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Imparate da Sonego

Un punto. Un solo, benedetto punto stasera contro la Lazio e il Toro sarà salvo. E se, sciaguratamente, questo punto non dovesse arrivare dall’Olimpico, rimarrebbe l’ultima chance, da giocarsi domenica contro il Benevento. Tutto il resto verrà dopo, a obiettivo raggiunto s’intende, poiché se lo fallissero, i granata meriterebbero la B, alla luce di una delle peggiori stagioni della loro storia. Tutto il resto significherà un’analisi lucida, spassionata, impietosa degli errori e delle omissioni che hanno scandito questi ultimi diciassette mesi di una squadra tecnicamente, calcisticamente, granatescamente indegna di chiamarsi Toro. Perché qui sta il punto e Tuttosport non smetterà mai di ripeterlo, a costo di spaccare i timpani a chi fa finta di non sentire. Da quanto tempo i tifosi del Toro non hanno una squadra all’altezza della loro passione, via via mutata in disincanto e poi in desolazione e poi in rassegnazione, stati dell’anima lacerati da una rabbia ora a stento repressa? Eppure, a questa società, a questa squadra che è l’espressione della sua società, nessuno ha mai chiesto la luna e nemmeno di puntare allo scudetto, alla Champions League, all’Europa League, persino alla Conference League prossima ventura.

A questa squadra che, nonostante tutto, ancora sostengono, i tifosi chiedono di imparare da Lorenzo Sonego. Sì, proprio lui, il ragazzo di Torino che in aprile a Cagliari vince l’Atp 250 Sardegna Open e si presenta alla premiazione con la mascherina granata sul volto e in maggio, a Roma, arriva sino alla semifinale degli Internazionali d’Italia, facendo impazzire il Foro Italico. Sonego, paradigma dei verbi lottare, sudare, battersi, sacrificarsi, allenarsi, faticare. Sonego, in questo momento il miglior ambasciatore granata di Torino, ché la squadra che porta il nome della città è riuscita a rotolare sull’orlo della B inanellando negli ultimi due tornei un’impressionante serie di primati negativi. Nel 2019, a questo punto del campionato, il Toro era al settimo posto con 60 punti e in lotta per l’Europa League; nel 2020 i punti erano 39, oggi sono 35. Le sole sette vittorie ottenute sinora, al pari del 2008, sono il minimo della gestione Cairo nei suoi 12 campionati in Serie A. Delle ultime 74 partite, il Toro ne ha perse 35 (cioè il 47%) e ne ha vinte solo 10, se ci si riferisce alle ultime 55 gare di campionato. I numeri del calvario non finiscono mai. Stasera, almeno per una sera, il Toro a Roma si batta come si è battuto Sonego. I conti li faremo poi, quando questo strazio, finalmente, sarà finito.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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