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    Torino, Schuurs valuta la 3ª operazione. Altri 4-6 mesi out: ed è ko da 16!

    TORINO – Rischia di essere ancora molto lungo il calvario di Perr Schuurs, di protrarsi per almeno altri 4, 6 mesi. E finora il difensore olandese è già andato oltre qualsiasi inopinata previsione negativa, giacché a oggi siamo arrivati a quasi un anno e mezzo di stop, 16 mesi per la precisione. Con lo staff medico del Torino e il dottor Bertrand Sonnery-Cottet di Lione (chirurgo di fama internazionale, che nei mesi scorsi aveva operato sia lo juventino Gleison Bremer sia il granata Duvan Zapata sempre per la ricostruzione del legamento crociato del ginocchio), Schuurs sta infatti valutando concretamente la possibilità di sottoporsi a breve a una terza operazione (stavolta nel capoluogo francese) nella speranza di risolvere una volta per tutte le sue problematiche e di poter poi mettere finalmente in preventivo il ritorno all’attività agonistica. In ballo un nuovo intervento chirurgico di una certa complessità, la ritensione del punto angolo postero-esterno. L’obiettivo? Ridurre (o meglio: risolvere) l’instabilità residua del ginocchio che il difensore lamenta ormai da parecchi mesi e che gli sta inevitabilmente creando anche un mare di ansie, di preoccupazioni, di umanissime paure e freni psicologici. Ancora nella scorsa settimana veniva chiesto a Paolo Vanoli, in conferenza, i motivi per cui Schuurs era stato appena levato dalla lista (pur ancora modificabile) dei giocatori impiegabili in campionato, post mercato di gennaio. «È stata soltanto una casualità», replicava d’acchito il tecnico. Ma evidentemente non era così.  

    L’infortunio di Schuurs

    L’infortunio risale al 21 ottobre del 2023, 479 giorni fa, Torino-Inter: torsione innaturale del ginocchio sinistro cadendo a terra dopo uno sfortunato stacco aereo contrastato in volo da Hakan Calhanoglu. Dinamica sfortunata, sfortunatissima. E dolore subito fortissimo. Giocatore in lacrime, uscita in barella e, due giorni dopo, la diagnosi: lesione del legamento crociato anteriore. Sei giorni dopo l’infortunio, il 27 ottobre, nuovo report ufficiale del Torino per comunicare l’avvenuta operazione a Bologna: «L’intervento è consistito nella ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro». Si leggeva: «Alla seduta operatoria, eseguita dal professor Stefano Zaffagnini, ha partecipato il dottor Corrado Bertolo, medico sociale del Torino». Tempi previsti per il ritorno di Schuurs alla normale attività agonistica: circa 6, 7 mesi in base all’evoluzione del caso, in ogni caso rispettando le medie per un infortunio di questo tipo.  

    Il calvario di Schuurs

    Una pia illusione, purtroppo. Giacché dopo alcuni mesi vissuti tra progressi continui, Schuurs esprimeva il desiderio di continuare la fisioterapia nel proprio Paese, in Olanda. Successivamente, il ritorno a Torino con un susseguirsi di nuove problematiche fisiche, tra dolori e infiammazioni. Poi, man mano, un nuovo, graduale recupero di una sempre migliore funzionalità del ginocchio attraverso un lungo iter in un centro specializzato per il recupero degli atleti. Un miraggio anche in questo caso, tuttavia, passando anche tra nuove diagnosi non esattamente favorevoli (pure la presenza di un edema osseo alla parte alta della tibia, vicino al ginocchio). E così ricominciavano i consulti in serie da più specialisti. E veniva coinvolto una prima volta anche il dottor Bertrand Sonnery-Cottet di Lione. Quindi il giocatore finiva nelle mani di un terzo luminare molto noto in Europa, come da comunicato del Torino datato 1 agosto 2024, 9 mesi dopo l’infortunio: «Schuurs è stato sottoposto a intervento artroscopico a livello del ginocchio sinistro a Londra dal dottor Andy Williams, alla presenza del responsabile sanitario del club dottor Daniele Mozzone. L’intervento ha avuto esito positivo e il calciatore rientrerà immediatamente a Torino per proseguire il percorso riabilitativo». Ma poi, in autunno, Schuurs veniva rimandato a sorpresa in Inghilterra per continuare la fisioterapia e il lavoro di riatletizzazione sotto la supervisione del dottor Williams. «Se tornerà a giocare prima della fine del campionato? Glielo auguriamo e ce lo auguriamo tutti», diceva diverse settimane fa Vanoli. E adesso? Adesso Schuurs continua a non essere sereno, a dibattersi tra problematiche fisiche e psicologiche: comprensibili, umanissimi tormenti di chi si chiede da oltre un anno quando tornerà in campo, e in che condizione, e a quali livelli. L’affetto dei tifosi granata lo ha costantemente accompagnato durante il calvario, con Schuurs che intanto pubblicava ciclicamente sui social fotografie in palestra e frasi motivazionali («mai mollare, sempre crederci», «la chiave è la pazienza» e via postando).  

    L’ultima operazione

    E così si arriva all’attualità. Nuovi consulti a Lione dal dottor Sonnery-Cottet, in questo ultimo periodo. E ora si va verso un terzo intervento chirurgico da svolgersi adesso, a febbraio (più che probabile, in assenza di un colpo di scena e di un nuovo cambio di programma), per la ritensione del punto angolo postero-esterno. Il difensore, infatti, continua ad avvertire la sensazione di una parziale instabilità del ginocchio, come se l’articolazione tendesse a piegarsi troppo all’indietro, lateralmente, in modo esagerato, quasi innaturale, durante gli esercizi fisici, la corsa, i salti. Una condizione oltremodo preoccupante per Schuurs, quasi annichilente sotto il profilo sportivo, agonistico. Se così sarà, se effettivamente il difensore finirà sotto i ferri per la terza volta, la bibliografia medica parla di un ulteriore stop dai 4 ai 6 mesi per tornare all’attività piena, alla pari dei compagni. In un senso o nell’altro, attendiamo abbastanza a breve novità, dunque. E, si spera, anche spiegazioni acconce, oltre la cortina di silenzi e misteri alzata negli ultimi 12 mesi. LEGGI TUTTO

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    Juventus-Psv Eindhoven, le probabili formazioni

    12/13

    JUVENTUS (4-2-3-1) la probabile formazione: Di Gregorio; Weah, Gatti, Veiga, Kelly; Locatelli, Douglas Luiz; Nico Gonzalez, McKennie, Yildiz; Kolo Muani. All. Motta

    Koopmeiners verso la panchina 
    A sinistra ha provato sia Savona che Kelly ma il secondo sembra in leggero vantaggio
    Kolo Muani titolare, per Vlahovic altra partenza dalla panchina LEGGI TUTTO

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    Brian Priske si separa dal Feyenoord prima della sfida al Milan in Champions

    Nell’andata della sfida playoff di Champions contro il Milan, sulla panchina del Feyenoord non ci sarà Brian Priske. Con una decisione clamorosa soprattutto per la tempistica, infatti, il club olandese oggi ha deciso di cambiare allenatore: a sole quarantott’ore dal match contro i rossoneri. Nella giornata di domani, l’allenatore danese avrebbe dovuto rispondere alle domande della conferenza stampa della vigilia, dirigere l’ultimo allenamento prima della sfida al collega Conceiçao, cui mercoledì sera avrebbe poi stretto la mano all’ingresso in campo allo stadio de Kuip. Niente di tutto questo: il Feyenoord ha comunicato la decisione di cambiare guida in panchina, parlando di separazione consensuale. Sabato, nell’ultima di Eredivisie, il Feyenoord ha vinto 3-0 contro lo Sparta Rotterdam ma nelle ultime quattro partite, tra campionato, coppa d’Olanda e Champions, ha perso tre volte subendo 10 gol da PSV, Ajax e Lille. Contro il Milan, dunque, a guidare la ex squadra di Santiago Gimenez ci sarà un allenatore ad interim che verrà annunciato nelle prossime ore. E alla sfida di Champions, non ne mancano ormai molte.

    Feyenoord, il comunicato su Priske
    “Il Feyenoord e l’allenatore Brian Priske -si legge in una nota sul sito del club olandese- hanno concordato di comune accordo di separarsi con effetto immediato. I motivi principali di questa decisione sono i risultati molto incostanti e la mancanza di sintonia. Anche gli allenatori assistenti Lukas Babalola Andersson e Björn Hamberg lasciano il club con effetto immediato. Il Feyenoord conta di poter nominare uno staff ad interim domani (martedì, ndr)”. “È molto deludente per tutte le parti essere stati costretti a prendere questa decisione -ha affermato il direttore generale e tecnico del Feyenoord, Dennis te Kloese- Sebbene il Feyenoord abbia sicuramente ottenuto risultati impressionanti in Champions con Brian allenatore, gli ultimi mesi sono stati decisamente troppo discontinui e purtroppo abbiamo visto troppo pochi progressi strutturali. Come professionista e come persona, continuo a stimare Brian. A volte, però, bisogna giungere alla conclusione che, nonostante le buone intenzioni e gli intenti di tutti, non funziona e, a un certo punto, non c’è più abbastanza sostegno a tutti i livelli per continuare”.  LEGGI TUTTO

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    Manchester City-Real Madrid, probabili formazioni e numeri in Champions League

    In casa City sono da valutare le condizioni del centrocampista Nico Gonzalez (uno degli acquisti effettuati a gennaio), uscito per infortunio nel primo tempo della sfida di FA Cup. Ederson dovrebbe partire titolare, in dubbio Aké e Doku, senza dimenticare l’assenza di Rodri che ne avrà per quasi tutta la stagione dopo la lesione del legamento. Va verso una maglia da titolare De Bruyne, con Foden e Savinho ai lati.

    MANCHESTER CITY (4-1-4-1) la probabile formazione: Ederson; Akanji, Stones, Dias, Gvardiol; Kovacic; Foden, Silva, De Bruyne, Savinho; Haaland. All. Guardiola

    Emergenza difensiva, invece, per il Real Madrid. Ancelotti deve fare a meno di Lucas Vasquez, Rudiger, Carvajal, Militao e Alaba: l’allenatore italiano sarà, quindi, costretto di nuovo a ripiegare su Tchouameni come difensore centrale al fianco del giovane Asencio. La preoccupazione di Ancelotti riguarda anche l’alto conto di diffidati (lui compreso): al prossimo giallo, infatti, scatterà la squalifica per Tchoumeni, Bellingham, Modric, Camavinga ed Endrick.

    REAL MADRID (4-2-3-1) la probabile formazione: Courtois; Valverde, Tchouameni, Asencio, Mendy; Ceballos, Camavinga; Rodrygo, Bellingham, Vinicius Junior; Mbappé. All. Ancelotti LEGGI TUTTO

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    Champions League, gli arbitri: Juve-Psv al tedesco Siebert

    E’ il tedesco Daniel Siebert l’arbitro scelto dall’Uefa per dirigere Juventus-Psv, gara di andata dei playoff di Champions League, in programma martedì 11 febbraio a Torino (ore 21). Connazionali gli assistenti Jan Seidel-Rafael Foltyn, quarto ufficiale Daniel Schlager; al var Christian Dingert, avar Sören Storks. Il big match tra Manchester City e Real Madrid sarà diretto dal francese Clement Turpin. Al bosniaco Irfan Peljto il derby francese tra Brest e Psg. Il norvegese Espen Eskas per Sporting-Borussia Dortmund. LEGGI TUTTO

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    Milan, il Feyenoord è indecifrabile senza Slot e Gimenez: la scheda

    Una stagione fin qui vissuta pericolosamente, tra picchi di entusiasmo e momenti di depressione che stanno tuttora mettendo in discussione la bontà del progetto. Per il Feyenoord, da sempre la più discontinua e umorale delle tre grandi storiche olandesi, non era facile ripartire dopo il ciclo di Arne Slot e tante difficoltà erano state messe in conto. Partito direzione Liverpool con l’obiettivo di dare alla sua carriera la spinta definitiva, Slot aveva chiuso a Rotterdam un triennio caratterizzato da una vittoria in Coppa d’Olanda, una finale persa di Conference League contro la Roma e soprattutto la vittoria della Eredivisie 2022-23, merce sempre più rara per una squadra che nel XXI secolo l’ha vinta solo in un’altra occasione.

    L’allenatore Priske

    La scelta del successore ha ricalcato in un certo senso quella fatta dai rivali storici dell’Ajax con Farioli: un allenatore straniero, senza alcuna esperienza precedente in Olanda, ma che aveva dato prova di personalità e risultati in contesti diversi. Brian Priske in questo senso sembrava il profilo migliore: 47 anni, una carriera da giocatore senza squilli tra Danimarca e Belgio, una da allenatore molto più interessante, iniziata con il titolo danese 2020 vinto dal Midtjylland, noto per essere stato uno dei primi, se non il primo club di alto livello a usare sistematicamente l’algoritmo nella scelta e nella valutazione dei giocatori. Anche senza l’algoritmo però Priske ha saputo fare bene, vincendo in due anni allo Sparta Praga altrettanti campionati cechi e una Coppa nazionale, ben figurando lo scorso anno anche in Europa League.

    I momenti della stagione 

    L’avvio di stagione è stato scoppiettante, con l’incredibile 4-4 contro il Psv nella Supercoppa olandese, intitolata a Johan Cruijff e vinta ai rigori; tuttavia, quel titolo vinto all’esordio non è stato beneaugurante, perché la squadra almeno fino all’inizio di ottobre ha faticato moltissimo, nel gioco e nei risultati, maturando proprio in quelle prime 6 giornate uno svantaggio che tuttora sta penalizzando gli obiettivi di squadra. La svolta in positivo è arrivata in Champions, con la rocambolesca vittoria di Girona che ha permesso al gruppo di ripartire nella testa e nei risultati dopo settimane di impasse. Va detto che il Feyenoord di quest’anno è abbastanza indecifrabile, capace di partite sontuose anche contro pronostico, vedi il 3-0 al Bayern in Champions League, così come di sprofondare in una spirale di negatività. È un po’ quello che sta succedendo in questi giorni: la squadra di Priske ha infatti infilato tre sconfitte consecutive, tutte molto pesanti per motivi diversi. L’1-6 di Lilla in Champions League, benché innocuo ai fini della qualificazione, non ha fatto piacere a nessuno anche per le proporzioni della disfatta, mentre l’1-2 dello scorso 2 febbraio in casa dell’Ajax si abbina allo 0-2 interno della gara d’andata contro i rivali storici, con cui condividono un percorso di rinascita che però non sta andando alla stessa velocità. Il carico definitivo lo ha messo lo 0-2 infrasettimanale contro il Psv nei quarti di Coppa d’Olanda, una sconfitta vissuta male anche perché il tabellone, con l’eliminazione precoce dell’Ajax, avrebbe permesso vincendo questa sfida di presentarsi alle semifinali da chiara favorita.

    Le mosse della dirigenza e il mercato

    Non hanno particolarmente aiutato nemmeno le mosse della dirigenza: nella conferenza stampa natalizia, il dg del Feyenoord Dennis Te Kloese aveva infatti detto che «il Feyenoord dovrebbe chiudere al 2° posto il campionato. È vero che anche con il terzo posto si va ai preliminari di Champions, ma per il nostro metro non può essere una stagione pienamente di successo». Dichiarazioni che, unite ai rapporti non idilliaci di Priske con il vice De Wolf, storica presenza del club, hanno reso la sua panchina molto instabile. Il secondo posto dell’Ajax dista 12 punti, di fatto irraggiungibile, e il mercato invernale ha chiaramente indebolito la squadra, con la cessione di Gimenez al Milan non adeguatamente surrogata dal punto di vista tecnico. Un’operazione inevitabile per un club come il Feyenoord, che sembra essersi lasciato alle spalle i gravi problemi finanziari di qualche anno fa, ma che ha lasciato un buco evidente in avanti, dove al momento né il giapponese Ueda né l’argentino Carranza sembrano avere i numeri per compensare i gol garantiti dal messicano. Così, rispetto alla Group phase, l’unico innesto nuovo nella lista è il centrocampista polacco Moder, arrivato dal Brighton, in un gruppo che, oltre allo strapubblicizzato Hancko (già allenato per poche settimane da Priske ai tempi dello Sparta e finito nelle mire della Juventus), può mettere in mostra qualche altro giovanotto interessante come il 19enne trequartista Antoni Milambo, ormai diventato titolare pressoché inamovibile nel terzetto alle spalle della punta. Sulla carta, l’operazione Gimenez ha sbilanciato irrimediabilmente il confronto diretto con il Milan, ma i rossoneri faranno bene a non sottovalutare l’imprevedibilità, anche in positivo, degli olandesi. LEGGI TUTTO

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    Diretta Torino-Genoa ore 20:45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Tutto pronto all’Olimpico Grande di Torino dove i granata alle 20:45 ospiteranno il Genoa nel match valido per la 24ª giornata di Serie A. La squadra di Vanoli è reduce da cinque risultati utili consecutivi in cui però ha conquistato una sola vittoria, ovvero quella interna contro il Cagliari. I granata, in classifica, stazionano all’11esimo posto con un solo punto di vantaggio sul Genoa, che viene dalla sconfitta di Firenze. In conferenza stampa, Vanoli ha presentato così la gara: “Abbiamo fatto un’ottima settimana, peccato per Njie a cui faccio l’in bocca al lupo, gli siamo vicini. Ma gli faccio i complimenti perché è stato un gladiatore, perché il malleolo è doloroso ma ha finito la partita. È il segnale di uno spirito che si avvicina a quello che dico da tempo. Vieira ha avuto un impatto importante, nelle ultime 10 ha fatto 6 clean sheet. Sono ordinati, fanno cose semplici e chiare. All’andata facemmo gran prestazione in fase difensiva, meno bene invece in fase di possesso nel finale riuscimmo a fare di più. Ora i rossoblù sono cresciuti molto, sarà una partita che vale doppio”.

    Segui la diretta di Torino-Genoa su Tuttosport.com

    Dove vedere Torino-Genoa: streaming e diretta tv

    Il match tra le formazioni di Vanoli e Vieira è in programma sabato 8 febbraio alle ore 20.45 all’Olimpico Grande di Torino. L’incontro sarà trasmesso in streaming sulle piattaforme DAZN, SkyGo e Now e in diretta tv sui canali Sky Sport 1 (201), Sky Sport Calcio (202) e Sky Sport (251).

    Torino-Genoa, le probabili formazioni

    TORINO (4-2-3-1): Milinkovic-Savic; Pedersen, Maripan, Coco, Sosa; Ricci, Tameze; Lazaro, Vlasic, Karamoh; Adams. Allenatore: Vanoli. A disposizione: Paleari, Donnarumma, Walukiewicz, Masina, Dembelè, Biraghi, Casadei, Gineitis, Linetty, Elmas, Salama, Sanabria. Indisponibili: Ilkhan, Ilic, Njie, Savva, Schuurs, Zapata. Squalificati: /.

    GENOA (4-3-3): Leali; Sabelli, Bani, Vasquez, Martin; Frendrup, Badelj, Thorsby; Messias, Pinamonti, Miretti. Allenatore: Vieira. A disposizione: Sommariva, Siegrest, Norton-Cuffy, Zanoli, Matturro, Ekhator, Ekuban, Kassa, Vitinha, Masini, Venturino, Onana, Otoa. Indisponibili: Malinkovskyi, Ahanor, Cornet, Cuenca. Squalificati: De Winter.

    ARBITRO: Feliciani della sezione di Teramo. ASSISTENTI: Carbone-Peretti. QUARTO UFFICIALE: Ferrieri Caputi. VAR: Di Paolo. ASS. VAR: Maggioni. LEGGI TUTTO

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    Vanoli, esame in retromarcia: dal mercato Toro al Genoa

    Vanoli commenta il mercato

    Dal mercato chiuso senza un bomber (colui che era considerato la madre di tutte le priorità) all’incontro di stasera col Genoa, sull’onda di un filotto di 6 risultati positivi. E Vanoli cambia la comunicazione, in vista di quattro mesi da aggredire al massimo per raggiungere al più presto una posizione senza rischi e poi tentare una non meglio precisata rimonta in classifica, quanto agli obiettivi finali: si vedrà strada facendo, ha spiegato Vanoli. Resta il fatto che per quasi un centinaio di giorni, in pubblico come minimo dall’inizio di novembre, il tecnico aveva dispensato elettrostimolazioni in serie alla società, invocando l’arrivo di un sostituto di Zapata e qua e là lasciando cadere anche qualche critica: «Mi aspetto rinforzi a inizio gennaio, come tutte i grandi club ci faremo trovare pronti», «ci manca un attaccante al posto di Duvan» (sottolineatura ripetuta manco sappiamo più quante volte per tre mesi), «il club deve comprendere l’importanza di questo mercato», «ho imparato ad avere pazienza», «la società dovrebbe prendere esempio dalla squadra», «avevo solo chiesto un attaccante» e via implorando, se non punzecchiando. L’ultima preghiera appena sabato scorso, subito dopo il pari di Bergamo, quando peraltro aveva già iniziato a elogiare l’opera di Cairo e Vagnati: «Fino a che il mercato non è chiuso ci spero ancora». Poi, ieri, ciò che ai più è parsa come un’inversione a U: «Bene così, sono molto contento».

    Il sostituto di Zapata e Salama

    E il sostituto di Zapata, mai come adesso leggendario? «Fino all’ultimo sognavo l’arrivo di un attaccante importante, ma non si è potuto. E comunque io ho già due attaccanti forti: Adams e Sanabria, che non è l’ultimo arrivato. E proprio perché avevamo già due attaccanti di un certo spessore, non volevo che si sostituisse Duvan con un giocatore normale solo per fare numero. Non sono un integralista. Per sostituire Zapata sarebbe occorso un giocatore almeno del suo livello, per cui di alto livello. Vero, l’avevo chiesto, ma non era facile e il mercato di gennaio non è facile. Così una settimana fa, parlando con Vagnati, gli ho detto schiettamente: se non si può arrivare a un profilo importante come Sanabria e Adams, lavoriamo per rinforzare la rosa in base a come abbiamo cambiato sistema di gioco (dal 2-5-2 al 4-2-3-1, ndr). Abbiamo preso ragazzi che arrivavano da esperienze importanti come Elmas, che due anni fa aveva vinto lo scudetto, e Biraghi, che ho avuto all’Inter e poi ha disputato delle finali con la Fiorentina, e a sinistra può giocare sia in una difesa a 4 sia a 5. Casadei è un giovane molto maturato rispetto a quando l’avevo conosciuto nell’Inter e può fare molto bene sia in una mediana a 2 sia più avanti negli inserimenti, ha potenzialità, sa anche segnare. Quanto a Salama, è stata una bella sorpresa. Per cui non sono né deluso né arrabbiato o irritato. Tutti gli acquisti sono stati condivisi e la società ha lavorato bene perché sono arrivati giocatori molto motivati e di valore sotto l’aspetto della mentalità. Sanno come si fa a salire uno scalino in più. L’unico più indietro nella condizione è Elmas»: non gioca da inizio novembre, subito dopo una lesione muscolare l’ha bloccato per 2 mesi. «Ma è molto determinato a fare qualcosa di importante e con la sua intelligenza tattica può ricoprire diversi ruoli in attacco, ci porta tanto» «Sono sicuro che abbiamo migliorato la rosa con giocatori funzionali al nostro sistema di gioco. Tatticamente sono molto duttili, ci permetteranno anche di usare altri moduli, volendo». L’autodifesa (giusta, oggettiva, peraltro non richiesta): «Ho dimostrato di saper uscire da situazioni difficili e di saper tenere dritto il timone della nave anche nella burrasca (8 sconfitte in 10 partite Coppa Italia compresa, ndr). Ora ne siamo usciti e io voglio unire, l’ho sempre detto».  

    L’esclusione di Schuurs

    E ancora, sempre sul mancato arrivo di un centravanti di alto livello, ma parlando di Salama, preso lunedì sera dopo 6 mesi deludenti e senza gol a Reims: «Una bella sorpresa. Lo conosco poco, ma me ne ha parlato bene il direttore Vagnati. È sbagliato criticarlo perché non è sicuramente arrivato per sostituire Duvan, ma è stato preso a seguito dell’infortunio di Njie» (3 mesi out: l’allenatore lo ha rincuorato con belle parole, «a Bergamo ha dimostrato di essere un gladiatore restando in campo nonostante il malleolo rotto»). Sarà mia premura aiutare Salama a a capire il calcio italiano. È un esterno offensivo che in caso di necessità può giocare anche da prima punta». «Nei miei giocatori non voglio vedere alibi, ma determinazione. Abbiamo davanti a noi un percorso a ostacoli: ci possiamo togliere buone soddisfazioni. Tutti devono essere pronti per giocare, anche i nuovi» (in panchina, per cominciare). E il lungodegente Schuurs (dall’ottobre del ‘23), finito fuori lista perché non riesce a recuperare dopo la doppia operazione al ginocchio? «Abbiamo ancora due slot, è stata una casualità, abbiamo anche in ballo l’operazione Ilic. Schuurs sta continuando la sua rieducazione. Per aiutarlo nel calvario lo abbiamo mandato direttamente dal suo specialista. Ogni tanto lo sento, è determinato a raggiungerci prima possibile. Poi io non sono un medico, non entro nel merito. Ma averlo tenuto fuori dalla lista non preclude nulla, adesso vediamo come finisce l’operazione in uscita di Ilic» (problemi inattesi con lo Spartak, che adesso sta minacciando di tirarsi indietro. In Russia il mercato è ancora aperto).   LEGGI TUTTO