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Infortuni Juventus, non è solo sfortuna. L'irritazione della dirigenza

Il mal comune in questo caso non può essere mezzo gaudio. Anche perché, se è vero che l’incremento degli infortuni muscolari è comune, appunto, a tutta la Serie A, è altrettanto vero che non è un male uniforme. Perché se tutte le squadre hanno subìto affaticamenti e lesioni, la Juventus ne ha avuti decisamente tanti, più di tutte le big: 15, distribuiti tra 10 giocatori. Il Milan ne ha avuti 14, ma guardandoli dall’alto del secondo posto fanno meno effetto. Ai guai muscolari per giunta si sono sommati gli infortuni traumatici, a cominicare dalla lesione del menisco di Pogba, che portano il totale degli infortuni bianconeri a 21. Troppi. E se per gli ultimi citati ce la si può prendere solo con la sfortuna, la società è infastidita dai primi, che continuano a susseguirsi. Solo negli ultimi 10 giorni Allegri ha perso Bremer, Paredes, Vlahovic e, almeno come titolare martedì a Lisbona, anche Alex Sandro. Emergenza che peraltro ricorda alcune situazioni del recente passato, come la decisiva sfida degli ottavi di Champions persa con il Villarreal a marzo, quando per problemi muscolari mancavano Bonucci, Alex Sandro e Zakaria, mentre Chiellini, Dybala e Bernardeschi dovettero partire in panchina perché reduci da quegli stessi problemi. Tornando al presente, è evidente che qualcosa nella preparazione atletica non abbia funzionato. Al netto del calendario supercompresso, al netto dei problemi di natura traumatica che limitando le rotazioni hanno sovraccaricato alcuni giocatori e al netto di età e predisposizione a quel tipo di infortuni di altri. Perché tutto questo è vero, ma è vero anche che ci sono club, e staff, che sono riusciti a gestire il surplus di partite: il Napoli ad esempio di infortuni muscolari ne ha subiti solo tre, uno ciascuno per Anguissa, Osimhen e Rrahmani. E riuscire a fare bene le cose difficili, come è senza dubbio la gestione della preparazione atletica in una stagione strana come questa, può fare la differenza tra vincere e perdere.

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Riflessioni e correzioni

La questione non a caso è da tempo oggetto di riflessione da parte di Allegri e del suo staff, a cominciare dallo storico preparatore Simone Folletti. E ancor meno a caso già a metà settembre la Juventus ha deciso di coinvolgere più attivamente il coordinatore delle aree legate alla performance, Giovanni Andreini, ex preparatore atletico di Roberto Donadoni arrivato in bianconero a luglio. Mosse che finora non hanno portato però i risultati sperati, d’altra parte giocando ogni tre giorni diventa impossibile intervenire su quanto fatto prima. Il tiro si potrà correggere durante la sosta e nell’intervallo tra la fine del Mondiale e la ripresa del campionato. Ora il massimo che si possa fare è gestire la situazione e anche a questo riguardo in seno alla Juventus si registra un certo disappunto per i risultati delle scelte che coinvolgono staff tecnico, atletico e medico. Al di là delle speranze in recuperi più rapidi dei lungodegenti Pogba e Chiesa, hanno fatto storcere qualche bocca le ricadute di Di Maria, infortunatosi alla 1ª giornata all’adduttore sinistro dopo qualche fastidio avvertito ai primi di agosto, e poi allo stesso muscolo alla 5ª (il Fideo si è poi fermato di nuovo per un problema ai flessori della coscia destra). Così come il riaffacciarsi dei problemi, che sembravano essere stati risolti in estate, tra adduttore e pube di Vlahovic, fermatosi martedì a Lisbona, alla 13ª partita da titolare in 50 giorni (comprese due in Nazionale). Questioni che entreranno nelle valutazioni su Allegri e sullo staff assieme a risultati e prestazioni. Perché è difficile giocare in modo efficace senza giocatori.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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