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De Bruyne, se lo conosci lo fai giocare sempre 

Lo avevano già fritto in padella, i sapientoni del golfo, i piripacchi dei social e le scimmiette delle tastiere, il belga con gli spaghettoni in testa e gli occhi all’infrarosso, perché vedono calcio che gli altri non vedono. Gli facevano le fusa da annoiati cultori del calcio energico. Trotterella, dicevano, passeggia. Il nonnetto del tiki-taka qui non serve, qui si corre, si chiamerà anche De Bruyne, sarà stato anche il principe di Manchester e il paggio Fernando di Guardiola, ma nel campionato italiano, questo fantastico campionato italiano di fantastici pedoni veloci, non puoi scendere in campo a fare la calza, sferruzzando qualche buon colpo e poi ti dondoli a centrocampo. De Bruyne, ma datti una mossa. Accidenti. Il giudizio universale. E lo stavano già catalogando tra le vecchie glorie, accusandolo persino di essere un intruso nel gioco globale di Conte, rovinando la piazza a Scott McTominay e uccidendo il 4-3-3 di tutti i sogni. 

De Bruyne e le malelingue 

Pronte, ovviamente, le malelingue: De Bruyne è un acquisto di De Laurentiis quando ancora non si sapeva se Conte fosse rimasto o meno, una paraculata del presidente per dire io mi porto il lavoro avanti, e Conte ha dovuto inventare il 4-1-4-1, peggio di una rubrica su Radiodue, per impiegare il belga, mezz’ala, trequartista, di qua, di là, come se dovesse fare contemporaneamente il lavoro di Gargano e quello di Hamsik ai vecchi tempi, e il ragazzone belga sta al gioco. Con grande umiltà e realismo dice sono io che devo adattarmi ai miei compagni e non viceversa. Disponibile, paziente. «In Italia c’è un modo diverso di giocare e di lavorare, sono qui ad osservare e a cercare di capire». Ma le tastiere vibrano. Non corre, non corre. La leggenda dei Fab Four nel 4-1-4-1 si inceppa perché De Bruyne rallenta, sbaglia, rincorre, non pennella, smarriti il tocco magico e l’imbucata da artista. Ah, De Bruyne, tutto qui? Non gli danno il tempo di ambientarsi, di assaggiare la pizza e gli avversari che si chiudono a riccio, e non danno spazio, e non hanno rispetto per il campione mondiale degli assist. Kevin, intanto, fa tre gol, come nessun altro azzurro, due su rigore, d’accordo, e uno di mezza astuzia con quel pallone beffardo scodellato nell’area piccola del Sassuolo, una stella cometa che tutti stanno ancora a guardarla e nessuno la tocca finché la stella si deposita nella porta di Turati, fortuna o meraviglia non conta, alla prima partita Kevin ha già segnato. 

Il caso 

Colpo di mazzo, vecchio ragazzo. E’ la sentenza immediata. Di partita in partita, Kevin porta la croce e il centrocampo azzurro con la pazienza del cireneo che deve improvvisarsi per “capire” il calcio italiano, non si offende e non offende. E arriva l’occasione affascinante, il ritorno a Manchester sul vecchio campo delle sue delizie, e là Kevin De Bruyne avrà il suo giorno della riscossa, ma capita l’espulsione di Di Lorenzo e Conte esclude proprio il belga, l’Etihad Stadium è tutto in piedi per l’omaggio all’amico di dieci stagioni, ed entra Olivera per le barricate dieci contro undici, Kevin capisce l’esigenza tattica e l’accetta da gran signore. La storia si riapre a Milano, alla seconda sostituzione, stavolta non obbligata come a Manchester, ma scelta dell’allenatore, questo calcio italiano tutto da “capire”. Il Napoli sta perdendo e Kevin un po’ s’incazza, dice proprio così «cazzo, stiamo perdendo e io vado fuori». Entra Elmas, non Didì, Vavà e Pelè, ma Elmas, proprio dieci minuti dopo che Kevin, freddamente, aveva accorciato le distanze e voleva esserci ancora per agganciare il Milan furbacchione di Allegri, tutto rintanato davanti al suo portiere. Stavolta, Kevin De Bruyne si adombra. Ne ha diritto. Ma come si può sostituire De Bruyne con Elmas. Anche i velenosi battitori delle tastiere convengono, sono dalla parte di Kevin, stavolta, scrivono, non si fa. Sta per nascere un “caso” tanto per peggiorare le cose. Conte fa il duro. Kevin incassa. Strillano le vecchie comari di Windsor di cui Napoli è piena. E’ rottura, è rottura. Allenatore e giocatore. Rottura. E, sotto sotto, aspettano l’esclusione del principe di Manchester per rimettere le cose a posto, un Napoli non più zavorrato dal pedone belga. Ma si può mai escludere Ke vin De Bruyne? Conte non vive di picche e ripicche. E’ leale, è corretto. E i più bravi giocano sempre. Kevin c’è contro lo Sporting Lisbona, seconda di Champions da vincere a tutti i costi per mantenersi a galla nel classificone europeo. 



Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a


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