Un nome e un cognome: bastano e avanzano in molti casi per esprimere un’emozione. Adrian Mutu, ad esempio, apre e riempie i cuori dei tifosi della Fiorentina provocando insieme brividi di piacere e ricordi indelebili. Perché Adrian è stato un campione amatissimo al Franchi (“Il Fenomeno” urlava la Curva Fiesole e Mutu rispondeva con un inchino ad ogni gol realizzato che non di rado era capolavoro), perché Mutu e la Fiorentina di Prandelli erano protagonisti in Italia e in Europa con un calcio bello e concreto, perché Adrian ci stava benissimo con la sua numero 10 accanto a Montuori e De Sisti, Antognoni, Baggio e Rui Costa, per unire generazioni di tifosi nel segno dell’affetto imperituro verso chi quella maglia ha indossato a Firenze. Un affetto che la Fiorentina e Mutu hanno rinnovato grazie alla partnership appena firmata: romanticamente coinvolgente per i tifosi viola.
Acf Fiorentina è lieta di annunciare la nascita della collaborazione con l’Adrian Mutu Academy: bella soddisfazione, vero Adrian?
«Assolutamente sì. È un grande orgoglio per me. Firenze è una città che porto nel cuore e la Fiorentina rappresenta una parte importantissima della mia carriera e della mia vita. Tornare a collaborare con questo club, anche in una forma diversa, è come chiudere un cerchio e allo stesso tempo aprirne uno nuovo, pieno di entusiasmo».
Come è nata e poi come si è sviluppata questa idea?
«L’idea è nata in modo naturale, da un dialogo tra persone che condividono la stessa visione sul calcio giovanile. Con la mia Academy stiamo lavorando in Romania per offrire ai ragazzi un percorso serio, professionale, vicino agli standard dei grandi club europei. Quando la Fiorentina ha mostrato interesse per una collaborazione formativa, ci siamo trovati subito in sintonia: valori comuni, attenzione ai giovani e voglia di costruire qualcosa di duraturo. L’accordo prevede scambi tecnici, stage, formazione per allenatori e valutazione di giovani talenti. Alcuni ragazzi della mia Academy avranno la possibilità di allenarsi e mostrare le proprie qualità al Viola Park, così la Fiorentina potrà monitorarli da vicino. È una partnership che guarda al futuro, alla crescita reciproca».
Ha deciso di mettere la sua esperienza e la sua conoscenza del calcio al servizio dei giovani calciatori romeni che hanno un sogno?
«Esattamente. Io sono stato un ragazzo con un sogno e so quanto conti avere qualcuno che creda in te. Oggi voglio essere quel qualcuno per i giovani romeni. Ho avuto la fortuna di giocare ad altissimo livello e di imparare tanto: ora sento il dovere di restituire qualcosa al calcio e ai ragazzi che lo amano».
È prevista la sua presenza al Viola Park quando i giovani dell’Academy saranno chiamati per uno stage?
«Certamente. Voglio esserci, seguire i ragazzi da vicino, parlare con lo staff e condividere idee. Il Viola Park è un luogo straordinario, moderno e sono felice che i nostri giovani possano vivere un’esperienza simile. E poi entrare lì, di nuovo a contatto con i colori viola, sarà sempre un’emozione per me».
Ha avuto modo di sentire il presidente Commisso?
«Sì, ci siamo sentiti. Mi ha fatto piacere la sua apertura e la sua passione. È una persona diretta, sincera, che ama davvero la Fiorentina. Abbiamo parlato dell’importanza di investire nei giovani e della cultura del lavoro: su questi valori siamo completamente d’accordo».
Commisso quest’anno ha investito molto, ma i risultati non sono ancora all’altezza: che idea si è fatto?
«Il calcio è un insieme di cicli e di equilibri che a volte si spezzano per poco. La Fiorentina ha qualità, ma serve ritrovare fiducia e continuità. Le basi sono buone e i risultati arriveranno. L’importante è non perdere la calma: il progetto è serio e va sostenuto».
Pioli, accolto benissimo a Firenze per i suoi trascorsi, sta facendo fatica: come e dove deve intervenire per risollevare la squadra viola?
«Pioli è un allenatore esperto e sa come gestire i momenti difficili. Deve lavorare sull’aspetto mentale, perché la squadra ha qualità ma manca di sicurezza. Firenze è una piazza che vive di emozione: quando le cose non vanno bene, la pressione si sente. Serve compattezza, equilibrio e magari qualche scelta coraggiosa nei ruoli chiave».
Allora sotto con Gudmundsson. Per certi versi avrebbe dovuto fare quello che faceva lei e non solo per la maglia numero 10: perché, invece, l’islandese non è riuscito ancora a imporsi?
«Non è facile arrivare a Firenze e prendere la “10”. È una maglia pesante, carica di aspettative. Gudmundsson ha qualità, ma deve sentirsi libero di giocare, senza troppa pressione. Quando capirà che non deve dimostrare di essere il nuovo Mutu, ma semplicemente se stesso, farà vedere il suo valore».
Kean invece si è sbloccato, anche se adesso ha avuto un problema fisico in Nazionale: può essere lui il trascinatore nella riscossa?
«Moise ha tutto per esserlo: fisico, tecnica e carattere. Gli serve trovare continuità: è un giocatore che sente l’energia del gruppo, quindi se la squadra lo sostiene, può davvero essere il punto di riferimento».
A proposito: rende meglio da solo o la coppia con Piccoli ci può stare?
«Dipende dalle partite. Da solo può sfruttare la profondità e la sua esplosività, ma con Piccoli può nascere una coppia interessante: uno più di movimento, l’altro più di presenza fisica. Se trovano l’intesa, può funzionare».
La Fiorentina e Pioli sono ancora alla ricerca del vero Fagioli: fanno bene ad aspettare l’ex Juventus?
«Fanno bene. Fagioli è un talento vero, però dopo un periodo difficile serve tempo per recuperare ritmo e fiducia. Firenze è il posto giusto per lui, se riesce a liberarsi mentalmente. Io lo aspetterei senza dubbi».
Milan, Bologna e Inter, con il Rapid Vienna nel mezzo in Conference: entro fine ottobre si decide il futuro della Fiorentina?
«Sì, credo che sia un momento cruciale. Queste partite possono dare la svolta, soprattutto a livello psicologico. Se la squadra riesce a ritrovare entusiasmo e punti, tutto può cambiare rapidamente. Io ci credo: la Fiorentina ha le risorse per rialzarsi e continuare la stagione in modo positivo».