È stata disposta l’amministrazione controllata per la Juve Stabia. Il decreto, ai sensi dell’articolo 34 del Codice Antimafia, è stato emesso dal tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, del Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo e del Questore di Napoli Maurizio Agricola a causa di presunte infiltrazioni mafiose. A gestire la società adesso sarà un pool di professionisti appositamente nominato. La squadra allenata da Ignazio Abate, dopo 8 giornate di campionato e con 3 vittorie, quattro pareggi e una sola sconfitta, è sesta in classifica a quota 13 punti, in piena zona play-off promozione, a 5 punti dalla capolista Modena e a -3 dal Palermo secondo. Il procuratore federale della Figc Giuseppe Chinè chiederà gli atti alla Procura di Napoli dopo l’esecuzione del decreto applicativo.
Juve Stabia, le indagini sui rapporti con la camorra
Giovanni Melillo, Procuratore Nazionale Antimafia, ha definito la presunta subordinazione della Juve Stabia alla camorra, in particolare ai clan D’Alessandro e Imparato: “Un quadro generale preoccupante, un caso scuola. Si tratta del terzo caso in Italia: prima della Juve Stabia ci sono stati analoghi provvedimenti per il Foggia Calcio e il Crotone Calcio. Il consuocero del boss D’Alessandro ha ricoperto la carica di presidente della società sportiva Juve Stabia. Il mio ufficio ha la convinzione profonda che analoghi provvedimenti riguarderanno anche altre società in futuro: il quadro è davvero allarmante e non riguarda solo le regioni dove tipicamente sono radicate le mafie e non riguarda solo il calcio. Una degenerazione delle logiche che regolano le manifestazioni sportive: tutto questo crea un clima nel quale si possono verificare tragedie come quella di Rieti“. Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa in Procura: “Gli spostamenti della squadra fino al 2024, la sicurezza, il beveraggio, le gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra”.
In occasione della partita contro il Bari, personale del Commissariato di Castellammare di Stabia ha verificato che ai tornelli di 1 accesso alla Curva San Marco dello Stadio Menti, riservato ai tifosi locali, era presente con ruolo attivo al filtraggio, accanto al personale steward, un esponente del tifo organizzato già colpito da Daspo. La “compagine calcistica, nel suo attuale assetto societario e proprietario, è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento di presenze e interessi mafiosi e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione”, evidenziano gli investigatori. “La Juve Stabia è una società che milita in serie B e questo fa scalpore“. Il prefetto di Napoli Michele Di Bari, nella medesima conferenza, ha aggiunto: “I magistrati hanno individuato una serie di defaillance e adesso bisogna accompagnare questa società in un percorso di legalità“. L’obiettivo dichiarato quindi ora è quello di “bonificare la società“.
Il settore giovanile e i soggetti sottoposti a Daspo
Le indagini, anche attraverso le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis, hanno messo in luce che il clan di camorra D’Alessandro, egemone nel territorio stabiese, aveva dei legami con il clan Cesarano. Molti servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sono stati, nel tempo e contestualmente, affidati a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D’Alessandro. Elementi di condizionamento da parte dei clan sono emersi anche in merito alla scelta della società per i responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali già destinatario di provvedimenti della giustizia sportiva, che attestano “radicate e consolidate relazioni con clan”. Si tratta di un settore – ha spiegato Agricola, – che veniva utilizzato “per acquisire consenso tra i minori per formarli a elementi di disvalore”. Come spiegato dal questore Agricola, tutto è partito il 9 febbraio 2025 quando, durante un controllo, è stato scoperto che una persona ritenuta legata al gruppo malavitoso degli Imparato, si occupava del servizio di sicurezza durante le manifestazioni sportive. “Nella passata stagione agonistica – ha sottolineato il questore di Napoli – sono stati emessi 38 daspo di cui due fuori contesto e ben 22 riguardavano i clan D’Alessandro e il gruppo Imparato. C’era anche chi alterava i dati dei soggetti sottoposti a Daspo per consentire loro di entrare nello stadio. Poi c’era anche una opaca gestione dei biglietti omaggio con i quali si consentiva una folta infiltrazione allo stadio di soggetti legati alla camorra”.
La festa e il tifo controllato
C‘erano anche tre ultras, già raggiunti da Daspo, e ritenuti legati alla criminalità organizzata sul palco allestito per festeggiare, lo scorso 29 maggio, l’accesso ai play off del club. La circostanza era stata peraltro denunciata in quella occasione dall’eurodeputato e consigliere comunale di Castellammare di Stabia Sandro Ruotolo. “La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese – spiega una nota della Procura di Napoli – si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso, nell’evento organizzato dal comune di Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra. Circostanza nella quale i rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni colpiti da Daspo e con profili di contiguità criminale, si sono proposti pubblicamente sul palco con vertici della società di calcio, autorità civili e istituzioni pubbliche“.

