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Juventus, perche? le maglie contro il Verona saranno rosa

Care amiche e cari amici di Tuttosport,

Domenica sera la Juventus vestirà la super trendy maglia disegnata a mano da Pharrell Williams e a poco meno di una settimana dal 123esimo compleanno del club (cade esattamente il 1° novembre), i colori tornano alle origini, ovvero al rosa. Che in origine il colore delle maglie della Juventus fosse rosa è un fatto piuttosto noto anche ai tifosi più distratti, forse non tutti sanno l’esatta storia delle prime maglie e del passaggio al bianconero sul quale ci sono state varie versioni, non tutte corrette.

Torniamo, dunque, indietro nella Torino della fine del 1800. Si tratta di una città, che fino a qualche anni prima era la Capitale del Regno, ma pur perdendo centralità politica rimane vivace e attivissima sotto il profilo economico-industriale. Lanifici, cotonifici e setifici rappresentano le attività più diffuse e sollecitano il sorgere di industrie meccaniche. Seguono le industrie chimiche:
numerose per esempio le fabbriche di fiammiferi (i cosiddetti zolfanelli). Altra grande attività è la lavorazione del tabacco. In quell’ambiente nascono, ovviamente, anche le industrie meccaniche, fra le quali la Fiat, che in quel momento, tuttavia, non c’entra ancora nulla con la Juventus. La nascita del club è comunque legata a due meccanici: i fratelli Canfari, che hanno un’officina di riparazione di cicli e motocicli in Corso Re Umberto al 42, ogni tanto parlano del sogno di costruire automobili, ma tutto il loro tempo libero lo passano con i ragazzi del Liceo Classico Massimo D’Azeglio, poco distante dalla loro officina. Sono di qualche anno più piccoli di loro, ma condividono la passione per il gioco che hanno portato in città gli inglesi che fanno import-export di filati: il foot-ball (scritto rigorosamente con il trattino). Si trovano su una panchina di Corso Re Umberto e quando hanno raggruppato un numero congruo di giocatori si spostano nella vecchia Piazza d’Armi, distante un centinaio di metri (ora ci sono palazzi in quella zona).

L’idea di fondare un club arriva di lì a pochi mesi e la riunione fondata, il primo novembre 1897, avviene proprio nell’officina di Corse Re Umberto, da cui i ragazzi escono con l’idea della squadra, ma senza un nome (Juventus vincerà, qualche giorno più tardi, il ballottaggio con Iris Club, Vis et Robur e Augusta Taurinorum) e senza una maglia. Per quella viene incaricato un gruppetto di liceali, che mettono insieme le loro mance settimanali e qualche risparmio da salvadanaio. Con il gruzzolo messo insieme, vanno in negozio di tele di corso Vittorio, rovesciano il mucchio di monete sul bancone e chiedono: «Per fare undici camicie, cosa ci può dare con questi soldi?». Il commesso alza un sopracciglio, conta i soldi e sospira: «Vi posso dare solo del percalle rosa, ho proprio gli ultimi scampoli». Il percalle è il cotone più economico, giusto un paio di fili, ma tanto basta per riuscire a fare le maglie, che vengono cucite a mano da mamme paziente (quella dei fratelli Canfari ha una macchina per cucire e si sobbarcherà il grosso del lavoro). La prima maglia, dunque, è rosa e con quella vengono disputate le prime amichevoli di cui sia ha traccia, che avvengono un anno e mezzo dopo la fondazione (il 14 maggio 1899 è la data della prima maglia rosa contro l’Estudiantina: 0-0). Il primo campionato la Juventus lo disputerà solo nel 1900, tre anni dopo la fondazione e avrà ancora le maglie rosa, sempre più consunte e logore, al punto da suscitare le lamentele dei soci che, nel frattempo, sono diventati numerosi e agli studenti si è aggregato un gruppo di stranieri, per lo più inglesi e svizzeri. Fra questi c’è Tom Gordon Savage (trascritto erroneamente come John in alcuni libri), che si occupa proprio di esportazione di lane e macchine industriali per la filatura.

E’ Savage l’uomo del destino. Non solo ricopre il ruolo di attaccante e capitano, ma si offre di contattare il club inglese per il quale ha giocato quando era in Inghilterra per farsi mandare delle vere e proprie divise da calcio inglesi, non delle camicie cucite a mano. Il club in questione è il più antico club professionistico d’Inghilterra, si chiama Notts County e ha le maglie a strisce bianconere. Per molti anni si è sostenuto che questo cambiamento sia avvenuto nel 1903. E’ un errore, perché tutto avvenne due anni prima, nel 1901. E’ stato un bravo storico bianconero a scoprire l’inghippo quattro anni fa. Si chiama Luca Fornara e ha scovato un reperto dirimente: un articolo del quotidiano milanese, oggi scomparso, “Corriere dello Sport-La Bicicletta” del 9 dicembre 1901, nel quale viene riportata la cronaca di una partita giocata il giorno prima a Milano: «Primo match della stagione», il titolo nella rubrica «Giuochi Sportivi». E quel primo match è un Milan-Juventus che si gioca in piazza Doria: vince il Milan per la cronaca, ma quello che conta per la storia della Juventus si legge nelle prime righe dell’articolo: «Con gentile pensiero i torinesi avevano aderito all’invito della direzione della società milanese e ieri alle 14 si trovavano sul campo del Trotter Italiano, sfoggiando i nuovi colori, non più bianco e rosa, ma bianco e nero». Dunque le fatidiche maglie erano già arrivate dall’Inghilterra alla fine del 1901 e se non è certo che la prima volta in cui sono state indossate sia stata la partita amichevole con il Milan giocata nel giorno dell’Immacolata di 118 anni fa, è certo che bisogna anticipare di almeno due anni lo storico cambio di colori sociali.

Insomma, da quella cassa, giunta a Torino da Nottingham escono le fatidiche casacche a strisce, che la Juventus non cambierà più per il resto della sua storia, legandola in qualche modo al Notts County. Un legame che è diventata simpatica amicizia fra i tifosi, gemellati da qualche anno, e che ha portato i bianconeri inglesi a giocare l’amichevole per l’inaugurazione dello Stadium, l’8 settembre del 2011. Esattamente 110 anni dopo che quelle maglie avevano superato la manica e colorato per sempre la storia della Juventus. Domenica si torna al rosa, per l’occasione rimodernato da Pharrel Williams, un musicista americano che, per una sera, cambia la storia scritta da un rappresentante inglese. Anche se il costo della preziosa maglietta rosa che i giocatori vestiranno contro il Verona non basteranno gli spiccioli di qualche liceale che per il percalle del 1897. Ma questa è un’altra storia.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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