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Buongiorno: “Ho il Torino nel cuore, resterò a lungo”

La città delle ATP Finals si aggrappa ai propri simboli. Alessandro Buongiorno per Torino lo è, a tutti gli effetti. Il suo percorso è un esempio per tantissimi ragazzi: torinese, cresce nelle giovanili del Toro e in parallelo conclude brillantemente il suo cammino da studente al Liceo, esordisce in prima squadra e dopo unbiennio di apprendistato si prende la fascia da capitano. Il cammino dei sogni: per tanti suoi coetanei, ma anche per chi spera di ripercorrere le sue orme. Al suo fianco, a Palazzo Madama, c’è il cantante Willie Peyote, granata come lui. Buongiorno parte dalla sua torinesità: «Parlo poco piemontese, ma lo capisco. Essere capitano del Toro è stupendo, soprattutto perché in famiglia abbiamo tutti la stessa fede. Questo traguardo è emozionante, ma ogni volta che gioco è una grande gioia per me». Il giorno dell’esordio in Serie A – nella ripresa di Torino-Crotone, datata 4 aprile 2018 – è agrodolce: «Fu la giornata più bella e più brutta della mia vita: perché realizzavo il desiderio di esordire coi grandi, ma anche perché dopo pochi minuti mi infortunavo alla spalla». Diventare capitano, invece, è stato meraviglioso: «Quando sono arrivato nello spogliatoio a settembre, prima della partita col Sassuolo, mi sono ritrovato la fascia: un’emozione indescrivibile. Sento questo onere, ma per me è una gioia avere la fascia al braccio: sono cresciuto vicino allo stadio, ho tanti amici che vivono nei pressi del “Grande Torino” e da piccolo facevo il raccattapalle. Mai avrei pensato di arrivare fino a questo punto: non c’è stato un momento decisivo, ho iniziato a crederci piano piano, compiendo piccoli passi».

Idoli, svolta e presente

Sugli idoli, nessun dubbio: «Moretti e Burdisso mi hanno aiutato molto: le prime volte in cui venivo convocato mi davano grandi consigli. Mi spiegavano varie cose anche durante gli allenamenti, sono stati due fonti d’ispirazione». Buongiorno si è stabilizzato in prima squadra con Giampaolo, sebbene le prime convocazioni risalgano ai periodi con Ventura, Mihajlovic e Mazzarri. Periodo particolare, che il centrale ripercorre: «Il popolo granata ti trascina. Senza pubblico, durante il Covid, è stato diverso e le prime partite da titolare con lo stadio vuoto sono state strane. La mia svolta con Giampaolo non è stata semplice: tornavo dal Trapani, all’inizio ero ai margini, ma ho lavorato tanto e gradualmente ho capito che avrei conquistato sempre più spazio. Davo il massimo in allenamento, con lo spirito di chi non ha nulla da perdere». I giovani del Toro però, ad un certo punto, fanno le valigie. Buongiorno pensa solo al presente: «Devo tanto, anzi tantissimo al Toro, cerco sempre di dare il massimo. Devo restituire la fiducia che mi è stata data: spero di rimanere qui il più a lungo possibile e darò sempre il 100% per questa maglia». Leader in campo, ma anche fuori. Perché sa che le promesse è meglio non farle, senza avere la garanzia di rispettare la parola data. Sul rigore calciato dal suo ex capitano Belotti a Roma, Buongiorno glissa: «No comment». Arrossisce: traspare il naturale imbarazzo di un ragazzo che insegue, nel proprio piccolo, la perfezione. Bellissimo è il messaggio ai tanti ragazzi arrivati a Palazzo Madama per lui: «Allenate il corpo, ma soprattutto la mente. Non trascurate lo studio, anzi dategli la priorità». Un bell’esempio positivo, dato dal capitano del Toro che nel frattempo continua a studiare all’università. Buongiorno è da incatenare al Filadelfia. Un simbolo come lui, fiero prodotto del vivaio, è un dono prezioso da custodire.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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