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Quel 20-0 di “qualche” anno fa che vale al Milan un trofeo e col portiere che fuma su una sedia…

di Luigi Furini –

Anche allora si giocava in gara secca. Macchè partite di andata e ritorno. Troppo lungo e complicato. Si giocavano i 90 minuti e chi vinceva passava il turno. Adesso questo criterio verrà adottato per le fasi finali delle Coppe europee, ma già agli albori del calcio era così. Vediamo un po’ di cronaca. E’ il 6 gennaio 1898 e in Italia si gioca la prima partita di calcio ufficiale. Si gioca Genoa-Fc Torinese. Sugli spalti ci sono 261 persone: 154 hanno pagato il prezzo intero di 1 lira, 23 hanno avuto lo sconto del 50% e ben 84 tifosi hanno pagato un extra per avere il posto numerato. Fra le spese per l’organizzazione, anche 1 lira per il custode del campo. Però il calcio attira, comincia a diventare un fenomeno di costume. Si decide di giocare un campionato: si fa tutto in un giorno, l’8 maggio dello stesso anno. Si gioca a Torino. La prima gara è alle 9 del mattino: Internazionale Torino contro Torinese finisce 2-1. Subito dopo Ginnastica Torino contro Genoa. Vincono gli ospiti con due gol di scarto. I giocatori si sono portati il pranzo al sacco, un po’ come oggi in tempi di Covid dove ciascuno ha il suo sacchetto, la sua bibita, il suo bicchiere, il suo tovagliolo. Nel pomeriggio (dopo un risposino sull’erba) c’è la finale. Vince il Genoa (2-1) e sarà quello il primo campionato, il primo scudetto.

La Gazzetta dello Sport dell’epoca

Alcune cose sono cambiate, altre no. Per esempio, il pubblico a un certo punto aveva cominciato a insultare l’arbitro. E sì che non sono numerosi li spettatori: solo 50 nelle due partite del mattino e un centinaio il pomeriggio. E c’erano anche i guardalinee (che in tempi moderni verranno chiamati assistenti). Ora sono cinque (tre in campo e due al Var) e allora erano due, come nel tennis e stavano accovacciati a fondo campo, per controllare se la palla passava o no la riga di porta (non esistevano le reti). Più o meno in questo modo si giocano anche i campionati successivi. Il Genoa vince anche nel 1899, nel 1900 e poi nel 1902, 1903 e 1904. Nel 1905 lo scudetto lo vince la Juventus, ma il fatto più clamoroso di quell’anno è la vittoria del Milan, in trasferta a Casteggio, sulle colline dell’Oltrepò Pavese, per 20-0. E’ il 15 ottobre. C’è in palio la prestigiosa Coppa Negrotto, dal nome di un deputato ligure (figlio del sindaco di Genova) eletto però nel collegio di Voghera. Le cronache raccontano che il portiere rossonero (l’inglese Davies secondo alcune versioni, Attilio Trerè secondo altre), sapendo di restare inattivo durante la gara, si è portato una sedia sul campo. Incrocia le gambe, è fermo, fuma una sigaretta dopo l’altra e agita una lobbia (ovvero un cappello di paglia) a ogni gol dei suoi compagni. A un certo punto, però, chiede di giocare in mezzo. Gli viene dato il permesso. Ed ecco che il portiere lascia la sedia sulla riga di porta, corre a centrocampo, poi in attacco. Tira e segna. E’ l’ultima rete della gara. E sì, non è che un portiere inglese viene fino a Milano e diventa titolare nel Milan solo per fumarsi sigarette sulla riga di porta.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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