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Storia e numeri delle porte chiuse: Udinese e Verona le più “svantaggiate”

Il fattore-campo sparirà per un mese: dati alla mano, ecco chi potrebbe soffrirne di più

E porte chiuse furono. Tardiva ma inevitabile, la decisione è arrivata: per qualche settimana niente più tifosi, niente più cori, niente più coreografie, niente più primi piani di felicità, di tensione, di passione. Al loro posto il surreale effetto-acquario di stadi pieni solo virtualmente (specialmente in quegli stadi con i seggiolini colorati per dare l’illusione di un pubblico), i rumori di pali e traverse, fischi arbitrali nitidissimi, le voci dei giocatori che dovranno fare ancora più attenzione a misurare le parole (il recente caso del leccese Donati, colto dalle telecamere in una partita peraltro a porte apertissime, potrebbe fare ancora più giurisprudenza).


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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