XX secolo italiano, racconta un’Italia sconosciuta ai più e solleva interrogativi su Superga».

    Lei ha già presentato il romanzo in diversi Toro Club. Dell’incontro con i tifosi dell’associazione “Picciotti del Toro” di Marsala scrisse anche Tuttosport.

    «Un’esperienza bellissima, anche sotto il profilo umano: mi accompagnò l’editore, Carlo Morrone, che è di Siracusa. Le presentazioni del romanzo con il popolo granata sono state emotivamente coinvolgenti. In una, a Crescentino, conobbi Franco Ossola, il figlio del campione del Grande Torino. Disse in pubblico che aveva letto il romanzo in una sola mattina, e ne era rimasto emozionato. Aggiunse di abbracciargli Giancarlo Meroni, l’82enne figlio del pilota. Di portargli l’affetto dei figli del Grande Torino, consapevoli che tutti hanno sofferto la stessa tragedia». LEGGI TUTTO

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    Platini: “I tifosi Juve sbagliano su Elkann. Ceferin-Infantino? Sono il niente”

    Buongiorno Platini, è pronto per la “Vialli e Mauro”?
    «Io non sono mai pronto, soprattutto di giocare a golf, ma sono felice, perché sono a Torino, perché c’è Massimo (Mauro, ndr), perché ricordiamo Gianluca (Vialli, ndr), perché ritrovo tanti amici. Chiederò a Massimo, dammi la data dell’anno prossimo che me la segno subito».
    Torna volentieri a Torino?
    «Sempre. È casa per me. Ho ancora degli amici e dovrei tornare più spesso».
    Ha visto la finale di Champions?
    «Soprattutto il primo tempo. Beh, come si dice? Si gioca in undici, c’è un pallone e alla fine vince il Real Madrid. Hanno un mix di esperienza, fortuna e campioni che li fa prevalere anche quando non sono i più forti. Nel primo tempo forse meritava il Borussia, ma quando hai la qualità del Real… Voglio dire: in fondo servono un portiere che para e un attaccante che segna, no? E quel Vinicius è fortissimo».
    Cosa pensa di Bellingham?
    «Sono sincero, l’ho visto poco quest’anno e non posso giudicarlo. Però è un centrocampista che segna molti gol, mi ricorda qualcuno (ride)».
    Guardiola o Ancelotti?
    «Non scelgo, sono due amici e sono eccezionali tutti e due. Due modi completamente differenti di interpretare il calcio, entrambi efficaci, anche se alla fine il City di Guardiola a volte mi ricorda la Roma di Liedholm dove giocava Ancelotti. Buffo no? Liedholm diceva: se il pallone ce l’abbiamo noi, non ce l’hanno gli altri, stessa filosofia del City».
    La sua Juventus però batteva sempre la Roma di Liedholm.
    «Ma quando Zibì è andato da loro, abbiamo beccato due volte 3-0! Quanto mi piaceva giocare a Roma ad aprile, mi ricordo lo stadio, il cielo meraviglioso, le battute dei romani che mi facevano sempre ridere. Sono dei momenti bellissimi della mia vita, magari non mi ricordo il risultato, ma mi ricordo l’ambiente. Lo sai, io sono sempre stato un po’ strano».
    Negli ultimi vent’anni il calcio è migliorato o peggiorato?
    «Mmmm è complicato. Per me il calcio come evento in uno stadio è migliorato, però i giocatori mi sembrano un po’ tutti uguali, un po’ stereotipati o, comunque, fatti perché in una squadra sia più importante l’allenatore rispetto ai calciatori che non osano più, non dribblano, non provano a inventare qualcosa, sono frenati dagli allenatori. Non è il calcio dei calciatori, ma il calcio degli allenatori oggi, con meno talento, meno fantasia, più corsa e posizionamento. Credo che si dovrebbe tornare un po’ al calcio dei calciatori, è più divertente. E poi ci sono sei/sette squadre che concentrano i migliori giocatori del mondo e questo è un po’ meno divertente, perché ai miei tempi erano più distribuiti. Poi, attenzione, il gioco rimane divertente, ci sono dei grandi campioni che mi divertono. Dopo però quando vedo un giocatore che entra in campo e l’allenatore gli mostra il foglio con gli schemi… beh, quello mi sta sulle palle: ma lascialo giocare, no?». LEGGI TUTTO

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    Borussia Dortmund-Real Madrid 0-2, gol e highlights. Trionfo di Ancelotti in Champions

    Nessuna sorpresa a Wembley, dove il favoritissimo Real Madrid soffre ma batte 2-0 i tedeschi e vince la sua 15^ Champions League. Record anche per Ancelotti al quinto trionfo da allenatore nella competizione (e settimo personale). Meglio i tedeschi nel primo tempo, pericolosi due volte con Adeyemi e soprattutto con il clamoroso palo di Fullkrug. Dopo l’intervallo ci provano Kroos e ancora Fullkrug, la sblocca di testa Carvajal su corner di Kroos. Bellingham spreca il raddoppio, lo trova Vinicius nel finale
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    Borussia Dortmund-Real Madrid, Ancelotti: “Mai abituarsi, è stata dura. Il sogno continua”

    La storia continua a Wembley, dove il Real Madrid si conferma specialista in Champions League. Ecco il 15° trionfo nella competizione tra Coppa dei Campioni e il format moderno, traguardo impressionante per un club tradizionalmente votato all’Europa. E lo è anche Carlo Ancelotti, che da allenatore conquista la sua quinta Champions (un record) nonché settima personale dopo i primi due successi da giocatore. “È molto bello ma non conta la quantità – ha detto a Sky -. Il desiderio è passare serate così. Sembra un sogno questa seconda tappa al Madrid, speriamo di non svegliarci”. LEGGI TUTTO

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    Borussia Dortmund-Real Madrid 0-2, le pagelle della finale di Champions League

    Il Real Madrid è ancora una volta sul tetto d’Europa. Quella conquistata battendo 2-0 il Borussia Dortmund è la 15^ Champions League nella storia dei blancos. A stendere i gialloneri sono le reti di Carvajal e Vinicius, i migliori in campo. Ottimi voti anche per Camavinga del Real e Sabitzer del Borussia. Prestazione negativa invece per Maatsen. Le pagelle di Federico Zancan
    5^ CHAMPIONS PER ANCELOTTI LEGGI TUTTO

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    Borussia Dortmund-Real Madrid, dove vedere la finale di Champions in tv e streaming

    Sabato 1^ giugno, in diretta da Wembley, la finale di Champions League, Borussia Dortmund-Real Madrid. La partita sarà live su Sky – canali Sky Sport Uno, Sky Sport 251, Sky Sport 4K – e in streaming su NOW. Tutto il giorno aggiornamenti live su Sky Sport 24, studi pre e post-partita a partire dalle 19.30, anche in 4K, con Federica Masolin, Alessandro Costacurta, Paolo Condò, Paolo Di Canio e Mario Giunta. In collegamento da Wembley: Fabio Capello, Alessandro Del Piero ed Esteban Cambiasso
    DORTMUND-REAL LIVE

    Ultimo atto della stagione per la Champions League. Sabato 1^ giugno, in campo Borussia Dortmund-Real Madrid per la finale della massima competizione europea, tutta da vivere su Sky e in streaming su NOW. Live dal leggendario stadio di Wembley, a Londra, i tedeschi e spagnoli reduci da una grandissima cavalcata europea dove hanno eliminato squadre più quotate come Atletico Madrid e PSG, andranno a caccia del titolo continentale più ambito contro i Blancos di Ancelotti, i quali vorrebbero portare a Madrid la quindicesima Champions League della loro storia. Telecronaca affidata a Federico Zancan e Luca Marchegiani, con Giorgia Cenni e Gianluca Di Marzio a bordocampo pronti a catturare dall’inizio alla fine le sensazioni e le direttive delle panchine.

    Gli studi Sky Sport
    Sky seguirà minuto per minuto l’avvicinamento alla partita con collegamenti tutto il giorno live su Sky Sport 24 grazie agli inviati e con gli studi dedicati pre e post-partita, a partire dalle 19.30 su Sky Sport Uno, Sky Sport 251, Sky Sport 4K e in streaming su NOW. Conduzione affidata a Federica Masolin, con il suo top team di ospiti tra cui Alessandro Costacurta, Paolo Condò, Paolo di Canio. Spazi news affidati a Mario Giunta. Inoltre, filo diretto con Wembley, dove saranno presenti Fabio Capello, Alessandro Del Piero ed Esteban Cambiasso pronti a raccontare l’atmosfera della finale e i sentimenti di ospiti e tifosi.

    I numeri di Borussia Dortmund e Real Madrid
    Per le due squadre sarà la 15^ volta che si affrontano in una competizione europea, finora solo in Champions League. Il Real Madrid è l’avversaria che il Borussia Dortmund ha incrociato in più occasioni nella competizione. Il Borussia Dortmund ha vinto soltanto tre delle 14 partite disputate. L’ultimo incrocio tra loro risale al 2017/18: vittoria dei Blancos in entrambe le partite della fase a gironi (3-1 in trasferta, 3-2 in casa). Il Real Madrid disputerà una finale di Coppa dei Campioni/Champions League per la 18^ volta nella sua storia. Il Borussia Dortmund è alla terza finale di Champions League, vittoria nel 1996/97 e sconfitta nel 2012/13 nelle due precedenti.   In caso di risultato positivo, il Real Madrid resterà imbattuto in una singola stagione di Coppa dei Campioni/Champions League per la prima volta nella sua storia.

    Champions League, la programmazione della Finale su Sky e in streaming su Sky
    Sabato 1^ giugno

    dalle 19.30 e al termine della partita: Studio Champions League con Federica Masolin, Alessandro Costacurta, Paolo Condò, Paolo Di Canio e Mario Giunta. In collegamento da Londra: Fabio Capello, Alessandro Del Piero ed Esteban Cambiasso.
    ore 21.00: Borussia Dortmund-Real Madrid su Sky Sport Uno, Sky Sport 251, Sky Sport 4K e in streaming su NOW. Telecronaca di Federico Zancan con il commento di Luca Marchegiani. A bordocampo Gianluca Di Marzio e Giorgia Cenni.

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