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Divorzio Juve-Allegri, i veri motivi dell'addio

Se tre indizi fanno una prova

D’altronde Allegri l’aveva sempre detto e qualche indizio nell’aria era stato lanciato. Anzi, almeno tre indizi. Il primo parte proprio dall’allenatore e dalle sue ultime dichiarazioni. Anche se meno di una settimana fa Allegri aveva spiegato come avesse già comunicato ad Agnelli la sua volontà di restare e come avesse un progetto in testa da almeno 6 mesi, lo stesso livornese aveva anche ribadito la necessità di doversi sedere attorno a un tavolo col presidente Agnelli e la società per discutere dei programmi e pianificare l’avvenire. Insomma, voglio restare, ma prima dobbiamo parlarne. Quindi, evidentemente, qualche dettaglio seppur decisivo ancora mancava.

Anche il secondo indizio, proprio come il primo, era nascosto in altre dichiarazioni, quelle rilasciate da Pavel Nedved prima della partita contro la Roma. “Questo incontro c’è sempre stato ogni stagione a giugno, quest’anno è stato anticipato alla prossima settimana, quindi restiamo in attesa. Se Allegri sarà sulla panchina della Juve il prossimo anno? Chi vivrà, vedrà. Uso un detto di mio figlio: aspettiamo”. Parole piene di incognite e che lasciavano aperti diversi dubbi, in pieno contrasto con i toni usati dall’allenatore meno di 24 ore prima.

Il terzo indizio, infine, sta nei tempi, nella durata e nei modi della due giorni di colloqui avuti tra Allegri e la dirigenza. Negli anni passati, oltre a non essere mai stato per così tanto tempo un tema d’attualità, il vertice tra l’allenatore e la Juve per decidere il futuro era sempre stato una questione rapida e indolore, risolta in poche ore e senza il bisogno di continui rinvii e nuovi appuntamenti. Si stava impiegando troppo tempo per decidere. Alla fine si è capito il perché.


Fonte: http://sport.sky.it/rss/sport_calcio_champions-league.xml


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