Il 27 marzo del 2010 la Roma di Ranieri e l’Inter di Mourinho si contendevano uno scudetto tiratissimo. Nello scontro diretto dell’Olimpico fu un gol di Luca Toni sotto la Sud a consegnare la vittoria ai giallorossi che sembravano avviati verso il tricolore. La storia poi disse altro, ma il boato di quel gol è considerato, ancora oggi, uno dei più potenti all’Olimpico dell’era moderna. E uno studio, all’epoca, lo paragonò addirittura a un boato sismico: «Mi ricordo tutto perfettamente, come se fosse ieri. Nonostante io abbia giocato così poco a Roma, tanti tifosi romanisti ancora oggi mi fanno i complimenti. Ricordano con affetto quel gol, mi dicono che un boato così non l’avevano mai sentito prima, l’atmosfera che si era creata all’Olimpico quella sera è stata speciale. Mi capita di rivedere le immagini, con la telecronaca di Carlo Zampa in sottofondo. Mamma mia quanto urlava…». Oggi Toni si divide tra il lavoro in tv (ieri, per Prime, è uscita una sua intervista a Francesco Totti), gli impegni con i due figli e la passione per il padel, tanto che lo raggiungiamo a New York mentre è impegnato in una tappa dell’EA7 World Legends Padel Tour.
Se dovesse ricordare solo con una parola quella notte, cosa direbbe?
«Magica».
Passiamo al presente: un giudizio su Pio Esposito?
«Ci sono tante aspettative su di lui, ma mi sembra abbia tutti gli strumenti per riuscire a sopportarle. È un attaccante che mi piace: fisico, il classico centravanti potente, come ce ne sono sempre meno. Bisogna cercare di farlo crescere con calma, farlo lavorare. Il tempo dimostrerà se potrà essere uno dei più forti in circolazione.
Lautaro Martinez è l’attaccante migliore della Serie A?
«Non so se sia il più forte in assoluto, di sicuro ha ormai una consapevolezza assoluta e totale della propria forza, sia fisica che mentale. A me, personalmente, piace però tantissimo Thuram».
Chivu è l’allenatore giusto per l’Inter?
«È partito con il piede giusto, nonostante dovesse, fin da subito, confrontarsi con l’eredità pesante di Simone Inzaghi che, è vero, ha ha perso qualche campionato di troppo, ma è anche arrivato due volte in finale di Champions League. Chivu è l’uomo del Triplete, uno che conosce l’Inter benissimo, in ogni sua sfumatura».
Dovbyk e Ferguson non sono così prolifici: la Roma rischia di pagarlo?
«Magari, in partenza, non sono perfetti per il gioco di Gasperini, penso comunque che siano due ottimi giocatori. Hanno bisogno di conoscere sempre meglio Gasp ed i suoi metodi, come l’allenatore ha bisogno di conoscere sempre meglio loro due».
Modric e De Bruyne: si aspettava un impatto così nel nostro campionato?
«Stiamo parlando di due leggende, due campioni di livello assoluto. È normale che sia più avvantaggiato Modric: può
recuperare meglio perché gioca solo una volta a settimana. Ma anche De Bruyne ha avuto un impatto importante. Nessuno dei due si può e si deve discutere: potranno anche sbagliare qualche partita, ma alla lunga saranno due certezze per le rispettive
squadre».
Cosa succede a Firenze?
«Premetto che non parlo di certezze, ma esprimo un’opinione basata su una sensazione. Secondo me Pioli era partito con un’idea di gioco poi, visti dal vivo tutti i calciatori a disposizione e considerate le loro caratteristiche, magari fa fatica a mettere in pratica quell’idea. Per trovare entusiasmo, serve una bella vittoria. I tifosi sono in rotta con il club, la squadra non sta andando bene, la certezza è che ci si deve ricompattare. A Firenze, senza l’amore della gente, non si va da nessuna parte».
Chi vince lo scudetto?
«L’Inter».
E la Champions?
«Il Barcellona».
A novembre sarà protagonista delle Finals del World Legends Tour, con la presidenza di Alessandro Moggi, in programma a Miami: il padel ha sostituito il calcio?
«In questo circuito ho trovato tante cose: amicizia, competitività, divertimento, anche fatica positiva, perché il livello di tutti i partecipanti è davvero altissimo. Poi, quando le partite finiscono, vediamo cose che voi umani… Un esempio? Nella cena di gala, a New York, Vincent Candela era vestito con la giacca e la camicia bianca. Ad un certo punto si è alzato da tavola e si è improvvisato cameriere. Tornando serio: a Miami si va per vincere, in coppia con il mio amico Luca Ceccarelli».