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Il calcio si salva senza Speranza

No, questo titolo non è un errore e nemmeno una contraddizione in termini. Per speranza non s’intende il sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera (Treccani dixit). Per Speranza ci si riferisce al ministro della Salute che, in calce al caso JuveNapoli, ha sentenziato: «Parliamo troppo di calcio. Un po’ meno calcio e un po’ più scuola, se possibile». Una bella dichiarazione di sana demagogia, propalata in tv, senza naturalmente soffermarsi sulle centinaia di scuole che non hanno riaperto, sulle sacrosante proteste degli studenti che non hanno ancora i docenti e dei docenti che non hanno ancora una cattedra, sulla rivolta dei presidi ancora senza banchi, rotanti o non.

Forse Speranza non lo sa, ma basta che si lega l’ultimo rapporto ufficiale Figc: il calcio conta 35 milioni di tifosi, i tesserati sono 1,4 milioni, le società dilettantistiche 12 mila;il calcio è praticato da 4,6 milioni di italiani e il 64% delle 568 mila partite ufficiali disputate ogni anno, si giocano a livello giovanile e quindi centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze praticano lo sport grazie al calcio, visto che a scuola lo sport si fa poco o non si fa per nulla. E ancora: 300 mila persone lavorano nell’indotto del calcio; 1 miliardo e 250 milioni di euro vengono versati ogni anno all’Erario dal calcio che contribuisce all’1 per cento del Pil, fattura quasi 5 miliardi di euro ed è una delle prime dieci industrie italiane.

Non poteva mancare l’intervento della sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, la signora che la settimana scorsa voleva sospendere il campionato, salvo fare marcia indietro dopo essere stata bacchettata da Spadafora che aveva definito «avventate» le sue parole. «Lo spettacolo è stato penoso», ha sentenziato la sottosegretaria. E qui stendiamo un velo pietoso.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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