NAPOLI – Cinque nomi di spicco, anzi sei — perché è impossibile non considerare anche Romelu Lukaku, di cui parleremo a parte. Sei volti simbolo del Napoli campione d’Italia 2024/25, protagonisti assoluti della cavalcata scudetto firmata Antonio Conte. Tra sorprese e conferme, il successo azzurro è stato un trionfo collettivo, certo, ma alcuni hanno brillato più di altri.
Scott McTominay
Arrivato quasi allo scadere del mercato estivo, McTominay è stata l’intuizione perfetta del nuovo ds Giovanni Manna. Saltato l’affare Brescianini dopo le visite mediche, il Napoli ha puntato tutto sul centrocampista scozzese del Manchester United, convincendolo a lasciare il club della sua vita per una nuova avventura. E che avventura. Gol al primo pallone toccato al Maradona (in Coppa Italia contro il Palermo), poi una serie di prestazioni che l’hanno reso imprescindibile. Forza fisica, inserimenti, gol decisivi: McTominay è diventato “McFratm”, fratello ideale di ogni tifoso. Ha chiuso la stagione come il centrocampista più prolifico della storia del Napoli alla prima annata, superando persino Hamsik. Un serio candidato al titolo di MVP della Serie A.
Amir Rrahmani
Nel primo scudetto era stato oscurato dalla grandezza di Kim Min-jae. Stavolta, invece, si è preso la scena con silenziosa autorevolezza. Rrahmani è stato il pilastro difensivo del Napoli campione: glaciale, costante, impeccabile. Un solo errore in stagione — l’autogol contro il Como — poi solo prestazioni da leader. Ha giocato tutte le partite senza mai essere sostituito. Con lui, la retroguardia azzurra è diventata la migliore del campionato. Leader silenzioso, ma assoluto.
Giacomo Raspadori
A un passo dall’addio, corteggiato da diverse squadre pronte a garantirgli più spazio. Ma Conte ha bloccato tutto. “Jack” era chiuso da Kvaratskhelia e poi da Neres, ingabbiato in un modulo che non lo esaltava. Eppure, a fine dicembre, con il gol decisivo al Venezia, ha invertito il destino. Da lì, complice qualche infortunio altrui, ha ritrovato minuti, gol e fiducia: ha segnato alla Lazio e al Como, ma soprattutto ha deciso le sfide contro Fiorentina e Lecce. Una punizione perfetta per entrare, di nuovo, nel cuore del popolo partenopeo. Uomo scudetto, senza dubbio.
Frank Anguissa
Dimenticate il Frank dominante del primo titolo: Conte ne ha fatto un giocatore più completo. Un Anguissa 2.0, devastante negli inserimenti e nelle letture, perfetto nei movimenti sul centro-destra a supporto di Di Lorenzo e Politano. Assist, gol (quello al Bologna è stato uno dei più belli dell’anno), e la consacrazione a gennaio come Player of the Month della Serie A. Un piccolo calo per infortunio tra febbraio e marzo, ma una stagione di livello altissimo, chiusa da protagonista.
Matteo Politano
Lo spirito di Conte, in campo. Più di ogni altro, Politano ha saputo incarnare l’identità del tecnico: sacrificio, corsa, senso tattico. Esterno offensivo, ma anche ala e terzino all’occorrenza. Ha corso, difeso, attaccato. Nessuno si è speso come lui per la causa. Dopo aver diviso la fascia con Lozano nel primo scudetto, stavolta se l’è presa tutta. E lo ha notato anche Luciano Spalletti, che lo ha richiamato in Nazionale. Cuore, anima e gambe. Questo scudetto è anche suo.