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Ferguson, l'anima del Bologna che piace alla Juve: l'idolo Lampard e lo scontro con gli ultras

Talento e pressione, quando ti chiami Lewis Ferguson non puoi fare altrimenti. “Nomen omen” direbbero i latini. Il nome di chi ha sempre vissuto ad alta velocità ed ha raggiunto i successi “volando”, Hamilton. Il cognome del padre del calcio scozzese, Sir Alex. Un mix perfetto per lasciare il segno. Proprio come sta facendo al Bologna, grazie al nuovo ruolo da trequartista che gli ha plasmato Thiago Motta. Prestazioni che hanno fatto alzare dalla sedia anche la Juventus e il Milan, come rivelato dal suo agente.

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Lo zio Barry, il Rangers e il capolavoro all’Abeerden

In casa Ferguson il calcio è di famiglia e Lewis è figlio e nipote d’arte. Il papà Derek ha giocato in numerose squadre scozzesi e anche nel Sunderland, mentre lo zio Barry è una vera e propria star: leggenda dei Rangers e della Nazionale e nel 2006 ha ricevuto anche l’onorificenza di membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. Anche Ferguson ha iniziato la carriera nel Rangers, proprio come i suoi parenti, ma è stato costretto a lasciare il club dopo il fallimento del 2013. E’ tornato così nella sua città natale ad Hamilton, dove si è presentato al mondo del calcio scozzese prima di svincolarsi e passare all’Abeerden. Qui è cambiata la sua carriera. Alla sua seconda partita ha lasciato una copertina per i fotografi segnando un gran gol in rovesciata. Nel 2019 si è tolto pure la soddisfazione di vincere lo Scottish Football Writers Association Young Player of the Year, il premio destinato al miglior giovane under 23 del campionato. I suoi numeri non sono passati inosservati agli occhi di Stev Clarke, ct della Nazionale scozzese.

L’idolo Lampard e la rissa sfiorata con gli ultras

Ferguson è il classico centrocampista box-to-box, ma con un grande senso del gol. Infatti il suo idolo è Lampard, che di reti in carriera ne ha fatte tante. Thiago Motta proprio per valorizzare questa sua caratteristica ha alzato il suo raggio d’azione, provandolo da trequartista. Obiettivo raggiunto. Il Bologna in stagione, prima di questo momento magico, ha vissuto anche qualche periodo di tensione, raccontato proprio da Ferguson al podcast Open Goal:Sono uscito dalla porta principale del campo d’allenamento, c’era un gruppone di ultras e dei miei compagni, in piedi, un po’ distanti. Nessuna security. Questa gente faceva davvero paura: ragnatele tatuate sul volto, erano pieni di tatuaggi pazzi che li rendevano spaventosi. Non capivo cosa urlassero in italiano, ma erano davvero arrabbiati. Ho pensato che fosse tutto esagerato, la situazione era tesa e fuori controllo, poteva scatenarsi una specie di Royal Rumble! A un certo punto uno di loro ha iniziato a dire qualcosa tipo che non lavoravamo abbastanza, qualche giocatore ha risposto e stava per scattare una rissa. A quel punto Medel ha scelto il più grande tra gli ultras e voleva vedersela con lui, uno contro uno… Hanno dovuto trattenerlo gli altri! I miei compagni mi hanno detto ‘Benvenuto in Italia’. Mai visto nulla del genere“. 


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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