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Porto-Milan, le chiavi tattiche del match di Champions

Mentre in campionato continua ad alzare il livello delle prestazioni dimostrando di poter passare tra le difficoltà come un catamarano tra le onde, il Milan vive in Champions League una situazione difficile. Dopo due sconfitte una più sfortunata dell’altra contro Liverpool e Atletico Madrid, la squadra di Pioli, per tenere viva la speranza di approdare alla fase ad eliminazione diretta, è chiamata a vincere in Portogallo in casa di una squadra che sembra nata per popolare gli incubi altrui (la Juventus ne sa qualcosa). Fare meno di tre punti significherebbe infatti rimanere in fondo alla classifica del gruppo B e arrivare quindi all’ultima spiaggia prima della disperazione dell’Europa League o dell’eliminazione diretta. Certo, nel calcio può sempre succedere di tutto e il Milan in queste ultime stagioni ci ha abituati molto bene, ma le speranze di giocarsi uno dei due posti per continuare nella competizione i rossoneri se le giocano al do Dragao, soprattutto alla luce del fatto che contemporaneamente il Liverpool andrà in casa di un Atletico Madrid tutt’altro che all’apice della forma per chiudere il discorso di qualificazione.

Come detto, sarà tutt’altro che facile, e non solo perché il Milan gioca in trasferta in uno stadio molto difficile. Innanzitutto Pioli continua ad avere problemi di formazione e, oltre a Brahim Diaz e Theo Hernandez (ancora fermi per via del Covid), dovrà fare a meno anche di Kessié, fermato dalla discussa espulsione contro l’Atletico Madrid. L’assenza di tre giocatori così importanti nella gestione delle transizioni – il primo per la creatività nell’ultimo quarto, il secondo per le conduzioni e il terzo per il recupero del possesso appena perso – toglie molto al Milan in quanto a imprevedibilità, il che è un problema non da poco contro un avversario che in Europa mette il suo abito più difensivista.

Se in patria il Porto di Sergio Conceicao può dominare il gioco con la semplice superiorità tecnica, infatti, in Champions League la squadra portoghese ha un’anima estremamente reattiva, con un rifiuto quasi ideologico del possesso e un’attitudine estremamente verticale in transizione. È una tendenza che avevamo già visto nelle scorse edizioni della Champions League, ma che è stata confermata anche dalle prime due partite europee di questa stagione in cui il Porto ha avuto in media meno del 39% di possesso palla. Il Milan, quindi, è atteso da una partita meno verticale di quanto è abituato a fare e dovrà trovare risorse diverse dalle transizioni per attaccare il blocco medio-basso della squadra portoghese.

C’è da dire che il Porto sembra una squadra meno solida delle scorse stagioni. Innanzitutto per caratteristiche della rosa, che nelle ultime sessioni di mercato sembra essersi notevolmente impoverita. In particolare, le cessioni nelle ultime tre estati di Militao, Felipe e Danilo Pereira non sono state ancora degnamente coperte e al centro della difesa, accanto all’highlander Pepe, Conceicao ha dovuto resuscitare il redivivo Ivan Marcano, che anche in campionato inizia a sentire il peso dell’età. Anche al centro del campo, accanto allo stilosissimo Sergio Oliveira, il tecnico portoghese sta utilizzando il colombiano Uribe, che però a sua volta sembra un centrocampista che preferisce difendersi col pallone e che fa fatica a coprire grosse porzioni di campo. Queste difficoltà hanno reso il Porto una squadra molto meno granitica nell’applicazione del 4-4-2 marziale di Conceicao, come si è visto dalla facilità del Liverpool di segnare cinque gol nell’ultimo turno di Champions League.

Ovviamente il Liverpool ha una potenza di fuoco diversa da quella del Milan, ma anche la squadra di Pioli ha le sue carte da giocarsi. Una di queste potrebbe essere la connessione Giroud-Krunic, che dovrebbe comporre la parte centrale del fronte offensivo rossonero. Con la sua forza nei duelli aerei, infatti, il centravanti francese potrebbe innescare gli inserimenti alle spalle della difesa avversaria di Krunic, un giocatore che ha grandi tempi d’inserimento e che potrebbe prendere di sorpresa una coppia di centrali che è particolarmente lenta nella copertura della profondità. Certo, Pepe nel gioco aereo dice ancora la sua e il Milan dovrà essere quindi bravo a far ricevere Giroud dalla parte dell’anello debole della difesa. 

L’ultimo gol subito dal Porto, contro il Pacos de Ferreira in campionato, nasce proprio da un duello aereo perso malamente da Marcano che ha creato una pericolosa situazione di tre contro due in difesa.

Il lancio diretto per la testa di Giroud potrebbe essere un’arma con un senso anche difensivo, vista l’abilità della squadra portoghese nell’applicare il pressing alto nei tempi e nei momenti giusti. Se invece dovesse ritrovarsi ad attaccare posizionalmente, il Milan dovrà fare soprattutto ricorso all’attacco dell’ampiezza. Il Porto, infatti, si stringe non solo in verticale, ma anche in orizzontale e nelle scalate, sul giro palla avversaria, è piuttosto lento. In questo senso, soprattutto a sinistra sarà fondamentale l’isolamento di Leao, che ha tutte le potenzialità per far impazzire un terzino giovanissimo come Joao Mario (no, non quel Joao Mario) o ancora meglio se in quella posizione dovesse giocare un giocatore poco abituato a difendere come Jesus Corona, che ha già giocato diverse volte da terzino in stagione.

Dall’azione del secondo gol del Liverpool nell’ultima giornata di Champions League si può notare chiaramente quanto il Porto stringa orizzontalmente sul pallone e quanto faccia quindi fatica a difendere l’ampiezza.

Senza Kessié al centro del campo, poi, servirà un’altra grande prestazione di Tonali senza palla. Sarà lui probabilmente ad occupare il centro-destra della mediana, dove cercherà di partire in progressione l’uomo più pericoloso del Porto al momento, e cioè Luis Diaz. L’ala colombiana sembra essere arrivata alla stagione della consacrazione e in campionato ha già raggiunto il suo precedente record di gol (6) in appena otto presenze. Senza un’applicazione rigida delle marcature preventive e con molto campo davanti a sé, Luis Diaz ha il talento e la creatività per scombinare i piani di Pioli da quel lato di campo, soprattutto se decidesse di spostare Calabria a sinistra e mettere a destra Kalulu, che è meno esperto del suo compagno nell’uno contro uno.

Al di là di Luis Diaz, però, per il Milan è davvero lo scontro più alla sua portata, non solo sulla carta. E dopo tutta la sfortuna accumulata nei primi due turni, alla fine si meriterebbe di poter svoltare la classifica del girone proprio adesso che ne ha più bisogno. Prima però c’è il do Dragao e, nonostante tutto, servirà un’altra prestazione di alto livello da parte della squadra di Pioli. Una di quelle a cui ci ha abituato molto spesso negli ultimi tempi.


Fonte: http://sport.sky.it/rss/sport_calcio_champions-league.xml

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