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Chi era Pivatelli, l’attaccante e mito del Bologna scomparso a 92 anni

BOLOGNA – Se ne è andato il “Piva”. Gino Pivatelli, che ci ha lasciati venerdì sera con novantadue primavere sulle spalle, è stato uno dei grandi della storia del Bologna, gigante anche in tempi in cui la squadra non faceva più “tremare il mondo, ed era ancora di là da venire quella che poi avrebbe giocato “come solo in Paradiso”. Ma di quel periodo, tra il 1953 e il 1960, il “Piva” fu un eroe vero e indimenticabile. 

La carriera di Pivatelli

Veronese di Sanguinetto, classe 1933, giocava nel Cerea, in Promozione quando si guadagnò un provino con l’Inter. Fu bocciato e non si perse d’animo, trovando spazio nel Verona dove debuttò in Serie B a diciassette anni. Giocava “interno d’attacco”, una mezz’ala che non aveva perso il gusto di spingersi avanti, coltivato nelle sfide di ragazzo, sui campi di periferia. Nel 1953 Gipo Viani, con l’occhio lungo di chi sa riconoscere il talento, lo portò a Bologna insieme a Ugo Pozzan. In doppia cifra già alla prima stagione (26 presenze e 11 reti), andò in crescendo: 17 reti nel secondo anno rossoblù, poi la definitiva consacrazione nel terzo, il 1955-56: una stagione complicata per il Bologna, con l’avvicendamento in panchina tra Viani e Campatelli e un inizio stentato. Piva risolse la questione chiudendo il torneo con ventinove centri, da capocannoniere, davanti a un fenomeno come Gunnar Nordahl, che si fermò a ventitré. Grazie a quella vena da bomber, quel Bologna chiuse la stagione al quinto posto. 

Un mito del Bologna

Rimase rossoblù per sette stagioni, e mai una volta andò sotto le dieci reti, pur non ripetendo più quell’annata straordinaria. Alla fine dell’avventura collezionò 204 presenze (coppe comprese) segnando 109 reti. Per capire il valore di questi numeri, basta rileggere la classifica dei realizzatori di tutti i tempi in maglia rossoblù: ancora oggi Pivatelli è al quinto posto, davanti a lui solo Schiavio, Reguzzoni, Pascutti e Savoldi. Piva continuò a sparare bordate imparabili contro le porte e i portieri avversari fino alla stagione 1959-60, in cui fu ancora capace di andare in gol quattordici volte. Ma i rapporti con mister Allasio si erano fatti tesi e a farne le spese fu il giocatore, che finì a Napoli insieme a Bodi e Mialich, nell’operazione di mercato che portò Vinicio sotto le due torri e 122 milioni nelle casse della società. Poi Gipo Viani, l’estimatore della prima ora, lo volle al Milan. Ormai non era il Piva dei giorni più felici, ma in rossonero si tolse la soddisfazione di vincere lo scudetto nel 1961-62 e la prima storica Coppa dei Campioni del club: fu addirittura lui, arretrato a centrocampo e talvolta chiamato da Nereo Rocco a compiti difensivi, ad annullare nella finalissima contro il Benfica, allo stadio di Wembley, il pericolosissimo Mauro Coluna, “O monstro sagrado” dei portoghesi. 

Il ritorno da vice di Maifredi

Dopo quel trionfo continentale, Pivatelli ebbe la forza di chiudere e a trent’anni lasciò il calcio di vertice. Fece ancora per un paio di stagioni l’allenatore-giocatore al Baracca Lugo, poi guidò dalla panchina Rimini, Ravenna, Monza, Pro Vasto e Padova prima di tornare a Bologna, da vice di Gigi Maifredi, nella stagione 1987-88, quella del ritorno in Serie A. Al “profeta di Lograto” restò fedele, assistendolo negli anni del calcio champagne e anche nella stagione del ritorno in rossoblù. Oggi a Cagliari il Bologna giocherà con il lutto al braccio. Il minuto di raccoglimento sarà osservato nella prima partita casalinga, il 29 ottobre contro il Torino: La città gli darà l’ultimo saluto martedì prossimo, 21 ottobre, alle 14.30, nella basilica di Santa Maria Maggiore, in via Galliera. 



Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a


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