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Juve, 3 punti di cuore e 3 lezioni da imparare

Sono vittorie da godere fino all’ultima goccia, perché dalla sofferenza la gioia sgorga più forte. Ma quando l’euforia si sarà depositata, la Juventus deve capire che dall’Olimpico non porta via solo un successo memorabile, ma anche tre lezioni che, se imparate, potrebbero essere addirittura più importanti dei tre punti clamorosamente conquistati. Prima: ancora una volta la squadra di Allegri è entrata in campo mentalmente sfocata (o, per usare la sintesi un po’ estrema del match winner De Sciglio: «alla c***o»). Individuato un problema così ricorrente, sarebbe grave non scoprirne i motivi e trovarne la soluzione. Si può partire da lì per arginare l’ormai conclamata mancanza di carattere ed esperienza che frena la Juventus di quest’anno (rileggersi l’intervista di Sami Khedira di tre giorni fa, iluminante come erano certe sue giocate). Seconda, strettamente collegata alla prima: per la prima volta in questa stagione, nel momento più difficile (ovvero dopo il 3-1 della Roma), la Juventus ha trovato la scossa agonistica per resuscitare. Finora i gol incassati, anche quelli nei primi minuti delle partite, quindi ampiamente recuperabili, avevano bloccato psicologicamente la squadra che si attorcigliava in una specie di ansia offuscante le idee e la precisione. Se l’entusiasmo di questa rimonta insegnasse alla Juventus, a questa Juventus, che non vale mai la pena lasciarsi prendere dal panico, sarebbe un momento di crescita fondamentale per il resto della stagione e la conquista del quarto posto.

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Terza: la qualità paga. La Juventus ha rimontato la partita quando aveva in campo Dybala, Morata, Arthur, Locatelli e Cuadrado. Il palleggio migliora e tutto sembare filare un po’ più liscio. Certo, una partita come quella di ieri, con risvolti un po’ folli sotto il profilo tattico e tecnico, potrebbe non fare testo, ma non ci vuole la prova del campo per stabilire che la cura per l’imprecisione (malattia che ha funestato molte prestazioni bianconere in questi primi cinque mesi) sia la qualità dei singoli. Puntare su palleggiatori migliori potrebbe essere una soluzione. Ci sono partite che cambiano le stagioni. Di solito sono partite che, indipendentemente dal risultato, hanno un impatto emotivo così forte da cambiare atteggiamenti, equilibri del gruppo, spirito. Che la partita dell’Olimpico sia stata emotivamente forte nn c’è ombra di dubbio, che possa essere quella della svolta per il gruppo bianconero è invece ancora tutto da stabilire. Certo, chi partecipa a una rimonta così avventurosa non può non uscirne più coraggioso e confidente nei propri mezzi. Da riascoltare, in questo senso, ci sono le parole di Szczesny nel dopo partita: il polacco, senza dubbio un leader, ha cercato di ricordare ai compagni un valore fondamentale, ma spesso sottovalutato, della juventinità: i giocatori devono essere «affidabili» o per usare il suo aggettivo «prevedibili», che nel suo discorso ha un’accezione positiva, perché è il contrario di chi azzecca due partite e poi ne sbaglia una. Godete, juventini, poi meditate.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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